26 dicembre 2012

Il "pacco" di Natale


La strenna natalizia dei nostri amministratori non è, come si potrebbe pensare, la seconda rata dell’IMU, ossia il ripristino di un imposta sugli immobili voluto dal governo Monti per sanare i conti pubblici e che Galli aveva promesso – in campagna elettorale – di ridurre al minimo (e invece ha alzato quasi al massimo). Non è neppure la TARSU che ci avevano promesso sarebbe stata ridotta e che è invece schizzata alle stelle, probabilmente anche a causa del fallimento della raccolta porta a porta (i cui dati sono rigorosamente top secret). No, la strenna natalizia è ancora peggio degli altri due "regali" dei nostri amministratori ed è ben nascosta dietro un documento contabile denominato “verifica degli equilibri di bilancio”, previsto dalla normativa vigente e che serve a monitorare lo stato dei conti dell’amministrazione. La norma prevede che questa verifica debba essere fatta almeno una volta all’anno (ma di più con amministratori come i nostri non è neppure immaginabile) entro il 30 settembre. Quest’anno c’è stata una proroga e il termine è slittato al 30 novembre. Con due mesi in più a disposizione ci si sarebbe aspettato che i tempi venissero rispettati. Invece – neanche a dirlo – i nostri ineffabili amministratori non sono riusciti nell’arduo compito e si sono fatti richiamare dal prefetto che ha indicato un nuovo termine per l’approvazione. Ovviamente è saltato anche quello e il nostro comune (che, in teoria, potrebbe essere destinatario di un provvedimento di scioglimento) si appresta a votare degli equilibri di bilancio che – considerati i tempi – assomigliano molto ad un rendiconto.
La prima cosa che salta agli occhi è l’enorme divario tra il quadro contabile della previsione di bilancio (sostanzialmente confermata dall’assestamento) e la situazione fotografata con la verifica degli equilibri. L’importo complessivo si riduce di oltre il 40 per cento. Si passa infatti da 9,7 milioni di euro a 5,7 milioni di euro nella fase di accertamento. In compenso, nonostante pochi giorni separino la data di approvazione degli equilibri dall’ultimo giorno dell’esercizio finanziario, la stima finale è un po’ più ottimistica: 6,5 milioni di euro. In pratica la maggioranza è convinta di reperire 800mila euro tra natale e capodanno (e non è una metafora).
La conseguenza (speculare) di questa drastica riduzione di risorse disponibili si riverbera sugli investimenti. Le famose opere pubbliche, il cui elenco viene tramandato di consiliatura in consiliatura, rimangono così a svolgere una funzione ornamentale dei programmi elettorali della maggioranza. I settori che pagano il prezzo più alto all’assoluta mancanza di capacità programmatoria dei nostri amministratori sono quelli delle infrastrutture e della gestione del territorio e dell’ambiente per i quali risultano impegnati rispettivamente il 2,7 e l’8,8 per cento dell’assestamento. Un altro fallimento.
Basterebbe questo per classificare negativamente il bilancio e chi se ne assumerà la responsabilità politica di fronte ai cittadini. Galli, invece, ci tiene a dimostrare che al peggio non c’è mai fine e inserisce, finalmente, i primi dati ufficiali sulla questione dei depuratori. Aveva fatto finta di niente nei due precedenti documenti contabili, ma stavolta non è proprio riuscito ad ignorare la questione. E così, ci ritroviamo la bellezza di 3,7 milioni di euro di “gestione straordinaria”, per la quale si dovrà aprire una procedura di riconoscimento di debiti fuori bilancio. Un buco enorme in un quadro finanziario come quello di Labico. L’ordine di grandezza è lo stesso dell’intero ammontare delle spese correnti.
Il vero problema è che a nessuno degli amministratori viene in mente che il danno economico è stato causato da probabili responsabilità (politiche, amministrative e penali) nella programmazione, realizzazione, affidamento e gestione degli impianti di depurazione. E che, in diritto, chi è causa di un danno ne deve sostenere gli eventuali costi. Per i nostri amministratori, invece, è normale che un danno causato da terzi venga ripagato dagli stessi cittadini che non solo non hanno alcuna responsabilità, ma che stanno vivendo anche il disagio conseguente a quel danno.
La “soluzione” individuata da Alfredo Galli e dalla sua maggioranza è molto semplice. Si vende un pezzo di patrimonio pubblico (probabilmente dei locali a Palazzo Giuliani, ma non si preoccupa certo di spiegarlo) per circa 200mila euro, si spostano due tranche del debito (per un totale di 624mila euro) nelle annualità successive (2013 e 2014) e, in appena cinque nebulosissime righe ci informano che – probabilmente – intendono regalare opere e infrastrutture del servizio idrico ad ACEA per un valore di 2,6 milioni di euro. E ACEA, che non è esattamente l'Opera Pia Misericordiosa delle Carmelitane scalze, a chi andrà a bussare cassa per recuperare il sostanzioso investimento? Alla porta di Alfredo Galli e Giorgio Scaccia o alla porta di tutti i cittadini labicani con un bell’aumento di tutte le tariffe idriche? E perché sul documento contabile si parola di un “trasferimento in itinere” di beni pubblici senza che nessuno ne sia a conoscenza?
Ma le anomalie non finiscono qui. Dalla lettura della relazione sugli equilibri di bilancio sembra che il riconoscimento dei debiti fuori bilancio avvenga in modo automatico per il loro inserimento nel quadro contabile. In realtà – ed è la stessa relazione ad evidenziarlo – il riconoscimento deve avvenire con deliberazione apposita, contestuale a quella di verifica degli equilibri. Perché non è stata predisposta la delibera “ad hoc”, come indicato dalla stessa relazione? Forse perché mancano i requisiti che la legge stabilisce per il riconoscimento dei debiti? Del resto la normativa in merito parla chiaro e indica un sentiero piuttosto stretto per riconoscere la legittimità dei debiti fuori bilancio. Già in passato i nostri amministratori avevano fatto una forzatura inserendo come debiti fuori bilancio spese causate dalla loro incapacità e che non avevano portato – come stabilisce la legge – “utilità ed arricchimento per l’ente”. Anche in questo caso ci sembra che vi sia ben poca utilità e gli unici ad arricchirsi sono gli autotrasportatori.
Insomma, ancora una volta ci arriverà il conto per i pasticci combinati da Galli e compagnia nell’allegra gestione della pubblica amministrazione. Ancora una volta ci sono molte criticità che potrebbero portare la magistratura contabile ad accertare gravi responsabilità per danno erariale. E chi, giovedì 27 dicembre, voterà per la scandalosa delibera che Galli e Scaccia proporranno in consiglio, si assumerà una grossa responsabilità, politica e amministrativa. A cominciare dal punto quattro della premessa della delibera, secondo il quale “nel corso dell'esercizio si sono verificate delle esigenze straordinarie di spesa non conoscibili o non definibili con precisione in sede di costruzione del bilancio di previsione e dei suoi allegati”. Ebbene, quando è stato fatto il bilancio di previsione sapevano anche i sassi che avremmo dovuto sostenere costi per almeno 2-3 milioni di euro (lo diceva la stessa relazione al bilancio, bastava leggerla). Negare anche l’evidenza non solo è un insulto al buon senso, ma è anche un vero e proprio falso. Tra l’altro in un atto pubblico. I consiglieri di maggioranza che voteranno a favore di quella delibera condivideranno anche quel punto. E non faranno certo una bella figura. Noi, più che metterli sull’avviso, non possiamo fare. Ah, dimenticavano: Buon Natale.


Maurizio Spezzano e Tullio Berlenghi

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