13 giugno 2010

I manifesti della maggioranza pagati da tutti noi?

Visti gli effetti della nostra comunicazione sul rischio che il "modello di sviluppo" proposto dai nostri amministratori potesse regalare a Labico anche un bell'impianto di termovalorizzazione la maggioranza si è affrettata a far stampare un bel manifesto con cui spiegare ai cittadini labicani la bontà delle proprie scelte.
La cosa in sé non solo è legittima, ma è anche apprezzabile. Rientra in quella che, in una situazione normale, rappresenta una normale dialettica tra coalizioni politiche. Entreremo sicuramente nel merito con una nuova risposta da parte nostra e lo faremo con grande piacere, anche perché le argomentazioni di Giordani e compagnia sono molto deboli e si possono smentire piuttosto facilmente. Vorrei solo fare una piccola riflessione sulla loro concezione "padronale" delle istituzioni.
Abbiamo due coalizioni che si confrontano sui temi e sulle proposte. Ognuna di esse ha il diritto di usare gli strumenti di comunicazione che ritiene opportune, purché - ovviamente - lo faccia nel rispetto degli altri. Noi scriviamo giornali (dei quali paghiamo a nostre spese la stampa e la diffusione); noi curiamo siti web e blog (a costi modesti, ma sostenuti comunque da noi); noi facciamo stampare ed affiggere manifesti (sempre a nostre spese). Loro giornali non ne fanno, ma quando li fanno la stampa e la diffusione li pagano i cittadini labicani e, visto che sono belli patinati e arrivano per posta, il conto è piuttosto salato. Ecco adesso un bel manifesto "istituzionale" per rispondere alle nostre critiche. L'intestazione è esattamente quella della pubblica amministrazione, usata in modo scorretto per fare una comunicazione di parte. Non ho elementi per affermare che il manifesto sia stato pagato dal comune, però il sospetto che sia così mi sembra piuttosto fondato. In ogni caso assistiamo ancora una volta ad un uso improprio di tutto ciò che è pubblico. Fosse solo l'immagine della pubblica amministrazione, tirata e stropicciata senza alcun rispetto a beneficio delle esigenze di parte. Sempre la stessa parte. Tra l'altro la parte sbagliata.

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