28 dicembre 2013

Il regalo di Natale ai labicani. Cronaca di un deprimente consiglio comunale.

Quando entriamo nell’aula consiliare il sindaco è visibilmente seccato. Il ritardo della segretaria comunale gli ha impedito di portare a termine nel migliore dei modi il blitz che aveva sapientemente architettato. La convocazione del consiglio comunale nel bel mezzo del periodo natalizio aveva, infatti, due straordinari pregi: la probabile assenza della parte più scomoda dell’opposizione e una comprensibile ridotta attenzione della cittadinanza (soprattutto se, per agevolare il tutto, ci si dimenticava finanche di far affiggere i manifesti di convocazione del consiglio). Insomma se la segretaria fosse stata puntuale, Galli avrebbe potuto fare a meno di “illustrare” (mi si passi il termine forte) il provvedimento da approvare. Purtroppo, però, la segretaria – impegnata peraltro in attività legate al suo incarico – è entrata quando c’era qualche cittadino nell’aula consiliare e Galli si è sentito in dovere di dare una breve spiegazione di quello che il comune si accingeva ad approvare.
Terminato l’appello ha iniziato a farfugliare alcune frasi sconclusionate il cui senso si potrebbe sintetizzare così: purtroppo a causa di eventi imprevedibili e del tutto indipendenti da noi (i più avranno pensato che un meteorite si deve essere abbattuto sul paese) ci ritroviamo con un debito pazzesco (ma non dice quanto), ma per fortuna io, che sono il miglior sindaco che si possa immaginare, ho già trovato una bella soluzione. Utilizziamo l’articolo 243-bis del testo unico degli enti locali e il problema svanisce come neve al sole. Sorvolando sugli effetti che può causare la neve, anche in modica quantità, merita di essere ricordato l’intervento di supporto di Scaccia, l’assessore al bilancio perfetto per questa maggioranza, il quale ha spiegato ad una platea basita che la scelta era stata fatta nel pieno interesse dei cittadini.  Nel senso che non pagheranno i cittadini il danno causato da altri (ossia da loro)? No, nel senso che il qu… antum ce lo metteranno i cittadini in comode fette, o meglio rate.
Tutto questo purtroppo non è stato registrato, perché – sempre per colpa di un destino cinico e baro – il costoso impianto di registrazione/amplificazione acquistato poco tempo fa (coi soldi pubblici) non funziona e non sono nemmeno in grado di fare una banalissima registrazione su un qualunque altro supporto. Non parliamo poi – sia mai – di eventuali riprese video che metterebbero in evidenza la distonia tra le affermazioni (fasulle) e le espressioni dei volti (pur essendo attori consumati, la qualità della recitazione è tale da non essere credibili neppure per un bambino). E così, zitti zitti, quatti quatti, i nostri bravi – nel senso manzoniano del termine – amministratori hanno approvato il “ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale”, termine con il quale il legislatore ha voluto occultare il senso vero di una norma che illustri giuristi hanno definito una “contraddizione ideologica e in termini” e che, nei fatti, sembra essere stata costruita su misura per salvare qualche amministrazione comunale in difficoltà. La norma, però, non solo presenta molti difetti strutturali ab origine, ma è anche stata modificata e corretta durante l’esame parlamentare al punto da renderla uno strumento molto pericoloso. Pochi giorni dopo la sua approvazione il Sole 24 ore, in un articolo felicemente intitolato “Il pre-dissesto e i rischi della politica irresponsabile” metteva in guardia dalle possibili conseguenze di una scelta troppo disinvolta di questo strumento e, evidentemente ben conoscendo la classe politica italiana, profetizzava: “Saranno molti gli amministratori che, abbagliati dal miraggio di vedere risolti i problemi dei loro enti e ritenendo il predissesto dotato di qualità salvifiche, agiranno con superficialità, trascurando le responsabilità cui è facile andare incontro”. Sembra quasi che gli autori dell’articolo avessero esattamente in testa i nostri azzeccarbugli locali. Già si immaginavano Galli e Scaccia riuniti insieme ai loro più fidi consiglieri tirare fuori dal cilindro la soluzione ottimale grazie alla quale continuare allegramente – per altri dieci anni! – a fingere non solo di non avere alcuna responsabilità per i problemi, ma finanche della loro inesistenza. E magari anche andare a raccontare in giro – come hanno provato a fare in consiglio comunale – che va tutto bene, che loro sono tanto coscienziosi e che se il paese è allo sfascio la colpa è dei marziani e dell’opposizione.

Ovviamente dalle spiegazioni (chiamiamole così) balbettate da Galli e Scaccia si è capito ben poco del famigerato piano di rientro e la sensazione è che ne sappiano meno di quello che hanno fatto capire. Si intuisce che stanno andando avanti con lo stile amministrativo che da sempre li caratterizza: vanno a tentoni, sperando di imbroccarne qualcuna (purtroppo per noi non succede spesso). Dal dibattito (anche qui usiamo con generosità i termini di cui ci dota la lingua italiana) sul punto sono emerse solo un paio di cose: la prima è che il debito ammonta ad oltre 5 milioni di euro (alla faccia…); la seconda è che, visto che si è trovato il coniglio nel cilindro, nel conto finale si è infilato un po’ di tutto, compresa una non meglio identificata somma relativa alla gestione 2005, quando in giunta con Galli sedeva Nello Tulli. Ora bisognerà capire a chi bisognerà imputare quest’altro buco di bilancio: all’allora sindaco, come sembra sostenere Tulli, all’allora assessore, come sembra far capire Galli, o al responsabile tecnico, come spesso avviene quando inizia a girare la ruota delle responsabilità e non si sa mai dove si va a fermare? L’unica, granitica, certezza riguarda il destinatario del conto finale. E’ sempre lui, il cittadino labicano, al quale però, l’amministrazione ha tenuto a formulare “i più sentiti auguri di un sereno Natale ed un felice anno nuovo” (e per la spending review ha preferito affiggere questi manifesti e non quelli di convocazione del consiglio comunale). Del resto, come si fa a non essere sereni e felici con un’amministrazione così?


27 dicembre 2013

Il comune di Labico? Un fallimento, ma non ditelo in giro

Alfredo Galli, sempiterno sindaco di Labico
La vera genialità di chi amministra Labico è, da sempre, la disinvoltura con cui riesce ad ignorare le regole – se il loro rispetto implica anche il benché minimo disturbo per chi esercita il potere – e delle quali chiede invece un’applicazione ferrea quando il destinatario della norma è qualcuno non sufficientemente sottomesso al “cerchio magico”. Ci ho ripensato mentre leggevo della convocazione del consiglio comunale prevista il 27 dicembre. A convocare il consiglio comunale è, ancora una volta, il sindaco, il quale, adatta ogni volta le modalità di funzionamento della macchina amministrativa alla sua personale esigenza di controllo del potere. Nella scorsa consiliatura, quando, non potendo svolgere il ruolo di sindaco, in ossequio ad una norma che impedisce l’esercizio di tre mandati consecutivi, fu costretto ad “accontentarsi” del ruolo di vicesindaco, fece il diavolo a quattro per sottrarre a Giordani il potere di convocare e gestire le assemblee consiliari, con il chiaro obiettivo di ridurne ruolo ed autorevolezza. Non fu cosa semplice, ma alla fine venne approvata una modifica statutaria e regolamentare per far sì che non fosse più il sindaco a presiedere il consiglio comunale. Norma che, con la sua rielezione a sindaco, gli sta un po’ stretta. Cosa fa allora il sindaco Alfredo Galli, noto accentratore di potere e che preferisce gestire in prima persona qualunque cosa riguardi l’amministrazione comunale? Semplice. Ignora serenamente un dispositivo normativo da lui fortemente voluto e si attribuisce il ruolo di presidente del consiglio, nel silenzio di una maggioranza, la cui principale qualità è soprattutto quella di assecondare le volontà del proprio leader politico. Ma il regolamento? Si chiederà ingenuamente qualcuno. Il regolamento, lo statuto, le leggi, le norme, servono solo quando possono essere usati “contro” l’avversario. Come quando si appella a leggi (magari inesistenti) per denunciare o chiedere danni a chi fa veramente opposizione contro il suo modo di amministrare il paese. Intanto lui, in violazione del “suo” regolamento, convoca il consiglio comunale il 27 dicembre, dimostrando un’assoluta mancanza di rispetto, umana prima che politica, nei confronti degli altri consiglieri che, come lui, rappresentano la popolazione labicana.

Del resto è facile immaginare che il sindaco preferisca che i labicani sappiano il meno possibile di come ha gestito il paese in questi ultimi vent’anni, trascinandolo, di fatto, in un baratro economico-amministrativo da cui farà veramente fatica a risollevarsi. Il primo punto all’ordine del giorno altro non è infatti che la piena ammissione del suo fallimento. La procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, inserita provvidenzialmente lo scorso anno nel testo unico degli enti locali, è una sorta di dichiarazione di bancarotta dell’ente. Non a caso il suo soprannome è “predissesto” e la sua struttura è mutuata dal diritto fallimentare. Il ricorso a questa procedura permette all’ente locale di contrarre nuovi debiti con lo Stato per fare fronte alla massa debitoria creata con la propria allegra gestione. A prescindere dall’eventuale ricorso al finanziamento statale, una delle caratteristiche del predissesto è quella di obbligare gli enti che se ne avvalgono ad un rigoroso piano di rientro il cui costo è interamente a carico dei cittadini. E qui è il vero paradosso di tutta questa vicenda. Il nostro comune è stato trascinato in una voragine senza fondo e chi ne è la principale causa – per incapacità o altro – non solo continua a non pagare un prezzo, ma trova un appiglio giuridico per continuare a gestire in prima persona l’ente locale che ha portato al disastro, col rischio (e, conoscendolo, è qualcosa di più di un rischio) di provocare nuovi danni. E’ un po’ come se avessero affidato a Tanzi la procedura concorsuale della Parmalat dopo il crac finanziario o come se avessero scelto Schettino per le operazioni di recupero della Costa Concordia. E per non correre il rischio che qualcuno lo faccia notare, Galli convoca il consiglio comunale in piene vacanze natalizie, sperando nell’assenza di qualche “scomodo” consigliere di minoranza e nella distrazione “festiva” della cittadinanza. Purtroppo scopriremo molto presto quanto ci costerà caro questo panettone. Nel frattempo, buon anno a tutti!

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura