20 luglio 2013

Cento parole in memoria di Peppino Impastato


Qualche settimana fa Andrea Satta mi ha chiesto di scrivere 100 parole sulla mafia per ricordare Peppino Impastato. L'idea - mi ha spiegato Andrea - è quella di fare dei pizzini di solidarietà da usare come cartoline. Pizzini con 100 parole, 100, come i passi. Io ci ho provato. Ho scritto il mio pizzino (di 100 parole) e un messaggio di accompagnamento (sempre di 100 parole). Adesso ho visto che le cartoline ci sono, compresa la mia. Il testo (anzi i due testi) li trovate qui sotto:

Premessa:

Non vivo direttamente il problema della mafia. Però sono convinto di poterne cogliere l'essenza. Del resto, la mafia non è semplicemente la lupara. La mafia inizia dai piccoli gesti, dai comportamenti. E di quei gesti e di quei comportamenti si nutre. E' in quel modello socio-culturale che trova il terreno fertile. Per permettere a quel modello di affermarsi non serve essere uomini di mafia. Basta adeguarsi a determinate dinamiche. Pensando che siano solo, appunto, piccole cose. Le cento parole mi sono venute così. Pensando alla mafia minore che permea la nostra cultura, ma che non ci mette molto a diventare mafia.
Pizzino:
Piccole cose. Ampliare la mansarda? Non serve il permesso, basta una telefonata. A buon rendere. Quella pratica? E quella visita alla ASL? Conosco la persona giusta. Un’oliatina e via. Non è corretto? Non pensarci. Devi eliminare la copertura in eternit? Trovo uno che te ne disfi in mezza giornata. Tuo figlio ha bisogno di lavorare. Ma niente, cosa vuoi che sia. Ti dico io cosa devi fare. Una piccola cosa. Metti una croce lì. Tu hai un’esigenza, la si risolve. Ti si chiede solo un po’ di gratitudine. Una piccola cosa. La dignità, dici? Anche quella è una piccola cosa.

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