19 luglio 2013

Come volevasi dimostrare


Tanto per fugare gli ultimi dubbi di qualche scettico, il nostro ineguagliabile sindaco, Alfredo Galli, ha dimostrato - con lo stile istituzionale e l’eleganza dell’agire che tutti gli riconoscono – le due patologie che lo affliggono e che – forse per il cinico incedere degli anni – sembrano essere vieppiù peggiorate negli ultimi tempi: la cronica intolleranza alle regole della convivenza democratica e l’acuta idiosincrasia alla vera opposizione politica. E’ stato sufficiente diffondere (in poche decine di copie) un volantino col quale abbiamo espresso il nostro rincrescimento per una sua presunta (adesso un po’ meno presunta) affermazione sulla presunta (questa sì, decisamente tale) illegalità delle pubblicazioni di “Legalità e Trasparenza”. Ricorda un po’ Sergej Nazarovič Bubka, lo straordinario atleta russo del salto con l’asta, nelle sue memorabili performance sportive, quando era capace di battere il suo primato mondiale anche due volte nella stessa gara. E tutti gli spettatori rimanevano lì, estasiati ed ammirati, a vedere quel portentoso fenomeno stracciare record in continuazione. In quel caso il record da battere era l’altezza dell’asticella. Si misurava col sistema metrico decimale ed era facile (anche per i non addetti ai lavori) coglierne la grandezza. Nel caso di Galli il record che riesce puntualmente a superare non è agevole da misurare: è quello del ridicolo. Ogni volta pensi che abbia raggiunto il massimo e che fare di più sarà veramente difficile. Come quando ci aveva intimato di fare poca cacca. Ci era sembrato davvero si fosse raggiunto l’apice. Eravamo persino usciti sul Vernacoliere, che ci aveva solennemente, quanto meritatamene, spernacchiato. Invece no. Anche il pezzo di cinema di pochi giorni fa con la sua requisitoria contro le pubblicazioni clandestine – a cui hanno potuto assistere solo pochi avventori (e quella la consideriamo la vera scorrettezza di Galli: certe performance dovrebbero essere patrimonio dell’umanità e andrebbero registrate e trasmesse in mondovisione) – non appariva facile da eguagliare. Invece, appena un paio di giorni dopo, ecco l’imponderabile. Affida agli uffici l’onere di scrivere nientepopòdimeno che un’ordinanza urgente – sono questioni gravi, certo – per intimare – badate bene – “ai titolari di tutti gli esercizi di Labico a non accettare ed esporre qualsiasi giornalino periodico o no stampato in modo non conforme alla attuale legge vigente” . A dare forza alla severità dell’atto, oltre alla minaccia di confisca del materiale e di applicazione delle sanzioni di legge (e qui il delirio di onnipotenza è assoluto) ecco pronti i riferimenti normativi del caso: la ben nota legge sulla stampa del 1948, in base alla quale aveva già sporto denuncia (vanamente, neanche a dirlo) un paio di anni fa. E ancora oggi il ricordo di quella denuncia scatena irrefrenabili moti di riso in chi – tra funzionari di pubblica sicurezza e organi giudiziari – aveva avuto la ventura di leggerne il farneticante contenuto.
A parte un po’ di sana ironia questo episodio non può e non deve essere declassato a folklore locale. Alfredo Galli – e qui bisognerebbe confrontarsi con la propria coscienza quando si ha una matita in mano – non è la macchietta del paese (anche se sta facendo di tutto per meritarsi il ruolo), ma è la massima autorità cittadina, amministra – omettiamo il “come” per carità di patria – il nostro territorio, le nostre risorse, le nostre strutture pubbliche e la legge gli attribuisce importanti “poteri”, sempre al fine di esercitare al meglio la sua funzione. Una gestione impropria di questi poteri rappresenta un danno per la collettività e un pericolo per i diritti dei cittadini. E l’ordinanza del 18 luglio 2013 (sempre che possa essere considerata tale, vista l’anomala forma dell’atto, ma riteniamo superfluo cavillare sui dettagli) rappresenta una violazione gravissima di un diritto costituzionale, quello sancito dall’articolo 21 sulla libertà di espressione. E a renderlo ancora più grave intervengono due elementi ulteriori: l’abuso di un suo potere per una finalità che nulla ha a che vedere con il proprio ruolo e la subdola forma di intimidazione posta in essere nei confronti dei terzi (ossia gli esercenti le attività commerciali) che non vanno confusi con gli autori del presunto illecito (ossia noi), mettendoli nell’odiosa condizione di diventare complici di un palese arbitrio, perché costretti a rispettare un’ingiusta disposizione della ben poco autorevole autorità locale. Non avendo il coraggio di affrontare i suoi interlocutori in alcuna sede, l’ardimentoso primo cittadino cerca di cavarsela con mezzucci arroganti quanto vigliacchi come un’ordinanza contra legem. Di fronte a questa aggressione alla democrazia non possiamo certo tacere e faremo tutto il possibile per difendere e riaffermare diritti conquistati poche decine di anni fa e costati un sacrificio enorme di un’intera generazione e che ha chiuso definitivamente le porte al fascismo. Qualcuno informi Galli: siamo un paese libero, nonostante lui.


Tullio Berlenghi e Maurizio Spezzano

Nessun commento:

Posta un commento

Alle colonne d'Ercole

Alle colonne d'Ercole
La mia ultima avventura