30 luglio 2013

Quod erat demonstrandum


Le battaglie per il diritto, per la trasparenza e per la legalità qualche volta fanno fatica ad essere comprese. E avremmo avuto qualche problema anche a far capire il valore della nostra azione dimostrativa durante il consiglio comunale del 29 luglio, proprio perché l’atto stesso determina – per forza di cose – la rottura di un equilibrio e un po’ di “confusione” (tra l’altro causata, come vedremo, proprio dalla volgare arroganza del sindaco). A dare pieno riconoscimento al valore della nostra battaglia ci ha pensato Daniele Flavi - presunto giornalista, da anni retribuito collaboratore dell’amministrazione comunale per garantire quell’informazione di parte che tanto piace ad una certa politica – con la sua fantasiosa ricostruzione di quanto successo durante il consiglio comunale di questa mattina. Già l’attacco dell’articolo – “Lei non sa chi sono io” - è una pura menzogna, una miserabile falsità: Luca Frusone, giovane deputato della Repubblica non ha mai pronunciato quelle parole e Daniele Flavi lo sa benissimo. A dimostrarlo ci sono proprio le riprese video che Galli non vuole autorizzare ma che noi abbiamo fatto comunque e che pubblicheremo sul web. Dalle immagini si capisce perfettamente che a dare in escandescenza è proprio Galli – già indispettito dal fatto che Maurizio Spezzano osava chiedere il rispetto del Regolamento – che aggredisce verbalmente Luca Frusone, reo di voler riprendere il consiglio comunale (non si è mascherato da finto cameramen, come afferma falsamente il Flavi: si è semplicemente messo a riprendere la seduta). Tralasciamo, perché irrilevanti, le sue congetture sul lavoro di Tullio Berlenghi (che non è l'“aiutante” di nessuno…), ma vorremmo rassicurarlo su un solo aspetto: Tullio continua ad essere – orgogliosamente e caparbiamente – un ambientalista. Facciamo anche notare che il presidente del consiglio comunale è Alfredo Galli perché, ancora una volta, sta abusando del suo potere e presiede l’assemblea in violazione delle modifiche statutarie che lui stesso volle quando il sindaco era Giordani e che Galli – che comandava anche quando era vicesindaco – non considerava adatto al ruolo (né di presidente né di sindaco, infatti il sindaco lo faceva comunque lui). Però non si preoccupa nemmeno di modificare statuto e regolamento, tanto per lui le norme non valgono. E’ lui ad applicarle ed è lui ad interpretarle. E quando non ci sono, se le inventa. Come la famosa legge sulla stampa, che secondo lui andrebbe applicata ai nostri bollettini informativi, dimostrando il totale analfabetismo giuridico e democratico suo e di alcuni suoi “aiutanti” molto zelanti. Inoltre non è affatto vero che Frusone sia stato “allontanato” per motivi di ordine pubblico. Frusone se n’è andato per una sua decisione, visto che è un parlamentare della Repubblica e l’aula della Camera era convocata per la conversione di un decreto-legge.

Peccato che il premio Pulitzer labicano ometta l’unica vera notizia della giornata, ossia che la maggioranza è stata costretta a ritirare il punto all’ordine del giorno per il quale era stato convocato il consiglio, ossia l’approvazione della delibera relativa alla società servizi comuni, all’interno della quale si prevedeva il marchingegno ideato dai nostri creativi amministratori per assumere un paio di persone in un ente locale, aggirando la normativa in materia di pubbliche assunzioni. Il trucchetto sembra semplice: si chiede alla società servizi comuni di procurare determinate figure da inserire all’interno del personale. La società ha un po’ più di “mano libera” e “sceglierà” – guarda caso, magari con qualche procedura paraconcorsuale – proprio le persone indicate dall’amministrazione, che, nel frattempo, ha “liberato” i posti con alcuni aggiustamenti interni. Tutto perfetto. E lo conferma Giorgio Scaccia – sempre il più lesto a capire le situazioni – quando, preoccupato per la richiesta di rinvio dell’opposizione, dichiara candidamente che “ci sono due persone che stanno lavorando gratis”, riconoscendo, indirettamente, che quei posti sono già prenotati, con buona pace delle aspettative di centinaia di giovani che hanno bisogno di lavorare e che magari credono nell’imparzialità e nella correttezza della pubblica amministrazione. Certo, non c’è da stupirsi se Galli non vuole le riprese. Frasi come quelle di Scaccia sono delle ammissioni belle e buone delle quali, senza la registrazione, non rimarrà alcuna traccia. Così come diventano facili le cronache menzognere dei cronisti di regime – “uno show veramente indegno che la nostra democrazia non merita” -. Di indegno a Labico non c’è lo “show” di chi si batte per la trasparenza e la democrazia (quella vera). Di indegno a Labico ci sono certi amministratori e certi loro tirapiedi. Se poi davvero ce li meritiamo è tutto da vedere.

Tullio Berlenghi, Maurizio Spezzano, Stefano Gandola, Ilario Ilari, Matteo Di Cocco, Alessandra Quaresima, Maria Carmina Rossi, Johanna Pesola, Leonardo Saracini, Stefano Simonelli e tutti coloro che credono nei valori della democrazia e della legalità e che vorranno sottoscrivere questo articolo.

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