7 agosto 2007

Il fardello della democrazia

L’attività vera e propria del consiglio comunale è finalmente iniziata. A ben due mesi dalle consultazioni elettorali e con il solo consiglio di insediamento – caratterizzato in tutta evidenza dalla formale assunzione del mandato elettorale da parte dei consiglieri tutti e dalla presentazione della giunta al consiglio comunale ed ai cittadini – ad interrompere una preoccupante assenza di attività istituzionale, in data 3 agosto 2007 il sindaco ha finalmente convocato il primo consiglio comunale in piena regola. Un consiglio comunale che, di conseguenza, proponeva un ordine del giorno particolarmente nutrito, sia in termini quantitativi (ben 11 punti previsti) sia in termini qualitativi: cosette di poco conto come il rendiconto di bilancio, l’assestamento di bilancio e problemi irrilevanti, come l’istruzione, l’urbanistica e via dicendo. In effetti i nostri amministratori erano ben convinti di poter chiudere l’esame di tutti i provvedimenti entro mezzogiorno e poter correre a pranzo o ad altri impegni. La tecnica, ampiamente consolidata, consiste in questo: si legge il punto all’ordine del giorno, il sindaco o l’assessore competente descrive approssimativamente la questione, si tollera un breve intervento dell’opposizione, non viene minimamente presa in considerazione la possibilità che un esponente della maggioranza intervenga, si passa al voto (nessun dubbio sull’approvazione) e si passa al punto successivo. Nel giro di un paio d’ore tutti a casa contenti e soddisfatti.
Vuole il caso però che come consiglieri eletti nella lista “Cambiare e Vivere Labico” intendiamo svolgere il nostro ruolo nel massimo rispetto delle istituzioni e dei nostri elettori. L’abbiamo dichiarato subito dopo il risultato delle elezioni, l’abbiamo ribadito al consiglio di insediamento e il 3 agosto abbiamo iniziato a mantenere fede agli impegni assunti. Non ci siamo quindi accontentati delle superficiali spiegazioni in merito fornite dall’assessore Scaccia sulle questioni relative ai documenti di bilancio – che rappresentano il modo in cui l’amministrazione investono le risorse pubbliche – e abbiamo chiesto chiarimenti e delucidazioni. Questo ha creato un po’ di malcontento nella maggioranza, i cui esponenti sostenevano che non era quella la sede per chiedere chiarimenti. Abbiamo fatto notare che la mancata costituzione delle commissioni consiliari – a cui è affidato il compito di istruire i provvedimenti – è esattamente la ragione per cui ci siamo ritrovati nella condizione di dover chiedere lumi su numerose questioni. Il sindaco ha assunto l’impegno di far costituire le commissioni consiliari. Ne prendiamo atto e aspettiamo fiduciosi.
La variante al bilancio è stata l’occasione per porre alcune questioni su come vengono gestite le risorse e per segnalare, ad esempio, la scarsa efficienza di un’amministrazione che spende 35mila euro all’anno per un servizio come la biblioteca, di cui non sono stati in grado di dirci se funziona e quanti siano i fruitori. Ho ipotizzato (con una larga approssimazione per eccesso) che vengano dati in prestito 30 libri al mese (ma non ne viene dato neppure uno, visto che non è stata ancora fatta la catalogazione) e che, di conseguenza, ogni prestito costerebbe all’amministrazione 100 euro. Con queste cifre al comune conviene prendere le ordinazioni per telefono, andare a comprare i libri e portarli in taxi ai richiedenti: si risparmierebbe sicuramente.
Un’altra critica è stata fatta su una delibera che prevede un impegno di spesa (peraltro non quantificato) con cui si affida ad un legale il recupero di somme per interventi di opere da realizzare con somma urgenza. L’ordinanza che prevede le opere è del 23 maggio 2007. Quattro giorni prima delle elezioni. E la somma urgenza è riferita a richieste del 2005. E tra le opere improcrastinabili ci sono anche panchine e alberi. Di fronte alle chiare perplessità espresse il vicesindaco (sindaco ai tempi dell’ordinanza) non ha saputo fare altro di meglio che dichiarare di non aver letto l’atto. Non è pur nulla rassicurante sapere di avere un amministratore che non legge quello che firma e che viene pagato con i soldi di tutti. Speriamo che il sindaco attuale sia più attento agli atti che gli vengono sottoposti.
Altra questione di grande interesse è quella della scuola. Con un’unica – e a dir poco tardiva – delibera l’amministrazione comunale che ha declassato scuola e cultura al punto da non ritenerli meritevoli di un vero e proprio assessorato ha pensato bene di scaricare i propri sensi di colpa con una generica delibera in cui in buona sostanza si auspica l’autonomia scolastica, il tempo pieno e una nuova sezione per la scuola d’infanzia. Abbiamo cercato di spiegare che l’impulso dell’amministrazione è importante, ma che alcune questioni non attengono direttamente alla sfera di competenza del comune e sono pertanto necessari: 1) un’interlocuzione con i soggetti responsabili 2) che questa avvenga in tempi “utili”, altrimenti si rimane nell’ambito dei buoni propositi, poco adatti a risolvere le esigenze delle famiglie. In particolare per quanto concerne la nuova sezione della scuola d’infanzia sia il sindaco sia il consigliere comunale con delega hanno ammesso che c’erano delle difficoltà a dare a tutti i bambini la possibilità di frequentare la scuola. Quando abbiamo fatto presente che l’attuale vicesindaco in campagna elettorale aveva solennemente dichiarato che “nessun bambino sarebbe rimasto fuori” è intervenuto il vicesindaco per ribadire con forza il concetto. Al che il sindaco, tra il contraddire il suo vice e contraddire sé stesso, ha optato per la seconda soluzione e ha confermato le parole del vicesindaco: “nessun bambino rimarrà fuori dalla scuola”. Spero che siano consapevoli dell’importanza di questa assunzione di responsabilità.
L’ultimo punto affrontato – quando ormai parte della maggioranza stava dando ampi segni di nervosismo – riguardava l’approvazione di uno schema di convenzione relativo al piano particolareggiato della vecchia zona produttiva. Una questione complessa, di cui era decisamente necessario conoscere i contenuti, tenendo conto dell’impatto che le scelte urbanistiche – soprattutto se attengono alla localizzazione di insediamenti produttivi – comportano per i cittadini. Eppure con la straordinaria superficialità che contraddistingue la maggioranza è stato posto all’ordine del giorno questo punto senza prevedere l’esame della commissione consiliare competente (in quanto mai costituita), con pochissimo tempo per esaminare la documentazione e senza la partecipazione in consiglio né del tecnico comunale né dell’assessore competente (“motivi personali” l’imbarazzata versione ufficiale). Dopo un primo tentativo di forzare i tempi per l’approvazione dell’atto il sindaco ha deciso che forse era più opportuno rinviare il consiglio comunale. Con la consapevolezza che ci si può sottrarre al confronto in campagna elettorale, ma in consiglio comunale le regole della democrazia non possono essere né ignorate né dimenticate e noi, di Cambiare e Vivere Labico, le conosciamo e ce le ricordiamo bene.

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura