26 luglio 2007

Lo "stile" della continuità

Più di una volta, durante il periodo in cui si stava lavorando alla predisposizione di una lista da contrapporre a quella dell’attuale maggioranza, ho sentito dire che essere eletti in consiglio comunale aveva un senso solo stando nella compagine dei vincitori, dichiarando in modo più o meno esplicito l’inutilità del ruolo dell’opposizione. Certo, soprattutto con questo sistema elettorale, è difficile concorrere alle scelte amministrative, perché il potere contrattuale è sicuramente molto modesto, ma io non lo considero certo un limite, tutt’altro. Mi sembra anzi di poter dire che la legge elettorale per i comuni, sotto questo aspetto, dia le necessarie garanzie di “governabilità” di cui hanno bisogno tutti gli organi elettivi, a qualunque livello territoriale e fino ad arrivare al Parlamento. Un meccanismo che esponga la maggioranza ad una trattativa continua con l’opposizione per ogni atto amministrativo mi sembrerebbe molto criticabile e potrebbe dare vita ai famigerati e tanto vituperati “inciuci” che quasi sempre hanno portato più danni che benefici. La netta distinzione dei ruoli mi sembra che possa dare il giusto equilibrio agli assetti amministrativi. Non mi interessa quindi concorrere alla formazione delle scelte, ma mi interessa soprattutto svolgere quel compito per il quale siamo stati eletti. Il compito è senza dubbio quello di formulare comunque proposte, di suggerire modifiche e integrazioni, ma è soprattutto il ruolo di controllo sull’attività degli amministratori. Un controllo che troppo spesso in passato non è stato svolto con adeguato senso di responsabilità e altrettanto spesso è accaduto che i consiglieri dell’opposizione siano stati ben lieti di poter sedere al tavolo delle decisioni insieme alla maggioranza. Cosa significa però “controllare” l’operato della maggioranza? In che modo questo potrà incidere sull’interesse della collettività? Intanto è importante lavorare ad alcuni degli obiettivi che ci eravamo dati in campagna elettorale. Non potendo noi garantire quella “buona amministrazione” che rappresentava indubbiamente uno dei nostri propositi, ma che, con questi amministratori, mi sembra di difficile realizzabilità, ci impegneremo soprattutto in due settori chiave del rapporto tra la politica e i cittadini: l’informazione e la trasparenza. Una trasparenza che i nostri amministratori temono in modo imbarazzante e un’informazione che non sanno o non vogliono dare, visto che si limitano al “minimo sindacale” previsto dalla normativa in materia.
Ovviamente non disponendo degli strumenti e del personale abbiamo bisogno di organizzarci al meglio, ma il nostro proposito è quello di dare la possibilità a tutti i cittadini di sapere “cosa” viene deciso nel palazzo, “come” viene deciso, qualche volta ci chiederemo “perché” viene deciso (non la motivazione ufficiale, ma cercheremo di capire se ce ne sono altre, non necessariamente limpide), ci chiederemo anche “quanto” costeranno le scelte alla collettività e se il costo sarà congruo. Insomma ci faremo un sacco di domande e – qualche volta – avanzeremo anche delle ipotesi sulle risposte.
Nel frattempo assistiamo ad un’amministrazione che viaggia nel “segno della continuità” e non mi sentirei di definirlo un complimento. Il (formalmente) sindaco non dispone ancora di una stanza e sul sito web del Comune il sindaco risulta essere ancora Alfredo Galli in una stridente confusione tra forma e sostanza. Il grande fermento di opere pubbliche preelettorali ha lasciato il posto alla abituale inerzia amministrativa. L’estate labicana si concentrerà, come sempre, esclusivamente sui festeggiamenti di San Rocco. Mentre sono partite le liste di proscrizione, rese celebri dal dittatore romano Lucio Cornelio Silla. Grazie infatti ad un escamotage regolamentare l’assessore ai servizi sociali ha pensato bene di commissariare il centro anziani, una realtà autonoma e indipendente e che grazie all’impegno alla dedizione del suo presidente stava svolgendo al meglio la sua funzione di punto di riferimento per una importante fascia sociale della popolazione. Pietro Cassar è una persona onesta e motivata, è stato democraticamente eletto presidente solo pochi mesi fa e gode della stima e della fiducia della stragrande maggioranza dei soci del centro. E’, in tutta evidenza, un personaggio scomodo proprio per la sua autonomia di giudizio e c’è chi avrà pensato che sia meglio liquidarlo e sostituirlo con qualcuno più facilmente controllabile.
Che poi la rimozione sia avvenuta con procedure al limite della correttezza è un fatto che attiene allo “stile” dell’attuale amministrazione. Anche lo stile, a quanto pare, è “nel segno della continuità”. Una continuità però che non vale per l’opposizione, che - su questa, come su molte altre questioni - avrà diverse cose da dire. E lo farà con tutti gli strumenti che consente la democrazia.

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura