24 marzo 2020

2 a 0. Palla al centro.


Sono passati esattamente 10 anni. Era il 24 marzo del 2010, quando l’allora Vice Sindaco di Labico, Alfredo Galli, aveva annunciato in pompa magna l’intenzione di passare alle maniere forti per mettere a tacere le critiche – giudicate “calunnie” da Galli – dell’opposizione di allora (di cui ero il capogruppo). La questione che aveva particolarmente irritato Alfredo Galli era un articolo del sottoscritto, nel quale veniva fatta un’accurata ricostruzione di uno “strano” permesso di costruire che aveva consentito ad Alfredo Galli ed al fratello di edificare serenamente in piena zona agricola. Nell’articolo venivano riportati in modo meticoloso e circostanziato gli elementi di dubbia legittimità dell’iter che aveva portato al rilascio del permesso di costruire e che in nessun modo, nonostante una richiesta di chiarimento in consiglio comunale, avevano ottenuto una soddisfacente spiegazione da parte degli amministratori dell’epoca.

Così Galli, dopo aver criticato per anni la politica fatta per via giudiziaria, annunciò una denuncia in sede penale e una richiesta di risarcimento danni in sede civile. La prima non vide mai la luce, non si è mai capito perché, ma la seconda ha dato vita ad un procedimento che mi ha visto coinvolto come parte convenuta perché, ad avviso dell’attore (il termine è giuridico, evitiamo un’altra bega giudiziaria, mi raccomando) il mio scritto – contenente, sempre a suo avviso, affermazioni “non veritiere” - sarebbe stato lesivo della sua onorabilità. Per tale ragione chiedeva un risarcimento quantificato in 50mila euro.

Iniziò così una lunga avventura in tribunale che si concluse – almeno così pensavo – il 3 novembre 2014 con una sentenza molto chiara in cui il Giudice, in buona sostanza, affermava che il mio articolo costituiva “espressione di diritto di critica politica”, “di indubbio interesse pubblico”, “pienamente rispettosa della dignità personale del Galli” e che pertanto la sua istanza andava rigettata. Il tutto al modico costo di 4.500 euro a carico di Alfredo Galli.

Qualcuno più cauto, dopo una simile batosta, avrebbe archiviato la sconfitta senza troppo clamore. Peccato che Galli, che all’epoca era tornato a ricoprire il ruolo di Sindaco, abbia fatto valutazioni diverse. Non saprei dire se sia stato il timore del contraccolpo politico della sentenza, un cattivo consigliere o uno scatto di orgoglio, ma poco dopo Galli ha comunicato l’intenzione di ricorrere in appello, con una scelta più temeraria che coraggiosa.

E così è iniziato un nuovo capitolo della vicenda giudiziaria che ha visto me e Alfredo Galli su fronti contrapposti. Vicenda che ha avuto il suo (secondo) epilogo qualche settimana fa con una nuova sentenza, questa della Corte d’Appello di Roma, la quale contiene affermazioni di indubbio interesse.

In primo luogo viene premesso che perché si possa parlare di diritto di cronaca è necessario che si parta da “un diligente lavoro di ricerca”, “l’utilità sociale dell’informazione” e la “forma civile” della narrazione, improntata quindi a lealtà e chiarezza e priva di offese gratuite. Inoltre la sentenza afferma che la libertà di espressione politica non è elemento sufficiente per legittimare il contenuto di uno scritto, il quale deve avere il requisito essenziale della veridicità. Punto sul quale il Giudice si è soffermato con grande attenzione, riscontrando la precisa ricostruzione della vicenda da parte mia ed evidenziando che, a fronte di quanto riportato nel mio articolo, Alfredo Galli “non abbia replicato alcunché” e che gli addebiti da me segnalati “devono aversi per incontroversi”, in base all’articolo 115 del codice di procedura penale. Insomma, visto che Galli non è stato in grado di contestare nel merito, non c’è ragione per dubitare della veridicità di quanto ho scritto. Circostanza rafforzata dalla presenza – nella documentazione allegata – di un’autorevole perizia di parte che ricostruisce in modo impeccabile l’intera vicenda sotto il profilo giuridico-amministrativo. Infine, in sintonia con il giudice di primo grado, viene confermata pienamente la sussistenza dell’ulteriore requisito della continenza verbale, poiché mi ero limitato ad esporre i fatti, astenendomi dal formulare commenti di sorta.

Insomma, un’altra legnata (in senso metaforico, per carità) per Alfredo Galli, il quale è stato condannato anche ad un ulteriore rimborso delle spese di lite, pari a 6.500 euro.

Due a zero. Palla al centro. Dal Palaciocci è tutto.


P.S. - Un ringraziamento particolare va all'avvocata Simona Simeone, che mi ha assistito con straordinaria dedizione e competenza  in tutti questi anni.

16 gennaio 2020

Colle Fagiolara, una voce fuori dal coro


Sono davvero contento che nel nostro territorio, con la chiusura della discarica di Colle Fagiolara, si sia chiuso positivamente un pezzo di storia, a coronamento di un impegno di alcuni - pochi, determinati e coraggiosi, ai quali vanno i miei sinceri complimenti - che sono diventati molti e che hanno permesso un cambiamento quasi insperato per un territorio che qualcuno aveva definito “a bassa reattività sociale”, ossia incapace di opporsi a scelte di pianificazione ed infrastrutturali giudicate sbagliate. Con questa premessa potrei limitarmi a salire sul carro festante dei vincitori (forse con qualche ragione) e fare il mio piccolo post (auto)celebrativo.
Invece no. Non perché abbia cambiato idea, tutt’altro. Vorrei soltanto aggiungere un elemento di riflessione, perché l’eliminazione di una discarica (che costituisce il più basso gradino nella gerarchia europea della gestione dei rifiuti) è indubbiamente un ottima notizia, ma se non è accompagnata da politiche adeguatamente virtuose, rischia di essere solamente lo spostamento di un problema. In pratica se siamo stati abbastanza bravi -  grazie ad una serie di misure di “economia circolare” (riduzione “a monte” dei rifiuti, recupero, differenziata, riciclo) - a non avere più bisogno di quella discarica, allora abbiamo ottenuto un vero successo. Ma se l’equivalente dei rifiuti che venivano conferiti in quella discarica dovrà andare da qualche altra parte (un termovalorizzatore, una discarica in un altro comune, in un’altra regione o, peggio, all’estero) l’entusiasmo dovrebbe essere accompagnato da qualche attenta considerazione sull’efficienza del sistema.
In questo momento il sistema rifiuti in Italia è inadeguato. E lo è con livelli di inefficienza variabile a seconda della latitudine e degli ambiti territoriali (in genere va meglio al Nord, ma non mancano situazioni apprezzabili al centro e al sud). Nel Lazio la situazione è senz’altro critica - anche se ci sono regioni che stanno peggio (ma questa è una magra consolazione) - e al momento non mi sembra che si possa parlare di “autosufficienza” nella gestione dei rifiuti (e quindi qualcun altro se ne dovrà fare carico).
Per quanto riguarda il nostro ambito territoriale (diciamo Valle del Sacco e Monti Prenestini), sarà il caso di farsi un esamino di coscienza per capire quanto (e se) siamo bravi. Quindi mi pongo alcune domande. Gli enti locali del nostro comprensorio pubblicano regolarmente i dati della raccolta differenziata? E questa raccolta differenziata quanto è efficiente? Ci sono, tra noi, comuni virtuosi (con percentuali superiori all’80%)? E quanti sono al di sotto del limite del 65% imposto dal quadro normativo? Come siamo messi con il principio di autosufficienza e di prossimità? Spero di conoscere le risposte, ma non troppo presto, non vorrei sciupare questo bel momento.

Alle colonne d'Ercole

Alle colonne d'Ercole
La mia ultima avventura