19 dicembre 2008

Un anno di opposizione

Il 2008 è stato il primo anno “intero” di consiliatura. Un anno importante, durante il quale sono emerse alcune indicazioni utili per capire il quadro politico locale e per fare qualche utile riflessione. Intanto va sfatato un luogo comune che andava tanto per la maggiore prima delle elezioni: “chi va all’opposizione può solo stare lì a guardare gli altri decidere, perché non ha strumenti per condizionare le scelte”. Le cose non stanno esattamente così.
Gli strumenti sono pochi e non del tutto efficaci, ma con un po’ di impegno e di determinazione si può incidere anche dai banchi dell’opposizione e noi lo stiamo dimostrando.
Non è il caso di fare l’elenco della spesa dei risultati ottenuti, ma solo il fatto che nel 2008 si sia battuto ogni record di convocazione di consigli comunali la dice lunga sul fatto che l’opposizione c’è e fa sentire la sua voce. Noi ci studiamo gli atti e cerchiamo sempre di capire cosa c’è dietro le scelte della maggioranza e se c’è qualcosa che non quadra chiediamo chiarimenti. Non è un caso che più di una volta abbiamo costretto il sindaco a ritirare delibere o ad apportare modifiche sostanziali agli atti. Non con la forza dei numeri, ma con la forza delle nostre argomentazioni. Certo, la tentazione di sfruttare la superiorità numerica ogni tanto l’hanno avuta, ma noi abbiamo sempre fatto valere le nostre ragioni utilizzando tutte le opportunità che la legge ci consentiva.
Magari ci abbiamo messo un anno e mezzo, come per la costituzione delle commissioni consiliari, ma alla fine siamo riusciti a vincere l’arroganza di chi pensa che, una volta vinte le elezioni, si comanda. Invece si amministra. E sempre nel quadro di un confronto democratico.
Anche sul piano regolatore pensavano di poter gestire la partita delle osservazioni portandone in consiglio trenta o quaranta per volta e approvarle nel giro di poche sedute. Peccato che noi invece abbiamo chiesto un metodo e un confronto sulle questioni, cercando di avere come punto di riferimento l’interesse del paese e non le dinamiche dello scambio che invece sembrano animare l’operato di questa giunta. La conseguenza è stato un confronto serrato che ancora non ha visto la parola fine. Alcune osservazioni le hanno portate in consiglio quattro o cinque volte, compresa quella “personale” del sindaco (che avrebbe voluto aggiudicarsi l’intera zona turisticoricettiva) sulla quale, di fronte alla minaccia di un eventuale ricorso al TAR, alla fine hanno dovuto cedere al buonsenso. Abbiamo avuto modo di fare luce su vicende di dubbia regolarità, come l’erogazione a spese della collettività di pasti gratuiti ad una struttura privata decisa dall’attuale vicesindaco e senza l’ombra di uno straccio di atto amministrativo. Abbiamo ottenuto qualche piccolo risultato anche in materia di bilancio comunale, tra cui l’istituzione delle borse di studio per gli studenti più meritevoli e maggiori finanziamenti per settori legati al sociale, alla cultura e allo sport. Stiamo dimostrando di essere una forza di governo, seria e responsabile quando si tratta di fare proposte politiche, ma dura e intransigente quando bisogna arginare un malcostume amministrativo che per troppo tempo si è affermato a Labico. Nel bel messaggio di auguri pubblicato su questo giornale c’è una frase di enorme valore, tratta dal Concilio Vaticano II - “Non avvenga che si offra come dono di carità qualcosa che è già dovuto a titolo di giustizia” – il cui profondo significato dovrà essere ben chiaro a tutti i labicani: da quando ci siamo noi non bisognerà più chiedere come cortesia ciò che è un diritto. Se questo diritto qualcuno proverà a negarlo noi ci prenderemo carico di garantire il rispetto della legalità. Ed è stata sufficiente questa nostra azione politica, così cristallina e così incisiva, a mandare in corto circuito il “sistema”. Per carità un meccanismo di potere di tale portata non è facile da scalfire, ma anche le strutture più solide, sottoposte ad un’azione continua, prima o poi danno segni di cedimento.
E qualche segnale si comincia a vedere. Per ben due volte sono stati sconvocati consigli comunali di cui era arrivato l’avviso ai consiglieri, come per il consiglio previsto per il 19 dicembre e che è stato sconvocato in gran fretta per non meglio precisati motivi. Per non parlare dello spostamento degli equilibri tra gli assessorati con il passaggio del bilancio da Scaccia a Di Stefano. Il quadro è sin troppo evidente. Il potere a Labico è in mano soprattutto ai due assessorati “di serie A” (Di Stefano e Galli), col sindaco sempre più in balia di una maggioranza che fa fatica a controllare. Poi ci sino gli assessorati minori (attribuiti a Prestipino e Scaccia), il cui ruolo si andato progressivamente ridimensionando. Infine ci sono i consiglieri, la cui principale competenza sembra essere quella di alzare la mano in consiglio comunale, i quali, pur accusando qualche maldipancia, sembrano ancora allineati e coperti. L’opposizione invece – sulla cui tenuta in pochi avrebbero scommesso – gode di ottima salute e sta portando avanti un progetto politico di grande respiro. Ci sono questioni che vedono tra noi posizioni diverse, ma sulle quali non abbiamo problemi a confrontarci pubblicamente e serenamente. Quello che ci unisce invece è una diversa visione della gestione di una pubblica amministrazione, improntata alla correttezza, all’imparzialità ed alla trasparenza, nonché la volontà di avere un paese vivibile, in cui gli interventi vengono realizzati nell’interesse e a beneficio di tutti. Questo è il nostro progetto politico, sul quale contiamo di trovare nuovo consenso e, ci auguriamo, anche nuova partecipazione.
E questo augurio non può che unirsi a quello di un felice 2009 a tutti i labicani.

6 dicembre 2008

Amministrare e comandare

Ormai quello che dovrebbe essere il momento più importante di esercizio della democrazia in ambito locale sta diventando qualcosa di straordinariamente surreale. Per i pochi – troppo pochi – cittadini che decidono di assistervi e di farsi una propria personale opinione su chi e come amministra il paese c’è la possibilità di capire che è in atto un cambiamento di non poco rilievo. La maggioranza che governa Labico sta finalmente cominciando a rendersi conto della differenza tra “comandare” e “amministrare”. Sta iniziando a fare i conti con delle regole che non possono essere interpretate a piacimento.
Tutto ciò ha ovviamente delle conseguenze. Ad esempio abbiamo l’anomalia di approvare a dicembre i verbali delle sedute consiliari di giugno. E questo perché in passato i verbali, come del resto tutti gli adempimenti di carattere giuridico, venivano considerati un inutile quanto fastidioso orpello e quindi ci si limitava a poche righe e probabilmente anche gli interventi erano pochi e contenuti.
Fu molto divertente la risposta del sindaco alla nostra richiesta di registrare le sedute consiliari: non si può, si viola la privacy. Un vero e proprio nonsenso. Adesso, a più di un anno di distanza, è stato dato l’incarico agli uffici di predisporre la registrazione e trascrizione delle sedute consiliari. La mancanza di chiarezza e di organizzazione su alcune questioni porta a perdere molto tempo in consiglio. Si sono perse ad esempio circa due ore per risolvere la questione posta da Spezzano sull’infedele trascrizione delle sue dichiarazioni. Per fortuna sulle sedute di giugno relative alle osservazioni alla variante di PRG avevamo predisposto un tavolo di verifica per evitare discussioni in aula. Con un po’ di buona volontà le cose si riescono a fare, però è necessario avere rispetto del ruolo e delle prerogative della minoranza, che invece, secondo una visione arrogante di qualche amministratore, dovrebbe essere esclusa dalla macchina amministrativa.
Anche la lettura dell’assestamento di bilancio è stata resa difficile da un metodo studiato ad arte per impedire all’opposizione – e ai cittadini – di sapere come e con quali criteri vengano spesi i soldi pubblici. Si mette a disposizione per poche ore la documentazione di bilancio due giorni prima della seduta. E da lì uno dovrebbe farsi un’idea delle politiche di bilancio. Certo molti amministratori non lavorano e non hanno problemi ad andare in orario di ufficio in comune a leggersi le carte. Per chi un lavoro ce l’ha, tutto diventa più difficile ed è evidente che questi sono mezzucci per rendere più gravoso il ruolo del consigliere. Che è un ruolo di controllo.
Nell’interesse di tutti i cittadini. E la necessità del controllo è stata dimostrata dal modo allegro con cui a volte vengono gestite le risorse. Il raggruppamento per macroaree, spesso con denominazioni vaghe e fumose, rende difficile una valutazione accurata della gestione delle risorse. Indubbiamente alla fine “i conti tornano”, nel senso che il bilancio è a saldo zero. Ma ci sono molti elementi di preoccupazione su “come” vengano utilizzate le risorse. Io posso dire di aver rilevato l’anomalia dell’assegnazione di 500 euro per la biblioteca comunale.
Una cifra ridicola, considerando che, nel 2007, alla voce biblioteca compariva un importo di circa 40mila euro per non funzionare. Chiedo un chiarimento. Il Sindaco dice che è solo per dicembre. “Ma dicembre è la prossima settimana”. Ribatto. Il Sindaco a questo punto annuncia solennemente che la biblioteca entrerà in funzione a partire dal 2 dicembre. “Per farle prendere aria?” Replica ironicamente Nello Tulli. Tutti a ridere. Peccato che ci sia poco da ridere visto che oggi, 5 dicembre, sono andato in biblioteca e l’ho trovata chiusa. Sembra che aprirà entro dicembre. Vi terremo informati.
Chiedo ancora una volta spiegazioni su come mai non vengano messi sul sito internet gli avvisi dei bandi. Ad esempio quello delle borse di studio. La cosa è grave sotto due aspetti. Il primo è che questo sembra un metodo per consentire a pochi di essere informati e di poterne beneficiare. La seconda è che non si capisce perché spendere soldi pubblici per un sito che non svolge la sua funzione istituzionale: quella di informare i cittadini. Chiedo anche all’assessore al bilancio quanto costa il sito ai cittadini.
Ovviamente l’assessore si guarda bene dal rispondermi.
A questo punto dovrei parlare del punto relativo alla concessione di una tomba. Non descrivo la vicenda perché è arrivata in redazione una lettera che dà una lettura molto chiara dell’episodio. Spezzano aveva sollevato alcune perplessità sui costi molto favorevoli della concessione.
Io avevo rilevato una preoccupante anomalia sulla gestione privatistica di un bene pubblico. Rilevavo che sul piano giuridico era molto discutibile la procedura seguita. Un consigliere di maggioranza mi dà ragione sostenendo che da tempo svolge una battaglia contro questo tipo di procedure. Anche il Sindaco dice che le mie affermazioni sono fondate. Però… però alla fine mette in votazione. Lui vota a favore. Con lui altri sette consiglieri di maggioranza. Manca un solo voto per ottenere il numero legale. E alla fine ci pensa il consigliere battagliero (di cui poco sopra) a far quadrare i conti …

15 novembre 2008

Consiglio dell’11 novembre: CAL, verbali e (ancora) osservazioni

Consiglio inusuale questa settimana. Convocazione di martedì, imposta dalla Regione Lazio per l’elezione dei membri del Consiglio delle Autonomie Locali. Con l’occasione si inseriscono all’odg alcuni dei verbali relativi alle famigerate sedute estive sulle osservazioni alla variante al PRG e tre delle rimanenti osservazioni.
All’inizio della seduta prendo la parola per segnalare una grave irregolarità amministrativa commessa sul bando del centro infanzia, emanato in violazione del Testo Unico sulle Autonomie Locali. A volte la fretta è davvero una cattiva consigliera e porta a commettere delle disastrose leggerezze. Se qualcuno aveva il sospetto che i beneficiari della delibera fossero già stati in qualche modo individuati troverà, nel modus operandi degli amministratori, ulteriori elementi di perplessità. Uno degli elementi importanti di un bando sociale è quello della sua massima conoscibilità. Lo stesso sindaco aveva dichiarato nel consiglio comunale precedente. “Già stasera ci sarà il bando on line”. In realtà il bando sul sito non c’era neppure dieci giorni dopo. L’unica forma di pubblicità erano i quattro manifesti affissi nella zona del centro. Il resto della popolazione labicana si arrangi.
Il Sindaco prende comunque atto dell’irregolarità e si impegna a risolvere la questione (che significa annullare il bando e riproporlo nei termini di legge).
La votazione del Consiglio delle autonomie locali si svolge senza problemi. Per la cronaca la lista di destra prende 8 voti, quella di centro 1 voto e quella di centrosinistra 5 voti.
Si passa all’esame dei verbali. Io avevo inviato un corposo pacchetto di modifiche ed integrazioni, che non c’era stato il tempo di inserire. Si decide pertanto di rinviare l’approvazione alla seduta successiva.
Si passa quindi alle osservazioni. Una riguarda la viabilità di una zona che è stata trasformata in zona ad alta densità abitativa. Sarà la quarta volta che torna in consiglio, ma il problema è sempre lo stesso: dove si fa passare la strada tenendo conto della presenza di un’area boschiva (una delle poche sopravvissute alla smania cementizia di Galli e Giordani) e di una morfologia del terreno non proprio adatta? Tutti a chiedersi dove si fa passare la strada, ma nessuno (della maggioranza almeno) che si faccia venire il dubbio che il problema non è la strada, ma il fatto di creare le condizioni perché la strada diventi necessaria. Se la zona è inadatta ad una massiccia edificazione forse sarebbe più opportuno costruire meno case, di una tipologia meno invasiva, riducendo così le esigenze di viabilità. Niente da fare. A quanto pare una volta che si individua una zona (e si scatenano interessi ed appetiti) è impossibile tornare indietro, anche quando sarebbe la scelta più ragionevole. Alla fine si decide di rinviare ancora una volta con l’impegno di un ulteriore sopralluogo.
La seconda osservazione era stata ritirata per ben due volte perché noi avevamo chiesto che venisse fatta chiarezza su alcune affermazioni dell’interessato, che facevano pensare che fossero state commesse delle irregolarità di carattere urbanistico ai suoi danni. Questa volta Sindaco e responsabile dell’ufficio tecnico hanno affermato che non c’erano state irregolarità. Chiedo comunque l’inserimento di tutta la documentazione necessaria.
L’ultimo punto era stato discusso almeno altre tre volte.
E ogni volta un’imbarazzatissima amministrazione si era ritrovata a dover ritirare l’osservazione per una palese inconsistenza delle motivazioni per le quali intendevano bocciarla. In pratica l’osservante chiedeva che una parte del proprio territorio venisse destinata a zona turisticoricettiva.
Tipologia che nella variante al piano regolatore si trovava solo ed esclusivamente nei terreni di proprietà del Sindaco e per ben 5,8 ettari. Negare questa opportunità ad altri non poteva avere alcuna giustificazione, se non quella di creare una sorta di monopolio il cui beneficiario era proprio Andrea Giordani. Alla fine è prevalso il buonsenso e l’osservazione è stata accolta. E’ un ottimo risultato, anche perché è stato uno dei pochi casi in cui si è seguita la strada di una pianificazione del territorio rispettosa dei valori ambientali e che potrebbe portare alla valorizzazione di un’economia di pregio e sostenibile.
Peccato che per la stragrande maggioranza del territorio non sia stato così.

8 novembre 2008

Consiglio del 31 ottobre: convenzioni e osservazioni

Dell’idiosincrasia per la trasparenza dei nostri amministratori abbiamo già avuto modo di dire e l’ultimo consiglio comunale non ha fatto che confermare la nostra tesi. Già a partire dalla convocazione si intuiva che c’era qualcosa che non andava: l’ordine del giorno recava solo due punti. Il primo relativo al rinnovo di una concessione cimiteriale, il secondo riguardante due osservazioni alla variante al piano regolatore.
Ben poca cosa per giustificare un consiglio comunale. Ed infatti, puntualmente, è arrivato a casa dei consiglieri (ma solo a loro) l’avviso che vi sarebbero stati ben tre punti integrativi dell’ordine del giorno. In apertura di seduta faccio subito presente la scorrettezza di una simile procedura, evidenziando che in questo modo si potrebbero aggirare le norme sulla corretta pubblicità dei lavori consiliari, impedendo ai cittadini di venire a conoscenza degli argomenti in discussione. Né potevano valere le ragioni di urgenza che la legge prevede per simili circostanze, visto che si trattava di argomenti ben noti (e in parte già affrontati), la cui programmazione sarebbe potuta avvenire nel pieno rispetto delle procedure.
Ovviamente, neanche a dirlo, il sindaco non risponde alle eccezioni sollevate. Lo fa spesso e non me ne preoccupo più di tanto. Cerco solo di intuirne la ragione.
O si tratta di un solenne senso di superiorità che lo induce ad ignorare le istanze dei consiglieri comunali, anche quando il suo dovere istituzione imporrebbe comportamenti più rispettosi. Oppure semplicemente non sa cosa rispondere, preferendo la brutta figura del silenzio alla figuraccia di dire qualche sciocchezza.
Sul primo punto il dibattito è brevissimo ed interviene solo Spezzano a denunciare la delicata situazione delle nostre aree cimiteriali e l’anomalia dell’individuazione di una nuova area in prossimità di Carchitti con aspetti poco chiari sulla determinazione dei costi per i residenti. Al voto comunque dieci favorevoli e noi ci asteniamo.
Si passa a due osservazioni che erano già state portate in consiglio altre volte, riguardanti la richiesta di eliminazione di una strada di piano che avrebbe causato non pochi disagi agli osservanti.
Giordani approfitta dell’argomento in esame per sostenere la tesi dell’inutilità delle commissioni consiliari, convinto che servano a persuadere l’opposizione della bontà delle proposte della maggioranza e non perdere troppo tempo in consiglio. Peccato che non sia così, provo a spiegare, parlando dei meccanismi della democrazia, dei suoi strumenti e dell’obbligatorietà di alcuni di essi.
Dopo una lunga discussione si perviene comunque ad una posizione condivisa. Si elimina la strada di piano, che rimarrà come servitù di passaggio fino a quando non verrà realizzata la nuova viabilità di collegamento. Il parere così riformulato viene accolto all’unanimità.
Il punto successivo è il primo di quelli integrativi ed è ancora una volta la delibera per la convenzione con il centro infanzia privato. Delibera portata per ben due volte in consiglio e per ben due volte ritirata per oggettivi problemi di contenuto. Si era deciso di costituire una commissione ad hoc per una sua rielaborazione, ma non si è riusciti a trovare un accordo. Si sono scontrate due posizioni: da un lato quella di chi si ostinava a voler gestire la questione in modo clientelare e particolaristico, da un lato quella di chi chiedeva l’adozione di principi di carattere generale puntando su trasparenza, correttezza ed equità. Immagino non sia difficile intuire su quale versante si fossero schierate maggioranza ed opposizione.
In consiglio abbiamo depositato una memoria per Cambiare e Vivere Labico News ripercorrere le tappe della vicenda, evidenziando i gravi illeciti amministrativi riscontrati, e abbiamo presentato pochissimi emendamenti nel tentativo di migliorare il testo elaborato dalla maggioranza. Ovviamente non è passato nulla di ciò che abbiamo chiesto, nonostante fossero proposte basate soprattutto sul buonsenso e nell’interesse delle famiglie (come ad esempio l’estensione a dieci famiglie dei benefici previsti dalla delibera). E’ stato divertente notare che la maggioranza ha perfino modificato il testo che aveva proposto in commissione, introducendo una incomprensibile differenziazione tra gli aventi diritto: il contributo non era più uguale per tutti, ma variava da un massimo di 120 ad un minimo di 80 euro (figli e figliastri). Noi chiediamo spiegazioni.
Ci rispondono “In preconsiglio abbiamo deciso così”. Provo a far notare che il preconsiglio è una riunione di carattere privato che non ha alcun valore giuridico sul piano istituzionale. Fiato sprecato.
Anche l’erogazione dei pasti diventa un’elargizione che non comporta alcun beneficio tangibile per le famiglie. Infatti le tariffe della struttura non diminuiranno. Sostengono che la rette sono già ridotte.
Peccato che non vi siano atti a comprovarlo.
La sensazione è che si faccia un uso molto allegro delle risorse pubbliche. Da parte nostra c’è il rammarico per il comportamento della maggioranza, insensibile alle nostre istanze e alle nostre proposte finalizzate esclusivamente all’adozione di un vero intervento di carattere sociale e che avesse una validità generale e prevedesse concrete garanzie nell’interesse sia dei cittadini, sia delle strutture private, sia della pubblica amministrazione. Abbiamo citato le esperienze dei comuni più attenti alle questioni sociali, facendo notare l’adozione di regolamenti di carattere generale. Tempo perso. Si va al voto. Proprio non ce la sentiamo di avallare il comportamento miope della maggioranza. Sul principio eravamo tutti d’accordo, ma sulla sua applicazione le nostre posizioni sono davvero troppo distanti e votiamo contro.
Il punto successivo riguarda una comunicazione relativa all’utilizzazione dei fondi di riserva fatto con una delibera del 4 settembre. Chiedo di intervenire. Il sindaco cerca di impedirmelo. Diamo vita ad una penosa querelle che dura venti minuti. Il sindaco, a quanto pare ignora il fatto che è diritto dei consiglieri intervenire sulle questioni all’ordine del giorno e cerca di impedirmi di parlare. E’ una violazione gravissima delle regole di convivenza democratica. Io insisto in tutti i modi. Alla fine sono l’assessore Di Stefano e il vicesindaco a far notare che questo irrigidimento è del tutto fuori luogo. Io volevo solo far notare di aver chiesto per ben due volte di portare la comunicazione in consiglio, visto che era noto a tutti che serviva per coprire i costi della delibera appena votata. Ovviamente invece la comunicazione è stata data allo scadere dei sessanta giorni previsti dalla legge. Contesto l’uso della procedura, che rappresenta a mio avviso un modo per aggirare le norme contabili, quando mancano i requisiti di urgenza previsti dalla legge. “Cazzate” (testuale) interviene l’assessore al bilancio, secondo il quale questo è l’unico modo per trovare le risorse per finanziare interventi non programmati. Magari qualcuno dovrebbe spiegare all’assessore al bilancio che la procedura contabile corretta è la variazione di bilancio, che necessita del voto consiliare.
Il punto successivo è, per l’appunto, una variazione al bilancio. Arrivano risorse da parte della Regione e vanno inserite nel quadro contabile. Si vota e si chiude.

18 ottobre 2008

Consigli d’ottobre: interrogazione “blindata”, osservazioni ritirate

Gli ultimi due consigli comunali sono stati decisamente brevi. Quello del 3 ottobre è stato monopolizzato dall’interrogazione di Maurizio Spezzano, il cui dibattito, che si è svolto a porte chiuse, è stato molto lungo ed articolato.
Non entro nel merito e lascio a Maurizio la possibilità di riassumere e commentare la discussione sul punto, durata quasi due ore. L’esame dei tre punti successivi è stato invece piuttosto rapido. Si è trattata la revisione dello Statuto del Consorzio dei Castelli della Sapienza, con l’obiettivo di alleggerire gli organismi. Da parte nostra abbiamo dato il nostro assenso all’intervento di modifica, ma abbiamo voluto sottolineare che ci aspettiamo di vedere qualcosa di concreto da parte del Consorzio, la cui esistenza altrimenti rischierebbe di non trovare alcuna giustificazione e di comportare ulteriori ed inutili costi per le casse dei comuni che ne fanno parte. Sotto questo aspetto ovviamente diamo piena delega e fiducia a Nello Tulli, che abbiamo designato a rappresentarci nell’ambito del Consorzio. Il punto successivo riguardava una deliberazione finalizzata a dare seguito ad una richiesta di affrancazione dagli usi civici, che viene rapidamente approvata.
L’ultimo punto prevedeva invece la nomina del collegio dei revisori previsto dallo statuto del centro anziani.
Bisognava individuare due consiglieri di maggioranza ed uno di opposizione. Per noi svolgerà il compito Nello. La seduta è tolta.
La settimana successiva nuovo consiglio. Si torna a parlare di osservazioni alla variante al P.R.G.. Era dall’1 agosto che non si affrontava l’argomento. Le osservazioni previste sono solo cinque. Quasi tutte esaminate e rinviate in sedute precedenti. Manca il sindaco. Sembra che sia in Sardegna. Andiamo avanti e occupiamoci delle osservazioni. Per un loro corretto esame bisognerebbe sapere cosa si è deciso in precedenza. Lo facciamo notare e chiediamo per l’ennesima volta di poter avere i verbali dei consigli comunali precedenti. In particolare io chiedo anche quante e quali osservazioni siano rimaste da esaminare, se finalmente si sia proceduto ad aggiornare le stime del piano sulla base delle osservazioni accolte, valutando quindi le nuove previsioni di incremento demografico e ridefinendo gli standard urbanistici. Esprimo preoccupazione per il possibile squilibrio finale, visto che la tendenza è stata quella di aumentare le zone edificabili e di ridurre gli spazi destinati a verde e servizi.
Rilevo inoltre che andrebbe valutato il progetto urbanistico alla luce del piano territoriale paesistico regionale e chiedo come mai non sia stato ancora fatto. Galli a questo punto propone una sorta di tavolo congiunto per rivedere il piano sulla base di principi condivisi e comunque afferma che debba essere garantita la compatibilità del piano con la pianificazione regionale. Di Stefano concorda e ritiene necessario un nuovo passaggio in commissione per elaborare una sintesi. Per quanto riguarda la mia richiesta dichiara di aver dato mandato al tecnico che ha redatto il piano per fare una relazione in base alle osservazioni approvate.
Giovannoli giudica tardiva l’apertura della maggioranza, considerato che sono state esaminate oltre 150 osservazioni e non sembra molto razionale pensare di rimetterle in discussione. Analoghe considerazioni le fa Tulli che, pur ringraziando il sindaco per l’apertura, afferma che il piano manca di omogeneità e stravolge l’assetto territoriale, facendo scivolare lentamente il paese verso l’anonimato.
Per quanto riguarda le osservazioni la prima mirava ad includere alcune particelle nella zona edificabile e, come le altre di analogo tenore nella stessa area, viene accolta parzialmente. Il tentativo di risolvere un problema di disomogeneità riesce solo in parte, visto che rimangono “buchi” con destinazione d’uso differente del tutto irrazionali.
L’osservazione successiva era già stata oggetto di particolare attenzione, visto che – a detta dell’osservante – potevano esserci delle irregolarità nella lottizzazione limitrofa. In quella circostanza avevamo chiesto tutta la documentazione che potesse fare chiarezza sulle affermazioni dell’interessato. Tra gli atti però mancano ancora documenti importanti e di conseguenza la maggioranza decide di ritirarla e rinviarne l’esame.
Passiamo all’osservazione seguente, che interviene nuovamente sulla zona di Colle Alto. Anche in questo caso sarebbe utile conoscere con esattezza cosa era avvenuto quando erano state esaminate altre osservazioni ricadenti sul comparto. I dubbi sulla vicenda sono talmente numerosi che l’osservazione viene ritirata.
Si passa ad un’osservazione predisposta dal Consorzio di Colle Spina. L’osservazione è molto ben fatta e segnala numerosi errori del piano. La discussione sul punto va avanti a lungo e l’atteggiamento della maggioranza sembra piuttosto schizofrenico. Da un lato si concorda con gran parte di quanto asserito nell’osservazione, riconoscendo i molti errori riguardanti Colle Spina contenuti nel piano (alcuni dei quali corretti a seguito dell’esame di alcune delle osservazioni presentate), dall’altro però l’orientamento è quello di respingere l’osservazione. Fatta eccezione per l’assessore Prestipino, che annovera proprio il quartiere di Colle Spina tra le sue competenze, che vorrebbe accogliere l’osservazione. Di Stefano però lo convince in fretta a cambiare opinione. Noi invece vorremmo che si riconoscesse al Consorzio di Colle Spina di aver colto nel segno con l’osservazione e che si tenesse conto del fatto che questa è stata predisposta nell’interesse dei cittadini del quartiere e della loro qualità della vita. Niente da fare.
L’osservazione viene respinta, anche se, ad onor del vero, la motivazione cerca di ammorbidire la negatività della decisione. Il concetto è in pratica: “avete ragione voi, ma l’osservazione la bocciamo”.
Terminiamo con l’esame di un’osservazione con la quale si chiede di non individuare tutta la zona turistica ricettiva all’interno della proprietà del sindaco. E’ la seconda volta che viene esaminata. La prima volta avevamo sottolineato l’incongruità (e la parzialità) della decisione, portando il sindaco, peraltro interessato personalmente alla questione, a ritirarla. La riproposizione prevede lo stesso giudizio: negativo. Se ne avvede immediatamente l’assessore Di Stefano, il quale, prima ancora che noi cominciamo le nostre riflessioni, si dichiara disposto a ritirarla. Si dibatte un po’ sul merito, ma ormai l’orientamento è chiaro. L’osservazione infatti viene ritirata. Ed è la terza su cinque. Il consiglio è chiuso.

4 ottobre 2008

Il Presidente fantasma

Qualcuno dei nostri lettori più affezionati sicuramente se ne ricorderà. Esattamente un anno fa la maggioranza impose una modifica statutaria per creare la figura del Presidente del Consiglio Comunale. Provo a riassumere brevemente la vicenda. Pur consapevoli della necessità di una completa revisione dello Statuto, i nostri amministratori decisero di effettuare da subito questa prima modifica, per evidenti ragioni di equilibri interni.
La determinazione era tale che diedero vita ad un imbarazzante pasticcio al momento della votazione, visto che, a nostro avviso, non era stato raggiunto il quorum necessario per l’approvazione della modifica.
Il Sindaco disse “non è approvata”. Poi venne ritrattato tutto con uno scandaloso verbale che capovolgeva la vicenda e tutti i consiglieri di maggioranza si trincerarono dietro affermazioni del tipo “non ricordo”, “ero distratto”, “non saprei”. Questa protervia era giustificata (secondo loro) da straordinarie ragioni di necessità e urgenza che impedivano una più ponderata e serena riflessione da effettuare insieme alla minoranza, che – detto per inciso – sul punto in questione era sostanzialmente d’accordo. In pratica serviva subito la figura del Presidente del Consiglio Comunale e non era possibile attendere oltre, anche a costo di qualche “forzatura” (chiamiamola così) politica e istituzionale. Con queste premesse ci si sarebbe aspettati una rapida attuazione della modifica.
Ad esempio la stampa e distribuzione in tempi brevi del nuovo Statuto e del nuovo Regolamento, come modificati dal Consiglio Comunale. E poi, soprattutto, l’elezione del Presidente, come da nuovo Statuto.
Magari non proprio la prima seduta successiva, ma magari la seconda, o, al limite, la terza. Bene, di sedute ne sono passate 15. E un anno di tempo. Della nomina del Presidente del Consiglio nessuna traccia. In pratica i nostri amministratori hanno usato tutta la loro arroganza per effettuare una modifica al regolamento su cui adesso risultano inadempienti da un anno. Un vero capolavoro. Bisognerebbe chiedersi come mai abbiano deciso di fare questa pessima figura. Certo la scarsa dimestichezza con le regole non li aiuta. Pensano che sia sufficiente imporre la loro volontà con la forza dei numeri per sistemare tutto. In realtà la democrazia non è fatta solo di numeri, ma è necessario anche rispettare alcuni principi. Certo potrebbero imporre un nuovo cambiamento per ripristinare lo status quo ante.
Ma questo significherebbe coprirsi di ridicolo e ne sono consapevoli. Però non nominano il Presidente e questo fa sorgere qualche domanda. Temono forse che la nuova figura potrebbe creare più problemi di quanti non possa risolverne? Oppure pensano che l’attribuzione di un significativo potere ad una persona possa alterare i già difficili equilibri interni? O magari ritengono che in fondo nessuno dei consiglieri (sono ovviamente esclusi i membri della giunta) abbia la capacità e l’autorevolezza necessarie? Tutte domande per le quali non sarà facile avere una risposta. Noi intanto continuiamo a chiedere dall’inizio della consiliatura il rispetto dello Statuto e del Regolamento e, coerentemente, chiediamo che, insieme alle commissioni consiliari, venga nominato anche il Presidente del Consiglio Comunale. E, inoltre, chiediamo che la commissione nominata per le modifiche statutarie termini il suo lavoro. Sono più di sei mesi che non viene convocata. L’ultima volta l’accordo era quello che ogni gruppo avrebbe dovuto presentare un pacchetto di proposte di modifica su cui confrontarsi. Noi, diligentemente, ci siamo presentati all’appuntamento col nostro compitino pronto. Gli altri non si sono presentati, né ci hanno comunicato alcunché. Ed è da allora che attendiamo notizie. Anche in questo caso sembra di assistere ad un vero e proprio ripensamento: quello che un anno fa sembrava urgente ed inderogabile adesso è diventato un elemento del tutto trascurabile. Solo a seguito delle nostre insistenze il Sindaco si è impegnato a riconvocare la commissione.
Attendiamo fiduciosi.

28 settembre 2008

Cronache dal consiglio comunale

Resoconto del consiglio comunale del 26 settembre 2008

Terminata la pausa estiva l’attività consiliare sembra voler riprendere con una certa regolarità. La principale ragione di questa convocazione è il rispetto della norma che prevede la presentazione dello stato di attuazione del programma e degli equilibri di bilancio entro il 30 settembre di ogni anno. I punti all’ordine del giorno però sono ben sette ed è chiaro sin dall’inizio che questo consiglio non sarà breve.
Il primo punto dell’ordine del giorno reca un generico “approvazione verbali sedute precedenti”, formulazione che andrebbe bene in un qualunque comune d’Italia dove i verbali vengono approvati nella seduta immediatamente successiva o, al limite, in quella dopo. Non a Labico dove l’approvazione dei verbali è puramente incidentale e dove i verbali si approvano con una certa discontinuità. Tra i verbali da approvare ci sono infatti quelli relativi alla correzione ed integrazione di due verbali risalenti a febbraio e marzo di quest’anno. Verbali fatti talmente male, nonostante i molti mesi trascorsi, da risultare non approvabili. E’ stato sufficiente segnalare alcune delle numerose incongruenze per indurre il sindaco a ritirare i due verbali incriminati. Cogliamo l’occasione per ricordare che da circa un anno e mezzo stiamo chiedendo la registrazione delle sedute, in modo che nessuno abbia dei dubbi sull’andamento dei consigli comunali. Parole che sono sembrate al vento per lungo tempo, ma che sembra siano riuscite a creare una breccia. Anche il segretario comunale ormai sembra condividere le nostre posizioni e chi aveva comicamente parlato di “violazione della privacy” (si tratta dell’assessore Scaccia) in merito alla registrazione delle sedute è servito. Gli altri quattro verbali registrano un evidente eccesso di sintesi, ma, alla luce delle rassicurazioni sulle buone intenzioni per il futuro, decidiamo di non sollevare eccezioni, salva la richiesta di integrazione del verbale relativo ad un atto ritirato con le motivazioni per le quali si disponeva il ritiro. L’atto in questione era la convenzione con un centro per l’infanzia privato, che peraltro veniva riproposta proprio nell’attuale seduta. Si approvano quindi quattro verbali con l’astensione del gruppo dell’opposizione.
Il secondo punto riguarda l’obbligo, previsto dal Testo Unico degli Enti Locali, di approvare in sede consiliare lo stato di realizzazione dell’attività programmata e la verifica degli equilibri di bilancio. Il documento all’esame si compone quindi di due parti, la prima – relativa agli equilibri di bilancio – di carattere meramente contabile e che fotografa lo stato dei conti con l’obiettivo di evitare ogni possibile squilibrio tra i saldi, la seconda, con una valore indubbiamente più politico, perché permette di farsi un’idea sullo stato dell’arte di quanto previsto dai programmi dell’amministrazione. Apre la discussione l’assessore Scaccia che legge una soporifera relazione che mette a dura prova anche i più volenterosi. Per fortuna i volenterosi si erano letti il documento e avevano quindi le idee sufficientemente chiare. Per le questioni dubbie è bastato interpellare il responsabile del settore che ha fornito con competenza le necessarie spiegazioni. Nel dibattito siamo intervenuti tutti per contestare il dato “politico” che è emerso dalla lettura del documento, visto che, al di là della salvaguardia formale degli equilibri di bilancio, si è registrato un preoccupante livello di incertezza sulle entrate, con conseguente riduzione della capacità di spesa ed investimento dell’amministrazione, ma soprattutto il modo in cui le risorse vengono investite. Ed è proprio sotto questo aspetto che concentro il mio intervento, scorrendo la parte che riguarda l’analisi dei singoli programmi ed evidenziando come il settore di maggior rilievo economico, quello relativo al funzionamento della macchina amministrativa, preveda quasi due milioni di euro di spesa, senza prevedere alcunché per garantire ai consiglieri di opposizione lo svolgimento del proprio lavoro, come chiediamo dall’inizio della consiliatura. Mi soffermo anche sul problema dell’istruzione pubblica, ricordando che, nonostante i toni trionfalistici del documento, la questione della scuola è tutt’altro che risolta e che, a causa della mancanza di programmazione da parte dell’amministrazione, l’erogazione dei pasti partirà con un mese di ritardo rispetto all’inizio delle lezioni, con decine di ore di lezione perse e con inevitabili difficoltà per il rispetto dei programmi scolastici. Affronto la questione della cultura, che, a leggere il documento, sembra uno dei principali pensieri della giunta municipale. Questione talmente importante da non aver neppure istituito un assessorato alla cultura e da non prevedere quasi nessuna iniziativa culturale. Per non parlare dello stato di abbandono della biblioteca, per la quale il bilancio prevedeva fino allo scorso anno una cospicua cifra per il pagamento del personale addetto. La biblioteca però non funzionava lo stesso e nel bilancio di quest’anno la cifra è stata semplicemente cancellata. Anziché decidere di far funzionare la biblioteca si è deciso di ufficializzare la sua inesistenza, azzerando completamente i fondi (salvo poi, come vedremo, approvare un regolamento…).
Continuo ricordando che anche sullo sport i nostri amministratori non brillano per sensibilità e ricordo la questione del mancato adeguamento del campo di calcetto, ragion per cui la squadra locale non è riuscita ad iscriversi al campionato. Parlo anche della viabilità e del problema della sicurezza stradale, di cui forse bisognerebbe preoccuparsi un po’ di più e per il quale abbiamo presentato una mozione con la richiesta di avviare un serio programma di prevenzione. Anche sul programma relativo alla gestione del territorio e dell’ambiente ho molto da dire, visto che il nostro territorio è preso in considerazione dai nostri amministratori solo quando può essere utile per spalmarci qualche tonnellata di cemento. Ricordo che il consigliere delegato all’ambiente aveva preso l’impegno di aumentare, per frequenza di svuotamento e quantità, le campane per la raccolta differenziata, ma che di questo impegno non si è vista traccia. Il dubbio è che i nostri amministratori la raccolta differenziata proprio non la facciano, altrimenti si sarebbero resi conti dello stato in cui versano i contenitori. Per non parlare – ma ne parlo – delle discariche abusive disseminate sul territorio, di cui lascio da mettere agli atti una documentazione fotografica, sottolineando la presenza di un considerevole quantitativo di eternit, invitando il sindaco a provvedere immediatamente alla sua bonifica. Termino il mio intervento ricordando che anche sotto l’aspetto quantitativo l’attenzione dell’amministrazione su temi come lo sport e la cultura è davvero modesta: circa lo 0,5 per cento del bilancio per ognuno dei due settori. Questo è un caso in cui i numeri parlano da soli.
Il terzo punto riguarda l’approvazione dello schema di convenzione con un centro per l’infanzia ritirato ad agosto. La delibera e lo schema di convenzione sono scritti “male”, caratterizzati da eccessiva vaghezza, mancanza di principi chiari, formulazione ambigue (non si sa se e quanto volutamente). Interviene subito Maurizio Spezzano che fa notare alcuni degli aspetti più controversi, anche per quanto riguarda il profilo contabile. Il sindaco ed alcuni membri della giunta cominciano a scambiarsi sguardi di preoccupazione. Il sindaco chiede subito una sospensione di dieci minuti. Viene accolta. La pausa dura oltre venti minuti. Sembra che l’argomento abbia creato qualche problema nella maggioranza. Si rientra in aula. Qualcuno nella maggioranza cerca una semplificazione della questione che sfocia nella sua banalizzazione: da una parte c’è un atto che prevede interventi di solidarietà per i meno abbienti, dall’altro c’è chi vuole contestare quell’intervento. Sono costretto ad un intervento preliminare e chiarificatore per evitare facili strumentalizzazioni. Al di là delle questioni di merito dell’atto – su cui c’è molto da dire – rilevo un’anomalia nella procedura seguita. Stiamo esaminando un atto, del quale avevamo contestato vizi di forma già due mesi fa. L’atto era stato ritirato, ma non si è cercato di affrontare insieme i nodi della questione. Addirittura la giunta ha approvato una delibera per l’utilizzazione di 1500 euro dei fondi di riserva da destinare alla materia. Di quella delibera noi abbiamo chiesto conto già nella seduta di quindici giorni prima, ma il sindaco ha pensato bene di non portarla all’attenzione del consiglio, nonostante i fondi di riserva debbano essere utilizzati per ragioni di urgenza e il cui uso andrebbe quindi fatto con molta cautela. Ho lamentato l’assoluta mancanza di trasparenza nel metodo e la volontà di imporre al consiglio un atto solo con la forza dei numeri, senza tenere conto della correttezza del contenuto. Colgo l’occasione per esprimere la stima nei confronti del lavoro e dell’impegno dei privati che sono parte in causa, chiarendo che non siamo contrari all’intervento di sostegno delle famiglie bisognose, ma che desideriamo che le scelte che vengono fatte rispondano a criteri di trasparenza e di equità.
Nel prosieguo della discussione vengono sottolineati i principali elementi di critica da parte nostra. La scelta di una sola fascia oraria destinataria del beneficio, privando quindi dell’opportunità proprio chi probabilmente ne ha più bisogno perché ha orari di lavoro più lunghi. La mancanza di criteri per l’individuazione dei possibili beneficiari dell’incentivo. La mancanza di chiarezza sull’erogazione dei pasti che, leggendo la delibera, sembrerebbe già a carico del comune, senza che nessuno ne sapesse niente. Sul punto in questione, nonostante una puntuale e diretta richiesta di chiarimento, il Sindaco preferisce non rispondere. Ormai ci siamo abituati. La maggioranza chiede una nuova sospensione. Al rientro propongono di eliminare tutte le parti dubbie della delibera e lasciarla “in bianco” e di nominare una commissione per decidere i criteri. La toppa peggio del buco. La delibera diventerebbe ancora più vaga. Chiediamo noi una sospensione. Al rientro la nostra proposta: formale ritiro della delibera, un atto di indirizzo con le finalità condivise e l’affidamento alla commissione consiliare competente (ancora non istituite da un anno e mezzo, nonostante le nostre continue sollecitazioni) della predisposizione dell’atto, da portare di nuovo in consiglio. A quanto pare le commissioni statutarie provocano l’orticaria alla maggioranza. Vogliono una commissione ad hoc. Su questo cediamo. Il Sindaco “per l’imbarazzo creato”, ritira la delibera. Si approva l’atto di indirizzo. Si nomina la commissione ad hoc. I membri della maggioranza sono sempre i soliti, onnipresenti in tutte le commissioni (Giordani, Galli, Di Stefano, Scaccia), quelli della minoranza sono il sottoscritto e Giovannoli. Al voto tutti a favore tranne Spezzano, che si astiene.
Quarto punto. Regolamento della biblioteca. Sul principio siamo d’accordo. Anzi proviamo a proporre alcune modifiche ed integrazioni con l’obiettivo di migliorare l’impianto. Così come eravamo d’accordo nell’affidare la gestione della biblioteca ad un’associazione come “Bambini senza frontiere” che si era già distinta in passato per l’impegno e la capacità nel programmare iniziative ed attività di interesse culturale per i ragazzi. Però ci chiediamo e, soprattutto, chiediamo al sindaco, perché la biblioteca sono anni che non funziona? Come si può pensare che cambi qualcosa solo per l’adozione di un regolamento, senza stanziare un solo centesimo per il funzionamento? Chiediamo che non ci si limiti alla realizzazione del contenitore, ma che si lavori anche e soprattutto sui contenuti. Attendiamo (non troppo) fiduciosi. Al voto, per la cronaca, si registra l’unanimità.
Ormai è tardi e alcuni esponenti della maggioranza hanno degli impegni (ma non se lo possono tenere libero il giorno del consiglio?). Il Sindaco vuole proporre il rinvio della seduta. Spezzano ricorda che Giordani si era impegnato a discutere dell’interrogazione su un presunto abuso edilizio. Si crea un po’ di confusione e si comincia ad entrare nel merito della questione. Io chiedo che, se si passa ad affrontare l’argomento, si formalizzi l’inversione dell’ordine del giorno. Nel frattempo il responsabile dell’ufficio non c’è e Di Stefano se ne va. Rimane il Sindaco che, con tutta probabilità, non è a piena conoscenza della questione. Prova a forzare la mano chiedendo di votare il rinvio della seduta. La maggioranza stavolta non è compatta e la proposta non passa. Il Sindaco si accascia preoccupato sulla sedia. Spezzano incalza. Propongo una conciliazione. Si rinvia la seduta con l’impegno del Sindaco a mettere l’interrogazione al primo punto della prossima seduta. Il Sindaco accetta, ma vuole che l’argomento sia trattato a porte chiuse. E sia. Si vota il rinvio all’unanimità. Tutti a casa. Qualcuno ha l’aria preoccupata.

20 settembre 2008

Movimenti di bilancio

Come al solito il consiglio comunale viene convocato in un giorno feriale. Ormai abbiamo smesso di chiedere di individuare giorni e orari in cui ai cittadini interessati sia possibile assistervi. Se poi per caso la maggioranza non dispone di un adeguato numero di consiglieri - come è avvenuto il 13 settembre, quando per mancanza del numero legale si è rinviata la seduta alla seconda convocazione - allora il consiglio si può anche fare di sabato. Peccato però che nessun cittadino lo sapesse, visto che la convocazione ufficiale era per il venerdì.
Fortuna che il Sindaco ci ha avvisato per tempo dell'eventualità che non ci fossero abbastanza consiglieri di maggioranza...
Si comincia con appena 35 minuti di ritardo e i punti all'ordine del giorno sono solamente due. Sul primo non è neppure prevista una deliberazione assembleare. Si tratta di una comunicazione del Sindaco sull'utilizzazione dei fondi di riserva del bilancio. Va detto che i fondi di riserva rappresentano una sorta di ciambella di salvataggio da utilizzare in particolari momenti e in situazioni di urgenza. La normativa prevede in linea generale che in materia di bilancio le decisioni devono essere assunte dal Consiglio comunale e il fondo di riserva costituisce un'eccezione alla regola generale. Eccezione che va ovviamente utilizzata con moderazione e sulla base di effettive ed improrogabili esigenze amministrative. Noi chiediamo per l'appunto la ragione per la quale ci si sia avvalsi di questa procedura straordinaria e quali ragioni giustificassero una simile disposizione. La risposta data dall'assessore Scaccia è stata che alcune esigenze di spesa per la scuola sono emerse solo ad agosto e non c'era più il tempo di un passaggio formale in consiglio prima di deliberare la variazione di bilancio. A confortare la tesi dell'assessore è intervenuta la consigliera Ricci, delegata in materia di scuola, che ha ribadito che i problemi sono sorti proprio ad agosto. Nel mio intervento esprimo il mio stupore e un pizzico di ammirazione per le capacità della giunta di leggere il futuro, visto che la deliberazione di giunta con cui viene decisa l'utilizzazione del fondo di riserva risale al 17 luglio, circa un mese prima che i problemi – secondo le dichiarazioni dell'assessore Scaccia e della consigliera Ricci – sorgessero. Esprimo la preoccupazione che si utilizzi un meccanismo previsto per le situazioni di emergenza come scorciatoia per sottrarsi al dibattito consiliare. Certo, di fronte alle esigenze della scuola – che rimane per noi una priorità – facciamo fatica ad assumere posizioni negative, ma affermo che sarebbe doveroso da parte dell'amministrazione dare più informazioni su come vengano utilizzate le risorse, in virtù dei principi di correttezza e di trasparenza dell'amministrazione. Chiedo inoltre che venga portata quanto prima in consiglio un'ulteriore delibera approvata con la medesima procedura e sulla quale chiediamo fin da subito di dare la più ampia conoscenza dei fatti e delle motivazioni che l'hanno giustificata.
Si passa quindi al secondo punto: la variazione di bilancio giustificata da motivi di urgenza. Anche in questo caso l'atto viene illustrato dall'assessore competente, Giorgio Scaccia, che spiega a grandi linee come siano intervenute esigenze di spesa che hanno reso necessaria l'individuazione di nuove risorse da destinare al centro anziani e per il contributo per canoni di locazione per le famiglie bisognose. Per queste due voci sono state reperite risorse a livello regionale. Ben più cospicuo è l'importo relativo alle due voci successive, relative alla sistemazione degli impianti sportivi e ad ulteriori lavori da effettuare per le strutture scolastiche.
Qui l'assessore parla di una "partita di giro", evidenziando come entrate e uscite siano equivalenti, quasi a dimostrare che la variazione di bilancio sia del tutto indolore per le casse comunali. Ancora una volta siamo costretti ad intervenire per cercare di fare un po' di chiarezza e per esprimere le nostre valutazioni. In primo luogo sentiamo la necessità di sottolineare l'imprecisione delle affermazioni dell'assessore: non si può mascherare la variazione di bilancio come una banale operazione contabile a saldo zero. Quella che viene definita "entrata" per complessivi 100mila euro (il mutuo acceso con la cassa depositi e prestiti) è indubbiamente un'entrata per l'attuale esercizio di bilancio, ma comporterà un costo a carico della collettività per gli anni a venire. Un costo che forse, con un po' più di capacità programmatoria, si poteva anche evitare, visto che si poteva ricorrere a finanziamenti regionali quantomeno per l'adeguamento delle strutture sportive. Su questo punto evidenziamo come un'importante realtà sportiva labicana - quella del calcetto, che aveva ottenuto un importante successo a livello provinciale - non abbia potuto proseguire la propria attività proprio a causa della mancanza degli spogliatoi che, con grande ritardo, il comune si appresta a mettere a norma solamente adesso. Inoltre chiediamo ancora una volta di avere una più ampia conoscenza delle questioni. Le spese per la scuola e per lo sport sono sempre accolti con un pregiudizio favorevole, ma sarebbe meglio sapere "come" vengono spesi i soldi, perché non è detto che più aumentano le risorse e più aumenta la qualità dell'intervento e allora è meglio conoscere modalità e obiettivi, per poter valutare le scelte disponendo di tutte le informazioni necessarie.
Analoghe considerazioni possono essere fatte per la scuola, su cui si interviene sempre con la logica dell'emergenza e creando sempre qualche disagio alla popolazione scolastica. Su questo punto Spezzano segnala che la consegna dei lavori sia prevista per il 6 ottobre e questo spiega il tradizionale ritardo dell'avvio del tempo pieno e dell'erogazione dei pasti a scuola, con l'inevitabile perdita di preziose ore di insegnamento. Pur giudicando negativamente il comportamento dell'amministrazione al momento del voto decidiamo di astenerci, per senso di responsabilità verso questioni di grande rilievo sociale, sulle quali avremmo preferito ci fosse una migliore attenzione e capacità di programmazione da parte della maggioranza. Al voto 10 favorevoli e 4 astenuti.
Terminati i punti all'ordine del giorno il Sindaco decide di consentire che venga dato spazio al dibattito su alcuni temi segnalati dai consiglieri, così come prevede lo Statuto. Non era mai successo è nonostante sia prassi abituale nelle assemblee elettive, riteniamo di dover comunque ringraziare il Sindaco per aver finalmente concesso un po' di spazio alla democrazia. La prima questione sollevata riguarda proprio il rapporto tra l'amministrazione e le realtà sportive. Si affronta il problema del calcetto e della mancata iscrizione al campionato. Remo Di Stefano contesta l'accusa di "scarsa sensibilità" sull'argomento e si dice disposto ad impegnarsi per risolvere il problema. Peccato che, a quanto pare, per il campionato sia ormai troppo tardi.
Sulla scarsa sensibilità interviene Giovannoli chiedendo conto della mancata risposta ad una lettera dell'associazione della pallavolo inviata a luglio su cui si chiedeva un immediato riscontro e per la quale dopo ben due mesi non era arrivata nessuna risposta. Grande imbarazzo del Sindaco, ma alla fine si riesce a strappare un impegno per le più importanti trasferte previste.
Un'altra questione la solleva Luciano Galli a proposito del nostro trafiletto (vedi numero di agosto) sui manifesti selvaggi affissi dal Comune, sostenendo che allora avremmo dovuto criticare anche quelli di due consiglieri di minoranza dello stesso tenore. Premesso che, per altre ragioni, ho espresso una personale disapprovazione sull'episodio, faccio notare alcune differenze fondamentali: i manifesti della maggioranza li ha pagati il comune, quindi i cittadini, quelli di Paris e Tulli se li sono pagati con le proprie tasche; i manifesti della maggioranza sono stati affissi da operatori pubblici, pagati dal comune e non hanno pagato la tassa per le affissioni (che comunque avrebbero pagato i cittadini…) mentre quelli di Paris e Tulli hanno pagato la tassa di affissione; i manifesti della maggioranza sono stati affissi in modo selvaggio (la foto pubblicata lo dimostra), quelli di Paris e Tulli hanno rispettato le regole. Ce n'è abbastanza perché il Sindaco si scusi a nome dell'amministrazione. Ma, ovviamente, le scuse non arrivano. Il messaggio è "noi siamo al di sopra delle regole". Infine Spezzano solleva una questione di una certa gravità su un'interrogazione a cui il Primo Cittadino di Labico non voleva dare risposta, adducendo argomentazioni a dir poco pretestuose. Lascio a Maurizio le considerazioni sul caso, anche perché avremo modo di riparlarne, visto che il Sindaco ha promesso che porterà l'interrogazione al prossimo consiglio comunale.

19 settembre 2008

Mozione sulla sicurezza stradale


Comune di Labico - Mozione

Il Consiglio comunale di Labico,

-                     considerato che appare opportuno incentivare forme di mobilità sostenibile che consentano di spostarsi in sicurezza riducendo l’impatto ambientale e la congestione della rete viaria;
-                     tenuto conto che alcune delle ragioni che scoraggiano il ricorso a mezzi di trasporto alternativi sono la totale assenza di strutture adeguate e la percezione di pericolo nelle nostre strade;
-                     considerato che in particolare questa sensazione di insicurezza rappresenta una delle principali motivazioni che spinge i genitori ad accompagnare i figli a scuola in automobile, causando enormi problemi di traffico e aumentando, paradossalmente, il livello di pericolo;
-                     preso atto che la situazione sulla via Casilina è talmente preoccupante da aver indotto l’amministrazione comunale a far presidiare due attraversamenti pedonali durante l’orario di ingresso nelle scuole e affidando la regolamentazione del traffico lungo l’arteria di collegamento dei singoli plessi scolastici a personale volontario;
-                     valutato che la diffusa mancanza di marciapiedi e la loro inadeguatezza dimensionale là dove esistenti rende poco agevole la percorrenza anche di brevi tratti a piedi dando vita ad una perversa spirale che porta gran parte dei cittadini a ricorrere all’uso dell’automobile anche quando non necessario;
-                     appare non più rinviabile la redazione di un piano per la sicurezza stradale all’interno del comune di Labico, che tenga conto in particolar modo del gigantesco impatto della strada statale Casilina come asse viario di attraversamento, ma senza dimenticare l’ormai estesa, ma del tutto irrazionale ed inadeguata, rete viaria comunale;

impegna l’amministrazione comunale:

a redigere un piano della sicurezza stradale che preveda un intervento complessivo ed organico, basato sia su opere di carattere infrastrutturale finalizzate ad aumentare il livello di sicurezza (dissuasori, dossi, impianti semaforici, rilevatori di velocità, ecc.) sia su azioni di regolamentazione del traffico e campagne di sensibilizzazione e di informazione miranti a garantire il rispetto del Codice della Strada;

ad avviare, nelle more della predisposizione del piano di cui al capoverso precedente, una serie di piccoli ma significativi interventi che possano rappresentare un primo passo verso una mobilità più sostenibile;

a realizzare in particolare ed in tempi brevi i seguenti interventi:
-         collocazione di dossi lungo vicolo del cipresso e in ogni altra strada di collegamento con zone residenziali che, in base alla valutazione degli uffici competenti, richieda questo tipo di intervento;
-         collocazione di rastrelliere in prossimità dei plessi scolastici delle scuole medie ed elementari;
-         collocazione di dissuasori di sosta nei punti dove la presenza di automobili può costituire un intralcio al traffico e/o un pericolo per l’utenza debole;

a porre in essere un accurato studio su una più razionale organizzazione del traffico veicolare nel sistema viario di collegamento con le scuole, non escludendo il ricorso a limitazioni temporanee dell’accesso alle automobili, così come avviene in moltissimi comuni d’Italia e d’Europa in attuazione di progetti che vanno ben al di là di interventi miranti alla riduzione della congestione;

a prendere in considerazione l’ipotesi di pedonalizzare una parte del centro abitato sulla base di valutazioni di utilità ed opportunità, in particolar modo la zona di piazza Mazzini, ritrovo abituale di famiglie e bambini, individuando eventualmente fasce orarie adeguate a contemperare le diverse esigenze di fruizione della strada.

26 agosto 2008

Consigli comunali estivi e patologie

L’ininterrotta attività consiliare dei mesi di giugno e luglio (fino al primo agosto) e la pausa estiva ci hanno costretti ad una interruzione della pubblicazione del giornale piuttosto lunga. Ci dispiace, anche perché crediamo sia importante far sapere ai cittadini cosa succede all’interno del Consiglio comunale e le numerose sedute che si sono succedute dalla fine di maggio stanno a significare che quando si parla di strumenti urbanistici l’amministrazione diventa improvvisamente attiva ed operosa. Ovviamente non ha molto senso fare un resoconto dettagliato di tutti i consigli né abbiamo il tempo e le energie per farlo adesso. Però crediamo sia utile, ricollegandoci alla sintesi pubblicata nel numero di luglio, ripercorrere alcune delle questioni più significative.
Intanto bisogna purtroppo registrare che anche nelle ultime sedute non è mutata l’incoerenza delle scelte sia sotto il profilo urbanistico sia sotto il profilo procedurale. Per cui in alcune circostanze si è deciso che si poteva solo approvare o respingere un’osservazione, perché non era prevista la possibilità di proposte alternative (che avrebbero significato la formulazione di una nuova osservazione da parte del consiglio comunale), ma in altre si è allegramente “mercanteggiato” sui contenuti concedendo un centimetro (in scala ovviamente) di qua o di là sulla base di valutazioni molto ruspanti e approssimative. Spesso e volentieri osservazioni del tutto analoghe hanno avuto risposte di segno opposto, ingiustificabili sul piano della programmazione territoriale, ma che probabilmente trovano una loro spiegazione in riferimento alla titolarità delle particelle catastali interessate. Da questo punto di vista va segnalata l’ellittica dichiarazione del capogruppo della maggioranza: “I nostri elettori, i vosti elettori”. Dal contesto una possibile interpretazione potrebbe essere che le scelte urbanistiche si fanno in funzione dell’orientamento di voto dell’osservante. Mi auguro che non sia così, ma, nel caso, faccio presente che la nostra impostazione è decisamente differente: la pianificazione urbanistica non è, né può essere, il mercimonio di consensi e favori, in funzione del proprio tornaconto personale (di potere per alcuni e di concessione di favori per altri), ma risponde ad esigenze di benessere dell’intera collettività, possibilmente cercando di salvaguardare l’integrità del territorio. Non pretendiamo che sia così anche per gli altri, ma almeno vorremmo che sia chiara la differenza.
Questo aspetto però è finanche secondario rispetto ad altri fattori che intervengono ad alterare quelli che potremmo definire i “criteri ispiratori” della programmazione urbanistica labicana. Il fatto che, in qualche circostanza, si rinunci a qualche servizio, a una strada, ad una piccola piazza per dare qualche contentino qua e là, potrebbe sembrare già sufficientemente biasimevole, ma – e bisogna aggiungere “purtroppo” – la questione non si esaurisce lì. Ben più rilevante è l’influenza di altri parametri, come l’interesse di qualche costruttore o di qualche amministratore (e a volte tra le due categorie la distanza è misurabile in micron). Faccio qualche esempio, tanto perché le considerazioni non sembrino campate in aria. Invito chi ne abbia voglia a dare un’occhiata alla mappa generale del piano regolatore. Ovviamente sul sito del Comune (pagato con i soldi dei contribuenti) non è reperibile, ma sul nostro sito (www.cambiareeviverelabico.it, autofinanziato dai consiglieri e simpatizzanti dell’opposizione) sì. Ebbene, se si guarda bene la zona dove sono stati individuati gli impianti sportivi ci si trova di fronte ad una sorprendente stranezza. La forma dell’area assomiglia vagamente ad una H. Nessun problema a prevedere l’esproprio per i comuni cittadini di vasti terreni, lasciando magari una piccola zona edificabile sotto i cavi dell’alta tensione, ma guai a toccare un solo centimetro quadrato (reale, non in scala) ai costruttori proprietari dell’area che sta esattamente all’interno della H, creando non pochi problemi di omogeneità dell’area e di collegamento tra le due zone. Possibile che il costruttore abbia comprato l’area intuendo che il Comune avrebbe scelto di realizzare una zona sportiva con quella singolare forma? O forse, nel momento in cui si disegnano le zone si guarda bene a chi appartengono i terreni? Addirittura in corso d’opera l’amministrazione ha deciso che l’estensione della zona sportiva non era sufficiente ed ha deciso di individuare altri terreni, da destinare a vincolo (preordinato all’esproprio) per impianti sportivi. Qualcuno pensa che si sia potuto solo minimamente pensare di utilizzare la parte interna della famigerata H (di proprietà del costruttore)? Spero che nessuno sia così ingenuo. L’area reperita è ancora più esterna, rende ancora più “artistica” la forma della zona sportiva ed appartiene ovviamente a privati cittadini. Come volevasi dimostrare.
L’altro importante discrimine riguarda l’interesse degli amministratori. Ad esempio, quando è dovuto uscire dall’aula, per “conflitto di interessi”, l’assessore al bilancio, la sua maggioranza, opportunamente istruita, ha prontamente approvato tutte le osservazioni che lo riguardavano, modificando criteri e valutazioni a seconda della circostanza. L’unico comune denominatore era rappresentato dalla assordante assenza dell’interessato. Alla faccia dell’amministrazione corretta e imparziale, come dovrebbe esserci scritto da qualche parte nella nostra Costituzione. Un altro esempio riguarda il Sindaco. Ne avevo parlato nel mio ultimo articolo. C’era un’osservazione in merito all’individuazione dell’area turistica ricettiva tutta – e dico tutta! – all’interno della proprietà del Sindaco. Qualche cittadino ha pensato bene di chiedere che parte di quell’individuazione fosse collocata nel proprio terreno (avendone le caratteristiche e la funzionalità). In prima battuta la maggioranza, di fronte alle nostre pressioni, aveva provato un po’ di imbarazzo e aveva ritirato la proposta di bocciatura dell’osservazione formulata dalla commissione. Io avevo detto che non avevano avuto ancora il coraggio di riportarla in aula dopo tre settimane. Ebbene non solo hanno trovato il coraggio di riportare l’osservazione, ma hanno avuto anche la faccia tosta di riproporre tal quale il parere della commissione. Complimenti. In compenso il Sindaco è uscito e a ha lasciato che a votare fosse la sua maggioranza (sempre opportunamente istruita). Peccato che si sia dimenticato di uscire quando la stessa questione l’abbiamo sollevata con una nostra osservazione. Un’osservazione che hanno rifiutato di discutere per singoli punti (come chiedevamo noi) e hanno votato allegramente tutto quanto tutti quanti, sindaco compreso. Anche perché altrimenti non avrebbero avuto il numero legale. Ovviamente ci sono gli estremi per invalidare l’atto.
Un altro elemento di folklore è stata la partita delle osservazioni dell’ufficio tecnico. L’ufficio tecnico ha presentato circa dieci osservazioni con delle modifiche “in corso d’opera” per correggere alcuni errori e alcuni problemi evidenziati durante l’esame del piano (molti erano stati segnalati proprio con la nostra osservazione, che hanno bocciato…). Quando arrivano le osservazioni ci accorgiamo che sono del tutto prive di numeri di protocollo e recano un numero progressivo assegnato dall’ufficio tecnico. Chiediamo spiegazioni. Il Sindaco è del tutto ignaro di quanto sia avvenuto e chiede lumi al responsabile dell’ufficio, il quale, candidamente, spiega di aver preso un po’ di numeri “in bianco” (testuali parole) da utilizzare in seguito. Faccio presente che è una procedura illegittima e chiedo di ritirare immediatamente gli atti. Sono sconcertati, ma, nel dubbio, li ritirano. Li ripresentano (con lo stesso numero progressivo) una settimana dopo, accompagnati da un numero di protocollo relativo ad una lettera interna tra ufficio tecnico e ufficio protocollo. Sostengo che è un metodo del tutto privo di senso e di dubbia regolarità. Stavolta non sentono ragioni. Si passa oltre, ma almeno è chiaro che l’amministrazione soffre di una preoccupante patologia: allergia alle regole. Non vorremmo che rischiassero di andare incontro – se gliene arrivasse qualcuna tra capo e collo – ad uno shock anafilattico. Segnalateci possibili terapie.

5 luglio 2008

Cronache dal consiglio

Noi di Cambiare e Vivere Labico abbiamo sempre criticato la modesta disponibilità al confronto istituzionale dei nostri amministratori. Dopo le elezioni del 27 maggio 2007 si è tenuto un solo consiglio prima della pausa estiva (quello del 16 giugno era esclusivamente di insediamento) il 3 agosto. Per una successiva convocazione è stato necessario attendere quasi due mesi (28 settembre).
Gli intervalli successivi sono stati mediamente di un mese e mezzo. Il record è stato battuto durante il periodo delle elezioni amministrative, complice probabilmente la candidatura del vicesindaco alle provinciali, durante il quale l’intera amministrazione comunale è stata mobilitata per la campagna elettorale e quindi non c’era certo tempo da perdere in attività amene come i consigli comunali. Settanta i giorni di inattività in quella circostanza.

14 giugno 2008

Cronache dal consiglio

Il consiglio viene convocato alle otto di mattina, probabilmente per dare più tempo allo svolgimento dei lavori. Qualcuno, come il sottoscritto, si presenta puntualmente all’appuntamento. Il portone di Palazzo Giuliani è chiuso. C’è il tempo di andare a prendere il giornale, di fare un salto al bar per un caffè, due chiacchiere in piazza.
Insomma alla fine la seduta inizia alle nove. Manca, probabilmente per la breve distanza con il consiglio precedente, l’approvazione dei verbali della seduta precedente. Ci limitiamo a farlo presente.
Subito il sindaco chiede l’inversione dei primi due punti all’ordine del giorno, in modo da poter affrontare subito la controproposta del comune su tracciato e casello della bretella Cisterna-Valmontone, attesa la presenza in consiglio del tecnico della Società Autostrade. Tutti d’accordo. Si passa all’esame della proposta che viene illustrata prima dal sindaco, poi dal consigliere delegato alla viabilità, Prestipino, e infine dal tecnico della Società Autostrade. A sentire gli interventi sembra la panacea di tutti i mali, un’infrastruttura dall’impatto ambientale insignificante, ma che porterà al paese ricchezza e benessere, libererà miracolosamente la Casilina dal traffico e dallo smog. Insomma un’occasione unica, irripetibile e che sarebbe sciocco farsi sfuggire. Nella minoranza molte sono le perplessità sulle conseguenze che l’intervento determinerebbe sul territorio, anche da parte dei più favorevoli all’opera. Infatti sia Tulli che Giovannoli esprimono forti riserve sul tracciato individuato dal comune e sulla collocazione del casello, che, va sottolineato, devasterebbe irrimediabilmente una delle poche aree quasi intatte del nostro territorio: la zona dei Casali. Anche io intervengo. La mia posizione è nota e, con un pizzico di autoironia, mi definisco come il giapponese che al termine della seconda guerra mondiale prosegue imperterrito la sua battaglia inconsapevole del fatto che la guerra è perduta e che da tempo è stata firmata la resa incondizionata.
Mantengo un giudizio negativo. In primo luogo sull’opera in sé, inutile, devastante ed in contrasto con un modello di sviluppo razionale ed equilibrato, nonché anacronistico in virtù del costante aumento dei costi energetici che costringeranno tutti noi a rivedere le scelte in materia di produzione e trasporto delle merci. In secondo luogo faccio una valutazione più specifica su quali sarebbero le conseguenze sul territorio labicano e contesto vivamente le rosee previsioni sul traffico fatte dai nostri amministratori.
Il traffico aumenterà inevitabilmente ed inesorabilmente. Chiedo come mai nessuno si sia mai degnato di fare uno studio serio sui flussi di traffico che attraversano il nostro paese. Come mai nessuno si sia mai chiesto che tipo di traffico interessa i nostri assi viari.
Che genere di domanda potrebbe soddisfare la bretella e quanta nuova domanda di mobilità andrebbe a stimolare. Nessuna risposta.
Nessuno sa bene cosa potrebbe succedere.
Eppure basta vedere la situazione di San Cesareo – peraltro portata ad esempio positivo – dove c’è un ingresso autostradale a un chilometro dall’abitato e dove la principale via di scorrimento del paese è completamente intasata nelle ore di punta. Osservo che la zona di Valle Fredda e dei Casali verrebbe irrimediabilmente compromessa tra casello, viabilità di connessione, rotatorie sparse (ben 14!) e tutta l’edificazione – spontanea o programmata che sia – che ne conseguirebbe. La realizzazione di un interporto (auspicata in più circostanze dai nostri amministratori) rappresenterebbe infine la pietra tombale sulle residue speranze di un paese che voglia essere davvero vivibile.
Considerazioni analoghe sono svolte da Spezzano e le riporta sul commento pubblicato in questo stesso giornale.
Alla fine si vota. Dieci favorevoli. Due astenuti (Tulli e Giovannoli). Due contrari (Berlenghi e Spezzano).
Si passa al secondo punto: aggiornamento condizioni contratto di servizio con il consorzio Gaia.
L’illustrazione di Giordani fa riferimento alla difficile situazione di Gaia, all’aumento dei costi di raccolta e di smaltimento (trasferiti puntualmente sulla TARSU) e alla conseguente necessità di modificare il contratto di servizio con l’ente gestore. Interviene anche il consigliere delegato all’ambiente, Luciano Galli, che, confermando la complessa situazione, anticipa l’intenzione dell’amministrazione di aumentare la raccolta differenziata, di controllare e sanzionare i comportamenti “incivili” ed invita l’opposizione ad un’assunzione di responsabilità. Noi consiglieri della minoranza interveniamo tutti sul punto. Ci sembra troppo importante la questione e cerchiamo di affrontarla con spirito di collaborazione.
Rileviamo però che non abbiamo elementi per poter valutare correttamente il quadro complessivo.
Sottolineiamo che stiamo parlando di una Società per Azioni, di cui il comune di Labico fa parte in qualità di “socio”. Una società che, a causa di una gestione a dir poco “sconsiderata”, si trova ad essere in “amministrazione straordinaria” e che di fatto è ad un passo dal fallimento. Un fallimento che coinvolgerebbe e danneggerebbe Labico e, ovviamente, i suoi abitanti.
Proviamo a ricordare che, al di là delle belle parole che si dicono sempre in queste circostanze sulla necessità di aumentare la raccolta differenziata, la normativa italiana da oltre dieci anni attribuisce ai comuni degli obiettivi da raggiungere, che il comune di Labico non ha mai rispettato.
Chiediamo chiarimenti sui dati riportati dagli atti e su una certa incongruenza tra le entrate e le spese previste. Ricordiamo ancora una volta – ormai non si contano più – al sindaco che l’appello alla responsabilità sarebbe stato molto più credibile se si fossero costituite le commissioni consiliari e se in quella competente in materia si fosse affrontato il problema. Spieghiamo infine che non ci è possibile dare un voto favorevole visto che non abbiamo neppure potuto vedere il programma di ristrutturazione (obbligatorio in situazioni di sofferenza come quella in cui versa Gaia), di cui il comune dispone, ma che non è stato portato a conoscenza della minoranza.
Il nostro primo orientamento era di votare contro, ma decidiamo di accogliere l’invito del consigliere delegato all’ambiente e ci asteniamo. 10 favorevoli e 4 astenuti quindi il risultato finale.
Il terzo punto è una semplice rettifica riguardante usi civici a causa di un errore materiale. Si vota senza dibattito.
11 favorevoli 2 astenuti (Berlenghi e Spezzano).
Il quarto punto riguarda lo schema di convenzione con la cooperativa sociale GEA. La relazione di Scaccia spiega a grandi linee le finalità della convenzione e il ruolo della cooperativa. In pratica la GEA, sovvenzionata dal comune, retribuisce alcune persone che svolgono dei lavori per l’amministrazione comunale. Presentiamo un emendamento con cui chiediamo una maggiore chiarezza e trasparenza del rapporto con la GEA. Segnaliamo alcune imprecisioni nella redazione della convenzione (che fa riferimento ad una tipologia contrattuale non più esistente) e chiediamo di dare più dignità ai lavoratori chiedendo di aumentare la loro – modesta – retribuzione. Dopo una lunga trattativa la nostra proposta viene accolta. La delibera viene approvata all’unanimità.
Quinto punto. La formulazione burocratica è “programmazione degli incarichi per l’anno 2008”. Per rendere più familiare il concetto basta una sola parola: “consulenze”. Se ne prevedono due. Una di 4800 euro e una di 15.000 euro. Sulla seconda, che serve a retribuire un esperto in pianificazione urbanistica per un lavoro di supporto all’ufficio tecnico della durata di 24 mesi, non abbiamo molti elementi di valutazione. E’ possibile che il carico di lavoro degli uffici sia tale da giustificare questo “rinforzo”, ma non possiamo certo dirlo, soprattutto tenendo conto della vaghezza dell’atto che non dice nulla sull’impegno richiesto all’esperto in termini di tempo: un’ora alla settimana, dieci, trenta? Le perplessità aumentano rispetto alla prima. Dietro la formula “lo dice la legge” si cela un incomprensibile esborso di 4800 per pagare qualcuno che ci dica se a Labico si può o meno aprire una seconda edicola. Si parla di redazione di piano rivendita riviste e giornali. Si spiega che serve un esperto in programmazione commerciale del territorio. Si afferma la delicatezza ed importanza di un siffatto incarico. Faccio notare che in un paese dove senza criterio si fanno strade, scuole, marciapiedi, fogne, piazze (lì non manca il criterio mancano proprio le piazze), e via dicendo, si decide che serve uno studio profumatamente pagato per capire se è il caso di aprire un’attività commerciale. Misteri. Anche Luciano Galli esprime qualche perplessità sull’opportunità di spendere soldi pubblici per qualcosa che interessa l’economia privata. Al voto però nessuna sorpresa: 10 favorevoli e 4 contrari.

31 maggio 2008

Cronache dal consiglio

Dopo due mesi di interruzione dell’attività consiliare – interruzione curiosamente coincisa con la candidatura del vicesindaco alle elezioni provinciali – viene finalmente convocata l’assemblea degli eletti in comune. Non certo per la voglia di confronto democratico che anima i nostri amministratori, ma per approvare in tempo utile un atto che la legge obbliga al vaglio del consiglio comunale. Il primo punto all’ordine del giorno è, come consuetudine, relativo all’approvazione dei verbali precedenti. Io contesto il verbale relativo al ritiro della delibera sull’addizionale IRPEF, su cui avevo espresso una mia valutazione politica. In quella circostanza il vicesindaco cercò - illegittimamente - di levarmi la parola. Nacque un’accesa discussione durante la quale espressi comunque il mio giudizio, ossia la stretta connessione tra la decisione del ritiro della delibera (un aumento di tasse è sempre una misura impopolare) e le incombenti elezioni provinciali. Di tutto questo però nel verbale non trovo traccia. Lo faccio presente e chiedo un’integrazione. Il sindaco e qualche consigliere comunale si trovano d’accordo. Il vicesindaco esita. Poi, con senso di responsabilità, decide di approvare la mia proposta. Gesto decisamente apprezzabile. L’ho detto in consiglio e lo ribadisco in questa sede. Comunque quattro i contrari nella maggioranza.
Tra questi anche chi ambisce a svolgere proprio il ruolo di presidente del consiglio comunale. Il segnale sembra quello di voler far capire che non ha intenzione di essere “super partes” e, soprattutto, che ritiene lecito ridurre al silenzio il dissenso.
E non è un bel segnale. Spezzano chiede – e ottiene - la corretta scrittura dei verbali relativi all’esame delle osservazioni alla variante al PRG, che pertanto verranno integrati e riportati in consiglio. Io chiedo che nel verbale relativo alle risposte alle interrogazioni venga inserito il testo delle risposte, nell’interesse dei cittadini che vogliono essere messi a conoscenza di quanto avviene, ma anche dell’amministrazione stessa.
Secondo punto. Addizionale IRPEF. Prevedibile e prevista questa delibera, solo temporaneamente congelata due mesi prima. Il contenuto è ben noto. L’addizionale comunale IRPEF passa da 0,6% al 0,8%, con un sostanziale raddoppio dal 2006 a oggi (era lo 0,4%) e raggiunge il massimo possibile. Noi di Cambiare e Vivere Labico contestiamo la misura. Inoltre chiediamo chiarimenti sulle effettive entrate che dovrebbe comportare, visto che, stando agli atti di bilancio, l’incremento sembra modesto rispetto alle entrate dello scorso anno. Il chiarimento del responsabile dell’ufficio è puntuale e soddisfacente. Viene anche applicato – correttamente – un principio di cautela contabile per evitare “sorprese” in fase di assestamento. Chiediamo la massima trasparenza su come verrà gestito l’eventuale extragettito. Al voto dieci favorevoli e cinque contrari.
I punti tre e quattro sono atti legati all’approvazione del bilancio e servono a “fotografare” la situazione esistente. Il punto tre riguarda i servizi a domanda individuale. Nasce un piccolo dibattito sull’esigenza, da noi sottolineata, di garantire servizi di qualità a costi accessibili, in particolare per quel che riguarda i servizi legati alla scuola (trasporto bambini e mensa). A causa del “rigore” con cui il Sindaco decide di cronometrare gli interventi dei consiglieri di minoranza, prima Spezzano e poi Tulli si allontanano dalla sala consiliare per protestare di fronte alle numerose pause forzate (anche attraverso lo smodato uso di un campanello!) e alla fine non partecipano al voto.
Quindi: 10 favorevoli, 3 astenuti e 2 “auntoesclusi”. Il punto quattro è una semplice presa d’atto. Approvato con 14 voti favorevoli.
Il punto cinque, come i due precedenti, serve alla completezza del bilancio. Contiene il piano triennale delle opere pubbliche del paese. Opere che, essendo inserite nei capitoli di spesa delle uscite in conto capitale, vanno approvate contestualmente al bilancio (insieme ovviamente alle entrate previste per la loro realizzazione). Su questo elenco eravamo riusciti ad ottenere qualche piccolo miglioramento con alcune osservazioni presentate in precedenza. Cogliamo l’occasione per evidenziare come la realizzazione di opere pubbliche nel nostro paese avvenga in assenza di una vera e propria programmazione.
Sottolineiamo in particolare la questione dell’edilizia scolastica, le cui esigenze di ampliamento avrebbero dovuto essere ben note sin dal 1991 quando venne approvato un piano regolatore che prevedeva di triplicare (come è regolarmente avvenuto) la popolazione residente. Purtroppo invece si è atteso troppo tempo prima di iniziare ad occuparsi della questione ed è sempre stato necessario inseguire l’emergenza ampliando man mano gli edifici esistenti. Facciamo presente che anche per l’anno prossimo ci sono molte preoccupazioni nell’ambiente scolastico e che vorremmo vedere alcune tematiche sociali così importanti inserite tra le priorità dei nostri amministratori e non nella categorie “varie ed eventuali”. Si va al voto e si approva. Dieci favorevoli e 5 astenuti.
Sesto punto. Il bilancio preventivo per il 2008. Si tratta di un atto fondamentale dal quale si può individuare la politica di un’amministrazione. Ci siamo studiati la documentazione con la massima cura, abbiamo chiesto chiarimenti sulle questioni più complesse, abbiamo preparato una serie di emendamenti per chiedere degli aggiustamenti. La discussione è durata molto ed è stata anche accesa in alcuni momenti. La sensazione è stata però di una maggiore disponibilità reciproca a voler ascoltare le ragioni degli altri. Noi abbiamo fatto poche proposte, calibrate e basate sul buonsenso. Avremmo potuto chiedere ingenti risorse da distribuire un po’ ovunque per dimostrare la nostra attenzione alle tematiche più disparate. Abbiamo scelto invece la strada della responsabilità. Abbiamo chiesto poco. Su temi importanti. E abbiamo sempre individuato una copertura finanziaria ragionevole e praticabile. Tutti i temi sollevati hanno incontrato l’attenzione e, talvolta, la disponibilità da parte di alcuni esponenti della maggioranza. In particolare sono state accolte le richieste (in realtà pressoché obbligate visti gli impegni assunti) di finanziamento del consiglio dei giovani e dell’ufficio informagiovani. Ci è stato chiesto di ritirare due emendamenti per finanziare il funzionamento della biblioteca in cambio dell’impegno formale assunto dal sindaco di farsi carico di reperire le risorse adeguate. E’ stata accolta la nostra richiesta di prevedere dei premi per gli studenti più meritevoli, opportunamente ampliata (anche dal punto di vista finanziario) su suggerimento del capogruppo della maggioranza. Le altre nostre richieste di finanziamento delle società sportive, di ripristino del finanziamento per la protezione civile, di cancellazione del taglio operato ai danni del centro anziani (riduzione di 2/3), per la manutenzione del parco giochi e la gestione del campo di calcetto e l’agevolazione ICI per i giovani imprenditori e commercianti, sono state bocciate con la promessa – per alcune di esse – di utilizzare “eventuali” risorse reperite in fase di assestamento di bilancio. Il sindaco avrebbe voluto che, per questa disponibilità, l’opposizione desse il proprio voto favorevole. Abbiamo ringraziato il sindaco, ma facciamo notare che le nostre richieste (tra accolte, parzialmente accolte, affidate al destino e bocciate) ammontano a circa lo 0,2 per cento del bilancio complessivo del comune. Un po’ poco per chiederci di approvare un documento contabile così importante. Per approvare il bilancio bisognerebbe concorrere alla sua redazione e non limitarsi a poche e circoscritte proposte di modifica. Per cui si vota: dieci a favore e cinque contrari. Inoltre abbiamo proposto alla giunta, con un ordine del giorno, di rinunciare agli aumenti (per un importo complessivo pari a 37mila euro) che si sono attribuiti e di destinare le risorse ad interventi di carattere sociale.
Ovviamente niente da fare: proposta prontamente bocciata.

10 maggio 2008

Labico, l’isola felice (ma non troppo) del centrodestra

Sull’esito delle elezioni politiche nazionali e amministrative di aprile è stato già detto molto. Chiara ed innegabile la vittoria del centrodestra. Perdenti le scelte operate da Veltroni. Preoccupante che una larga fetta del Paese non sia rappresentata in Parlamento. Dal nostro punto di vista è sicuramente più utile fare qualche riflessione sul risultato del voto a livello locale. Che a Labico ci sia una forte maggioranza di centrodestra (che è quella che amministra il Paese da molti anni) non è certo una novità e i numeri, soprattutto per quel che riguarda le elezioni politiche, hanno sostanzialmente confermato questa supremazia.
Sulla base di questa forza nei consensi il nostro vicesindaco ha deciso di candidarsi alle elezioni provinciali.
Una candidatura piuttosto agevole in un collegio in cui tre comuni su quattro sono amministrati dal centrodestra e grazie anche alla semplificazione del partito unico imposto da Berlusconi ai suoi alleati. Ammirevole prova di forza la sua in quella circostanza: non si è nemmeno degnato di fare una telefonata. I suoi dirigenti di partito e i capi delle forze alleate lo hanno appreso dai giornalisti che li intervistavano. L’unico ad avere avuto un briciolo di dignità è stato Casini, che non ha accettato il diktat.
Ma non vorrei divagare.
Insomma la situazione era davvero favorevole e meritava di essere sfruttata. La campagna elettorale è stata fatta con grande spiegamento di forze e ci si è beffati di ogni minima regola di comportamento. Affissione selvaggia di manifesti ovunque (neanche a dirlo inutilmente segnalata al sindaco) e l’attività del consiglio comunale bloccata per oltre un mese e mezzo per poter meglio concentrare le forze sulla promozione del candidato. Si è fatto ricorso anche ad espedienti di qualunque genere, come quello di assoldare un congruo numero di finti rappresentanti di lista al solo scopo di spostarne l’indicazione di voto da un altro collegio.
Incredibilmente finanche la figlia del sindaco si è ritrovata ad essere rappresentante di lista. Peccato che, a parte al momento del voto, nessuno di questi garanti della regolarità si sia visto durante tutte le operazioni ai seggi, in particolare durante gli scrutini, il momento in cui l’azione dei rappresentanti di lista è più delicata e importante.
Anche il sindaco si è dato molto da fare e, incurante del suo ruolo super partes, ha fatto bella mostra del simbolo del suo nuovo partito in qualità di rappresentante di lista, pronto ad accogliere con affettuosi abbracci, baci e sorrisi tutti i cittadini. Insomma ogni cosa studiata fino al minimo dettaglio. Addirittura nel mio seggio gli scrutatori disponevano delle penne con simbolo e nome del candidato Galli. Trovo la cosa un po’ fuori luogo e sostituisco la prima penna con un’altra (mia, tra l’altro). Dopo un po’ ne vedo una seconda. Faccio notare alla scrutatrice che forse non è il caso. Lei replica affermando che la penna le appartiene. Non lo metto in dubbio, però forse non è il caso di utilizzarla in quella circostanza. Mi giro intorno e incrocio lo sguardo di un consigliere comunale di maggioranza, rappresentante di lista come me nonché consorte della scrutatrice in questione. Mi appello al suo buonsenso (e forse pecco di ottimismo) pensando di chiudere la vicenda senza troppo clamore. La reazione invece è del tutto inaspettata. Alza la voce. Infila una serie di frasi del tipo “vi attaccate a tutto”, “più fate così e più per noi le cose vanno bene” (si è visto…) e altre affermazioni del tutto prive di una connessione logica con quanto da me sollevato. Alla fine interviene il segretario di seggio affermando che in effetti quelle penne lì non ci potevano stare. Punto. La cosa divertente è che un rappresentante di lista del popolo della libertà in quel di Arezzo ha fatto togliere un disegno di un bambino raffigurante un arcobaleno, perché – a suo avviso – avrebbe potuto influenzare gli elettori. Applicazione ferrea delle regole (al limite del ridicolo) in alcune circostanze e disprezzo delle stesse in altre. Non che io pensassi davvero che i gadget elettorali di Alfredo Galli avrebbero potuto suggestionare i cittadini, ma ho sempre la sensazione che qualcuno abbia una visione un po’ distorta del ruolo di amministratore. Un ruolo che prevede responsabilità e la consapevolezza di svolgere un ruolo al servizio della collettività, mentre invece qualcuno lo interpreta come un’appropriazione di qualcosa, come un modo per porsi al di sopra e al di fuori delle regole, che continuano a valere per tutti gli altri, ma non per quelli che fanno parte della “casta”. Ed è stato davvero imbarazzante vedere, alle 15 in punto, al momento della chiusura dei seggi per le operazioni di voto, il nostro sindaco, che fino ad allora era stato adibito al lavoro di portineria, levarsi il contrassegno di rappresentante di lista e rimettersi i panni di garante di tutti.
Nonostante tutto questo però il risultato elettorale di Alfredo Galli è stato inferiore alle aspettative. Galli non è riuscito a riconfermare i voti delle amministrative e si è verificata una significativa differenza tra i voti delle politiche e quelli delle provinciali, in barba all’enorme pressione psicologica di tutto il politburo labicano all’ingresso dei seggi. Quando si riprenderanno dalla botta è probabile che il consiglio comunale ricominci a lavorare, ma si sa che gli interessi dei cittadini non sono esattamente il primo dei pensieri dei nostri amministratori.

7 aprile 2008

Nell'interesse dei cittadini

Questo numero “straordinario” di Cambiare e Vivere Labico ha come principale obiettivo quello di fare un piccolo bilancio a quasi un anno di presenza in consiglio comunale e di informare il maggior numero possibile di cittadini di Labico. Lo spazio ovviamente non è sufficiente per fare un resoconto esaustivo del nostro impegno - dettagliatamente descritto nei numeri del nostro giornale, scaricabili da www.cambiareeviverelabico.it – e pertanto ci limiteremo a qualche cenno sul lavoro svolto nell’ultimo anno. Un anno trascorso all’interno di un’istituzione, la più piccola del nostro ordinamento, ma non per questo di scarsa importanza, tutt’altro. Come gruppo consiliare abbiamo scelto di impostare la nostra azione politica basandoci su due capisaldi: nel metodo cercare sempre il dialogo e il confronto con la maggioranza; nel merito, non rinunciare mai ai propri contenuti e, soprattutto, avere come obiettivo gli interessi della collettività. Certo, non è stato facile, però, nonostante tutto, siamo riusciti a svolgere un’azione, di stimolo da una parte e di controllo dall’altra, che qualche risultato l’ha sicuramente prodotto.
Il primo importante risultato è stato quello di garantire a tutti i bambini la possibilità di andare a scuola. Abbiamo segnalato la questione sin dal primo consiglio comunale e abbiamo incalzato sindaco e vicesindaco ricordando loro le promesse fatte e gli impegni assunti in proposito.
Certo, i problemi scolastici sono tutt’altro che risolti e su molte importanti questioni – a cominciare dalla mancata concessione dell’autonomia scolastica, dovuta all’inerzia dei nostri amministratori – dovremo ancora lavorare molto (soprattutto considerata la poca considerazione che ha la maggioranza su questi temi). Altre “battaglie” le abbiamo fatte su questioni legate alle scelte in materia urbanistica. E sono state indubbiamente quelle più difficili, perché sono quelle che denotano in modo più evidente la differenza di impostazione tra noi e la maggioranza. Noi proviamo ad orientare le scelte in modo che gli interventi non creino disagio ai cittadini e che anzi possano migliorare il loro benessere. Da parte loro si cerca di privilegiare soprattutto l’interesse e il profitto di chi trae vantaggio economico dalle trasformazioni urbanistiche.
Qualche risultato l’abbiamo ottenuto, come l’obbligo di individuare una adeguata viabilità di collegamento della zona produttiva di Colle Alto, però la sensazione è quella che alcune materie siano decisamente tabù e infatti a nulla è servita la nostra netta opposizione a consentire una speculazione edilizia in prossimità dei cavi dell’alta tensione, con gravi pericoli per la salute dei cittadini che vi andranno ad abitare. E un’ulteriore conferma viene dalle osservazioni al piano regolatore sulle quali Spezzano e Giovannoli nella commissione competente e tutti noi in consiglio comunale stiamo dando vita ad un serrato confronto nel tentativo di limitare i danni che vogliono produrre al nostro territorio. Sempre in materia di governo del territorio abbiamo affrontato la delicata questione della bretella Cisterna-Valmontone, vagliandone prima le problematiche in consiglio comunale e poi organizzando un’iniziativa pubblica per spiegare alla cittadinanza (ognuno con la propria sensibilità) i pro e i contro dell’infrastruttura. Abbiamo invitato anche il sindaco che però ha preferito – come spesso avviene – sottrarsi al confronto. L’ultimo scontro l’abbiamo avuto su una delibera riguardante l’aumento dell’addizionale IRPEF, portato in consiglio, ma non affrontato, negli stessi giorni in cui la giunta ha approvato un aumento delle proprie retribuzioni. Vano il nostro tentativo di un chiarimento. Ad alcuni, forse maliziosi, è venuto il dubbio che il goffo tentativo di “congelare” la delibera sia legato alle imminenti elezioni. Quei maliziosi la risposta l’avranno dopo il 14 aprile.

Alle colonne d'Ercole

Alle colonne d'Ercole
La mia ultima avventura