29 febbraio 2012

Mozione "Salviamo il paesaggio"



Il Consiglio comunale di Labico, premesso che:



un’attenta pianificazione territoriale deve prevedere un’oculata gestione del territorio intesa come Bene Comune da tutelare per l’interesse generale;
un’amministrazione lungimirante e consapevole deve poter governare il proprio Comune svincolata da interessi particolari e da pressioni speculative di singoli;
un’accorta amministrazione deve rispondere alle esigenze dei suoi cittadini garantendo loro qualità della vita e sicurezza;
sempre di più, fenomeni naturali di grandi intensità si manifestano nel territorio italiano con conseguenze devastanti sia fisiche, materiali e psicologiche dei cittadini;
spesso, nuove costruzioni non vengono occupate né per lavoro, né per residenze, con la conseguenza di nuovi volumi che occupano inutilmente spazi;
molti edifici sono completamente abbandonati e fatiscenti;
da vari decenni la politica urbanistica adottata dalle diverse amministrazioni ha comportato un’eccessiva “frenesia edificatoria” volta spesso alla realizzazione dell’edificato indipendentemente dalle reali necessità e bisogni della comunità o dalla qualità, o dalla sicurezza idrogeologica, compromettendo il paesaggio, il benvivere e la sicurezza stessa delle persone;
oggi vi è sempre maggior necessità di edilizia sociale pubblica e che molti degli edifici vuoti potrebbero essere destinati a tale scopo;
edifici vuoti sono sinonimo di mancanza di corretta pianificazione;
edifici fatiscenti sono indice di un territorio mal gestito;
è necessario ridurre il consumo di territorio, riqualificare l’esistente, recuperare gli edifici vuoti;
è necessario mettere in sicurezza il territorio;
il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e per il Paesaggio ha avviato la campagna nazionale “Salviamo il Paesaggio e difendiamo i Territori”, che ha l’obiettivo di ridurre il consumo di territorio attraverso un’oculata gestione dello stesso;
tale campagna propone, tra le altre cose, di effettuare un censimento mirato da avviarsi su tutto il territorio italiano, tramite un modello che i singoli Comuni dovrebbero compilare, come da scheda allegata;

Condividendone gli intenti della campagna “Salviamo il paesaggio” sono ampiamente condivisibili ed è necessaria la piena consapevolezza della necessità di intervenire su un territorio già fortemente danneggiato;

Impegna Sindaco e Giunta

A intraprendere il censimento summenzionato, come da scheda allegata, entro un mese dall’approvazione della presente mozione e terminarlo entro 6 mesi dall’inizio.

25 febbraio 2012

Nemmeno un muretto alto così


“Nemmeno un muretto alto così”. Con la mano aperta, parallela al suolo e protesa verso il basso, il mio interlocutore indica l’ipotetica (e modesta) altezza del muro virtuale del quale sarebbe stata preclusa la costruzione. L’imputato del processo alle intenzioni (con rito abbreviato) nonché – presunto – giustiziere del cemento ero io. Il mio interlocutore mi riferiva l’episodio con un sorriso divertito. La tesi del sostenitore di Nello, in effetti, era la medesima, anche nella scelta delle parole, dei propagandisti galliani nel 2007 (chissà, magari le coincidenze potrebbero non finire qui). Una tesi rozza e affascinante, non priva di una certa contraddittorietà, ma che merita un’attenta lettura, perché il messaggio allusivo di quelle poche parole non può essere ignorato. Intanto cerchiamo di capire in che modo questa tesi si può inserire in una proposta politica e di governo del territorio. Sia che si proponga un modello di feroce sviluppo urbanistico, sia che si punti a ridurre il consumo di territorio l’affermazione non ha molto senso, a meno che non si intenda – implicitamente – affermare che, in caso di vittoria del proprio referente (Giordani nel 2007, Tulli nel 2012) ci sarebbe stata una certa indulgenza nei confronti di chi – realizzando abusi edilizi – commette un illecito amministrativo, se non un reato. Ovviamente non si troverà nessuno disposto a fare pubbliche dichiarazioni di questo tenore (sarebbe a sua volta un reato), ma tra le ospitali mura domestiche e sorseggiando un bel caffè, ci si può tranquillamente lasciare andare ad affermazioni che, eventualmente, potrebbero sempre essere oggetto di successive interpretazioni (“non l’ho mai detto” oppure “intendevo dire un’altra cosa” o il classico “sono stato male interpretato”). So bene che un certo tipo di promesse sono una merce di scambio per la ricerca del consenso molto utilizzata, ma, certo, è un modo per dequalificare un progetto politico che aveva – almeno all’inizio - ben altro respiro e ben altra caratura. Se proviamo a scartare questa ipotesi, si può immaginare che il piazzista nelliano intendesse far credere qualcosa di assolutamente falso, ossia che, un’eventuale amministrazione guidata dal Charles Bronson dell’edilizia, avrebbe negato ai cittadini i propri diritti. Infatti il combinato disposto di normativa, strumenti pianificatori e regolamento edilizio, prevede diverse possibilità di interventi edilizi da parte dei privati. L’importante è seguire le procedure previste e il referente – incredibile! – non è né il sindaco né l’assessore all’urbanistica. E’ il responsabile del dipartimento. Il quale non ha alcun potere discrezionale, ma deve semplicemente verificare che gli interventi vengano realizzati nel rispetto della legge. La terza ipotesi è che il messaggio intenda prefigurare la volontà (sottaciuta) di mutare sostanzialmente il progetto politico. In questo caso sarebbe utile saperlo.

16 febbraio 2012

Mozione Campagna "Taglia le ali alle armi"


Il Consiglio comunale di Labico, premesso che:

il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi finanziaria ed economica che sta provocando un forte aumento della povertà, della disoccupazione, del disagio e dell’insicurezza sociale i cui segni sono già ben visibili sul nostro territorio;
negli ultimi anni è stata realizzata una drastica riduzione della spesa pubblica e in particolare dei fondi a disposizione in settori di vitale importanza per i cittadini come la sanità e l’istruzione; i fondi nazionali a carattere sociale (fondo politiche sociali, fondo per la non autosufficienza, fondo per i giovani,…) sono passati da 1,594 miliardi del 2007 a 193 milioni di euro del 2012;
i tagli agli Enti Locali e alle Regioni nel periodo 2011-2013 superano i 33 miliardi di euro e hanno compromesso la loro capacità di fornire risposte concrete ed efficaci alle necessità fondamentali dei cittadini e delle famiglie;
considerato che negli ultimi decenni i problemi della sicurezza economica, sociale e ambientale hanno assunto una posizione prioritaria rispetto a quelli della difesa militare e che gli stati hanno sempre più difficoltà ad assicurare la necessaria coesione sociale ed economica e quindi a mantenere la pace interna;
ricordando che l’ONU e l’Unione Europea sono da tempo impegnati ad ampliare la dimensione umana del concetto di pace e sicurezza includendovi il benessere economico, stabilità politica, democrazia, sviluppo, pace sociale, diritti umani e bisogni primari quali educazione, salute, alimentazione, alloggio;
considerato che l’Italia aveva previsto nel 2002 di acquistare 131 cacciabombardieri F35 denominati Joint Strike Fighter (JSF) per un costo di circa 15 miliardi di euro a cui si deve sommare un costo d’uso e di manutenzione valutato in oltre 40 miliardi di euro;
considerato che si tratta di un’arma da guerra con capacità di trasporto di ordigni nucleari palesemente in contrasto sia con l’articolo 11 della Costituzione italiana che con la Carta dell’Onu e che le missioni di pace previste dalle Nazioni Unite escludono l’impiego di simili ordigni distruttivi;
considerato che, anche secondo il Pentagono, l’aereo deve ancora risolvere numerosi problemi tecnici mentre continuano a lievitare i suoi costi e che le ricadute occupazionali in Italia sono alquanto basse e incerte;
considerato che diverse nazioni partner del progetto JSF stanno rivedendo i loro programmi di acquisto anche rinviandoli nel tempo;
ricordando che se l’Italia si ritirasse dal suddetto progetto non deve pagare nessuna penale;
considerato che il nostro Paese già spenderà nel 2012 oltre 23 miliardi di euro per la Difesa, collocandosi, secondo la classifica del SIPRI al decimo posto al mondo per spese militari (anno 2010);
considerato che una recente ricerca dell’Università del Massachusetts ha calcolato che se investiamo un miliardo di dollari nella difesa abbiamo 11.000 nuovi posti di lavoro, 17.000 se lo impegniamo nelle energie rinnovabili e 29.000 se andasse nel settore dell’educazione;
ricordando l’appello lanciato dalla Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli del 25 settembre 2011 alla quale hanno partecipato oltre duecentomila persone;
preso atto delle proposte avanzate da numerose organizzazioni della società civile e in particolare dalla Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace che invitano a ridurre le spese militari come sta succedendo in tutti i paesi occidentali;

chiede al Parlamento e al Governo

di non procedere all’acquisto del cacciabombardiere F35 destinando i soldi risparmiati al rilancio e allo sviluppo del Paese;
di procedere ad una rapida revisione e riduzione complessiva della spesa militare ridefinendo altresì, in modo aperto e democratico, una nuova politica di sicurezza e una rinnovata politica estera italiana ed europea coerenti con il dettato della nostra Costituzione e la Carta delle Nazioni Unite;

chiede al Servizio Pubblico Radiotelevisivo

di promuovere finalmente una discussione aperta e trasparente sulle spese militari, il bilancio della Difesa e la riforma del nostro sistema di sicurezza in modo da consentire a tutti gli italiani di decidere in modo responsabile;

infine, impegna il Sindaco e la Giunta

ad avviare una collaborazione con il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani per rafforzare l’impegno degli Enti Locali per il disarmo e la sicurezza umana.


Il Consiglio comunale di Labico, premesso che:



un’attenta pianificazione territoriale deve prevedere un’oculata gestione del territorio intesa come Bene Comune da tutelare per l’interesse generale;
un’amministrazione lungimirante e consapevole deve poter governare il proprio Comune svincolata da interessi particolari e da pressioni speculative di singoli;
un’accorta amministrazione deve rispondere alle esigenze dei suoi cittadini garantendo loro qualità della vita e sicurezza;
sempre di più, fenomeni naturali di grandi intensità si manifestano nel territorio italiano con conseguenze devastanti sia fisiche, materiali e psicologiche dei cittadini;
spesso, nuove costruzioni non vengono occupate né per lavoro, né per residenze, con la conseguenza di nuovi volumi che occupano inutilmente spazi;
molti edifici sono completamente abbandonati e fatiscenti;
da vari decenni la politica urbanistica adottata dalle diverse amministrazioni ha comportato un’eccessiva “frenesia edificatoria” volta spesso alla realizzazione dell’edificato indipendentemente dalle reali necessità e bisogni della comunità o dalla qualità, o dalla sicurezza idrogeologica, compromettendo il paesaggio, il benvivere e la sicurezza stessa delle persone;
oggi vi è sempre maggior necessità di edilizia sociale pubblica e che molti degli edifici vuoti potrebbero essere destinati a tale scopo;
edifici vuoti sono sinonimo di mancanza di corretta pianificazione;
edifici fatiscenti sono indice di un territorio mal gestito;
è necessario ridurre il consumo di territorio, riqualificare l’esistente, recuperare gli edifici vuoti;
è necessario mettere in sicurezza il territorio;
il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e per il Paesaggio ha avviato la campagna nazionale “Salviamo il Paesaggio e difendiamo i Territori”, che ha l’obiettivo di ridurre il consumo di territorio attraverso un’oculata gestione dello stesso;
tale campagna propone, tra le altre cose, di effettuare un censimento mirato da avviarsi su tutto il territorio italiano, tramite un modello che i singoli Comuni dovrebbero compilare, come da scheda allegata;

Condividendone gli intenti della campagna “Salviamo il paesaggio” sono ampiamente condivisibili ed è necessaria la piena consapevolezza della necessità di intervenire su un territorio già fortemente danneggiato;

Impegna Sindaco e Giunta

A intraprendere il censimento summenzionato, come da scheda allegata, entro un mese dall’approvazione della presente mozione e terminarlo entro 6 mesi dall’inizio.

8 febbraio 2012

Interrogazione sul blocco della Casilina




Al Sindaco di Labico, con richiesta di risposta al primo Consiglio Comunale utile e contestuale iscrizione del punto all’odg



I sottoscritti consiglieri interrogano il sindaco, per sapere, premesso che:

-          la notte tra giovedì 2 e venerdì 3 febbraio è iniziata una delle più intense nevicate mai registrate a Labico negli ultimi 50 anni;
-          l’evento era stato ampiamente previsto dalle stazioni meteorologiche e gli allarmi sui media locali e nazionali erano arrivati con molti giorni di anticipo;
-          alcune carenze organizzative e di mezzi sono state solo parzialmente compensate da un oggettivo e diffuso impegno da parte di molti cittadini, amministratori, volontari della protezione civile;
-          una delle maggiori criticità è stata determinata dall’insensata decisione di convogliare tutto il traffico autostradale dalla A1 alla via Casilina;
-          la scelta si è rivelata subito irresponsabile, poiché chi ha assunto la decisione ha sì ritenuto che un’arteria stradale dotata di tre corsie per senso di marcia, della corsia di emergenza, di aree di sosta e di servizio, nonché di squadre di uomini e mezzi antineve, non fosse in grado di sopportare il carico veicolare in quella circostanza, ma avrebbe dovuto rendersi conto che incanalare tutto il traffico autostradale in una semplice strada regionale a due corsie era una pura follia;
-           appare chiaro che in questo modo si è voluto raggiungere il solo evidente scopo di scaricare su terzi – in primis le amministrazioni dei comuni attraversati dalla Casilina - l’onere di gestire una simile contingenza;
-          le conseguenze sono tristemente note: il principale asse di collegamento del paese è rimasto bloccato per quasi 24 ore da diversi TIR che sono rimasti letteralmente “intrappolati”, rendendo pressoché inaccessibile una vasta area dell’abitato, con disagi e problemi per l’intera cittadinanza;



se il Sindaco non intenda attivarsi per sapere a chi debba essere addebitata le responsabilità di una simile, scriteriata, decisione e se non ritenga di dover avviare un’azione legale per chiedere un congruo risarcimento per gli enormi danni, economici e sociali, subiti da tutta la cittadinanza.

5 febbraio 2012

Ovvietà talmente ovvie da essere giudicate inutili.


Vorrei cominciare con alcune ovvietà: la neve provoca disagi; se nevica tanto e fa tanto freddo i disagi possono aumentare; dove abitualmente non nevica (e quindi non si è  preparati) la situazione non può che peggiorare; avere tempestive informazioni permette di ridurre i disagi; sia la prevenzione sia gli interventi costano; una buona organizzazione, sia della prevenzione sia della fase emergenziale, ottimizza risorse umane e mezzi.
Credo che sia difficile trovare qualcuno disposto a contestare l’elenco – di gran lunga incompleto – delle ovvietà che si potrebbero pronunciare in tema di emergenza neve. Eppure in molti in questi giorni siberiani – da chi ha specifiche responsabilità ai semplici cittadini – non le ha prese in considerazione. Iniziamo a considerare l’ovvietà delle “tempestive informazioni”. Una settimana prima che arrivasse l’ondata di maltempo erano state preannunciate le peggiori perturbazioni invernali (per intensità e temperature) degli ultimi 27 anni. Non robetta, quindi. E, così come la notizia è arrivata alle orecchie di tutti i cittadini, sarà arrivata anche a sindaci, prefetture, sale operative della polizia e dei carabinieri, alla protezione civile, alla società autostrade, alle ferrovie, ecc. ecc. Si saranno preparati nella maniera più adeguata? Direi di no. A cominciare dall’atto irresponsabile con cui la società autostrade ha deciso semplicemente di chiudere alcuni tratti, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze e senza che nessuno se ne facesse adeguatamente carico.
Si è convogliato un flusso veicolare enorme (quello di un’importantissima arteria viaria come la A1, a tre corsie e con la corsia di emergenza) su una consolare ad una corsia e che – prevedibilmente – aveva gli stessi problemi meteorologici. “Autostrade per l’Italia” è sostanzialmente un soggetto privato che ha in concessione una rete stradale. E, da buon privato, la società Autostrade pensa al profitto. In una giornata di maltempo, con ingenti risorse da spendere per rendere transitabile l’autostrada, è molto più conveniente chiudere la baracca e buonanotte ai suonatori. Questa decisione con chi sarà stata concordata? Con la prefettura? Con la polizia stradale? L’unica cosa certa e che tutti erano in grado di sapere è che centinaia di camion e autovetture si sarebbero riversate su un’arteria del tutto inadeguata a sopportare un carico aggiuntivo in condizioni già critiche. E il conseguente blocco era un rischio estremamente alto. Con un briciolo di buonsenso chiunque – non un preclaro esperto di viabilità – si sarebbe reso conto che se le condizioni meteo non erano tali da consentire il transito sull’autostrada dei mezzi pesanti, a maggior ragione gli stessi mezzi non sarebbero riusciti a passare in una consolare. A quel punto i responsabili avrebbero dovuto mettersi intorno ad un tavolino e dire: “che facciamo?”. L’unica risposta possibile era: troviamo il modo di fermare i mezzi pesanti (con pochissime, motivate, deroghe) in maniera razionale (aree di servizio, aree di sosta, ecc.) dove poter prestare anche eventuale assistenza. Nel frattempo si lavorava per rendere percorribili le strade. Non è stato fatto e la via Casilina è rimasta bloccata per quasi 24 ore, lasciando isolato il paese di Labico. Questo colpo di genio ha fatto sì che non solo non riuscissero a passare i TIR, ma che a Labico non riusciva ad arrivare neppure l’ambulanza.
Un’altra considerazione la meritano altre ovvietà. C’è molta gente che pensa di non dover rinunciare assolutamente a nulla delle proprie abitudini e “pretende” che tutto debba svolgersi con regolarità, anche in situazioni oggettivamente particolari. Se il meteo mi avvisa con qualche giorno d’anticipo che arriverà un’ondata particolarmente intensa di maltempo sarà meglio che annulli la lezione di salsa e merengue a 18 km di distanza. La mia auto (senza catene e con gomme normali) in mezzo alla strada diventerà un problema in più da risolvere. In questi casi la tendenza diffusa è di prendersela con le autorità competenti. Le quali, a dire il vero, spesso ce la mettono tutta per dimostrarsi autorità incompetenti, ma alle quali non possiamo accollare anche le responsabilità che non hanno. Ed è facile immaginare che in posti dove la neve non arriva quasi mai non si investa a sufficienza su una prevenzione che sarebbe troppo onerosa per le esigue casse dei bilanci comunali. Magari sarebbe opportuna la manutenzione del verde e delle alberature (che si sono rivelate un problema importante), ma anche lì bisogna affrontare decenni di inerzia e la convinzione che gli alberi siano solo un problema da eliminare (e adesso è arrivato anche un ottimo pretesto) per fare spazio a nuovo cemento.
Dove si è sbagliato dunque. Intanto nell’organizzazione. A Labico il sindaco si è dato abbastanza da fare, mentre i pochissimi volontari della protezione civile hanno fatto un lavoro enorme, ma certo è mancata un’adeguata organizzazione. Una vera e propria unità di crisi si è costituita con grande ritardo, ma poco o nulla è stato fatto in termini di organizzazione preventiva. E i risultati si sono visti. Nessuno pretendeva che ci fossero chissà quanti mezzi specifici di intervento, ma – in un paese dove ancora sopravvive un pochino di economia agricola - sarebbe stato molto utile fare, con qualche giorno di anticipo, un monitoraggio sulla disponibilità di trattori, pale meccaniche, motoseghe, e altri attrezzi. Per non parlare delle persone, molte delle quali, se coinvolte e informate, sarebbero state pienamente disponibili a fare la propria parte per risolvere i problemi. Un approccio di questo tipo servirebbe anche a ritrovare un senso della comunità che si sta drammaticamente smarrendo, mentre, al contrario, si è potuto assistere ad episodi non certo lodevoli, in cui ha prevalso l’egoismo. Se penso che ci sia poco pane dovrei comprarne un po’ meno del solito e non molto di più col rischio di buttarlo tra due giorni e con la certezza che qualcuno rimarrà senza. Purtroppo molte delle persone che hanno avuto un ruolo di responsabilità in questa vicenda – a tutti i livelli – non sono stati all’altezza. In alcuni casi, come nel caso del sindaco di Labico, che è stato presente e attivo per molte ore, non si può negare l’impegno profuso, ma indubbiamente è mancata una capacità generale di organizzazione e di coordinamento da parte degli attori interessati. Non si possono lasciare per ore nel gelo della notte 180 passeggeri su un treno fermo perché nessuno ha informato nessuno e le molte persone che poi si sono prodigate per portare un po’ di aiuto lo hanno saputo troppo tardi. I pochi mezzi e le poche persone della protezione civile sono stati talvolta impegnati in azioni che hanno portato via loro tempo ed energie, quando sarebbe stato più logico risolvere le questioni con un pizzico di buonsenso e con un po’ di altruismo e generosità.  Un esempio di pura fantasia. Se mio figlio di pochi mesi ha bisogno del latte e io non posso uscire vorrei poter contare sulla solidarietà dei miei vicini e non dover chiamare il 118. Altrimenti il sistema – già in affanno – va completamente in tilt. E se il vialetto di casa mia è pieno di neve chiamo i miei vicini, raduniamo gli attrezzi da giardino e cerchiamo di fare la nostra parte. Si chiama senso di responsabilità e lo dobbiamo avere tutti: cittadini, amministratori, volontari, forze dell’ordine.

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura