19 novembre 2005

Labico. Immagini di un secolo

Per una volta, ma solo per questa volta, vorrei esprimere un giudizio positivo su un’iniziativa dell’amministrazione comunale labicana. Oddio, a ben guardare, indagando proprio a fondo, un altro paio di cosette su cui mi sono trovato parzialmente d’accordo le si potrebbero trovare, ma è meglio soprassedere, perché non vorrei che un eccesso di benevolenza da parte del sottoscritto, venisse giudicato come un riposizionamento politico, peraltro controcorrente rispetto alla tendenza generale. L’iniziativa in questione, su cui sono piovute critiche da parte di alcuni simpatizzanti del centrosinistra, critiche che io stesso avevo in parte condiviso, è l’aver dato impulso alla realizzazione del volume “Labico Immagini di un secolo”, curato da Stefano Spaziani.
Devo ammettere che avevo avuto la sensazione che il progetto fosse qualcosa di molto simile ad una elargizione di denaro pubblico per un’opera di dubbio valore e di dubbia utilità. Ora non sono in grado di valutare quanto la somma stanziata per l’opera sia congrua rispetto al prodotto finale, ma è fuor di dubbio che il libro meritasse di essere pubblicato. Ci sono delle bellissime foto di una Labico antica e rurale, una Labico quasi dimenticata. Ed è molto suggestivo guardare quelle immagini e pensare alle profonde trasformazioni del territorio nel giro di pochi decenni.
Sfogliando quelle pagine ci si accorge di quanto sia (o dovrei forse più mestamente dire “fosse”) bella Labico e indubbiamente meriterebbe di essere maggiormente valorizzata e tutelata.
A costo di ripetermi, vorrei però ricordare che non tutte le trasformazioni sono necessariamente positive, anzi, nel caso di Labico, sono purtroppo più diffuse quelle trasformazioni che portano pregiudizio al territorio e peggiorano la qualità della vita delle persone. La perdita della vocazione agricola, la progressiva cancellazione delle aree boscate e verdi, la continua, disordinata e devastante costruzione di nuove case senza criteri urbanistici e sociali, rischiano di umiliare definitivamente l’affascinante storia della nostra graziosa cittadina.
Una cittadina la cui bellezza, il cui fascino, la cui accogliente gradevolezza, rischiano – se proseguiamo di questo passo - di sopravvivere solo tra le pagine di un (bel) libro.



Tullio Berlenghi

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura