7 febbraio 2018

All'armi siam fascisti

C’è un inquietante corto circuito della logica ancor prima che del buonsenso in questo dibattito politico arroventato da una campagna elettorale nella quale i partiti stanno facendo a gara per inseguire, o addirittura alimentare, le pulsioni peggiori. Proviamo a mettere insieme due circostanze, da una parte abbiamo un povero mentecatto che prende in mano la pistola che legittimamente deteneva (ok, in teoria l’avrebbe potuta usare soltanto in un’apposita struttura, ma intanto qualcuno gli ha concesso il permesso di possederlo, quello strumento di morte) per usarla contro altri esseri umani con l’intenzione di ucciderli, dall’altra abbiamo autorevoli politici che chiedono di rendere più facile proprio la detenzione di armi, in modo che tutti, a loro avviso, possano avere la possibilità di difendersi.
Al netto delle considerazioni sull’effettiva efficacia di un’arma da fuoco per difesa personale, nessuno considera in modo adeguato che l’aumento della diffusione delle armi non va a beneficio esclusivo delle sbandierate “persone oneste” che hanno bisogno di sentirsi più sicure, ma consentirebbe a chiunque – che so, un esaltato coglione nazista, ad esempio – di tenere in casa pistole, fucili e kalashnikov , con il risultato di avere probabilmente una maggiore sicurezza percepita (la pistola sotto il cuscino come Tex Willer) ma un elevato numero di potenziali assassini pronti ad usare quelle armi per le ragioni più disparate (liti di condominio, momenti di gelosia, divergenze sulla corretta interpretazione del codice della strada). Perché solo un idiota può pensare di dividere i buoni dai cattivi e di armare i buoni in modo che si possano difendere dai cattivi. No, se tu decidi di diffondere l’uso delle armi, armerai tutti e i primi a correre a comprarsi un fucile o una pistola saranno i cattivi, seguiti dagli stupidi, che talvolta sono più pericolosi degli stessi cattivi.

Quello che ripugna è vedere cosa sia disposta a fare certa gente per aumentare di qualche punto percentuale il proprio consenso, il numero degli eletti e la fetta di potere da gestire. Il prezzo da pagare sarà un paese più impaurito ed imbarbarito e paradossalmente molto meno sicuro di adesso (negli ultimi 25 anni gli omicidi sono stati in lento ma progressivo calo). Un prezzo altissimo che, ovviamente, pagheremo noi.



Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura