30 gennaio 2009

“Forse non tutti sanno che”: la vicenda Eiffel, i retroscena e i documenti scomparsi

Si è molto parlato della vicenda “Eiffel”. I toni tripudianti di alcuni amministratori farebbero pensare ad un’opportunità irripetibile per il nostro piccolo comune. D’altra parte però si registrano molte perplessità.
Prima di entrare nell’ambito delle opinioni (la struttura è veramente di Eiffel? Davvero verranno migliaia di persone ogni giorno a vederla? C’è il rischio di speculazioni?) appare opportuno dare un quadro chiaro della situazione in modo che ognuno possa farsi un’idea sulla base dei “fatti”. Procediamo quindi con ordine.
Tutto ha inizio nel 2003, quando il sig. Aldo Romano, recatosi a Lima per motivi di lavoro, decide di acquistare la struttura dismessa di un vecchio mercato della città e di portarla in Italia. Dichiara di aver sostenuto 300mila euro di spese per l’operazione. Non è dato sapere per quale ragione proprio il comune di Labico diventi il referente privilegiato del sig. Romano. Qual è il legame tra il sig. Romano e il comune di Labico? Sembra che sia il collega di lavoro di uno dei personaggi più vicini all’amministrazione comunale e questo, evidentemente, è motivo sufficiente di garanzia. Fatto sta che il 3 dicembre 2003 la struttura viene depositata in un magazzino di proprietà dell’allora vicesindaco, Andrea Giordani.
A questo punto ha inizio una campagna di stampa a sostegno dell’operazione.
In molti giornali si parla dell’ “Eiffel ritrovata” e sembrerebbe che in molti siano interessati alla struttura. Il comune di Labico ritiene che l’occasione sia irrinunciabile e decide, con un atto di indirizzo approvato il 23 dicembre 2004, di procedere all’acquisto della struttura, dando mandato al sindaco di reperire i fondi necessari. Negli atti e negli interventi in consiglio non si parla di una “proposta di partenariato” formulata da Arte & Sponsor appena due giorni prima (prot. n. 7823 del 21 dicembre 2004), che, per la sua rilevanza, avrebbe dovu to essere posta all’esame dei consiglieri comunali.
Questa è la prima anomalia. L’unico a certificare per iscritto l’autenticità dell’opera è, al momento, proprio il sig. Romano, parte in causa della compravendita e la cui competenza in materia è ignota ai più.
Un intervento qualificato in favore dell’autenticità dell’opera è svolto dall’arch. Pasanisi, chiamato ad esprimersi durante la seduta del consiglio comunale.
A gennaio 2005 il comune dà mandato ad alcuni professionisti per avviare un’indagine sull’autenticità dell’opera. Indagine per la quale si chiedono tempi molto stretti. In tutto vi sono tre relazioni: quella del sunnominato arch. Pasanisi che attribuisce senza ombra di dubbio l’opera a Gustave Eiffel, quella della soprintendenza ai beni architettonici e per il paesaggio del Ministero dei beni culturali, che non prende posizione e si limita ad attribuire al manufatto una “valenza storico-artistica”, “in attesa di ulteriori indagini”, e quella della società archeologica “Il Betilo” - voluta dall’allora assessore alla cultura, Nello Tulli - svolta in modo molto rigoroso, che esprime una forte perplessità, anche in virtù del fatto che l’opera non è citata nell’unica banca dati ufficiale delle opere di Eiffel, curata dall’omonima fondazione (www.gustaveeiffel.com).
Nonostante un quadro di profonda incertezza l’amministrazione decide di procedere e di approvare, con una deliberazione di giunta, un contratto preliminare per l’acquisto della struttura (delibera n. 7 del 28 gennaio 2005). La delibera prevede inoltre la costituzione di una società mista pubblico-privata (di cui non vi sarà più traccia negli atti successivi) .
Il 28 aprile 2005 l’amministrazione porta in consiglio due atti: l’accettazione di una liberalità da parte di un soggetto privato per l’acquisto del manufatto Eiffel e la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra il privato e il comune per la realizzazione di un “Polo Artistico Integrato” (Città dell’Arte).
Il 29 aprile 2005 il protocollo d’intesa viene sottoscritto dal rappresentante legale del Comune e dal rappresentante legale della società Arte & Sponsor. Il Consiglio comunale non ha quindi ratificato il contratto tra le due controparti, ma si è limitato a dare un impulso politico a favore della stipula della convenzione. Questa lettura dell’atto, che perde quindi molta della sua rilevanza giuridica, è confermata dalla mancanza sia del parere tecnico, che del parere contabile, al cui posto si legge la dicitura “atto di indirizzo”.
Salta quindi la società mista e si avvia un protocollo tra il comune e la società “Arte & Sponsor” di Alberico Costantini. Quali sono i punti salienti di questo protocollo? Quali sono gli impegni dei due contraenti? Vediamoli con attenzione: Obiettivi: a) realizzazione di un polo di commercializzazione di oggetti d’arte (3 ettari); b) realizzazione di un polo dedicato al commercio e allo svago (6 ettari); c) realizzazione di un polo fieristico congressuale ricettivo (3 ettari).
Impegni dei contraenti Comune di Labico: scomputo degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria; concessione d’uso e sfruttamento del padiglione Eiffel per 77 anni; attuazione di quanto necessario per l’edificazione secondo il progetto presentato (probabilmente si intende la variante urbanistica); sollecito rilascio di tutti i permessi necessari.
In caso di inottemperanza, trascorsi cinque anni, la società potrà recedere e chiedere il rimborso delle spese sostenute.
Arte & Sponsor: acquisizione della proprietà e/o disponibilità delle aree preventivamente rispetto all’approvazione dello strumento urbanistico necessario per la realizzazione dell’iniziativa. Realizzazione dello studio di fattibilità e del progetto definitivo. Promozione, sviluppo, realizzazione e gestione del Polo artistico integrato. Destinazione di circa un ettaro della zona a parco pubblico con modalità da definire.
Inoltre entrambi i contraenti avrebbero dovuto: concordare e stipulare gli accordi attuativi entro 30 giorni; nei successivi 30 giorni la società avrebbe dovuto presentare un piano urbanistico di insieme delle tre iniziative (a, b, c).
Il 16 maggio 2005 si fa riferimento ad una parcella per una consulenza di Nicola Buonfiglio. Agli atti non risulta.
Il 15 luglio 2005 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra Arte & Sponsor, il Comune e la sovrintendenza per i beni architettonici e del paesaggio del Lazio per lo sviluppo del progetto. L’accordo avrebbe dovuto essere ratificato dagli organi deliberanti entro 60 giorni e nei 60 giorni successivi bisognava stipulare gli accordi convenzionali. Di tutto questo non c’è traccia.
Tra gli atti del comune c’è uno studio di fattibilità (privo di data) redatto dalla società Arte & Sponsor, che il rappresentante legale della società, Alberico Costantini, ha dichiarato “superato” durante l’audizione del 12 gennaio 2009.
L'8 aprile 2006 c'è una comunicazione del prof. Carlo Pascasio dell'associazione per il disegno industriale (prot. n. 2643). Neanche questa comunicazione è stata inserita tra gli atti.
La variante al piano regolatore fa un sintetico riferimento al progetto al punto 7 dell’articolo 26 delle norme tecniche, in cui si dichiara che il verde pubblico attrezzato individuato in località “Le Foche” è destinato alla realizzazione del parco denominato “Città dell’arte”. Le dimensioni dell’area sono però molto minori di quanto stabilito nella convenzione.
La variante è stata adottata il 31 gennaio 2007.
Per molti mesi nessuno si è preoccupato della questione, nonostante alcuni amministratori siano andati alla fiera del turismo a presentare un progetto in proposito. Progetto di cui però nulla è stato messo agli atti del Comune. Dal registro dei protocolli però risulta che Il 13 marzo 2008 veniva presentato il preventivo delle stampe da Studio Iurato (prot. n. 1573). Non è dato conoscerne il costo. Solo nell’estate del 2008 cominciano a circolare voci sulla necessità di una modifica al piano. La zona “verde pubblico attrezzato” non va bene per il progetto.
E’ necessario trasformare l’area in zona commerciale. Vi provvede l’ufficio tecnico con una propria “osservazione” (la n. 103), protocollata ad aprile 2007, ma formulata materialmente nel 2008.
L’avvenuta costituzione delle commissioni permanenti rende necessario l’esame dell’osservazione da parte della commissione urbanistica.
L’opposizione chiede maggiori chiarimenti sulla vicenda. Si scopre che l’individuazione di due ettari da destinare alle strutture scolastiche fanno parte di un accordo verbale tra l’amministrazione e i proprietari del terreno destinato alla Città dell’Arte. L’anomalia della procedura spinge l’opposizione a chiedere l’audizione dei soggetti interessati .
Nella seduta del 12 gennaio 2009 vengono sentiti separatamente i proprietari del terreno e il rappresentante legale di Arte & Sponsor. I proprietari affermano di essere stati contattati dagli amministratori per la realizzazione del progetto Eiffel. Confermano l’esistenza di un accordo verbale che prevede la cessione gratuita del terreno destinato alle infrastrutture scolastiche in cambio dell’inserimento di altri lotti in zone RS e G nella variante al prg. Durante l’audizione viene chiesto agli interessati se sono disposti a formalizzare l’accordo in forma legale. La risposta è stata che devono prima consultarsi con gli altri proprietari e con i propri consulenti. Hanno affermato di non avere ancora venduto l’area destinata al progetto Eiffel, ma di avere solamente sottoscritto un “compromesso”.
Il rappresentante legale di Arte & Sponsor, Alberico Costantini, ha affermato che il progetto agli atti del comune è ormai superato e che il nuovo progetto è stato presentato alla BIT di Milano insieme al Sindaco (non si ha traccia di questo) e lascia copia del CD e del depliant di presentazione del progetto, ha illustrato un progetto di riorganizzazione dell’area (predisposto dall’arch. Pasanisi, di cui non ha lasciato copia), ha affermato di essere in possesso di un accordo non rescindibile per l’acquisto del terreno (di cui non ha lasciato copia), ha dichiarato che intende avvalersi della possibilità di chiedere il risarcimento danni in caso di inadempimento da parte del comune. I consiglieri di minoranza chiedono se vi sia altra documentazione in merito al progetto Eiffel, senza ottenere alcuna risposta .
Nella seduta del 19 gennaio 2009 il sindaco e il vicesindaco fanno una breve relazione sull’incontro con il consulente legale del Comune.
Stanno predisponendo un accordo scritto per la cessione gratuita del terreno destinato alle strutture scolastiche. Galli afferma che la convenzione si può rivedere in alcuni punti, mentre Giordani sostiene che la convenzione non può essere modificata. Il legale ha formulato le proprie valutazioni senza leggere la convenzione (non l’avevano portata), ma Giordani si affretta a chiarire che l’avvocato conosce benissimo la convenzione. Ovviamente non c’è una dichiarazione scritta dell’insigne avvocato riguardo alla convenzione. Gli esponenti della minoranza rilevano i numerosi impegni previsti dalla convenzione non mantenuti e sottolineano che vi sono tali e tanti inadempimenti da poter chiedere la risoluzione unilaterale del contratto .
In pratica sui punti emersi durante la seduta del 12 gennaio non viene fatto alcun chiarimento e rimangono molti aspetti incerti e fumosi. La discussione si protrae a lungo e i due esponenti della minoranza affermano che, a loro avviso, non si possa procedere all’esame dell’osservazione in consiglio fino a quando non si potrà avere un quadro più chiaro della situazione. Gli atti messi a disposizione dei consiglieri non consentono di dare un’adeguata valutazione e chiedono se non vi siano altri documenti in merito. Il rischio è che si faccia un’operazione che danneggi fortemente gli interessi pubblici. Il presidente ritiene comunque che non vi siano ragioni per attendere ancora e conferma il proposito di portare l’osservazione n. 103 in Consiglio comunale, senza però chiedere la commissione si pronunci in tal senso. Nulla di quanto era stato chiesto dall’opposizione nella seduta precedente viene portato a termine. In dettaglio non viene sottoscritto alcun accordo di cessione della zona delle strutture scolastiche, rinviando la redazione dell’atto ad un momento successivo e confidando su nuovi colloqui intercorsi tra alcuni esponenti della maggioranza e i proprietari. Non viene in alcun modo presa in considerazione l’ipotesi di rivedere la convenzione, neppure per quanto concerne la cessione gratuita dell’ettaro da destinare a verde pubblico, la cui formulazione attuale non appare sufficientemente chiara per gli esponenti della minoranza. Va segnalato che agli atti manca tutta la documentazione relativa ad una richiesta di prestito formulata in data 14 febbraio 2005 e che risulta essere stata concessa ed utilizzata in difformità per altri interventi.

Il re è nudo - prima gli affari, poi la fuga


Neanche a dirlo il consiglio comunale inizia con quasi un’ora di ritardo.


Noi prendiamo subito la parola per chiedere ai consiglieri di prendere posizione in merito alla grave aggressione di cui era stata vittima la vigilessa nei giorni precedenti. Pubblichiamo il testo dell’ordine del giorno in modo da rendere più chiaro possibile quello che era il nostro proposito: esprimere solidarietà alla persona interessata, censurare l’episodio e chiedere all’amministrazione di dare un sostegno a chi aveva subito gravi offese solamente per aver svolto il proprio lavoro nell’interesse della collettività. Pensavamo di cavarcela in pochi minuti con la lettura dell’atto e il voto unanime del consiglio. Invece non è andata così. L’assessore Di Stefano ha cominciato ad argomentare la sua non condivisione dell’ordine del giorno. Solidali sì, ma solo fino ad un certo punto. Alfredo Galli ha giudicato “strumentale” l’iniziativa. Il consigliere Giuliani ha preannunciato la sua non partecipazione al voto per una forma di correttezza istituzionale (sembra per legami familiari) salvo poi insinuare dubbi su come siano andate effettivamente le cose. Il meglio di sé l’ha dato la capogruppo Ricci che, pur esprimendo solidarietà nei confronti della vigilessa, ha pensato bene di rivolgersi a noi dicendo “fate schifo!”, in riferimento alla nostra ultima pubblicazione. Evidentemente il problema non è la gravità dei fatti, ma parlarne.


Al secondo punto c’è l’esame di un po’ di verbali delle sedute precedenti.


Noi evidenziamo che uno dei verbali non riporta in modo corretto lo svolgimento della discussione e le affermazioni del vicesindaco cambiano di significato. Il segretario si inalbera e si sente attaccato personalmente. Cerchiamo di spiegare che non è così ed è lo stesso vicesindaco ad ammettere che in effetti aveva detto qualcosa di sostanzialmente diverso. Il segretario minaccia di lasciare la seduta. Il sindaco chiede la sospensione. Si svolge una riunione di maggioranza alla quale viene chiamato anche il segretario (soggetto super partes del consiglio, sic). Al rientro si propone di ritirare il verbale e di farlo correggere da Spezzano, Alfredo Galli e il segretario. In un altro verbale chiedo un’integrazione delle mie dichiarazioni (su cui tutta la maggioranza si astiene).


Si passa alle osservazioni. La prima riguarda una richiesta di revisione della viabilità di piano in zona circonvallazione Falcone. La preoccupazione dei cittadini che l’hanno presentata è più che fondata e l’impatto della viabilità prevista rischia di essere piuttosto pesante. Il problema, spieghiamo noi, è a monte. Una mancanza di programmazione e pianificazione urbanistica comporta conseguenze di questo tipo. Se non si ha la capacità di realizzare la rete stradale (e tutte le opere di urbanizzazione primaria) “prima” di costruire le case il rischio è che “dopo” non ci si riesca più. A Labico abbiamo il record mondiale di vicoli ciechi, di strade chiuse, Abbiamo quartieri di nuova edificazione con viabilità e parcheggi del tutto insufficienti. E tutto perché si è sempre fatta programmazione urbanistica guardando solo gli interessi dei costruttori e non la qualità della vita di chi sarebbe andato a vivere nelle nuove case. Parole al vento. L’osservazione viene accolta e noi ci asteniamo. Sulla seconda osservazione lascio il testimone a Maurizio.


Si passa quindi all’osservazione n. 103, elaborata dall’ufficio tecnico e finalizzata a trasformare circa 84mila metri quadrati di territorio da verde pubblico attrezzato in zona commerciale, per ospitare la cosiddetta “Città dell’Arte”, e dove verrebbe collocata la struttura metallica che qualcuno è convinto sia opera di Gustave Eiffel. In pratica si potrà costruire con un indice di 1,5 mc/mq su otto ettari di terreno che fino a due anni fa era agricolo. Rinviando ad altro articolo un tentativo di ricostruzione di tutta la vicenda, mi limito a rievocare alcuni degli episodi più salienti di un dibattito durato circa tre ore. L’illustrazione del sindaco è stata piuttosto sintetica ed è stato necessario integrarla con una nostra relazione che ha messo anche i consiglieri di maggioranza nella condizione di conoscere nel dettaglio tutta la vicenda. Da parte nostra ci si soffermava soprattutto sull’esigenza di agire, in quali- tà di amministratori, nell’interesse pubblico e dell’ente locale, mentre tutta l’operazione aveva l’aria di essere finalizzata ad una speculazione che avrebbe compromesso pesantemente gli equilibri territoriali del paese. Gli elementi di perplessità riguardavano sia le procedure – spesso di dubbia legittimità – sia i contenuti, visto che gli atti approvati sono a nostro avviso troppo penalizzanti nei confronti dell’- amministrazione comunale e di una genericità tale per cui non si sa con esattezza a cosa si andrà incontro. In più denunciamo che ci hanno tenuto nascosti molti degli atti relativi alla vicenda e consideriamo molto grave questo atteggiamento dell’amministrazione. Chi governa onestamente e rispettando le regole non ha certo il timore di rendere pubblica la propria azione politica e, anzi, è ben lieto di utilizzare tutte le forme possibili di comunicazione per dare a tutti i cittadini la possibilità di conoscere il proprio operato. Da noi questo non succede (a fatica stiamo riuscendo a far mettere in internet qualche atto) e vige la regola contraria: meno cose si fanno sapere meglio è. Quasi come se avessero qualcosa da nascondere. Per fortuna, attraverso una ricerca sul protocollo informatico del Comune, veniamo a conoscenza di alcuni atti che – casualmente? – erano stati esclusi dal fascicolo “Eiffel”. Molti sono i punti oscuri ed è del tutto fuori da ogni regola l’arrivo – durante il consiglio - di una lettera del rappresentante legale della società Arte & Sponsor ad integrazione della convenzione stipulata nel 2005. Assolutamente inammissibile. A parte la modesta valenza giuridica dell’atto. A parte il fatto che il regolamento comunale (e, con tempi più ampi, il testo unico sugli enti locali) dichiarano in modo esplicito che la documentazione deve essere messa nella disponibilità dei consiglieri almeno 48 ore prima dell’inizio della seduta. La cosa più scandalosa è che ne circolano due versioni, una protocollata e l’altra no, con contenuto differente. Ma sembra che la seconda sia quella “giusta”. In una confusione vergognosa in cui un segretario comunale corretto ed imparziale avrebbe dovuto dichiarare irricevibili simili atti. In linea teorica il voto dei consiglieri avrebbe potuto essere influenzato dalla lettura di un documento diverso da quello poi inserito ad integrare l’atto posto in votazione (e di conseguenza giuridicamente vincolante).


Esprimiamo una grande preoccupazione per la superficialità con cui si è proceduto e si sta procedendo. La famosa opera di Eiffel sembra una bufala, ma anche qualora fosse davvero attribuibile al celebre architetto avrebbe un valore decisamente modesto.


Eppure le stime dello studio di fattibilità parlano di ottomila visitatori al giorno, con punte di ventimila. Facciamo presente – dati dell’Ufficio Statistica del Ministero dei beni culturali alla mano – che opere di ineguagliabile valore storico-artistico-architettonico come il Tempio di Paestum, gli scavi di Ercolano, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova e il complesso museale di Piazza San Marco a Venezia si attestano attorno ai mille visitatori al giorno: la metà della metà della metà di quanto dovrebbe attirare il capannone industriale accatastato nella tenuta del sindaco. Cifre più alte si ottengono solo attraverso altre “proposte”. E allora, affermiamo, si dica chiaramente se si vuole fare un centro commerciale! Ricordandoci però che anche quel tipo di offerta è ormai vicina alla saturazione, visto che qualcuno sta cominciando a licenziare e a chiudere. Proviamo anche a fornire qualche dato sulle variazioni di valore fondiario che il “pacchetto Eiffel” comporta. Ad esempio i terreni di proprietà del rappresentante legale di Arte & Sponsor, piazzati nel bel mezzo della zona degli impianti sportivi (per non toccare i quali hanno preferito espropriarne altri molto meno adatti), aumentano il proprio valore di circa un milione di euro. Il terreno destinato alla “Città dell’- Arte” aumenta di 20 milioni di euro il proprio valore. Anche un consigliere comunale vede aumentare il valore dei terreni di qualche familiare per qualcosa che supera il milione di euro.


Dopo una lunga discussione, che ci auguriamo abbia fatto sorgere qualche dubbio a qualche consigliere di maggioranza, si decide di passare al voto. Al termine di una brevissima pausa di riflessione si torna in aula. Spezzano pronuncia la dichiarazione di voto a nome del gruppo. Durante l’intervento formula una domanda (retorica) del tipo “cosa stiamo votando?”. Il sindaco, con nonchalance, tira fuori un foglietto scritto a penna dicendo “stiamo votando questo”. Siamo sconcertati.


In pratica avevano deciso – non sappiamo dove, non sappiamo quando – di integrare l’osservazione n. 103 con una sorta di norma aggiuntiva di cui però non si erano premurati di informarci. La nostra indignazione è assoluta. Denunciamo l’assoluta illegittimità della procedura.


Chiediamo ancora una volta al segretario di esprimersi. Niente da fare. Forse bisognerebbe uscire dall’aula e andare a denunciare tutta la vicenda. Ci appelliamo al nostro senso di responsabilità. Chiediamo la lettura dell’integrazione e la doppia votazione (prima la modifica, poi l’atto modificato). Intervengo per la dichiarazione di voto sulla proposta di integrazione (un nonsenso giuridico). Si vota l’integrazione, che viene accolta. Poi Spezzano fa la dichiarazione di voto contrario a nome del gruppo sull’osservazione come modificata. Nello Tulli ne fa una per spiegare la sua astensione. A favore dello scempio Eiffel ci sono nove consiglieri (sui 17 eletti), compreso il consigliere con i legami familiari beneficiati dal “pacchetto”. Probabilmente la correttezza istituzionale viene fornita in misura limitata ed era stata utilizzata tutta per essere super partes in altre vicende. Il sindaco aveva preso il solenne impegno di concludere tutti i punti all’ordine del giorno. Peccato che, incassata l’osservazione, si ricorda di avere altri impegni.


Appena terminata la votazione sulla 103 dice “Metto in votazione la sospensione della seduta”. Qualcuno (della maggioranza) alza la mano.


Io intervengo dicendo che, visto che c’è una proposta di modifica dell’ordine dei lavori, voglio intervenire per dichiarazione di voto. Nel frattempo qualcuno se ne va, ma il Sindaco non ci fa caso. Mi concede svogliatamente la parola. Esprimo tutto il mio rammarico per la mancanza di correttezza del sindaco e per la sua incapacità di mantenere gli impegni presi. Ci sono questioni importanti da affrontare e l’accordo era di esaminare tutto nella seduta odierna. Mi lascia parlare e poi indice la votazione. Io, per correttezza, lo avverto che in caso di mancanza del numero legale la seduta si rinvia al giorno successivo, come da regolamento. Si guarda intorno. Si accorge che della maggioranza ci sono solo sette persone. Cambia idea. “La votazione l’avevamo già fatta” e inizia ad andarsene. Una scena vergognosa. Chiedo al segretario.

Ma non si può mettere contro “i potenti”. E sostiene “a me hanno detto che la votazione era stata fatta” (perché dov’era?). Io chiedo “chi?”. “Gli scrutatori”. Ma forse non ha sentito lo scrutatore della minoranza, Benedetto Paris, che infatti interviene criticando l’atteggiamento del segretario. Noi cominciamo ad accusare i “fuggiaschi” di mancanza di rispetto verso le istituzioni e di preoccuparsi solo degli affari. Il sindaco sa che sta facendo una pessima figura. Per fortuna c’è anche un po’ di pubblico e questo forse lo fa esitare. Qualcuno più pratico (della maggioranza) pensa bene di recuperare i due consiglieri che si erano dileguati anzitempo. Nel giro di qualche minuto sono di nuovo nove. Il sindaco torna indietro si rimette al suo posto e – senza vergogna – con aria gongolante e tronfia si rivolge a noi e dice “allora volete proprio votare?”. La stessa espressione immagino ce l’avesse il celebre imperatore che si pavoneggiava nel suo bel vestito nuovo. Peccato che, tra il pubblico, non ci fosse il disincantato bambino a sottolinearne la nudità

16 gennaio 2009

E il Sindaco si ritrovò in minoranza...

Neanche il tempo di digerire il panettone e si ricomincia l’attività consiliare. Bisogna ancora terminare l’esame delle osservazioni alla variante al PRG. Ne mancano otto in tutto. Nell’ordine del giorno ne vengono inserite sette.
Dell’ottava avremo modo di parlare a breve. Come al solito la puntualità non è tra le qualità della maggioranza: consiglio convocato alle 8 e 30, inizio dei lavori alle 9 e 30. All’apertura della seduta il consigliere Paris invita il Sindaco al rispetto del regolamento e a rispondere alle interrogazioni presentate (faccio presente che ci sono interrogazioni senza risposta datate 2007). Il sindaco dichiara che cercherà di risolvere la questione nel più breve tempo possibile. Vedremo.
Si passa alle osservazioni. La prima riguarda la zona di Colle Alto, l’unica parte dei cosiddetti “lotti” che non è stata classificata come zona O, di recupero urbanistico.
Qualche maligno pensava che la scelta non derivasse da qualche logica urbanistica, ma che fosse semplicemente una misura punitiva nei confronti di un’area dove la maggioranza registra uno scarso consenso. Interveniamo tutti a spiegare quanto siano irrazionali le prese di posizione dell’amministrazione e Spezzano chiede semplicemente la corretta applicazione della legge. L’assessore Di Stefano si inventa una teoria del tipo che non dobbiamo preoccuparci troppo di fare le cose per bene, tanto ci penserà la Regione a correggere eventuali errori. Giudico superficiale e deresponsabilizzante questa impostazione. In ogni caso la soluzione salomonica è quella di non inserire l’area in zona O, ma di considerarla zona satura o saturabile. Applicando le norme tecniche è praticamente la stessa cosa, ma formalmente l’obiettivo è quello di penalizzare chi abita in quella zona. Nello Tulli definisce la soluzione adottata un aborto giuridico.
L’osservazione successiva, che batte tutti i record di ritiro in commissione, riguarda la variazione della viabilità di piano di una zona del paese. La commissione aveva individuato un tracciato sul quale il Sindaco non era troppo convinto. In consiglio sono arrivate quindi tre proposte, l’ultima delle quali formulata dall’ufficio tecnico nei giorni precedenti. La discussione è lunga e approfondita e si cerca di individuare il tracciato più razionale, che crei meno disagio alle persone e di minore impatto ambientale. Si rende necessaria una sospensione. I gruppi consiliari si riuniscono. Noi, dopo una attenta valutazione ed in considerazione della necessità di realizzare la strada, optiamo per la scelta già formulata in commissione. La maggioranza torna in consiglio completamente spaccata. Il Sindaco non è d’accordo sulla scelta, con lui altri quattro consiglieri. Il Vicesindaco (e quattro consiglieri) la considerano la migliore. Il Sindaco fa una solenne dichiarazione di voto in dissenso dal suo gruppo, provando a disquisire su questioni relative alla tutela dell’ambiente e sulla necessità di salvaguardare il nostro territorio. Avete capito bene. Il pulpito è lo stesso che ha fortemente voluto un’opera in- frastrutturale che distruggerà la zona dei casali, lo stesso che ha pensato bene di mettere una bella zona industriale appiccicata al quartiere di Colle Spina, lo stesso che ha disegnato un piano regolatore che spalmerà di cemento la quasi totalità del territorio labicano. Al voto si registrano 9 favorevoli (4 della minoranza), 4 astenuti e 1 contrario. Nello Tulli esce al momento della votazione.
Si passa poi a due osservazioni dove si applicano criteri opposti a quelli utilizzati per Colle Alto. In questo caso infatti la maggioranza opta per l’accoglimento parziale di una richiesta di inserimento in zona O. In questo caso i terreni sono privi di immobili e non confinano con lotti inseriti in zona O. Però si decide di inserirli. Per poi, all’- osservazione successiva, cambiare di nuovo il criterio: un terreno confinante con la zona e con un immobile sanato non viene inserito nella zona di recupero, come chiedeva l’osservante. Che insegnamento si trae da questo episodio? La prima cosa è che la legge da noi non vale. Labico è zona franca. Non siamo tenuti ad applicare la legge come vorrebbe quell’ingenuo di Spezzano.
Casomai, insegna l’assessore Di Stefano, ci penserà la Regione a correggere eventuali strafalcioni. Però, aggiungo io, magari i tecnici regionali non se ne accorgono e tutto fila liscio. La seconda cosa è che non esiste un criterio di carattere generale che si applica a tutti (la cosiddetta imparzialità della pubblica amministrazione). A seconda delle circostanze si applicano criteri diversi.
E quali potrebbero essere allora le circostanze, se non il nome del proprietario del terreno? Ci sarebbero, nell’ordine del giorno, altre tre osservazioni e le nostre due importanti mozioni sulle borse di studio e sulle associazioni. Il Sindaco ha da fare e vuole chiudere il consiglio. Chiediamo un’inversione dei punti per poter esaminare velocemente le mozioni. Niente da fare. Chiediamo allora di proseguire il consiglio fino all’esaurimento dei punti. Ancora niente da fare. Si mette in votazione la sospensione del consiglio. Noi vorremmo proseguire i lavori e votiamo contro. La seduta viene sciolta. Poi magari qualcuno andrà in giro a dire che non si approvano i provvedimenti “per colpa dell’opposizione”.

9 gennaio 2009

Convocazioni, sconvocazioni, riconvocazioni


La prima riunione della neocostituita commissione urbanistica si era tenuta in un sereno clima prefestivo. Si era deciso di darle una veste informale, vista la necessità di procedere alla rapida approvazione del regolamento delle commissioni consiliari e si era colta l’occasione per trasformare l’appuntamento in una rilassante chiacchierata sulle questioni che l’amministrazione avrebbe dovuto affrontare nei mesi a venire. Si era detto che l’ultima seduta del consiglio sarebbe stata quella del 19 dicembre e il Sindaco si era impegnato – presenti il vicesindaco e l’assessore all’urbanistica – a non convocare il consiglio fino a dopo le festività natalizie. Nonostante in passato il Sindaco si fosse rivelato non troppo rispettoso dei propri impegni abbiamo pensato che non ci fossero ragioni per non fidarsi. Pochi giorni dopo veniva sconvocato il consiglio del 19 dicembre (“per motivi istituzionali” recitava il telegramma di avviso) ed eravamo tutti convinti che venisse tutto rinviato a dopo il 6 gennaio. Fino al 23 dicembre, giorno in cui arriva la convocazione di un consiglio per il 29 dicembre. Troviamo la procedura di dubbia correttezza, personale prima ancora che istituzionale, e chiediamo conto al Sindaco di questa imprevista convocazione.
Sembra che il primo punto debba essere trattato con la massima urgenza. Rimane qualche dubbio. Possibile che l’urgenza sia emersa solo negli ultimi giorni? Perché non avvisare telefonicamente di questo problema? Come mai sono stati inseriti altri punti per i quali non vi era alcuna urgenza? In attesa degli opportuni chiarimenti attendiamo il primo (ed unico) giorno utile prima del consiglio per recarci negli uffici comunali ad esaminare diligentemente gli atti per i quali è stata decisa questa convocazione. Gli uffici sono desolatamente chiusi. Nessuna traccia di un solo dipendente comunale. Chiediamo al vigile e ci conferma che è tutto chiuso. Il consigliere Giovannoli non si dà per vinto e inizia a telefonare a diversi membri della giunta, dal Sindaco in poi. Niente da fare. Gli atti sono chiusi in una stanza di cui nessuno ha le chiavi. Il giorno del consiglio siamo tutti lì, tranne Spezzano che aveva contato sulla buona fede del Sindaco per assistere l’anziana madre in Calabria, pronti a chiedere di sospendere la seduta il tempo necessario per esaminare le carte e poi procedere all’approvazione del famigerato “atto urgente”. Della maggioranza però arrivano solo in tre. Qualcuno parla di problemi di salute degli altri consiglieri di maggioranza (un’epidemia a quanto sembra). Il Sindaco prova a dire che dipende dal fatto che non abbiamo potuto esaminare gli atti - ma Giovannoli lo invita a non prendersi gioco dei presenti – e in ogni caso si dice pronto a rinviare la seduta a gennaio. Ma come – rispondiamo – e l’urgenza? E poi c’è una questione di correttezza formale. Siamo in prima convocazione. Bisogna prendere atto della mancanza del numero legale e passare alla seconda convocazione.
Va bene. Chiediamo solo al Sindaco di garantire che l’indomani venga esaminato esclusivamente l’atto “urgente”. Tutto il resto, comprese due nostre mozioni, rinviato a gennaio. Il Sindaco dà la propria parola. La seduta si chiude così.
La mattina dopo siamo di nuovo puntuali all’appuntamento. La massiccia presenza dei consiglieri di maggioranza, prontamente guariti dai malanni del giorno precedente, fa nascere qualche sospetto.
La seduta, tanto per cambiare, inizia con 45 minuti di ritardo. Chiedo subito al Sindaco di confermare l’impegno assunto il giorno prima. Il Sindaco non risponde e prova ad andare avanti. Fino a cinque, sei anni mi sembra un atteggiamento naturale.
Entro l’adolescenza direi che questo silenzio si possa ancora giustificare. Dai quattordici anni non rispondere alle domande mi sembra un segno di maleducazione. Se poi l’interessato è un adulto e finanche presidente di un’assemblea elettiva e naturale destinatario delle domande dei membri della stessa assemblea il suo silenzio credo sia davvero imperdonabile.
Abituato a gestire esponenti della prima categoria di reticenti insisto con la domanda. Il Sindaco, con soverchio sprezzo del ridicolo, prova ad aggirarla facendo riferimento a presunti accordi telefonici con me e Spezzano.
Interviene anche Di Stefano, che chiede di rispettare l’ordine del giorno della convocazione. Alla fine il Sindaco afferma di avere un impegno alle dieci e quindi si farà solo il primo punto. Non perché sia di parola quindi, ma perché ha altro da fare. Prendiamo atto e andiamo avanti. Si passa al punto in questione. Gli atti messi a nostra disposizione erano davvero inadeguati a farsi un’idea del contenuto della delibera. Il Sindaco giustificava l’urgenza con la necessità di aggiornare un contratto di collaborazione. Peccato che non veniva portato il contratto né veniva spiegata in modo chiaro la situazione. In ogni caso ci siamo visti con attenzione la normativa di riferimento e abbiamo cercato di valutare la situazione. In pratica la delibera definiva il programma per l’affidamento degli incarichi esterni, la cui approvazione era stata resa obbligatoria dalla finanziaria del 2008. Non mi dilungo sulle questioni tecniche. Posso solo dire che, dall’esame della normativa e della scarna documentazione, emergeva chiaramente che la tanto sbandierata urgenza non c’era. Lo diciamo a chiare lettere e chiediamo spiegazioni. Chiediamo anche spiegazioni di come mai nessuno abbia risposto ad una nostra richiesta del regolamento sul funzionamento degli uffici fatta il 15 settembre scorso. E chiediamo anche come mai non sia stato rispettato il regolamento che prevede la comunicazione semestrale al consiglio di un rapporto sulle collaborazioni e sui contratti esterni. Il Sindaco ci guarda stupefatto. Questa fisima di rispettare le regole proprio fa fatica a capirla. Tra l’altro viene del tutto elusa la ratio della norma, finalizzata ad avere maggiore trasparenza su come la pubblica amministrazione gestisce i contratti. In pratica non si sa nulla e a noi viene il dubbio che uno dei due contratti di collaborazione esterna sia di fatto un rapporto di dipendenza e chiediamo che venga disciplinato come tale, evitando di dare vita a fenomeni di precarizzazione del personale. In ogni caso si vota il programma. La maggioranza vota a favore mentre noi ci asteniamo, visto che risponde esclusivamente all’esigenza di adempimento normativo, ma non contiene alcun elemento utile a farsi un’idea sulle esigenze e sul funzionamento degli uffici. Su questo invitiamo l’amministrazione a dare un quadro esauriente nel più breve tempo possibile. I bookmakers danno 1 a 100 la risposta dell’amministrazione entro la fine di gennaio, ma dubito che troveranno qualcuno disposto a scommettere.

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura