5 luglio 2012

La legge del contrappasso


Il Sindaco “invita la cittadinanza a limitare al massimo l’utilizzo dei servizi igienici privati al fine di diminuire il flusso dei liquami presso i suddetti depuratori”. L’unica interpretazione possibile di questa frase - tratta da un “avviso alla popolazione” del sindaco di Labico - è molto semplice: fatene poca. Di cacca, si intende. In generale l’invito al risparmio e a non abusare delle risorse naturali è normalmente apprezzabile. Viviamo in una terra che ha molti limiti e noi umani siamo tanti e aumentiamo sempre di più. Un rapporto rispettoso con il nostro pianeta sarebbe sicuramente auspicabile e ben vengano amministratori illuminati che ci esortano alla misura. Sarei felice di avere un sindaco che suggerisce di non sprecare il cibo, che incentiva la vendita di prodotti biologici e a chilometri zero; un sindaco che promuova la mobilità sostenibile e il risparmio energetico e si batta per evitare il consumo del suolo. Un sindaco che magari va in giro per il paese in bici o a piedi e non con il SUV, anche per fare pochi metri. Ecco, da un sindaco così, apprezzerei l’invito (ancorché indiretto) a risparmiare una risorsa importante e preziosa come l’acqua. Anzi: magari avercelo un sindaco così. Invece, il mio sindaco ha una cultura diametralmente opposta. Il mio sindaco non ha la più pallida idea di cosa significhi “decrescita” e tutta la sua azione amministrativa è sempre andata nella direzione dello spreco, del consumo bulimico del suolo, dell’espansione del cemento, dell’impermabilizzazione dei terreni, della distruzione dell’economia agricola locale. Un sindaco che non si è mai posto il problema del limite alla crescita, salvo accorgersi, di tanto in tanto, che la crescita – soprattutto se disordinata e regolata esclusivamente dal profitto – porta con sé alcune conseguenze di cui un buon amministratore dovrebbe tenere conto. Come l’aumento della popolazione scolastica (della quale non bisognerebbe accorgersi solo quando si iscrivono i bimbi a scuola), le maggiori esigenze di servizi da parte dei cittadini, l’incremento del traffico e della domanda di parcheggi. Fino ad arrivare alla sconcertante scoperta che se raddoppia il numero dei cittadini raddoppia anche la produzione fecale della popolazione. E che anche gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane dovrebbero adeguarsi all’incremento demografico. Disinteressarsene o, comunque, non intervenire per anni non poteva che portarci ad avere i depuratori sequestrati dalla magistratura (eh, sì: ogni tanto qualcuno si ostina a voler far rispettare le leggi) e ritrovarci in una situazione disastrosa. E dopo tre mesi dall’inizio dell’emergenza depuratori, ecco che il nostro primo cittadino tira fuori dal cilindro la soluzione perfetta: evitate di andare a cagare. Col rischio che, per una sorta di contrappasso, qualcuno (e potrebbero essere in tanti) ci mandi lui.



2 commenti:

  1. Voglio morire!! Ditemi che è un fotomontaggio. Vi prego fatelo per l'amicizia che mi lega a Tullio.

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  2. Me ne avevano parlato ma non ci avevo creduto, fino a quando non ho letto...insuperabile...da non crederci...poi dicono l'antipolitica...

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Alle colonne d'Ercole

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