22 giugno 2010

Interrogazione sull'uso di Palazzo Giuliani

Labico, 21 giugno 2010



Al Sindaco del comune di Labico



Oggetto: utilizzo della sala consiliare di Palazzo Giuliani


Il 20 giugno 2010 si è tenuta, presso la sala consiliare di Palazzo Giuliani, una cerimonia di un’associazione storica e culturale denominata “I templari”, finalizzata – tra l’altro – all’investitura di Andrea Giordani, attuale sindaco di Labico;

a quanto risulta la medesima associazione aveva utilizzato palazzo Giuliani in una precedente occasione il 14 maggio 2010;

sulla base della delibera n. 95 del 2009 non risulta che sia possibile consentire l’uso della sala per una simile iniziativa;

il sindaco di Labico, su precisa domanda del primo firmatario della presente interrogazione, ha dichiarato che la cerimonia che si è svolta nel Palazzo è equiparata ad un matrimonio e, di conseguenza, ne può essere autorizzato lo svolgimento nella sala consiliare, previo pagamento dell’importo dovuto;



in quale parte del regolamento per l’uso degli spazi pubblici di cui alla delibera n. 95 del 2009 si faccia riferimento a questa tipologia di eventi per i quali può essere concessa l’autorizzazione all’uso della sala consiliare di Palazzo Giluliani;

sulla base di quale norma del nostro ordinamento l’investitura di un cavaliere templare venga equiparata a quella del matrimonio;

se sia stata presentata e protocollata regolare richiesta di utilizzo della sala consiliare per gli utilizzi del 14 maggio e del 20 giugno e se sia stato pagato il corrispettivo dovuto;

come si possa giustificare questa disparità di trattamento rispeto alle molte associazioni che operano e si impegnano nel territorio di Labico;

se la cerimonia che si è svolta il 20 giugno sia considerata un evento istituzionale o un fatto squisitamente privato.

Palazzo Giuliani, dai Templari al Grande Puffo.


Ormai è definitivamente ufficiale, ne ha dato notizia anche il quotidiano Cinque: Andrea Giordani, sindaco di Labico, è stato proclamato “Cavaliere dei Templari”, in una solenne cerimonia tenutasi domenica 20 giugno a Palazzo Giuliani. Sul fatto in sé nulla da obiettare. Ognuno, nel suo privato, è libero di fare parte di qualunque associazione, purché – ovviamente – nel rispetto delle leggi. Io stesso sto prendendo informazioni su come diventare Grande Puffo e mi dicono che sia necessario affrontare temibili prove come un duello col malvagio Gargamella o una singolar tenzone col perfido Birba. Sono pronto a tutto, ma ho il timore che la mia incoronazione non possa avvenire nella suggestiva cornice della Sala Consiliare di Palazzo Giuliani, come è avvenuto per il mio primo cittadino, né di poter contare sul patrocinio del Comune. Proviamo a capire perché.
Intanto a Labico vige – dall’ottobre del 2009 – un regolamento sull’uso degli spazi pubblici che “inibisce” l’uso della sala consiliare ad usi non istituzionali. Ho chiesto immediatamente spiegazioni al sindaco, proprio mentre stavano finendo di allestire la sala per la cerimonia, il quale mi ha pazientemente spiegato che si trattava di una sorta di funzione religiosa e, come tale, equiparabile al matrimonio. Ragion per cui si giustificava pienamente la concessione della sala. Le sue spiegazioni mi sono sembrate un tantino debolucce e spero che chiariremo quanto prima la questione in consiglio comunale. Nel frattempo ho predisposto, a nome del gruppo consiliare, un’interrogazione con cui chiedevo proprio di fare la massima chiarezza sullo strano modo di gestire gli spazi pubblici e, una volta avute le risposte, tornerò sicuramente sulla questione.
Per il momento vorrei fare solo un’altra considerazione. Possibile che di questo evento, così importante, al punto da meritare finanche il patrocinio dell’amministrazione, non si sia parlato per nulla “prima”? Se il Comune ritiene un’iniziativa talmente meritevole da decidere di patrocinarla, perché non ha mai fatto un comunicato, un manifesto, un volantino? Dopodomani ci sarà un consiglio comunale ad hoc per le interrogazioni. Spero proprio che il nostro sindaco, così sollecito nel censurare il mio comportamento alle processioni, così rapido nel concedere quasi duemila euro di finanziamento ad associazioni culturali esterne, sia altrettanto solerte nel dare le doverose delucidazioni su come vengono gestiti gli spazi pubblici nel nostro paese. Adesso scusate, ma Gargamella mi aspetta.

18 giugno 2010

Interrogazione sui finanziamenti "facili" dell'amministrazione

Gli strani criteri per l'erogazione dei finanziamenti e per l'assegnazione degli spazi a favore di iniziative culturali. Ecco il testo dell'interrogazione presentata per chiedere conto di questa incomprensibile disparità di trattamento.



Al Sindaco di Labico, con richiesta di risposta al primo Consiglio Comunale utile e contestuale iscrizione del punto all’odg


I sottoscritti consiglieri interrogano il sindaco, per sapere, premesso che:

  • in data 24 maggio 2010 l’associazione “In provincia”, un’associazione culturale di Cave, non iscritta nell’elenco delle associazioni registrate presso il comune di Labico, ha presentato una domanda di finanziamento di 1780 euro, per una mostra di quadri da tenersi dal 29 maggio al 7 giugno;
  • in data 27 maggio si è tenuta una riunione della giunta che ha prontamente esaminato la proposta e ha immediatamente deliberato di concedere il finanziamento richiesto;
  • la mostra si è tenuta nel silenzio e nell’indifferenza più totali; non si ha notizia di manifesti o di efficaci forme di comunicazione in merito e neppure gli amministratori hanno ricevuto l’invito all’inaugurazione della mostra;

come giustifichi il Sindaco questa “corsia preferenziale” nei confronti di un’associazione culturale che, pur non essendo iscritta nel registro delle associazioni a Labico e pur non avendo presentato nei tempi previsti un progetto ai sensi del regolamento delle associazioni (come stabilito per le associazioni labicane alle quali, in assenza del progetto, non viene riconosciuto alcun finanziamento), è riuscita ad ottenere una somma piuttosto cospicua per un’iniziativa a cui sembra essere stato dato pochissimo risalto;
come spieghi il Sindaco la disparità di trattamento economico con le realtà associative locali, visto e considerato che ad associazioni che hanno proposto un articolato calendario di iniziative sono state assegnate poche centinaia di euro;
per quale ragione il Sindaco sia così sollecito nel rispondere ad alcune richieste – appena tre giorni per la fortunata associazione culturale cavese – mentre alle istanze delle associazioni labicane talvolta non risponde affatto;
se non ritenga scorretto nei confronti delle associazioni labicane brandire la delibera n. 95 del 2009 per negare a propria discrezione e a proprio piacimento gli spazi pubblici, spazi che invece vengono allegramente concessi ad altre associazioni, senza alcuna apparente giustificazione.


BERLENGHI, SPEZZANO

13 giugno 2010

I manifesti della maggioranza pagati da tutti noi?

Visti gli effetti della nostra comunicazione sul rischio che il "modello di sviluppo" proposto dai nostri amministratori potesse regalare a Labico anche un bell'impianto di termovalorizzazione la maggioranza si è affrettata a far stampare un bel manifesto con cui spiegare ai cittadini labicani la bontà delle proprie scelte.
La cosa in sé non solo è legittima, ma è anche apprezzabile. Rientra in quella che, in una situazione normale, rappresenta una normale dialettica tra coalizioni politiche. Entreremo sicuramente nel merito con una nuova risposta da parte nostra e lo faremo con grande piacere, anche perché le argomentazioni di Giordani e compagnia sono molto deboli e si possono smentire piuttosto facilmente. Vorrei solo fare una piccola riflessione sulla loro concezione "padronale" delle istituzioni.
Abbiamo due coalizioni che si confrontano sui temi e sulle proposte. Ognuna di esse ha il diritto di usare gli strumenti di comunicazione che ritiene opportune, purché - ovviamente - lo faccia nel rispetto degli altri. Noi scriviamo giornali (dei quali paghiamo a nostre spese la stampa e la diffusione); noi curiamo siti web e blog (a costi modesti, ma sostenuti comunque da noi); noi facciamo stampare ed affiggere manifesti (sempre a nostre spese). Loro giornali non ne fanno, ma quando li fanno la stampa e la diffusione li pagano i cittadini labicani e, visto che sono belli patinati e arrivano per posta, il conto è piuttosto salato. Ecco adesso un bel manifesto "istituzionale" per rispondere alle nostre critiche. L'intestazione è esattamente quella della pubblica amministrazione, usata in modo scorretto per fare una comunicazione di parte. Non ho elementi per affermare che il manifesto sia stato pagato dal comune, però il sospetto che sia così mi sembra piuttosto fondato. In ogni caso assistiamo ancora una volta ad un uso improprio di tutto ciò che è pubblico. Fosse solo l'immagine della pubblica amministrazione, tirata e stropicciata senza alcun rispetto a beneficio delle esigenze di parte. Sempre la stessa parte. Tra l'altro la parte sbagliata.

11 giugno 2010

Storie di ordinario degrado


L’amministrazione comunale non dispone certo di un patrimonio immenso e chiunque conosca un po’ Labico sa bene quali siano gli spazi ed i locali di proprietà del Comune. Tra questi va indubbiamente annoverata la zona denominata “I Cerchi”, uno spazio tradizionalmente utilizzato dai ragazzi per incontrarsi e passare insieme pomeriggi e serate, soprattutto nel periodo estivo.  Un’amministrazione comunale seria che dispone di un posto come quello de “I Cerchi” sa di avere a disposizione due strade: la prima è quella di gestire in proprio lo spazio, fornendo un servizio di carattere sociale, offrendo un’opportunità di lavoro a qualche persona e valorizzando una zona così vicina al centro storico; la seconda è quella di affidarne – con procedura di evidenza pubblica – la gestione ad un altro soggetto, individuando una formula che garantisca al privato di trarne il giusto vantaggio economico e al comune di avere sia un equo corrispettivo sia la manutenzione dell’area. Spetterà sempre al comune il compito di vigilare sul rispetto dell’accordo siglato.
Non a Labico, ovviamente. Il bando di appalto, infatti, ha lo stesso sapore di altri bandi che abbiamo visto in passato. Una fugace pubblicazione nell’albo pretorio (la cui effettività non è più verificabile), delle condizioni decisamente favorevoli alla controparte privata e – guarda la combinazione – una sola proposta presentata. La “base d’asta” era di 600 euro annui e l’offerta è stata di 700. Ben 100 euro in più, che hanno fatto balzare l’importo mensile da 50 euro a circa 58. Una cifra da capogiro per quello che è, a tutti gli effetti, un locale commerciale di un discreto pregio, se si tiene conto della potenzialità offerta dagli ampi spazi a disposizione e che il gestore dovrebbe tenere puliti, ma che – in tutta evidenza – sono invece preda dell’incuria e del degrado. Un degrado a cui è stato il comune stesso a dover provvedere a proprie (e quindi a nostre) spese per rendere il luogo appena appena decente per la recita di fine anno delle scuole elementari (a proposito: complimenti alle maestre, al preside e a tutti coloro che, col loro disinteressato impegno, hanno permesso la straordinaria serata).
Possiamo anche sorvolare sugli aspetti più controversi sulle modalità di affidamento dell’area e possiamo anche fare finta che la convenzione stipulata tra l’ente locale e il privato sia ragionevolmente equa, ma per quale ragione, a fronte del totale abbandono della zona, l’amministrazione non interviene con l’immediata risoluzione del contratto? Cosa c’è dietro questa incomprensibile inerzia? Perché ogni volta è la collettività che deve rimetterci – con la negazione di uno dei pochi spazi pubblici – a causa dell’incapacità di chi governa? Queste sono le domande che abbiamo posto al Sindaco e sulle quali vorremmo avere una risposta. Il Presidente del Consiglio, Luciano Galli, aveva promesso che si sarebbe tenuto un consiglio comunale venerdì 4 giugno proprio per rispondere alle nostre interrogazioni. La promessa non l’ha mantenuta ed ha lasciato passare un’altra settimana. Quando tempo dovrà trascorrere ancora perché il proprio orgoglio e la propria dignità prevalgano sulle immaginabili pressioni di chi continua a voler fuggire di fronte alle proprie (ir)responsabilità?

10 giugno 2010

Non oltraggiate le reliquie

Il sindaco mi scrive per stigmatizzare il mio comportamento...


Questa mattina mi è stata consegnata la lettera contenente il richiamo ufficiale del sindaco per il mio comportamento durante la processione, giudicato arbitrario e provocatorio. Di seguito la mia risposta. Buona lettura.

Labico, 10 giugno 2010




Ad Andrea Giordani
Sindaco di Labico

e, per conoscenza,
al Comandante della Stazione
dei Carabinieri di Labico



Oggetto: risposta alla comunicazione prot. 4088 del 9 giugno 2010


Gent.mo Sindaco,

mi è stata consegnata poco fa la sua missiva in cui “stigmatizza” il mio comportamento durante la processione del “Corpus Domini”, ritenuto – a suo avviso – arbitrario e provocatorio.

Colgo subito l’occasione per esprimere il mio stupore per la sollecitudine con cui è intervenuto. Mi piacerebbe poter riscontrare analoga lestezza quando si tratta di occuparsi dei problemi del paese e dei cittadini e di rispondere alle nostre richieste ed alle nostre interrogazioni. Mi piacerebbe, ad esempio, sapere per quale ragione non è stato altrettanto sollecito quando abbiamo segnalato un’irregolarità nella procedura di un appalto di lavori pubblici per oltre 400mila euro a carico della collettività, oppure quando si registrano problemi per la rete fognaria e i cittadini devono vedersela con i liquami delle fogne che entrano nelle proprie abitazioni, oppure quando abbiamo chiesto conto della strada pubblica che attraversa la sua proprietà e di cui Lei – questa volta sì, arbitrariamente – si è indebitamente appropriato. Potrei citare decine di casi nei quali Lei si distingue per la sua mancanza di assunzione del ruolo di responsabilità che l’essere primo cittadino del nostro paese le attribuisce. La solerzia della sua replica dà la misura di quanto per Lei conta di gran lunga più la forma, l’apparire e l’ostentare che il delicato compito di amministrare la nostra comunità, ma non mi sottrarrò certo dall’obbligo di rispondere a mia volta.

Dispiace che la sua ricostruzione della vicenda – in sé piuttosto ridicola – sia così parziale e inesatta e mi trovo costretto a fare alcune precisazioni. In primo luogo desidero fare presente che eravamo, tutti noi, parte di una solenne cerimonia religiosa e, in quell’ambito, esclusivamente il suo ruolo di primo cittadino, in qualità di rappresentante legale dell’ente locale (ai sensi dell’articolo 50 del Testo Unico degli Enti Locali), ha una sua specificità. Gli altri amministratori, nell’ambito squisitamente religioso in cui ci trovavamo e, se vogliamo, agli occhi del Signore, erano tutti allo stesso livello. E il suo patetico tentativo di creare delle gerarchie di visibilità in un simile contesto mi sembra del tutto fuori luogo.

Tornando alla ricostruzione dei fatti vorrei ricordarle che mi sono trovato, in modo del tutto casuale, ma è libero di non credermi, al suo fianco (e quindi non davanti a Lei) e non consideravo certo un attentato di lesa maestà una simile circostanza. Sembra invece che a Lei e ad altri esponenti della maggioranza questa mia presenza abbia dato un certo fastidio, al punto da “inventarsi” la regola che la prima fila spetta alla giunta. Mi chiedo se il protocollo delle cerimonie religiose sia curato dall’amministrazione comunale e, in quel caso, dove sia depositato, visto che non ne ho mai visto traccia. Per “liberarsi della mia presenza” è stato quindi mandato il consigliere De Martino, incaricato di spintonarmi via, il quale, con grande diligenza e senso di abnegazione, si è dedicato all’incombenza. Già la scelta del body-guard è in contraddizione con il suo assunto, visto che il consigliere De Martino non fa parte della giunta e, di conseguenza, nel protocollo sulle processioni, ancorché virtuale, dovrebbe essere al mio stesso livello gerarchico. Ho deciso – ed è stata forse la mia unica responsabilità – di non subire una violenta prepotenza e di rimanere al suo fianco. A quel punto Lei ha scelto di rimanere molto indietro rispetto al gonfalone, creando così la ridicola situazione in cui ci siamo trovati tutti quanti.

Caro Sindaco spiace che il pochissimo tempo che Lei dedica al nostro paese si riduca alla partecipazione alle processioni, ai consigli comunali (salvo fuggirne al momento di rispondere alle nostre interrogazioni) e a poco altro, tra cui questa iniziativa a tutela della sua – e della sua maggioranza – visibilità nelle pubbliche iniziative. Mi impegno comunque, per il futuro, ad evitare accuratamente di mettere a repentaglio la sua apparenza. Per quanto riguarda la sostanza, stia pur tranquillo: su quel versante di pericoli non ne corre.

Con osservanza.



Tullio Berlenghi

9 giugno 2010

Sicurezza stradale a Circonvallazione Falcone



Ecco il testo dell'interrogazione con cui chiediamo all'amministrazione di intervenire per garantire la sicurezza stradale in un importante quartiere di Labico


Al Sindaco di Labico, con richiesta di risposta al primo Consiglio Comunale utile e contestuale iscrizione del punto all’odg


I sottoscritti consiglieri interrogano il sindaco, per sapere, premesso che:


-          via Circonvallazione Falcone è una strada residenziale che collega uno dei nuovi quartieri del paese alla viabilità principale;
-          purtroppo, a causa dell’incapacità di codesta amministrazione di far rispettare la normativa vigente in materia di realizzazione di standard urbanistici, buona parte dell’arteria viaria è priva di marciapiedi, con comprensibile aumento della pericolosità per l’utenza debole della strada;
-          la diffusa residenzialità e la presenza di numerose famiglie con bambini fanno sì che, sovente, lungo la strada vi siano adulti e bambini a piedi e in bicicletta;
-          spesso gli automobilisti che percorrono la strada non si preoccupano della presenza di persone a piedi o in bici e mantengono velocità decisamente troppo elevate per il contesto, con grave rischio per l’incolumità dell’utenza debole della strada;
-          in più circostanze esponenti dell’amministrazione e della maggioranza si erano impegnati ad affrontare il problema;

se l’amministrazione intenda realizzare gli opportuni interventi di messa in sicurezza della strada, al fine di garantire la giusta serenità agli abitanti del quartiere;

in quali tempi si prevede verrà realizzato il completamento degli standard urbanistici e, in particolar modo, la posa in opera dei marciapiedi nei tratti di strada dove mancano;

se non si ritenga, in prima istanza, di dover collocare lungo circonvallazione Falcone i dossi dissuasori della velocità, al fine di indurre gli automobilisti ad una maggiore cautela durante il transito lungo l’arteria stradale.




Tullio Berlenghi

Maurizio Spezzano

La ciclabile più lunga della provincia di Roma...



La nostra interrogazione sulla ciclabile

Al Sindaco di Labico, con richiesta di risposta al primo Consiglio Comunale utile e contestuale iscrizione del punto all’odg


I sottoscritti consiglieri interrogano il sindaco, per sapere, premesso che:

-          in data 29 giugno 2006 l’amministrazione comunale ha inviato alla Regione Lazio una richiesta di finanziamento, ai sensi della legge regionale n. 13 del 1990, per la realizzazione della pista ciclabile lungo la via Casilina, per un importo pari a 184.120 euro;
-          in data 7 febbraio 2008 la Regione Lazio ha inviato al Comune di Labico una comunicazione per informare dell’avvenuta concessione del finanziamento da parte della Regione Lazio per un importo pari a 174.914 euro, con richiesta di progetto esecutivo e atto di impegno contabile della quota di compartecipazione;
-          in data 8 aprile 2008 il Comune di Labico ha provveduto all’invio di una lettera di invito a cinque professionisti per l’incarico di progettazione e direzione lavori;
-          in data 23 aprile 2008 si è svolta la gara per l’affidamento dell’incarico di progettazione e direzione lavori, conclusasi con l’aggiudicazione dell’incarico al’arch. Luigi Fioramanti;
-          sempre in data 23 aprile 2008 è stato depositato dall’arch. Fioramanti il computo metrico relativo all’opera;
-          in data 26 aprile 2008, con la determinazione n. 190, sono stati approvati l’atto di impegno di spesa e il verbale di gara;
-          in data 4 settembre 2008 la giunta comunale, con la deliberazione n. 67, ha approvato il progetto per l’importo di 174.914 euro;
-          in data 18 settembre 2008 la giunta comunale, con la deliberazione n. 75, ha riapprovato il progetto con il nuovo importo di 184.120 euro, di cui 9.260 euro a carico dell’amministrazione comunale;
-          in data 30 settembre 2008, con la determinazione n. 279, si è provveduto all’approvazione del bando di gara attraverso la procedura di cottimo fiduciario, la medesima procedura utilizzata per l’affidamento dei lavori del campanile della Chiesa, oggetto di una precedente interrogazione consiliare;
-          in data 10 ottobre 2008 sono stati spediti a cinque ditte scelte dall’amministrazione gli inviti a partecipare alla gara;
-          in data 25 novembre 2008 si è tenuta la riunione della commissione di gara, con l’apertura dell’unica busta pervenuta da parte della ditta SICEM, a cui è stato aggiudicato l’appalto con un ribasso del 3,12%;
-          la ditta SICEM è la medesima che aveva vinto l’appalto per la ristrutturazione del campanile della chiesa pochi mesi prima;
-          il 15 gennaio 2009 si è provveduto alla stipula del contratto di affidamento dei lavori tra l’amministrazione comunale e la ditta SICEM;
-          l’articolo 7 del contratto di affidamento dei lavori stabilisce che il tempo utile per l’ultimazione dei lavori è di 116 giorni, a decorrere dalla data del verbale di consegna dei lavori, non allegato alla documentazione richiesta dagli interroganti;
-          in data 7 gennaio 2010 la giunta municipale, con la deliberazione n. 5, ha concesso una proroga di 90 giorni alla ditta SICEM per la consegna dei lavori, senza una giustificata motivazione;
-          è ragionevole presumere che siano trascorsi anche gli ulteriori 90 giorni generosamente concessi dall’amministrazione e la pista ciclabile non è ancora stata ultimata;
-          la pista ciclabile in questione ha uno sviluppo lineare di poco più di 400 metri a partire dalla zona degli impianti sportivi in direzione del centro urbano;
-          dal momento in cui la ciclabile si interrompe è necessario percorrere oltre due chilometri lungo la via Casilina per raggiungere il centro abitato;
-          secondo le indicazioni fornite dagli uffici non vi è ancora un tracciato dell’intero sviluppo della pista ciclabile (che dovrebbe collegare gli impianti sportivi al centro abitato) e tanto meno si possono fare ipotesi sui tempi necessari a completare il collegamento;


se, ad avviso del sindaco e dell’assessore ai lavori pubblici, l’affidamento dei lavori alla ditta SICEM sia frutto di una singolare quanto fortunata coincidenza;

per quale ragione l’amministrazione comunale, anziché far valere i propri diritti per il ritardo nella consegna dell’opera da parte della ditta aggiudicataria, chiedendo il pagamento della penale di 120 euro al giorno stabilita dall’articolo 8 del contratto di affidamento dei lavori, abbia pensato bene di differire il termine di consegna di ben 90 giorni;

se intenda, almeno per gli ulteriori giorni di ritardo, applicare la penale stabilita dal contratto;

in che modo si ritenga possa essere considerata fruibile una pista ciclabile – destinata prevalentemente ai bambini e ragazzi che si recano agli impianti sportivi – per accedere alla quale è necessario percorrere oltre due chilometri lungo una via ad alto traffico e a scorrimento veloce come la via Casilina,

in quali tempi l’amministrazione comunale preveda che l’opera venga ultimata e se intenda informare il consiglio comunale e i cittadini su quale sia il tracciato previsto.


Tullio Berlenghi

Maurizio Spezzano

3 giugno 2010

I Cerchi abbandonati





La nostra interrogazione sulla situazione de "I Cerchi".


Al Sindaco
Al Presidente del Consiglio Comunale

Per sapere, premesso che:

·        in data 25 ottobre 2007 la giunta comunale, con la delibera n. 63, ha deciso di affidare la gestione della zona denominata “I Cerchi” tramite una procedura di appalto-concorso;
·        la delibera affidava la redazione del capitolato d’appalto agli uffici, senza alcuna specifica indicazione, fatta salva la durata dell’accordo, pari a dieci anni;
·        a seguito della delibera gli uffici hanno predisposto, in data 29 ottobre 2007, il bando di gara, con l’importo del canone annuo di concessione a base di gara pari a 600 euro e con l’impegno di riqualificare l’area, con scadenza fissata per il giorno 8 novembre 2007;
·        entro il termine fissato è pervenuta al comune una sola offerta, pari a 700 euro annui;
·        il 9 novembre 2007 è stato approvato il verbale di gara, che ha sancito l’affidamento della gestione dei Cerchi al sig. Emanuele Carnevale, unico partecipante alla gara;
·        il bando di gara, il capitolato d’appalto e la successiva convenzione, pur redatti in modo decisamente sbilanciati a favore della controparte privata, stabilivano alcuni specifici impegni tra cui:
o      l’obbligo di provvedere a proprie spese e senza rivalsa nei confronti dell’amministrazione della messa a norma dei locali, degli impianti e del verde attrezzato;
o      la pulizia dell’area e del verde circostante;
o      il mantenimento del decoro e dell’accessibilità del parco giochi;
o      la comunicazione all’amministrazione degli orari di apertura della struttura;
o      il pagamento dei canoni delle utenze;
o      la non cedibilità a terzi della concessione;
·        da molti mesi la zona versa in un indicibile stato di abbandono e degrado, la struttura non espleta più il servizio al pubblico e mancano le condizioni minime di igiene e decoro;


·        se l’amministrazione comunale sia al corrente della situazione descritta in premessa e se sia consapevole di trovarsi di fronte ad un chiaro inadempimento da parte del soggetto privato;
·        se il soggetto privato sia in regola con il pagamento del canone annuo di concessione e di tutte le utenze o se vi siano ulteriori – non evidenti – violazioni della convenzione stipulata;
·        se l’amministrazione comunale non intenda, a buon diritto, provvedere alla rescissione unilaterale del contratto, sulla base del mancato rispetto degli accordi intercorsi, al fine di restituire alla collettività un’area che potrebbe essere di gran lunga meglio utilizzata e valorizzata e che non può rimanere in questo penoso stato di incuria.

Vista l'importanza dell'interrogazione, si chiede risposta urgente e l'inserimento di tale punto fra gli ordini del giorno del prossimo Consiglio Comunale.

BERLENGHI - SPEZZANO

1 giugno 2010

Autostrade, lamponi e corbezzoli


Non siamo abituati a ragionare sulla complessità delle cose. Vuoi per pigrizia, vuoi per mancanza di una specifica conoscenza del tema, tendiamo a circoscrivere i problemi a ciò che in quel dato momento ci sembra più evidente. E così ci improvvisiamo in qualunque ruolo, da commissario tecnico della nazionale (categoria che conta svariati milioni di praticanti) ad economista, da medico ad urbanista. Finché lo facciamo nelle chiacchiere al bar o sul treno, poco male. Un po’ più preoccupante è quando questo approccio superficiale è il verbo dei pubblici amministratori, a tutti i livelli.
Pensiamo agli interventi di trasformazione del territorio che riguardano Labico e occupiamoci del più significativo, in termini di impatto, che si prevede verrà realizzato da qui a dieci anni: la bretella Cisterna-Valmontone. L’opera, inserita nel piano nazionale delle opere pubbliche del Governo, ha un suo significato ben preciso, che non può essere ignorato. Chi ha deciso di farla – insieme alle altre decine di opere previste – ha già fatto una chiara scelta sulle politiche infrastrutturali e trasportistiche, una scelta che allontana l’Italia dagli obiettivi sanciti dal Protocollo di Kyoto, una scelta che rende difficile l’attuazione degli impegni assunti alla conferenza del clima di Copenaghen, una scelta che è in netto contrasto con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La scelta è quella di privilegiare il trasporto su gomma rispetto a quello su ferro, la scelta è quella di far viaggiare le merci aumentando i costi economici, ambientali e sociali. La scelta è quella di aumentare le tensioni e i problemi legati al mercato dei combustibili fossili. In questa sede non mi interessa neppure giudicare se la scelta sia giusta o sbagliata. Mi interessa solo che sia chiaro che chi ha sostenuto e sostiene – ancorché con diverse sfumature – la realizzazione di “quell”’opera sostiene implicitamente “quel” modello di sviluppo, “quella” filosofia di consumo del territorio, “quelle” strategie trasportistiche. Il resto sono chiacchiere da bar.
Mi stupisce quindi lo stupore di chi ha letto le linee programmatiche del Consorzio di sviluppo industriale e produttivo dell’area labicana e ha scoperto che quel che resta di verde e agricolo del territorio di Labico potrebbe diventare una bella distesa di cemento, asfalto, capannoni industriali, per tacere di piattaforme logistiche e impianti di trattamento rifiuti. Davvero qualcuno poteva ingenuamente pensare che si investissero 800 milioni di euro per costruire un’arteria stradale al solo fine di arrivare qualche minuto prima al mare o di raggiungere più agevolmente i campi di fragole e i noccioleti? Pensavo che solo il nostro sindaco, Andrea Giordani, fosse così ingenuo da credere davvero che l’avida politica di sfruttamento del territorio messa in pratica dal suo predecessore fosse in qualche modo compatibile con la valorizzazione dei prodotti agricoli di qualità, come la nocciola labicana. Eppure basta leggere le prime tre righe della delibera per capire che la bretella è il motore di questa devastazione. E sarebbe stato sufficiente leggersi la relazione tecnica al piano regolatore per accorgersi dei pericoli che si annidavano in determinate scelte.
Io ero già abbastanza preoccupato per l’operazione di trasformazione di un paese in una borgata. Invece si sta riuscendo a fare di peggio: si tramuta il paese in una borgata industriale. Riducendo la qualità della vita sia sotto l’aspetto urbanistico, sia sotto l’aspetto ambientale e sanitario. Eppure siamo sufficientemente vicini a Colleferro per sapere quali potrebbero essere le conseguenze, visto che andremmo a contendere ai nostri amici della valle del Sacco il poco invidiabile primato della città più inquinata del Lazio, con dati epidemiologici spaventosi sull’insorgenza di alcune gravissime patologie, tumorali e respiratorie. Un prezzo altissimo da pagare in cambio della chimera del posto di lavoro. Un posto di lavoro che, nella migliore delle ipotesi, sarà di modesto livello, sottopagato e precario. In questi casi l’unica risposta dignitosa è “No, grazie. Abbiamo già dato”.

Alle colonne d'Ercole

Alle colonne d'Ercole
La mia ultima avventura