7 marzo 2012

La giustizia può attendere


Sono appena stato all’udienza per la causa civile intentatami da Alfredo Galli per una – presunta – diffamazione nei suoi confronti. E’ buffo notare che proprio quelli che disprezzano il ricorso alla magistratura – considerata un’arma “politica” impropria – decidono di avvalersene quando iniziano a soffrire la pressione del proprio avversario politico. Era già successo per la diffusione di un bollettino informativo da parte dell’opposizione, per il quale il Sindaco decise persino di fare una denuncia penale (il reato sarebbe “stampa clandestina”). Tra i denunciati c’era persino “Leo Vitro” (un simpatico pseudonimo del quale, a quanto sembra, gli esponenti della maggioranza non avevano colto l’ironia), ma mancava colui il quale è diventato il candidato sindaco di Cambiare e Vivere. Un po’ perché, probabilmente, non era considerato realmente un “nemico”, da combattere attraverso la via giudiziaria, un po’ perché non avevano avuto la pazienza necessaria di scorrere le centinaia di pagine delle pubblicazioni per trovare una sua firma. Con un po’ di pazienza una l’avrebbero trovata. Magari una sola, ma c’era. Ne sono (quasi) sicuro. In quella circostanza la polizia giudiziaria si era trovata costretta ad avviare una penosa indagine per accertare se i denunciati avevano realmente commesso il gravissimo reato ereditato dal ventennio fascista e rimasto quasi per caso nel nostro ordinamento giuridico.
Consapevole della debolezza della strategia di attacco basata sull’ipotetica clandestinità delle nostre pubblicazioni (talmente clandestine da indicare nomi, cognomi, telefoni e mail degli autori degli articoli), il vicesindaco ha pensato bene di scomodare qualche altro articolo del codice penale e di chiedermi 50mila euro di risarcimento per la lesione della sua immagine di uomo retto e probo. Per farlo ha iniziato scrivendo - proprio sull’atto di citazione – una prima simpatica fandonia: ossia l’avvenuta presentazione di una querela nei miei confronti, che avrebbe allegato agli atti della citazione civile. Peccato che di quella querela non ci sia alcuna traccia. In ogni caso mi sono presentato all’udienza, durante la quale con la presenza di testimoni imparziali come Angelo De Martino - consigliere di maggioranza il cui futuro politico è legato al vicesindaco - abbiamo appurato l’unica cosa che non era minimamente in discussione: la diffusione di bollettini informativi con alcuni miei articoli nei quali esprimevo perplessità sulla correttezza procedurale di un rilascio di permesso di costruire in piena zona agricola. Il nodo “vero” della questione era capire se le mie affermazioni fossero realmente diffamatorie oppure, come sostengo, potessero essere considerate l’esercizio di un diritto. Di cronaca, per quanto riguarda i fatti, e di critica, per quanto riguarda il mio giudizio. Un diritto di critica che, nel mio caso, assume la più ampia veste di critica politica, in forza del ruolo che ho svolto in questi anni. Sono convinto che Galli non abbia nessuna fretta di arrivare all’accertamento dei fatti da parte della magistratura civile e ho come la sensazione che si troverà il modo di rinviare ancora un procedimento che ha tutta l’aria di essere stato avviato come una sorta di “monito” per chi – inopinatamente – volesse provare ad esprimere una critica sul suo operato.
In questa, come in altre battaglie per la legalità, sono rimasto praticamente solo (non del tutto, per fortuna, e sono grato a chi mi è stato vicino). C’era stato un impegno unanime a sostenere le spese legali per i procedimenti giudiziari in cui – in nome e per conto del gruppo - ero coinvolto – sono anche parte civile e testimone in un processo penale in cui Alfredo Galli è imputato per reato contro la pubblica amministrazione –, ma la nuova linea politica di Tulli e dei suoi pochi sostenitori che si sono appropriati di Cambiare e Vivere Labico sembra essere più orientata a fare nuove promesse che a mantenere quelle vecchie.

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