30 ottobre 2010

Lo strano caso del dottor Jekyll e di mr. Hyde

Se fossi un cittadino labicano sarei molto preoccupato. E, visto che sono un cittadino labicano, sono molto preoccupato. Sono preoccupato da tempo e per molte cose, la gran parte delle quali le ho dette e ridette, scritte e riscritte, fino alla nausea. Per chi vive (e cerca di informarsi) a Labico il quadro è piuttosto chiaro: siamo in mano ad un’amministrazione che fa del pressapochismo la stella polare della propria azione politica. Proviamo, per una volta, ad azzerare tutto. Proviamo per un attimo a non pensare a tutti i pasticci combinati da questa allegra banda di professionisti del dilettantismo. Per alcuni, infatti, nonostante il loro tessuto epiteliale meno esposto alle radiazioni solari sia da tempo immemore saldamente incollato ad una poltrona, il meccanismo di funzionamento di una pubblica amministrazione continua ad essere un po’ come la stele di Rosetta, solenne e affascinante, ma del tutto incomprensibile. Dunque, questi amabili buontemponi riescono a spiazzare completamente quelli – per fortuna pochi – che cercano di seguire le loro gesta amministrative. Sempre per semplificare proviamo a decifrare i loro piani per il futuro di questo paese degli ultimi due mesi, non di più. A settembre si è tenuta un’iniziativa molto sfarzosa e costosa (coi soldi pubblici, si intende) che aveva il dichiarato intento di promuovere la valorizzazione e la tutela del territorio agricolo labicano. Proposito davvero lodevole e la cui attuazione avrebbe avuto il nostro favore ed il nostro sostegno. Tre settimane dopo, la stessa persona che aveva affermato con enfasi la necessità di dare nuovo impulso alla produzione agricola locale si affannava a spiegare l’esigenza di cancellare quasi 200 ettari di terreni agricoli e trasformarli in industriali per realizzare un bel polo logistico produttivo, con la possibilità finanche di un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti (da lui simpaticamente definito un “termocamino”). Classico, quanto preoccupante, caso di sdoppiamento della personalità. Uno potrebbe ingenuamente pensare: avrà cambiato idea, da adesso basta nocciole e si passa alla produzione industriale. Errore. Non passa neanche un mese dall’esaltazione dell’utilità della realizzanda area di sviluppo industriale ed ecco che arriva, quasi alla chetichella, la convocazione di un consiglio comunale in cui sarà proposta la revoca della delibera consiliare che stabiliva, in pratica, l’avvio del progetto di industrializzazione dell’area in prossimità di Colle Spina. Trasaliamo: fino a ieri la maggioranza era tutta compatta nel difendere il progetto e adesso arriva la proposta di cancellarlo? Cosa è cambiato? Cosa sta succedendo? Non è dato saperlo. E, visto che, in ossequio ad un’antica e nobile tradizione locale, né il sindaco, né la giunta hanno ritenuto di spiegare alcunché prima di proporre l’atto: bisognerà aspettare giovedì 4 novembre per capire cosa ha in mente la nostra maggioranza. In particolare bisognerà capire se a capo della coalizione quel giorno ci sarà il dottor Andrea Jekyll o mr. Hyde Giordani. Io, da cittadino labicano, continuo ad essere preoccupato.

28 ottobre 2010

Giornalisti nell'erba alla quinta edizione

 Il testo dell'articolo pubblicato su Terra del 27 ottobre 2010 (www.terralazio.it).

Ci sono almeno due modi per fare le cose. Quello semplice, in cui si dispone di risorse, persone, mezzi, spazi ed è sufficiente avere un’idea, non necessariamente buona, per organizzare qualcosa e, magari, anche qualcosa che funziona. Poi ce n’è un altro. Più complicato. Quello in cui si parte senza risorse, con poche persone, pochissimi mezzi e spazi precari. Lì servono alcune condizioni aggiuntive: l’idea deve essere necessariamente buona e le (poche) persone devono essere in gamba, motivate, caparbie e non del tutto normali. Ed è con la seconda modalità che è nato il premio per i piccoli reporter “Giornalisti nell’erba”. Un concorso che è arrivato alla sua quinta edizione e che è nato quasi per scommessa, grazie alla felice intuizione di Paola Bolaffio, grintosa e vulcanica giornalista, la quale, con il fondamentale aiuto di uno sparuto gruppetto di giovani e valenti collaboratori, è riuscita a vincere una scommessa.

E così, dalla prima edizione con poche decine di partecipanti, si è giunti ad un vero proprio evento, che ha visto l’entusiastica partecipazione di migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, provenienti da tutte le regioni d’Italia. Il tema con cui si cimentano i giovani giornalisti ha sempre a che fare con l’ambiente, ma mai in modo generico. Ogni anno infatti si affrontano specifiche – e complesse – questioni. Nelle passate edizioni si è parlato di rifiuti, acqua, energia. L’argomento della V edizione - scelto insieme all’Esa-Esrin Agenzia spaziale europea, principale sponsor della manifestazione - è il Pianeta vivente. Lo spunto viene dalla campagna mondiale Living Planet del Wwf, che ogni due anni esamina i “debiti” e i “crediti” del rapporto tra Uomo e Pianeta e fornisce analisi sullo stato di salute della Terra e dell’ambiente. E il pianeta viene considerato non solo come risorsa da utilizzare, ma si cerca di analizzare e approfondire il complesso rapporto tra l’uomo e l’ecosistema, che ci permette di vivere, che può essere causa di morte e distruzione con i suoi eventi calamitosi, che può essere vittima delle nostre politiche avide e predatorie.

La principale novità di Giornalisti nell’erba 2011, dovuta proprio all’enorme successo degli scorsi anni che ha reso necessaria l’adozione di una rigorosa tempistica, è la pre-iscrizione obbligatoria entro il 20 novembre. Per l’invio degli elaborati ci sarà tempo fino al 15 febbraio. Anche quest’anno molti esponenti del mondo del giornalismo e dell’ambientalismo hanno dato la propria disponibilità a collaborare e a far parte della giuria o del comitato dei garanti. A giudicare i giovani reporter ci saranno, tra gli altri: Francesco Maria Bei (La Repubblica), Paolo Fallai (Corriere della Sera), Alberto Fiorillo (Legambiente), Claudia Fusani (l’Unità), Gaetano Savatteri (Tg5), Natalia Augias (Rai), Alessandro Cecchi Paone (giornalista, docente di storia, teoria e tecnica del documentazioni), Roberto Natale (presidente Federazione nazionale della stampa), Sergio Ferraris (direttore di QualEnergia), Sandro Ruotolo (giornalista Rai), Pietro Suber (Tg5 e Matrix), Maurizio Torrealta (Rai Tg24), Mario Tozzi (geologo e conduttore tv). Per informazioni: www.giornalistinellerba.org (tel. 06/94340043).

25 ottobre 2010

Bufale, cigni, tacchini e altri animali


Straordinario il nostro sindaco. Non aveva nemmeno finito di scrivere un surreale comunicato in cui si vantava di aver ricevuto il riconoscimento della prestigiosa testata di informazione economica “Il Sole-24 ore” per la sua (presunta) “buona amministrazione”, che gli è arrivata tra capo e collo la diffida da parte della prefettura ad approvare gli equilibri di bilancio, onde evitare lo scioglimento del consiglio comunale. Eh, sì, perché dal tenore del comunicato si aveva la sensazione che Gianni Riotta (direttore de “Il Sole”) si fosse recato personalmente al borgo di Fontana Chiusa a congratularsi vivamente col sindaco, mentre in realtà l’articolo del quotidiano fa ben altre considerazioni e non certo lusinghiere. Ognuno è libero di sfidare il senso del ridicolo e raccontare le fandonie che meglio ritiene. Sta di fatto che il consiglio comunale è stato convocato in fretta e furia e, visto che a forza di ignorare i problemi, questi si accumulano, ci siamo ritrovati con otto punti all’ordine del giorno, a cui hanno cercato di aggiungerne un altro paio fuori tempo massimo.
Ormai ha davvero poco senso parlare di “contenuti” dell’operato di un’amministrazione che annaspa nel vuoto come gli astronauti alle prese con l’assenza di gravità. I documenti di bilancio – il cui impianto è noto al solo responsabile del dipartimento economico, che è costretto a fare i salti mortali per tenere in piedi i conti – fotografano impietosamente lo stato di immobilità della giunta Giordani, troppo impegnato tra templari, spettacoli pirotecnici e promozione commerciale del suo “splendido borgo” (che non è Labico, se qualcuno avesse dei dubbi).
Il consiglio comunale, iniziato con una discreta correttezza, ha però avuto qualche momento di tensione, con un consigliere di maggioranza che ha perso le staffe, bestemmiato e poi minacciato i colleghi dell’opposizione. Ora, entrambi i comportamenti sarebbero persino punibili alla luce del nostro Codice Penale, ma ben più biasimevoli se pronunciati da un consigliere comunale nel pieno esercizio del suo ruolo elettivo, ossia durante una seduta consiliare. Questo episodio ha creato un po’ di comprensibile confusione anche tra il pubblico. In questa – non facile, bisogna riconoscere – situazione, il Presidente del Consiglio ha preferito, anziché proporre l’allontanamento del consigliere (o dei consiglieri) che turbava il regolare svolgimento della seduta, far espellere un cittadino che esprimeva il proprio disappunto per la situazione che si era creata. Certo, con una maggioranza così traballante e che poteva contare a malapena sul numero legale, ogni decisione doveva essere ponderata con la massima attenzione.
Uno dei provvedimenti portati all’esame del consiglio riguardava l’adesione della nostra biblioteca al polo bibliotecario prenestino. Siamo talmente rassegnati di fronte al disinteresse di questa amministrazione per tutto ciò che riguarda la cultura da non avere più nemmeno troppa voglia di fare dell’ironia. Votiamo quindi compatti a favore della delibera. Sarà un problema dei nostri amministratori spiegare al polo bibliotecario che Labico porterà in dote il nulla.
Ovviamente non c’è mai il tempo per affrontare le interrogazioni e la maggioranza risponde solamente a tre di esse. Nella prima si poneva il problema dell’abbandono incontrollato di rifiuti nel territorio comunale. Questione delicata e spinosa su cui le responsabilità non sono tutte dell’amministrazione, visto che c’è più di qualche cittadino con uno scarso senso civico, ma è evidente che l’assenza di sensibilità, informazione e controlli è la situazione ideale per chi non intende rispettare le leggi. A parole si sentono sempre impegni per il futuro, ma nei fatti il territorio continua ad essere considerato terra di nessuno (per la tutela ambientale) o di conquista (per le speculazioni immobiliari).
Poi sono arrivate due risposte ad importanti interrogazioni: quella sulla gestione dei Cerchi, nella quale Alfredo Galli ha sostanzialmente ammesso che la gestione è stata completamente sbagliata e, in tutta evidenza, se non ci fosse stata la nostra interrogazione sarebbe rimasto il degrado e l’abbandono che abbiamo visto tutti quest’estate. Hanno promesso un nuovo bando per l’affidamento dell’area. Speriamo che – questa volta – si faccia un vero bando pubblico. L’altra interrogazione importante riguardava la pista ciclabile. Lì la situazione è deprimente. Un tratto di pista ciclabile di dubbia utilità potrebbe non essere completato. Le responsabilità si rimpallano tra comune, regione e ditta appaltatrice. I dubbi restano tutti: le anomalie nella gara d’appalto, il ribasso minimo, la mancata consegna dei lavori, il mancato pagamento della penale, la mancanza di una programmazione infrastrutturale che dia un senso all’opera. Ci sarebbe da ridere se non avessimo già buttato 200mila euro di soldi pubblici in questa vicenda. Poi, come al solito, il sindaco ha iniziato a dare vistosi segnali di impazienza. Vuoi per la fame, vuoi perché stavano arrivando un paio di interrogazioni che riguardavano la sua gestione “personale” della cosa pubblica, ha cominciato a fissare con insistenza la porta. Ad un certo punto si è alzato e ha iniziato con noncuranza (se non sbaglio fischiettava pure) a guadagnare la via di fuga. Richiamato al suo dovere istituzionale, è tornato indietro. Per poi riprendere nuovamente la direzione della libertà. E poi ancora una nuova retromarcia. Uno, due, tre, quattro, giro. Uno, due, tre, quattro, giro. Era dai tempi di “A Chorus Line” che non si vedeva una coreografia così ben costruita. L’uscita di scena poi è stata magistrale. Ricordava la scena finale della celeberrima opera di Tchaikovsky. Anche se il protagonista ricordava più un altro volatile, quello che normalmente viene celebrato negli Stati Uniti il giorno del ringraziamento. Un ringraziamento al quale – in senso metaforico – vorremmo poterci unire anche noi.

20 ottobre 2010

Ecco l'Italia che funziona



 Ecco l'articolo pubblicato su Terra del 20 ottobre 2010.


Il 22 e il 23 ottobre, in sei comuni del Lazio verrà presentato “L’ANTICASTA. Il libro dell’Italia che funziona”: Albano Laziale, Genzano di Roma, Aprilia, Ostia, Labico e Zagarolo.
Marco Boschini e Michele Dotti racconteranno il loro viaggio nei comuni virtuosi italiani per far capire che un altro modo di vivere il proprio territorio e soprattutto amministrarlo è possibile.
Il titolo probabilmente inganna. La prima sensazione è, infatti, di avere a che fare con l’ennesimo – anche se non sono mai abbastanza – libro-denuncia del malaffare e della malapolitica. E’ il prefisso “anti” a indurre in errore, a far pensare che l’approccio degli autori sia quello di essere “contro”. Nel libro invece non si parla di ciò che non funziona, come nel celebre saggio “La Casta” (ai cui autori, peraltro, viene scritta una lettera all’interno del libro), ma si preferisce parlare di ciò che funziona, con amministrazioni oneste, capaci ed efficienti. E sono le cosiddette amministrazioni a cinque stelle, i comuni virtuosi, quelli cioè in cui chi governa fa funzionare la cosa pubblica senza ricorrere alla svendita del territorio, che troppo spesso si accompagna a speculazioni e malaffare.
E’ interessante notare che le buone pratiche realizzate dai comuni virtuosi sono quasi sempre caratterizzate dall’attenzione all’ambiente, alla salute ed alla qualità della vita. In pratica per far parte di quella che gli autori definiscono “l’Italia che funziona” bisogna sì essere onesti e competenti, ma, per forza di cose, si dovrà ricorrere a politiche di sostenibilità ambientale. Non per scelta ideologica, ma per convenienza amministrativa. Infatti, i cinque criteri di assegnazione – le cinque stelle – della “patente” di comune virtuoso sono: gestione del territorio, impronta ecologica, modello di sviluppo, mobilità sostenibile, nuovi stili di vita.
La conferma arriva dalle tantissime “buone pratiche” che vengono descritte nel libro, alcune delle quali riguardano tre comuni del Lazio: Corchiano e Oriolo romano in provincia di Viterbo e Pofi in provincia di Frosinone. A Corchiano i vigili hanno l’ordine di andare in bicicletta, gli scuolabus sono alimentati a biodiesel derivato dall’olio usato per friggere e il regolamento edilizio comunale impedisce di costruire case che non rispettino regole di risparmio ed efficienza energetica. Anche Oriolo Romano e Pofi sono ottimi esempi di buona qualità amministrativa. Questi paesi hanno raggiunto un’ottima percentuale di raccolta differenziata, hanno realizzato iniziative per facilitare l’uso dell’acqua pubblica piuttosto che l’uso di bottiglie di plastica, hanno promosso le energie alternative e quasi eliminato l’uso dei sacchetti di plastica.
Agli autori piace la metafora del contrasto tra il silenzio della foresta che cresce (i comuni virtuosi) e il fragore dell’albero che cade (la cattiva amministrazione). L’immagine è bella e suggestiva, ma c’è sempre il timore che il contrasto sia, ed ancor più evidente, tra il silenzio dei pochi alberi che crescono e il (molto) fragore dell’intera foresta che cade. Speriamo che il tour di Dotti e Boschini aiuti ad invertire le proporzioni.

Tullio Berlenghi e Eleonora Fioramonti

19 ottobre 2010

Interrogazione regionale sull'ASI di Labico




Al Presidente del Consiglio Regionale


Interrogazione urgente a risposta scritta


Oggetto: realizzazione di un’area di sviluppo industriale - ASI nel Comune di Labico (Rm), e del collegamento stradale Cisterna-Valmontone.

Il sottoscritto Angelo Bonelli Capogruppo dei Verdi

Premesso che:
-          il Comune di Labico, con deliberazione della Giunta Municipale n. 104 del 24 novembre 2009, ha affidato al CST – Consorzio per lo sviluppo territoriale con sede a Roma - un incarico per l’attivazione delle procedure per l’istituzione di un consorzio intercomunale di Sviluppo Artigianale, Industriale, Produttivo e Logistico (ASI Labicana);
-          l’affidamento dell’incarico è avvenuto ai sensi della legge regionale 29 maggio 1997, n. 13, recante “Consorzi per le aree ed i nuclei di sviluppo industriale”, la quale disciplina – sulla base delle norme quadro dettate dal D.P.R. 6 marzo 1978, n. 218 – l’assetto, le funzioni e la gestione dei consorzi per le aree ed i nuclei di sviluppo industriale;
-          l’individuazione dell’area, secondo la premessa al provvedimento deliberativo della giunta, sarebbe giustificata dalla previsione della realizzazione del nodo di intersezione della strada di collegamento denominata Cisterna-Valmontone;
-          sempre nella premessa dell’atto si parla di un’opera infrastrutturale “già adeguatamente finanziata ed in fase di attuazione”, quando – sulla base dei dati forniti dal Governo con l’allegato IV, Programma delle infrastrutture strategiche, allo schema della decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013, attualmente all’esame del Parlamento – sono ancora da reperire 327 milioni di euro e la fase è ancora di progettazione preliminare;
-          va rilevato che, proprio nell’area dove è previsto il tracciato autostradale, l’amministrazione comunale sta tollerando la realizzazione di edifici abusivi destinati ad uso abitativo;
-          il combinato disposto della realizzazione della bretella Cisterna-Valmontone, del relativo casello autostradale, della viabilità di collegamento, dell’area di sviluppo industriale, potrebbe sottrarre all’uso agricolo la quasi totalità del territorio labicano non ancora destinato ad altri usi, contraddicendo i progetti di valorizzazione dell’economia agricola, per la cui promozione proprio la Regione Lazio ha concesso al Comune di Labico sostanziosi finanziamenti;


-          nel maggio del 2010 il Consiglio comunale di Labico, che si pone come comune capofila dell’eventuale consorzio intercomunale, ha approvato la delibera di Giunta suddetta, alla quale, dopo diversi incontri, un gruppo di lavoro (formato da tecnici comunali e del CST) è stato allegato un protocollo d’intesa tra i comuni consorziati che individua ed elenca le caratteristiche dell’ASI Labicana;
-          tra le altre cose è prevista, all’articolo 3 lettera g) del protocollo di intesa suddetto, la possibilità di realizzare e gestire attività di servizio quali la gestione di centrali di cogenerazione per produzione di energia e teleriscaldamento, impianti di selezione e cernita dei rifiuti civili ed industriali prodotti negli agglomerati, impianti per il recupero di materiali riutilizzabili e per lo smaltimento di rifiuti speciali, piattaforme polifunzionali per l'inertizzazione o per la termodistruzione;
-          l’area al momento individuata dal comune di Labico per la realizzazione dell’area di sviluppo industriale è l’unica, di dimensioni apprezzabili, rimasta verde del territorio labicano e è limitrofa ad uno dei quartieri del paese, Colle Spina, i cui abitanti sono evidentemente molto preoccupati per le immaginabili conseguenze negative per la vivibilità della zona sotto il profilo ambientale e sanitario;
-          l’area di Colle Spina risulta carente di qualsiasi tipo di servizio e di collegamento con il centro del paese;
-          nel limitrofo comune di Palestrina si trova un’importante frazione – Carchitti – la cui vocazione è quella della produzione agricola di qualità, decisamente incompatibile con la presenza di un’area industriale;
-          l’amministrazione comunale di Labico e, allo stesso tempo, i responsabili del consorzio per lo sviluppo territoriale a cui è affidato il progetto, hanno dichiarato che la realizzazione del polo industriale/artigianale a Labico sarà un’opportunità per lo sviluppo del territorio e, soprattutto, sarà fonte di posti di lavoro sicuri e, in un’assemblea pubblica tenutasi il 25 settembre scorso, ha dichiarato che sarebbero state consentite esclusivamente attività a basso impatto ambientale, senza spiegare che l’avvio del consorzio di sviluppo territoriale comporta, in base alla citata legge regionale n. 13 del 1997, il trasferimento di tutti i poteri al consiglio di amministrazione del consorzio;
-          un insediamento produttivo analogo sta sorgendo nel comune di Fara in Sabina, località Passo Corese, con la previsione, grazie ad una variante dello strumento urbanistico consortile, di circa dieci milioni di metri cubi di strutture da destinare agli impianti industriali;

Considerato che:
-          inevitabilmente la realizzazione di una zona industriale di tale portata avrà un impatto ambientale devastante su un territorio, come quello di Labico, già minato dalla politica urbanistica degli ultimi anni che ha visto la proliferazione del cemento piuttosto che la conservazione delle zone verdi;
-          con quest’opera verrà compromessa gran parte della coltura locale poiché i pochi terreni ancora coltivati si trovano esattamente nella zona che sarà adibita ad area industriale;




Interroga il Presidente della Giunta regionale


Per sapere:
  • se l’Assessorato competente ha predisposto un programma per lo sviluppo industriale di area vasta che tenga conto delle esigenze del territorio e che punti ad un’omogenea distribuzione degli insediamenti produttivi, al fine di evitare la realizzazione di inutili cattedrali nel deserto, la cui unica motivazione potrebbe essere quella della speculazione sul territorio;

  • se non ritenga di dover valutare con attenzione sia l’opportunità di realizzare un’opera infrastrutturale di dubbia utilità come la Cisterna-Valmontone e, nel caso, se non ritenga necessario avere un chiaro quadro crono programmatico, in modo da non correre il rischio che vengano realizzate anzitempo strutture che portano un’enorme domanda di mobilità, senza che vi sia una funzionale offerta infrastrutturale;

  • se non ritenga necessario avviare da subito uno studio per la valutazione ambientale strategia dell’Area di Sviluppo Industriale territoriale ed ambientale sul territorio dei comuni di Labico e Palestrina, tenendo conto della presenza, a pochi metri dalla zona produttiva, di popolosi nuclei abitativi e di importanti produzioni agricole di qualità.



                                                                                                                  Angelo Bonelli


13 ottobre 2010

Tra sviluppo e nuovo cemento - pubblicato su Terra di oggi.


Per quanto tempo la classe dirigente di questo paese continuerà ad associare alla parola “sviluppo” l’idea di nuovo cemento, di consumo di territorio, di degrado ambientale? Fattori giudicati sì in modo negativo (ed è già un piccolo passo in avanti), ma non eliminabili: un prezzo da pagare, un male necessario. Se si vuole sviluppo, se si vuole occupazione, se si vuole crescita economica bisognerà accettare anche qualche contropartita negativa. Quello che preoccupa è che l’illusione di nuovo benessere diventa l’espediente per realizzare speculazioni di dubbia utilità, anche misurandola con i classici strumenti economici. Pensiamo al comparto industriale ed alle mille difficoltà che sta vivendo in questa delicata fase congiunturale dell’economia mondiale. Una fase in cui si registra una consistente contrazione del settore, con aziende che chiudono e strutture e capannoni vuoti e abbandonati. Questa è esattamente la situazione in cui amministratori dotati di un minimo di buonsenso potrebbero riflettere sull’opportunità di seguire un modello di sviluppo incompatibile con la “carrying capacity” del pianeta. E’ la situazione in cui si può iniziare a pensare a forme di incentivo alla piccola economia locale, alle produzioni a chilometri zero, allo spostamento di risorse dalle grandi opere infrastrutturali (e che alimentano una perversa spirale energivora ed inquinante) alla diffusa realizzazione di piccole opere e servizi al cittadino.
Gli amministratori, talvolta, si lasciano sedurre dalle proposte di qualche abile imbonitore che suggerisce la trasformazione di immense aree agricole in aree industriali. Sta succedendo a Fara in Sabina (Passo Corese) e potrebbe succedere a Labico. I due paesi sono accomunati da scelte scellerate, calate dall’alto e prive di ogni logica di sviluppo economico e territoriale. A Passo Corese è in fase di realizzazione, in un’area di 200 ettari, un polo della logistica il cui volume iniziale era di 6 milioni di metri cubi. Con una variante urbanistica fatta dal Consorzio (che, una volta insediato, scippa al comune la gestione del territorio) i metri cubi sono diventati 10 milioni. Il tutto senza nemmeno la valutazione ambientale strategica. Situazione analoga si registra a Labico, dove l’area industriale – proposta con l’alibi di un’altra discutibile opera, quale la bretella Cisterna-Valmontone, ben lontana dall’essere realizzata, visto che, al momento, le risorse sono insufficienti - sarà di 190 ettari (ma l’estensione del comune è un quinto rispetto a Fara in Sabina) e i cui amministratori hanno sposato con entusiasmo un intervento che cancellerebbe gran parte del territorio agricolo risparmiato dalla progressiva aggressione del cemento.
Nel reatino sono attive oltre 30 associazioni che si battono contro questa speculazione sul territorio (il vero business è la plusvalenza fondiaria) e per chiedere invece di valorizzare e rilanciare l’economia agricola, una risorsa enorme (e rinnovabile) che potrebbe agevolmente coniugare il problema occupazionale con la tutela ambientale e della salute. A Labico, la cui area industriale sorgerebbe a ridosso di un’importante zona residenziale, si stanno cominciando a creare movimenti di cittadini, determinati a fermare la sciagurata ipotesi. Tra i sabini e i labicani preoccupati per la propria qualità della vita si è avviata un’importante sinergia per dare vita un fronte comune. Un’alleanza “dal basso” che metterà in rete informazioni e proposte con l’obiettivo di salvaguardare il proprio territorio, il proprio ambiente e la propria salute da scelte di sviluppo senza futuro.

12 ottobre 2010

Labico, Berlenghi denuncia il malfunzionamento degli altoparlanti della stazione

“È trascorso quasi un mese da quando ho inviato al sindaco una segnalazione sul mancato funzionamento dell’altoparlante della stazione di Labico, ma non si è vista ancora l’ombra di un intervento”. Lo dichiara Tullio Berlenghi, capogruppo d’opposizione al Comune di Labico. “Forse il nostro primo cittadino non percepisce il problema perché non usufruisce dei servizi ferroviari, ma i pendolari labicani sono molti e credo abbiano il diritto di ricevere le comunicazioni in maniera corretta e tempestiva, come avviene in tutte le altre stazioni ferroviarie. Da mesi ormai l’unica informazione sui treni (orari, ritardi, soppressioni) proviene dal monitor interno alla struttura – che non sempre funziona, non sempre è attendibile e soprattutto non può essere controllato quando si è già sulla banchina per prendere il treno. Proprio qualche giorno fa – prosegue Berlenghi – per un problema sulla linea Roma-Cassino i treni hanno subito notevoli ritardi, senza che nessuno dei pendolari in attesa sul marciapiede potesse riuscire ad avere delle informazioni certe. Altro problema correlato è la mancanza di informazioni sui treni in transito, che rendono molto pericoloso attraversare i binari (come fa qualche viaggiatore per evitare le scale ghiacciate e scivolose nel periodo invernale)”.
“Ci auguriamo – conclude il consigliere – che il Sindaco solleciti presto gli organi competenti e garantisca questo importante servizio per i cittadini di Labico”.

8 ottobre 2010

Giordani non si attribuisca meriti che non ha!

"Il commento di Andrea Giordani sull’articolo de “Il Sole 24 ore” dell’1 settembre scorso è pieno – come spesso capita al nostro primo cittadino – di inesattezze". Lo dichiara Tullio Berlenghi, capogruppo di opposzione al Comune di Labico.
"Intanto l’autorevole testata economica si limita a fotografare la crescita demografica di molti paesi della provincia di Roma, evidenziando i problemi, in termini di bilancio dell’amministrazione, causati dalla riduzione dei trasferimenti procapite. Non c’è nessuna valutazione positiva sulla presunta “buona” amministrazione di Giordani (il giudizio se l’è attribuito da solo). In realtà il quadro che emerge dall’articolo del Sole è quello che noi dell’opposizione denunciamo da tempo. L’amministrazione attuale si è prodigata esclusivamente a favorire gli interventi di speculazione sul territorio, consentendo un’espansione edilizia senza precedenti ha portato sì ad un aumento demografico impressionante (ma non c’è merito in questo e gli unici a guadagnare sono stati alcuni costruttori). Per i cittadini non c’è stato alcun vantaggio, come viene confermato dal fatto che gran parte dei servizi e delle opere di interesse collettivo sono rimaste le stesse di quando i residenti erano un terzo di adesso. Sono quasi del tutto assenti gli standard urbanistici (previsti dalla legge) dei nuovi quartieri e le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono del tutto inadeguati alle esigenze della cittadinanza. Anche sulle tariffe Giordani ha raccontato un’altra bugia, visto che in questi anni è aumentato tutto, dall’addizionale IRPEF, alla tariffa sull’acqua, al trasporto scolastico. Era aumentato anche il costo dei buoni pasto e solo grazie all’azione dell’opposizione e dopo una lunga battaglia in commissione e in consiglio siamo riusciti a farlo ridurre nuovamente". "Invitiamo Giordani - conclude Berlenghi - a evitare di fare comunicati autocelebrativi e ad occuparsi davvero di garantire ai cittadini un livello almeno dignitoso dei servizi".

3 ottobre 2010

ASI: il piano fallito della maggioranza


Sabato 25 settembre si è  tenuto  il primo di una serie di  incontri  con la popolazione labicana per “spiegare” l’ambizioso progetto dell’ASI (area di sviluppo industriale) ai cittadini. Il sospetto  che l’iniziativa non sia stata del tutto spontanea, ma sia nata dalla  campagna  di  informazione  svolta  dal  gruppo  consiliare  di Cambiare e Vivere Labico, è più che fondato. Non è certo nella cultura  di questa amministrazione la cosiddetta politica “dal basso”, con il  coinvolgimento  preventivo  dei  cittadini.  E,  in effetti,  il  coinvolgi- mento  non  è  stato  preventivo,  ma  è  avvenuto  dopo  quasi  un  anno  dall’avvio  dell’iter  per  la  realizzazione  dell’ASI  e  due  delibere di giunta ed una di consiglio. La manovra era chiara- mente di ben altro  tipo: convincere  i cittadini della bontà del pro- getto  attraverso  una  conferenza monocorde  in  cui  si  puntava  soprattutto  sul  ricatto  occupazionale,  lo  stesso  ricatto  con  cui  troppo  spesso  si  stanno  giustificando  le  compressioni  dei  diritti  dei lavoratori. La maggioranza contava in uno sparuto numero di  cittadini,  da  abbagliare  con  una  bella  presentazione  in  power  point sulle piacevolezze di un’area produttiva  industriale a pochi  metri da casa.   Noi consiglieri di opposizione avevamo già deciso di partecipare  all’incontro  e  di  dire  la  nostra  e,  grazie  all’intuizione  di Maurizio Spezzano, abbiamo coinvolto attivamente gli abitanti di Colle Spina attraverso una lettera (incassettata in tutto il quartiere) con cui  si invitavano i cittadini ad essere presenti e ad ascoltare le valutazioni di tutti, compresa l’opposizione.  La nostra presenza – e qualche cittadino in più del previsto –  ha  scompaginato  non  poco  i  piani  della  maggioranza,  che  puntava ad una platea bendisposta e ad una ben precisa strategia.  La tecnica di comunicazione adottata, infatti, nella sua sem-plicità, poteva risultare efficace. Da un lato bisognava evitare l’utilizzo  di  parole  che  potessero  portare  qualche  preoccupazione,  come chimica,  rifiuti, emissioni  inquinanti, polveri sottili. Dall’altro  lato  bisognava  porre  l’accento  su  altre  locuzioni;  tra  queste    a  parte “posti di lavoro”, ovviamente – si caldeggiava l’uso di termini  rassicuranti come: prodotti agricoli, attività florovivaistiche, logisti- ca  (solo  perché  non  è  a  tutti  chiaro  che  logistica  può  voler  dire  movimentazione  di  migliaia  di  TIR  che  avvelenano  l’aria  circo- stante).  Il  trucchetto  però  non  è  riuscito.  E,  va  detto,  non  per merito  nostro. Il trucchetto non è riuscito soprattutto per merito dei citta-dini presenti, che avevano già le idee abbastanza chiare ed erano  consapevoli di due cose: la prima era che la tardiva convocazione  di una conferenza informativa era tutt’altro che spontanea, ma un  goffo  tentativo  di  imbrogliare  le  carte;  la  seconda  era  una  apprezzabile  conoscenza  delle  possibili  conseguenze  per  la  loro  qualità della vita di una scelta di sviluppo di quel  tipo. Sono stati  loro, infatti, a chiedere che fosse un vero confronto e non il comi-zio a senso unico della maggioranza con informazioni incomplete  o manipolate. All’inizio Alfredo Galli,  che  presiedeva  la  conferenza, aveva  fermamente negato ogni possibilità di  interven-to, come è costume di questa amministrazione che rifugge come  la peste ogni  ipotesi di confronto, vuoi per carenza di argomenti,  vuoi per manifesta  incapacità. Per  fortuna  il  presidente del  consorzio  di  Colle  Spina,  Giovanni  Olivo,  non  ha  accettato  questa  impostazione.  La  conferenza –  per  lui  e  per  i  tantissimi  cittadini  intervenuti – serviva ad avere delucidazioni e non come passerella  per  qualche  esponente  della  maggioranza  e  si  è  speso  per  garantire a tutti – persino agli esponenti dell’opposizione – il diritto  di  intervenire.  Il  risultato  è  stato  che,  dopo  le  vuote  chiacchiere  degli amministratori, fatte delle solite promesse di posti di lavo- ro (e quei pochi li gestirebbero loro per garantirsi il consenso), di  risorse economiche (che gestirebbero sempre  loro) e, persino, di  zone verdi, qualcuno ha cercato di spiegare  i veri pericoli che  la  creazione dell’ennesimo carrozzone (la delibera prevede già gli  stipendi per  il consiglio di amministrazione) potrebbe portare  al  territorio ed ai cittadini. Avremo modo di spiegare  in modo più  approfondito le conseguenze – sull’ambiente e sulla salute - della  realizzazione di una nuova zona  industriale a Labico, quando  in  Italia c’è una crisi industriale senza precedenti e si registra la costante chiusura di attività produttive ed  il progressivo abbandono  di capannoni e zone  industriali, sottratte alla produzione agricola  e rimaste a fare le cattedrali nel deserto. E il fallimento del tentativo di suggestionare gli abitanti di Colle Spina con qualche  bella  parola  è  dato  dall’assenza,  nel  ridicolo  comunicato  di  commento all’iniziativa -  in cui anziché raccontare quello che è  successo, si sono riportate solo le illusorie affermazioni del sindaco Giordani e dell’assessore Di Stefano -, del vicesindaco. Alfredo Galli, infatti, pur avendo condotto la conferenza ha capito che  non era  il caso di associare  la sua  immagine ad un boomerang  così clamoroso e, come per la sagra delle nocciole, ha pensato  bene di defilarsi in gran fretta. Noi del gruppo consiliare Cambiare  e Vivere Labico siamo sempre a nostro agio quando il confronto è  concreto e sul merito delle questioni e siamo disponibili sin da ora  a nuovi appuntamenti con  i cittadini per spiegare  la nostra posizione sulle prospettive di sviluppo del nostro  territorio. La principale differenza rispetto alla maggioranza è che noi siamo ben lieti  di poter dialogare con i cittadini e di ascoltare le loro considerazioni. Così come non abbiamo problemi ad avere un contraddittorio diretto e pubblico con  la maggioranza. Non a caso abbiamo  proposto di riportare la delibera in un consiglio comunale  da tenersi di sabato a Colle Spina, in modo da consentire la  più  ampia  partecipazione  dei  cittadini. Ma  siamo abbastanza  certi che non si farà, così come non si faranno più le iniziative  pubbliche promesse sull’ASI. La  trasparenza della pubblica  amministrazione è per questa maggioranza qualcosa per  cui non sono ancora pronti. Bisogna capirli.

Alle colonne d'Ercole

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