27 dicembre 2013

Il comune di Labico? Un fallimento, ma non ditelo in giro

Alfredo Galli, sempiterno sindaco di Labico
La vera genialità di chi amministra Labico è, da sempre, la disinvoltura con cui riesce ad ignorare le regole – se il loro rispetto implica anche il benché minimo disturbo per chi esercita il potere – e delle quali chiede invece un’applicazione ferrea quando il destinatario della norma è qualcuno non sufficientemente sottomesso al “cerchio magico”. Ci ho ripensato mentre leggevo della convocazione del consiglio comunale prevista il 27 dicembre. A convocare il consiglio comunale è, ancora una volta, il sindaco, il quale, adatta ogni volta le modalità di funzionamento della macchina amministrativa alla sua personale esigenza di controllo del potere. Nella scorsa consiliatura, quando, non potendo svolgere il ruolo di sindaco, in ossequio ad una norma che impedisce l’esercizio di tre mandati consecutivi, fu costretto ad “accontentarsi” del ruolo di vicesindaco, fece il diavolo a quattro per sottrarre a Giordani il potere di convocare e gestire le assemblee consiliari, con il chiaro obiettivo di ridurne ruolo ed autorevolezza. Non fu cosa semplice, ma alla fine venne approvata una modifica statutaria e regolamentare per far sì che non fosse più il sindaco a presiedere il consiglio comunale. Norma che, con la sua rielezione a sindaco, gli sta un po’ stretta. Cosa fa allora il sindaco Alfredo Galli, noto accentratore di potere e che preferisce gestire in prima persona qualunque cosa riguardi l’amministrazione comunale? Semplice. Ignora serenamente un dispositivo normativo da lui fortemente voluto e si attribuisce il ruolo di presidente del consiglio, nel silenzio di una maggioranza, la cui principale qualità è soprattutto quella di assecondare le volontà del proprio leader politico. Ma il regolamento? Si chiederà ingenuamente qualcuno. Il regolamento, lo statuto, le leggi, le norme, servono solo quando possono essere usati “contro” l’avversario. Come quando si appella a leggi (magari inesistenti) per denunciare o chiedere danni a chi fa veramente opposizione contro il suo modo di amministrare il paese. Intanto lui, in violazione del “suo” regolamento, convoca il consiglio comunale il 27 dicembre, dimostrando un’assoluta mancanza di rispetto, umana prima che politica, nei confronti degli altri consiglieri che, come lui, rappresentano la popolazione labicana.

Del resto è facile immaginare che il sindaco preferisca che i labicani sappiano il meno possibile di come ha gestito il paese in questi ultimi vent’anni, trascinandolo, di fatto, in un baratro economico-amministrativo da cui farà veramente fatica a risollevarsi. Il primo punto all’ordine del giorno altro non è infatti che la piena ammissione del suo fallimento. La procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, inserita provvidenzialmente lo scorso anno nel testo unico degli enti locali, è una sorta di dichiarazione di bancarotta dell’ente. Non a caso il suo soprannome è “predissesto” e la sua struttura è mutuata dal diritto fallimentare. Il ricorso a questa procedura permette all’ente locale di contrarre nuovi debiti con lo Stato per fare fronte alla massa debitoria creata con la propria allegra gestione. A prescindere dall’eventuale ricorso al finanziamento statale, una delle caratteristiche del predissesto è quella di obbligare gli enti che se ne avvalgono ad un rigoroso piano di rientro il cui costo è interamente a carico dei cittadini. E qui è il vero paradosso di tutta questa vicenda. Il nostro comune è stato trascinato in una voragine senza fondo e chi ne è la principale causa – per incapacità o altro – non solo continua a non pagare un prezzo, ma trova un appiglio giuridico per continuare a gestire in prima persona l’ente locale che ha portato al disastro, col rischio (e, conoscendolo, è qualcosa di più di un rischio) di provocare nuovi danni. E’ un po’ come se avessero affidato a Tanzi la procedura concorsuale della Parmalat dopo il crac finanziario o come se avessero scelto Schettino per le operazioni di recupero della Costa Concordia. E per non correre il rischio che qualcuno lo faccia notare, Galli convoca il consiglio comunale in piene vacanze natalizie, sperando nell’assenza di qualche “scomodo” consigliere di minoranza e nella distrazione “festiva” della cittadinanza. Purtroppo scopriremo molto presto quanto ci costerà caro questo panettone. Nel frattempo, buon anno a tutti!

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