29 novembre 2011

Lettera mia e di Maurizio ai cittadini labicani








Labico, 27 novembre 2011









Care cittadine, cari cittadini,

Sono passati cinque anni dal momento in cui abbiamo accettato la sfida di dare vita ad un progetto politico alternativo all’attuale amministrazione comunale. Un’amministrazione che ha dimostrato, nei fatti, un totale disinteresse nei confronti dei bisogni e delle esigenze della cittadinanza, concentrando la propria attenzione solo su un modello urbanistico che ha agevolato le più devastanti forme di speculazione edilizia e disatteso le norme sui servizi e sugli standard urbanistici, mancando di sensibilità nei confronti della scuola, della cultura, del sociale, abbandonando il paese e il suo territorio all’incuria e al degrado.
In cinque anni è stata costruita, per la prima volta a Labico, un’opposizione che non è mai scesa a compromessi e ha sempre svolto un enorme lavoro di elaborazione sull’attività amministrativa. Un’elaborazione che è sempre stata propositiva, ma che non ha risparmiato le critiche quando queste erano necessarie per impedire che le scelte dell’amministrazione potessero danneggiare ulteriormente il paese e la sua popolazione. Per la prima volta la maggioranza ha subìto la presenza di un’opposizione seria e determinata, che ha messo in evidenza i limiti e la superficialità di una coalizione abituata a gestire la cosa pubblica in modo approssimativo, superficiale, personalistico e affaristico, tutelando amici e privilegiati, penalizzando invece il resto della popolazione.
Grazie a noi, molte cose sono iniziate a cambiare e siamo riusciti ad ottenere una maggiore trasparenza e regolarità sugli atti amministrativi, tanto che la stessa autorità giudiziaria ha rinviato a giudizio il vicesindaco per ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione.
Possiamo dire che il nostro lavoro è stato il vero motore dell’azione politica e amministrativa del gruppo e abbiamo creato un tandem affiatato e incisivo, attraverso il quale siamo riusciti a produrre una straordinaria mole di lavoro, dai bollettini informativi ai numerosi video di informazione e di denuncia; materiale che si può consultare e scaricare dal blog www.tullioberlenghi.blogspot.com.
Come sapete la nostra lista ha deciso che il prossimo candidato a sindaco debba essere scelto dagli elettori, metodo che noi abbiamo sostenuto con entusiasmo da subito, perché questo potrà servire a far vincere il candidato nella chiarezza del progetto, delle persone che ne faranno parte e del programma. Sostenere la candidatura a sindaco di Tullio Berlenghi va in questa direzione, è un valore aggiunto a vantaggio dei cittadini e della certezza di incidere profondamente sul futuro sviluppo del nostro paese.
Un candidato sganciato dalla logica partitica, rappresentante dei bisogni dei cittadini e non delle segreterie di partito, presente sul territorio e sempre in prima linea nella battaglie sostenute sia in consiglio comunale che nei quartieri. Il cambiamento che noi pensiamo deve essere percettibile già dai nomi e dalla compagine che appoggerà il candidato a sindaco e il merito deve essere una delle credenziali determinanti del candidato.
Siamo convinti che il progetto che noi proponiamo abbia valore solo se guarda avanti e non torni indietro, se si pensa che il futuro di Labico, debba essere fatto da donne, uomini, con idee ed entusiasmo, che ne hanno a cuore le sorti. Centrale sarà la gestione della cosa pubblica, in cui non saranno tollerati altri favoritismi o interessi privati.
Apprezziamo, quindi, l’idea che ai cittadini di Labico sia data l’opportunità di partecipare alle scelte e, per questo, desideriamo dare la nostra completa disponibilità ad incontrarvi, per parlare del lavoro fatto, per esporre le nostre idee ed il nostro programma e per dare un valore concreto alle parole “partecipazione” e “trasparenza”, valori in cui crediamo e che abbiamo cercato di mettere in pratica sin dall’inizio della nostra avventura amministrativa.
Vi ringraziamo per l’attenzione e vi invitiamo a partecipare alle primarie di Cambiare e Vivere Labico che si terranno il 18 dicembre, esprimendo la vostra preferenza per Tullio Berlenghi candidato sindaco, perché il cambiamento inizia con le primarie.

Tullio Berlenghi e Maurizio Spezzano

26 novembre 2011

Intervista sul "Sabato settimanale", a cura di Alberto di Cola


Nome:  Tullio
Cognome: Berlenghi
Età: 48
Passione: Montagna
Hobby: Bicicletta, fotografia
Film Preferito: The Blues Brothers
Libro Preferito: La solitudine dei numeri primi
Piatto Preferito: Pizza, Spaghetti cacio e pepe

Tra qualche mese si tornerà alle urne per decidere chi sarà il nuovo Sindaco di Labico. Che voto da alla giunta Giordani? Perché?

Non classificato. E’ impossibile esprimere un giudizio nei confronti di chi non ha nemmeno provato ad interpretare il proprio ruolo. Il Sindaco è noto per la sua latitanza e la gestione è stata accentrata dal vicesindaco, il cui impegno principale è quello di favorire lo scempio del territorio e il degrado urbanistico. L’attività dei nostri amministratori si è distinta per l’approssimazione con cui si sono affrontati i problemi. A cominciare dalla scuola, il cui adeguamento strutturale – al di là del grottesco vezzo di inaugurare solennemente ogni tramezzo eretto - è in ritardo cronico rispetto all’incremento demografico determinato dalla continua espansione edilizia. Per non parlare della cultura, la grande assente della nostra piccola comunità, come dimostra la riapertura della biblioteca, per la quale sembra non siano bastati cinque anni, ma che già immagino verrà presentata al pubblico a ridosso delle prossime elezioni. Senza dimenticare l’urbanistica, con interi quartieri nati in attuazione del piano regolatore, ma spesso privi degli standard e dei servizi che la legge impone. E’ impensabile che nel terzo millennio ci siano amministratori così irresponsabili da permettere di edificare intere aree senza marciapiedi, parcheggi, spazi verdi e con impianti fognari non correttamente funzionanti. In questo quadro desolante non c’è da stupirsi se la maggioranza si sta progressivamente sbriciolando (ben tre consiglieri l’hanno abbandonata) e l’unico collante che la tiene insieme è la gestione del potere e la paura di perderlo.

Quale voto da, invece, al gruppo d’ opposizione a cui lei fa capo? Perché?

Noi abbiamo lavorato bene. Per la prima volta a Labico si è avuta una vera opposizione, che non è scesa a compromessi con la maggioranza e ha fatto uno straordinario lavoro sia in consiglio comunale, dove abbiamo dato vita ad un confronto serrato su ogni singolo provvedimento, sia all’esterno, garantendo a tutti i cittadini informazioni e chiarimenti su quello che avviene nel Palazzo. La nostra azione è stata caratterizzata da una eccellente collegialità e da un’ottima intesa all’interno del gruppo. Un ruolo fondamentale l’ha svolto Maurizio Spezzano, il quale ha saputo fondere il suo proverbiale impeto ad una grande capacità di approfondimento e di elaborazione, dando al gruppo un valore aggiunto difficilmente quantificabile. Abbiamo introdotto un nuovo metodo nella politica, mantenendo un filo diretto con tutti i cittadini, ai quali non bisogna rivolgersi solo pochi giorni o poche settimane prima delle votazioni, e garantendo sempre la massima trasparenza nel nostro lavoro di opposizione. Per questo ho voluto fortemente che i nostri preconsigli fossero sempre aperti a tutti i nostri simpatizzanti, in modo che le nostre scelte fossero sempre partecipate e condivise.

Il prossimo 18 Dicembre, per decidere chi sarà il candidato a Sindaco, il gruppo Cambiare e Vivere Labico ha indetto le primarie. Perché si è deciso, nel vostro gruppo di andare ad elezioni interne, e quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a ricandidarsi?

Il motivo è che c’erano delle legittime aspirazioni di proporsi come leader di Cambiare e Vivere Labico. Con questa consapevolezza e nell’interesse del gruppo avevo proposto di affrontare il problema già lo scorso anno. Guidare una coalizione è una responsabilità importante e chi si propone per farlo dovrebbe, a mio avviso, assumere il prima possibile il ruolo e dimostrare sul campo le proprie capacità politiche e amministrative. Purtroppo si è preferito aspettare e, dopo un primo tentativo di individuare una candidatura che raccogliesse il consenso di tutti, abbiamo deciso di ricorrere allo strumento della democrazia, coinvolgendo proprio i nostri elettori. Io mi ricandido perché il progetto di cambiamento è nato esattamente cinque anni fa intorno alla mia figura e posso dire con orgoglio che è la prima volta (negli ultimi vent’anni) che un gruppo consiliare di opposizione rimane compatto per tutta la consiliatura e il suo capogruppo rimane coerentemente un convinto antagonista della politica di Galli e Giordani, sia nella forma, sia nella sostanza. Non è un caso che io sia l’unico esponente dell’opposizione ad essere stato oggetto di tutte le possibili forme di intimidazione da parte della maggioranza, sia con lo strumento della denuncia, sia con quello della querela, sia con la richiesta di 50mila euro di risarcimento danni da parte di Alfredo Galli per una presunta diffamazione.
Credo, quindi, di poter rappresentare, dopo l’innegabile impegno all’opposizione, ancora e meglio il progetto di cambiamento messo in campo per la prima volta nel 2007 e che oggi ha indubbiamente raggiunto la maturità e la credibilità necessarie per essere vincente.

In questi cinque anni Cambiare e Vivere Labico si è contraddistinto per essere un partito politico molto unito. Non pensa che queste elezioni primarie possano mettere in discussione questa vostra unione? E perché?

Cambiare e Vivere Labico non è un partito politico. E’ una lista civica che si aggregata intorno ad alcuni valori fondamentali per una comunità. Il nostro principale obiettivo è quello di avere una “buona amministrazione”, ossia un’amministrazione che anteponga i diritti dei cittadini e il bene della collettività ad interessi particolari.  Su questi valori l’unione e la coesione non sono mai stati messi in dubbio, e lo dimostra il fatto che, proprio in occasione delle primarie, abbiamo redatto una Carta, che ricalca i principali punti programmatici della nostra lista nonché, appunto, i nostri fondamentali valori e che invitiamo tutti i nostri sostenitori a sottoscrivere. No, non credo quindi che le primarie possano minare la stabilità e la solidità del nostro progetto, purché, ovviamente, il progetto in sé mantenga la sua identità.

In questi cinque anni di opposizione avete portato avanti molte battaglie politiche. In quale di queste ha creduto di più? E perché?

Di battaglie ne abbiamo fatte veramente tante. La prima è quella per la legalità, un valore di cui non bisogna vergognarsi e la cui affermazione permette alle persone di riappropriarsi della propria dignità di cittadini e di elettori, i quali devono esigere il riconoscimento dei propri diritti e non mendicare favori o concessioni. Poi abbiamo lottato per la trasparenza, la cui negazione è il terreno fertile per la diffusione delle più nefaste patologie amministrative. E, ancora, ci siamo battuti per la salvaguardia del nostro territorio, che è quello in cui vivranno i nostri figli e che non può continuare ad essere considerato merce di scambio per affari e speculazioni. Abbiamo quindi cercato di limitare i danni di una variante al piano regolatore che porterà altre centinaia di migliaia di metri cubi di cemento sul nostro paese e, soprattutto, siamo riusciti a fermare lo scellerato tentativo di trasformare ben 200 ettari del nostro territorio in un’enorme area industriale, la cui gestione sarebbe stata completamente sottratta al controllo dell’amministrazione e che, sulla carta, avrebbe potuto tranquillamente ospitare le più velenose ed inquinanti attività produttive. Il tutto a poche decine di metri da un importante quartiere di Labico, Colle Spina, che continua ad essere considerato la “Cenerentola” della nostra piccola comunità e che, per questa amministrazione, non è altro che un mero bacino di voti a cui ricorrere al momento opportuno.

Se riuscisse a vincere le primarie e, in un secondo momento, le amministrative, su quale punto si baserà principalmente il suo programma politico?

Prima di tutto mi piacerebbe dare un segnale di rinnovamento della politica. La politica deve essere intesa come servizio e non come occupazione di poltrone. Chi svolge un incarico da amministratore non deve avere alcun tipo di privilegio, come la medievale assegnazione di posti auto riservati per i membri della giunta (anche la domenica).  E poi vorrei vedere volti nuovi e preparati impegnarsi per il bene comune, a cominciare dalle donne, che molto spesso riescono a coniugare sensibilità e competenza, ma che provano un comprensibile disagio nelle oscure dinamiche di questa politica: la metà delle persone della mia eventuale lista saranno donne. Infine il mio sogno è quello di riuscire a trasformare Labico in un comune virtuoso. Per “virtuoso” intendo un comune che abbia a cuore la qualità della vita dei suoi abitanti, che si impegni per la tutela dell’ambiente, che ponga in primo piano la tutela dei beni comuni, che dia valore alla propria comunità attraverso interventi di carattere sociale e culturale. In un comune virtuoso la scuola deve essere una priorità, perché è con la qualità della formazione dei nostri ragazzi che disegniamo il nostro futuro. Nel comune virtuoso c’è bisogno di un pieno coinvolgimento della cittadinanza, perché alcune scelte – dagli interventi per la promozione delle energie rinnovabili, all’adozione di nuovi stili di vita e di consumo, alla concreta riduzione dei rifiuti – si attuano solo grazie ad una diffusa consapevolezza in tutti noi. Certo, è necessaria una drastica inversione di rotta rispetto al tentativo di Galli e Giordani di creare una grigia borgata a 40 chilometri da Roma, ma sarebbe una sfida affascinante e vincerla sarebbe un successo per tutti i cittadini.


25 novembre 2011

Un paese civile


Come si misura il livello di civiltà di un paese?  I parametri che si potrebbero utilizzare sono molti, ma indubbiamente al primo posto va messa la tutela della persona, del suo corpo e della sua dignità. E questo in modo imprescindibile. Per garantirlo non serve – o perlomeno non basta – un diffuso senso civico, serve un ordinamento giuridico che assicuri questo principio. Anche il peggiore dei delinquenti, nei sistemi legislativi più avanzati, gode di una piena tutela. Perché l’aver commesso un reato (o il dubbio di averlo commesso) non giustifica in alcun modo la privazione di questo diritto. In nessun caso.
Il nostro ordinamento ha però subito una vergognosa modifica che trasforma automaticamente in reato il solo fatto di “esistere” per alcuni esseri umani. Non importa se siano fuggiti da una guerra o da una carestia. Per la legge italiana adesso qualunque straniero si trovi “irregolarmente” nel nostro territorio è un criminale, per il quale non sono previsti né gradi di giudizio, né appelli. E così diventa più facile sfruttarli, ricattarli, minacciarli. E, se sono donne, stuprarle. Tanto come fa la vittima a denunciare l’ingiustizia subita? Col rischio di tornare nel paese da cui è fuggita? E il vero criminale godrà di tutte le tutele che la legge garantisce a chi è accusato di qualche reato. Un paese così non è un paese civile. Mi vergogno di questo e chiedo a scusa a nome del mio paese ad Adama per la doppia violenza che – per colpa del nostro egoismo – ha dovuto patire.

21 novembre 2011

Facciamo la festa agli alberi



Alla cortese attenzione
di Alfredo Galli, vicesindaco di Labico

Gentile vicesindaco,

desidero ringraziarLa per l’invito alla festa dell’albero che si terrà oggi. Vorrei informarla che non parteciperò all’iniziativa, di per sé apprezzabile, ma che non mi sembra esprima in modo coerente l’atteggiamento dell’amministrazione comunale in materia di tutela del verde e, in particolare, di salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio arboreo.
In questi anni non si può certo dire che l’amministrazione si sia distinta per la sensibilità e l’attenzione nei confronti degli alberi, che rappresentano – anche emblematicamente – il punto di contatto tra noi e la natura circostante. Negli ultimi anni troppe volte abbiamo assistito a tagli indiscriminati di alberi da parte di chicchessia senza alcun controllo e intervento da parte dell’amministrazione e l’assoluta mancanza di un regolamento del verde pubblico non ha certo agevolato chi avrebbe voluto intervenire per impedire inutili scempi.
L’ultimo criticabile intervento, la cui responsabilità è da attribuire in toto all’amministrazione comunale, riguarda il taglio di due alberi nel secondo plesso della scuola d’infanzia. Ironia della sorte: si tagliano gli alberi in una scuola e, pochi giorni dopo, si celebra una festa dell’albero in un'altra scuola. Non è dato sapere se sia stata data una specifica autorizzazione, se le alberature interessate presentavano problemi, o se, semplicemente, ci si è liberati di quello che, nella cultura di questa amministrazione, viene considerato un inutile ingombro. Un ingombro, però, che per i bambini di quella scuola – oltre a regalare una gradevole ombra nelle giornate primaverili ed estive – rappresenta il simbolo della vita. Una vita inutilmente spezzata.
Chissà se avrà tempo e modo di spiegare le ragioni della decisione di privare i bimbi (e la collettività intera) di quei due alberi. Da parte mia credo sia inutile l’iniziativa di oggi. Per quel che mi riguarda la festa (all’albero) l’avete già fatta.
Con i miei più cordiali saluti.
                                                                                                                                 Tullio Berlenghi
                                                                                                          Capogruppo Cambiare e Vivere Labico

10 novembre 2011

Saldi di fine governo





Sarà l’età, ma divento sempre più diffidente. L’operazione della “dismissione” dei terreni agricoli – si parla di un valore di sei miliardi di euro – mi preoccupa molto. Intanto perché queste operazioni di cassa sul modello di “pochi, maledetti e subito” attraverso la rinuncia al proprio patrimonio, ha tutta l’aria di un’operazione disperata, tipica di chi ha gestito i propri beni in modo irresponsabile e dissoluto. Non si tratta della svendita dell’argenteria di famiglia, a cui si può pensare di fare ricorso in un momento di estrema difficoltà. Perché l’argenteria ha un valore economico, ma non sostanziale. Fa parte del superfluo e, quando le cose non vanno benissimo, al superfluo si può – e si deve - rinunciare. La terra, invece, costituisce un valore essenziale. E la terra agricola rappresenta una piccola garanzia per noi, per il nostro futuro e per quello dei nostri figli. Tra le righe della norma che consente la dismissione dei terreni agricoli io leggo rischi enormi di speculazione. Da un lato il meccanismo della vendita diretta per i terreni al di sotto dei 400mila euro potrebbe agevolare operazioni non esattamente limpide. Dall’altro si esplicita tranquillamente la possibilità che quei terreni possano cambiare la propria destinazione urbanistica. Probabilmente qualcuno avrà già individuato quelli dove si può speculare meglio, magari con l’aiuto di amministrazioni compiacenti, che non è mai troppo difficile trovare. A dirlo adesso si rischia di essere tacciati per i soliti malpensanti dietrologi, sempre pronti a fare i processi alle intenzioni. Ora bisogna risanare i conti pubblici e non c’è tempo per preoccuparsi di ingiustificati sospetti. Eppure, proprio in questi drammatici giorni in cui le nostre città sono state flagellate dal maltempo, da molte autorevoli voci si è alzato il monito sull’eccessivo consumo di suolo, sull’abbandono dell’agricoltura (che non si risolve con speculazioni immobiliari) e sulle conseguenze di un cattivo governo del territorio sul rischio idrogeologico. Niente da fare. Bisogna fare cassa in fretta e non possiamo certo mettere le mani sugli stratosferici investimenti nel settore militare. Perché penalizzare il business degli armamenti, quando possiamo dare nuova linfa a quello del cemento?

5 novembre 2011

La banalità del male


Il commento del nostro premier alla seconda tragedia che, nel giro di pochi giorni, ha colpito la Liguria e il paese intero – se per qualcuno vale ancora un minimo di senso di solidarietà di una nazione – è francamente disarmante: è successo perché hanno costruito dove non si doveva.  Sarebbe anche una discreta sintesi, se ad esprimerla fosse stato un qualunque cittadino dotato semplicemente di un minimo di buonsenso. Tra le concause che determinano eventi come quelli appena registrati c’è, indubbiamente, l’inadeguatezza delle scelte di pianificazione urbanistica e di governo del territorio. E costruire troppo, male e in zone a rischio idrogeologico (per tacere di quello sismico) significa aumentare i fattori di rischio. Quello che sconcerta, quello che spaventa, quello che indigna profondamente è che a pronunciare queste parole sia stato il principale artefice della deregulation urbanistica in un paese che già – per cultura e vocazione – non è particolarmente incline a seguire regole che vengono spesso giudicate troppo rigide. E quanto entusiasmo aveva suscitato questo sorridente omuncolo che ha fatto della semplificazione – delle procedure, della regole, del linguaggio – la sua arma vincente. Non a caso sono passati senza troppi problemi due condoni edilizi nel giro di dieci anni, a cui si sono aggiunti, per completare il quadro, il progressivo allentamento delle norme in materia urbanistica e l’approvazione del “piano casa”, un’altra meravigliosa perla di disprezzo verso le regole della civile convivenza, salutata con irritante entusiasmo da molte amministrazioni regionali (che, in qualche caso, sono riuscite a peggiorarne l’impianto). E adesso, proprio dal suo pulpito, arriva il rimprovero sul mancato rispetto delle regole nello sviluppo edilizio. Una considerazione come un’altra, quasi ovvia. Banale, se vogliamo. La banalità del male. Un male che ci ha colpito 17 anni fa e dal quale ancora non siamo riusciti a guarire.

Alle colonne d'Ercole

Alle colonne d'Ercole
La mia ultima avventura