26 agosto 2008

Consigli comunali estivi e patologie

L’ininterrotta attività consiliare dei mesi di giugno e luglio (fino al primo agosto) e la pausa estiva ci hanno costretti ad una interruzione della pubblicazione del giornale piuttosto lunga. Ci dispiace, anche perché crediamo sia importante far sapere ai cittadini cosa succede all’interno del Consiglio comunale e le numerose sedute che si sono succedute dalla fine di maggio stanno a significare che quando si parla di strumenti urbanistici l’amministrazione diventa improvvisamente attiva ed operosa. Ovviamente non ha molto senso fare un resoconto dettagliato di tutti i consigli né abbiamo il tempo e le energie per farlo adesso. Però crediamo sia utile, ricollegandoci alla sintesi pubblicata nel numero di luglio, ripercorrere alcune delle questioni più significative.
Intanto bisogna purtroppo registrare che anche nelle ultime sedute non è mutata l’incoerenza delle scelte sia sotto il profilo urbanistico sia sotto il profilo procedurale. Per cui in alcune circostanze si è deciso che si poteva solo approvare o respingere un’osservazione, perché non era prevista la possibilità di proposte alternative (che avrebbero significato la formulazione di una nuova osservazione da parte del consiglio comunale), ma in altre si è allegramente “mercanteggiato” sui contenuti concedendo un centimetro (in scala ovviamente) di qua o di là sulla base di valutazioni molto ruspanti e approssimative. Spesso e volentieri osservazioni del tutto analoghe hanno avuto risposte di segno opposto, ingiustificabili sul piano della programmazione territoriale, ma che probabilmente trovano una loro spiegazione in riferimento alla titolarità delle particelle catastali interessate. Da questo punto di vista va segnalata l’ellittica dichiarazione del capogruppo della maggioranza: “I nostri elettori, i vosti elettori”. Dal contesto una possibile interpretazione potrebbe essere che le scelte urbanistiche si fanno in funzione dell’orientamento di voto dell’osservante. Mi auguro che non sia così, ma, nel caso, faccio presente che la nostra impostazione è decisamente differente: la pianificazione urbanistica non è, né può essere, il mercimonio di consensi e favori, in funzione del proprio tornaconto personale (di potere per alcuni e di concessione di favori per altri), ma risponde ad esigenze di benessere dell’intera collettività, possibilmente cercando di salvaguardare l’integrità del territorio. Non pretendiamo che sia così anche per gli altri, ma almeno vorremmo che sia chiara la differenza.
Questo aspetto però è finanche secondario rispetto ad altri fattori che intervengono ad alterare quelli che potremmo definire i “criteri ispiratori” della programmazione urbanistica labicana. Il fatto che, in qualche circostanza, si rinunci a qualche servizio, a una strada, ad una piccola piazza per dare qualche contentino qua e là, potrebbe sembrare già sufficientemente biasimevole, ma – e bisogna aggiungere “purtroppo” – la questione non si esaurisce lì. Ben più rilevante è l’influenza di altri parametri, come l’interesse di qualche costruttore o di qualche amministratore (e a volte tra le due categorie la distanza è misurabile in micron). Faccio qualche esempio, tanto perché le considerazioni non sembrino campate in aria. Invito chi ne abbia voglia a dare un’occhiata alla mappa generale del piano regolatore. Ovviamente sul sito del Comune (pagato con i soldi dei contribuenti) non è reperibile, ma sul nostro sito (www.cambiareeviverelabico.it, autofinanziato dai consiglieri e simpatizzanti dell’opposizione) sì. Ebbene, se si guarda bene la zona dove sono stati individuati gli impianti sportivi ci si trova di fronte ad una sorprendente stranezza. La forma dell’area assomiglia vagamente ad una H. Nessun problema a prevedere l’esproprio per i comuni cittadini di vasti terreni, lasciando magari una piccola zona edificabile sotto i cavi dell’alta tensione, ma guai a toccare un solo centimetro quadrato (reale, non in scala) ai costruttori proprietari dell’area che sta esattamente all’interno della H, creando non pochi problemi di omogeneità dell’area e di collegamento tra le due zone. Possibile che il costruttore abbia comprato l’area intuendo che il Comune avrebbe scelto di realizzare una zona sportiva con quella singolare forma? O forse, nel momento in cui si disegnano le zone si guarda bene a chi appartengono i terreni? Addirittura in corso d’opera l’amministrazione ha deciso che l’estensione della zona sportiva non era sufficiente ed ha deciso di individuare altri terreni, da destinare a vincolo (preordinato all’esproprio) per impianti sportivi. Qualcuno pensa che si sia potuto solo minimamente pensare di utilizzare la parte interna della famigerata H (di proprietà del costruttore)? Spero che nessuno sia così ingenuo. L’area reperita è ancora più esterna, rende ancora più “artistica” la forma della zona sportiva ed appartiene ovviamente a privati cittadini. Come volevasi dimostrare.
L’altro importante discrimine riguarda l’interesse degli amministratori. Ad esempio, quando è dovuto uscire dall’aula, per “conflitto di interessi”, l’assessore al bilancio, la sua maggioranza, opportunamente istruita, ha prontamente approvato tutte le osservazioni che lo riguardavano, modificando criteri e valutazioni a seconda della circostanza. L’unico comune denominatore era rappresentato dalla assordante assenza dell’interessato. Alla faccia dell’amministrazione corretta e imparziale, come dovrebbe esserci scritto da qualche parte nella nostra Costituzione. Un altro esempio riguarda il Sindaco. Ne avevo parlato nel mio ultimo articolo. C’era un’osservazione in merito all’individuazione dell’area turistica ricettiva tutta – e dico tutta! – all’interno della proprietà del Sindaco. Qualche cittadino ha pensato bene di chiedere che parte di quell’individuazione fosse collocata nel proprio terreno (avendone le caratteristiche e la funzionalità). In prima battuta la maggioranza, di fronte alle nostre pressioni, aveva provato un po’ di imbarazzo e aveva ritirato la proposta di bocciatura dell’osservazione formulata dalla commissione. Io avevo detto che non avevano avuto ancora il coraggio di riportarla in aula dopo tre settimane. Ebbene non solo hanno trovato il coraggio di riportare l’osservazione, ma hanno avuto anche la faccia tosta di riproporre tal quale il parere della commissione. Complimenti. In compenso il Sindaco è uscito e a ha lasciato che a votare fosse la sua maggioranza (sempre opportunamente istruita). Peccato che si sia dimenticato di uscire quando la stessa questione l’abbiamo sollevata con una nostra osservazione. Un’osservazione che hanno rifiutato di discutere per singoli punti (come chiedevamo noi) e hanno votato allegramente tutto quanto tutti quanti, sindaco compreso. Anche perché altrimenti non avrebbero avuto il numero legale. Ovviamente ci sono gli estremi per invalidare l’atto.
Un altro elemento di folklore è stata la partita delle osservazioni dell’ufficio tecnico. L’ufficio tecnico ha presentato circa dieci osservazioni con delle modifiche “in corso d’opera” per correggere alcuni errori e alcuni problemi evidenziati durante l’esame del piano (molti erano stati segnalati proprio con la nostra osservazione, che hanno bocciato…). Quando arrivano le osservazioni ci accorgiamo che sono del tutto prive di numeri di protocollo e recano un numero progressivo assegnato dall’ufficio tecnico. Chiediamo spiegazioni. Il Sindaco è del tutto ignaro di quanto sia avvenuto e chiede lumi al responsabile dell’ufficio, il quale, candidamente, spiega di aver preso un po’ di numeri “in bianco” (testuali parole) da utilizzare in seguito. Faccio presente che è una procedura illegittima e chiedo di ritirare immediatamente gli atti. Sono sconcertati, ma, nel dubbio, li ritirano. Li ripresentano (con lo stesso numero progressivo) una settimana dopo, accompagnati da un numero di protocollo relativo ad una lettera interna tra ufficio tecnico e ufficio protocollo. Sostengo che è un metodo del tutto privo di senso e di dubbia regolarità. Stavolta non sentono ragioni. Si passa oltre, ma almeno è chiaro che l’amministrazione soffre di una preoccupante patologia: allergia alle regole. Non vorremmo che rischiassero di andare incontro – se gliene arrivasse qualcuna tra capo e collo – ad uno shock anafilattico. Segnalateci possibili terapie.

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura