27 luglio 2012

Quando l’insulto è lecito, ma la critica è inopportuna


Non è chiaro il motivo delle lamentele di Nello. In politica la critica è prevista e ammessa (magari non gli insulti, ma evidentemente dipende da chi li formula). Pretendere di non incorrervi è inutile, oltre che bizzarro. In più si aggiunge una certa schizofrenia: da un lato Nello continua ad accusare i suoi ex-alleati di non averlo sostenuto, dall’altro dichiara di non volere avere nulla a che fare con loro. Da una parte cerca di convincere tutti che, dal punto di vista dei contenuti, si è sulla stessa lunghezza d’onda, dall’altro si afferma che c’è un’incompatibilità assoluta. Certo, il quadro non è facile. Perché se davvero non ci sono differenze sul piano programmatico, è difficile accreditarsi come il soggetto da sostenere e l’unica arma diventa quella di dimostrare una migliore capacità amministrativa. Se, invece, le differenze ci sono è opportuno metterle in evidenza e sperare che siano proprio quelle differenze a portare maggiore consenso. Il vero problema è che, in tutto questo, sfugge la presenza del primo attore della politica labicana, Alfredo Galli, il quale ancorché vicino a cadere in disgrazia, è ancora saldamente al comando del Comune. Certamente, vivaddio, iniziano a venire al pettine i nodi della sua politica insensata di governo del territorio e qualcuno comincia a pensare che la nave stia affondando e, tra elettori finalmente consapevoli e opportunisti sempre pronti a cambiare casacca in funzione della convenienza, il suo appeal cala di giorno in giorno. Non bisogna dimenticare, però, che, durante la sua lunghissima esperienza da amministratore, si è potuto avvalere, in vari ruoli, di più di qualcuno che adesso si propone come “alternativa” e “cambiamento”, a cominciare proprio da Nello Tulli, il quale – non a caso – è quello che sembra essere più comprensivo sui possibili reati commessi dagli amministratori pubblici. Come se non fosse altrettanto grave, se non più grave, che a violare il codice penale – in danno della collettività, ricordiamocelo bene – sia una persona stipendiata per dedicare il suo tempo alla cosa pubblica. E’ ovvio che essere oggetto di indagine non determina una responsabilità certa, ma non la si può nemmeno già escludere a priori. Anche perché un conto è la responsabilità dovuta a superficialità nel gestire la macchina amministrativa, mentre ben altro è la responsabilità legata ad un consapevole sviamento dalla procedure per trarne illeciti benefici (soldi, consenso, potere). La seconda è sicuramente dolosa, ma la prima presuppone la colpa. Per la quale non è certo una scriminante l’inettitudine, caratteristica purtroppo abbastanza diffusa tra molti amministratori locali. E a riprova di una visione un po’ ondivaga c’è il suggerimento di Nello ad Alfredo di avvalersi di bravi avvocati. Che ovviamente dovremmo pagare noi. Da un lato, dunque, si imputano a Galli responsabilità sulla vicenda, dall’altro si tendono a trovare attenuanti (se non cause di giustificazione) e addirittura si suggerisce di investire risorse pubbliche per una efficace tutela legale. Ma la qualità dell’avvocato non modifica la sostanza delle questioni. Anzi, potrebbe persino alterarla. Infatti, qualora il legale scelto dall’amministrazione risultasse così abile, tra cavilli e arzigogoli, da riuscire a mandare in fumo il procedimento penale (magari con una prescrizione), non avrebbe buon gioco Galli a cantare vittoria anche sul piano politico? E se la stessa operazione riuscisse a tutti i soggetti coinvolti e non si potessero accertare – sul piano giudiziario, almeno – le responsabilità, cosa succederebbe? A chi si potrà attribuire la responsabilità del disastro dei depuratori? Ai magistrati? Al destino? Al malocchio? Ah, già. Ai cittadini, che si ostinano a fare la cacca. Proprio incorreggibili.

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