31 maggio 2008

Cronache dal consiglio

Dopo due mesi di interruzione dell’attività consiliare – interruzione curiosamente coincisa con la candidatura del vicesindaco alle elezioni provinciali – viene finalmente convocata l’assemblea degli eletti in comune. Non certo per la voglia di confronto democratico che anima i nostri amministratori, ma per approvare in tempo utile un atto che la legge obbliga al vaglio del consiglio comunale. Il primo punto all’ordine del giorno è, come consuetudine, relativo all’approvazione dei verbali precedenti. Io contesto il verbale relativo al ritiro della delibera sull’addizionale IRPEF, su cui avevo espresso una mia valutazione politica. In quella circostanza il vicesindaco cercò - illegittimamente - di levarmi la parola. Nacque un’accesa discussione durante la quale espressi comunque il mio giudizio, ossia la stretta connessione tra la decisione del ritiro della delibera (un aumento di tasse è sempre una misura impopolare) e le incombenti elezioni provinciali. Di tutto questo però nel verbale non trovo traccia. Lo faccio presente e chiedo un’integrazione. Il sindaco e qualche consigliere comunale si trovano d’accordo. Il vicesindaco esita. Poi, con senso di responsabilità, decide di approvare la mia proposta. Gesto decisamente apprezzabile. L’ho detto in consiglio e lo ribadisco in questa sede. Comunque quattro i contrari nella maggioranza.
Tra questi anche chi ambisce a svolgere proprio il ruolo di presidente del consiglio comunale. Il segnale sembra quello di voler far capire che non ha intenzione di essere “super partes” e, soprattutto, che ritiene lecito ridurre al silenzio il dissenso.
E non è un bel segnale. Spezzano chiede – e ottiene - la corretta scrittura dei verbali relativi all’esame delle osservazioni alla variante al PRG, che pertanto verranno integrati e riportati in consiglio. Io chiedo che nel verbale relativo alle risposte alle interrogazioni venga inserito il testo delle risposte, nell’interesse dei cittadini che vogliono essere messi a conoscenza di quanto avviene, ma anche dell’amministrazione stessa.
Secondo punto. Addizionale IRPEF. Prevedibile e prevista questa delibera, solo temporaneamente congelata due mesi prima. Il contenuto è ben noto. L’addizionale comunale IRPEF passa da 0,6% al 0,8%, con un sostanziale raddoppio dal 2006 a oggi (era lo 0,4%) e raggiunge il massimo possibile. Noi di Cambiare e Vivere Labico contestiamo la misura. Inoltre chiediamo chiarimenti sulle effettive entrate che dovrebbe comportare, visto che, stando agli atti di bilancio, l’incremento sembra modesto rispetto alle entrate dello scorso anno. Il chiarimento del responsabile dell’ufficio è puntuale e soddisfacente. Viene anche applicato – correttamente – un principio di cautela contabile per evitare “sorprese” in fase di assestamento. Chiediamo la massima trasparenza su come verrà gestito l’eventuale extragettito. Al voto dieci favorevoli e cinque contrari.
I punti tre e quattro sono atti legati all’approvazione del bilancio e servono a “fotografare” la situazione esistente. Il punto tre riguarda i servizi a domanda individuale. Nasce un piccolo dibattito sull’esigenza, da noi sottolineata, di garantire servizi di qualità a costi accessibili, in particolare per quel che riguarda i servizi legati alla scuola (trasporto bambini e mensa). A causa del “rigore” con cui il Sindaco decide di cronometrare gli interventi dei consiglieri di minoranza, prima Spezzano e poi Tulli si allontanano dalla sala consiliare per protestare di fronte alle numerose pause forzate (anche attraverso lo smodato uso di un campanello!) e alla fine non partecipano al voto.
Quindi: 10 favorevoli, 3 astenuti e 2 “auntoesclusi”. Il punto quattro è una semplice presa d’atto. Approvato con 14 voti favorevoli.
Il punto cinque, come i due precedenti, serve alla completezza del bilancio. Contiene il piano triennale delle opere pubbliche del paese. Opere che, essendo inserite nei capitoli di spesa delle uscite in conto capitale, vanno approvate contestualmente al bilancio (insieme ovviamente alle entrate previste per la loro realizzazione). Su questo elenco eravamo riusciti ad ottenere qualche piccolo miglioramento con alcune osservazioni presentate in precedenza. Cogliamo l’occasione per evidenziare come la realizzazione di opere pubbliche nel nostro paese avvenga in assenza di una vera e propria programmazione.
Sottolineiamo in particolare la questione dell’edilizia scolastica, le cui esigenze di ampliamento avrebbero dovuto essere ben note sin dal 1991 quando venne approvato un piano regolatore che prevedeva di triplicare (come è regolarmente avvenuto) la popolazione residente. Purtroppo invece si è atteso troppo tempo prima di iniziare ad occuparsi della questione ed è sempre stato necessario inseguire l’emergenza ampliando man mano gli edifici esistenti. Facciamo presente che anche per l’anno prossimo ci sono molte preoccupazioni nell’ambiente scolastico e che vorremmo vedere alcune tematiche sociali così importanti inserite tra le priorità dei nostri amministratori e non nella categorie “varie ed eventuali”. Si va al voto e si approva. Dieci favorevoli e 5 astenuti.
Sesto punto. Il bilancio preventivo per il 2008. Si tratta di un atto fondamentale dal quale si può individuare la politica di un’amministrazione. Ci siamo studiati la documentazione con la massima cura, abbiamo chiesto chiarimenti sulle questioni più complesse, abbiamo preparato una serie di emendamenti per chiedere degli aggiustamenti. La discussione è durata molto ed è stata anche accesa in alcuni momenti. La sensazione è stata però di una maggiore disponibilità reciproca a voler ascoltare le ragioni degli altri. Noi abbiamo fatto poche proposte, calibrate e basate sul buonsenso. Avremmo potuto chiedere ingenti risorse da distribuire un po’ ovunque per dimostrare la nostra attenzione alle tematiche più disparate. Abbiamo scelto invece la strada della responsabilità. Abbiamo chiesto poco. Su temi importanti. E abbiamo sempre individuato una copertura finanziaria ragionevole e praticabile. Tutti i temi sollevati hanno incontrato l’attenzione e, talvolta, la disponibilità da parte di alcuni esponenti della maggioranza. In particolare sono state accolte le richieste (in realtà pressoché obbligate visti gli impegni assunti) di finanziamento del consiglio dei giovani e dell’ufficio informagiovani. Ci è stato chiesto di ritirare due emendamenti per finanziare il funzionamento della biblioteca in cambio dell’impegno formale assunto dal sindaco di farsi carico di reperire le risorse adeguate. E’ stata accolta la nostra richiesta di prevedere dei premi per gli studenti più meritevoli, opportunamente ampliata (anche dal punto di vista finanziario) su suggerimento del capogruppo della maggioranza. Le altre nostre richieste di finanziamento delle società sportive, di ripristino del finanziamento per la protezione civile, di cancellazione del taglio operato ai danni del centro anziani (riduzione di 2/3), per la manutenzione del parco giochi e la gestione del campo di calcetto e l’agevolazione ICI per i giovani imprenditori e commercianti, sono state bocciate con la promessa – per alcune di esse – di utilizzare “eventuali” risorse reperite in fase di assestamento di bilancio. Il sindaco avrebbe voluto che, per questa disponibilità, l’opposizione desse il proprio voto favorevole. Abbiamo ringraziato il sindaco, ma facciamo notare che le nostre richieste (tra accolte, parzialmente accolte, affidate al destino e bocciate) ammontano a circa lo 0,2 per cento del bilancio complessivo del comune. Un po’ poco per chiederci di approvare un documento contabile così importante. Per approvare il bilancio bisognerebbe concorrere alla sua redazione e non limitarsi a poche e circoscritte proposte di modifica. Per cui si vota: dieci a favore e cinque contrari. Inoltre abbiamo proposto alla giunta, con un ordine del giorno, di rinunciare agli aumenti (per un importo complessivo pari a 37mila euro) che si sono attribuiti e di destinare le risorse ad interventi di carattere sociale.
Ovviamente niente da fare: proposta prontamente bocciata.

10 maggio 2008

Labico, l’isola felice (ma non troppo) del centrodestra

Sull’esito delle elezioni politiche nazionali e amministrative di aprile è stato già detto molto. Chiara ed innegabile la vittoria del centrodestra. Perdenti le scelte operate da Veltroni. Preoccupante che una larga fetta del Paese non sia rappresentata in Parlamento. Dal nostro punto di vista è sicuramente più utile fare qualche riflessione sul risultato del voto a livello locale. Che a Labico ci sia una forte maggioranza di centrodestra (che è quella che amministra il Paese da molti anni) non è certo una novità e i numeri, soprattutto per quel che riguarda le elezioni politiche, hanno sostanzialmente confermato questa supremazia.
Sulla base di questa forza nei consensi il nostro vicesindaco ha deciso di candidarsi alle elezioni provinciali.
Una candidatura piuttosto agevole in un collegio in cui tre comuni su quattro sono amministrati dal centrodestra e grazie anche alla semplificazione del partito unico imposto da Berlusconi ai suoi alleati. Ammirevole prova di forza la sua in quella circostanza: non si è nemmeno degnato di fare una telefonata. I suoi dirigenti di partito e i capi delle forze alleate lo hanno appreso dai giornalisti che li intervistavano. L’unico ad avere avuto un briciolo di dignità è stato Casini, che non ha accettato il diktat.
Ma non vorrei divagare.
Insomma la situazione era davvero favorevole e meritava di essere sfruttata. La campagna elettorale è stata fatta con grande spiegamento di forze e ci si è beffati di ogni minima regola di comportamento. Affissione selvaggia di manifesti ovunque (neanche a dirlo inutilmente segnalata al sindaco) e l’attività del consiglio comunale bloccata per oltre un mese e mezzo per poter meglio concentrare le forze sulla promozione del candidato. Si è fatto ricorso anche ad espedienti di qualunque genere, come quello di assoldare un congruo numero di finti rappresentanti di lista al solo scopo di spostarne l’indicazione di voto da un altro collegio.
Incredibilmente finanche la figlia del sindaco si è ritrovata ad essere rappresentante di lista. Peccato che, a parte al momento del voto, nessuno di questi garanti della regolarità si sia visto durante tutte le operazioni ai seggi, in particolare durante gli scrutini, il momento in cui l’azione dei rappresentanti di lista è più delicata e importante.
Anche il sindaco si è dato molto da fare e, incurante del suo ruolo super partes, ha fatto bella mostra del simbolo del suo nuovo partito in qualità di rappresentante di lista, pronto ad accogliere con affettuosi abbracci, baci e sorrisi tutti i cittadini. Insomma ogni cosa studiata fino al minimo dettaglio. Addirittura nel mio seggio gli scrutatori disponevano delle penne con simbolo e nome del candidato Galli. Trovo la cosa un po’ fuori luogo e sostituisco la prima penna con un’altra (mia, tra l’altro). Dopo un po’ ne vedo una seconda. Faccio notare alla scrutatrice che forse non è il caso. Lei replica affermando che la penna le appartiene. Non lo metto in dubbio, però forse non è il caso di utilizzarla in quella circostanza. Mi giro intorno e incrocio lo sguardo di un consigliere comunale di maggioranza, rappresentante di lista come me nonché consorte della scrutatrice in questione. Mi appello al suo buonsenso (e forse pecco di ottimismo) pensando di chiudere la vicenda senza troppo clamore. La reazione invece è del tutto inaspettata. Alza la voce. Infila una serie di frasi del tipo “vi attaccate a tutto”, “più fate così e più per noi le cose vanno bene” (si è visto…) e altre affermazioni del tutto prive di una connessione logica con quanto da me sollevato. Alla fine interviene il segretario di seggio affermando che in effetti quelle penne lì non ci potevano stare. Punto. La cosa divertente è che un rappresentante di lista del popolo della libertà in quel di Arezzo ha fatto togliere un disegno di un bambino raffigurante un arcobaleno, perché – a suo avviso – avrebbe potuto influenzare gli elettori. Applicazione ferrea delle regole (al limite del ridicolo) in alcune circostanze e disprezzo delle stesse in altre. Non che io pensassi davvero che i gadget elettorali di Alfredo Galli avrebbero potuto suggestionare i cittadini, ma ho sempre la sensazione che qualcuno abbia una visione un po’ distorta del ruolo di amministratore. Un ruolo che prevede responsabilità e la consapevolezza di svolgere un ruolo al servizio della collettività, mentre invece qualcuno lo interpreta come un’appropriazione di qualcosa, come un modo per porsi al di sopra e al di fuori delle regole, che continuano a valere per tutti gli altri, ma non per quelli che fanno parte della “casta”. Ed è stato davvero imbarazzante vedere, alle 15 in punto, al momento della chiusura dei seggi per le operazioni di voto, il nostro sindaco, che fino ad allora era stato adibito al lavoro di portineria, levarsi il contrassegno di rappresentante di lista e rimettersi i panni di garante di tutti.
Nonostante tutto questo però il risultato elettorale di Alfredo Galli è stato inferiore alle aspettative. Galli non è riuscito a riconfermare i voti delle amministrative e si è verificata una significativa differenza tra i voti delle politiche e quelli delle provinciali, in barba all’enorme pressione psicologica di tutto il politburo labicano all’ingresso dei seggi. Quando si riprenderanno dalla botta è probabile che il consiglio comunale ricominci a lavorare, ma si sa che gli interessi dei cittadini non sono esattamente il primo dei pensieri dei nostri amministratori.

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura