24 aprile 2012

Non fate l'onda


Amministrare un paese non è cosa semplice. Servono sicuramente impegno, dedizione, capacità e competenze. A completare il quadro ci vorrebbe un’assoluta mancanza di interessi, diretti o indiretti, sull’attività della pubblica amministrazione e – soprattutto - sul governo del territorio. Sappiamo che ai nostri amministratori attuali (e non solo a loro) l’ultimo requisito manca in modo sin troppo evidente e le conseguenze per la pessima politica urbanistica la stiamo pagando tutti sulla nostra pelle. Il problema è che – a quanto pare – non brillano neppure per le altre qualità. Certo non si può definire apprezzabile l’impegno di un sindaco assenteista, che, pur percependo per intero l’indennità da primo cittadino, ha sempre anteposto la sua azienda alle incombenze di amministratore. Né si possono apprezzare capacità e competenze dell’intera giunta uscente, che hanno spesso e volentieri, manifestato una sconcertante superficialità e conoscenza delle più elementari questioni di cui si sono dovuti occupare.
Non ci si può certo stupire, dunque, se le cose non funzionano. Il problema è che – fino a pochi anni fa – difficilmente qualcuno se ne accorgeva. Infatti, in assenza di un’opposizione che si leggesse gli atti e notasse le “magagne”, si poteva avere solo il sospetto di una certa approssimazione amministrativa. Negli ultimi cinque anni, grazie a noi, questo sospetto è diventato certezza. Lo è diventato, ad esempio, per gli appalti pubblici, che sono stati troppo frequentemente affidati con procedure tali da renderli molto vantaggiosi per il contraente privato, ma un po’ meno per l’amministrazione pubblica e, quindi, noi cittadini. Qualche volta per superficialità, qualche altra per vere e proprie irregolarità. In altri le scelte sono state semplicemente prive di logica progettuale. Pensiamo alla pista ciclabile, opera non solo inutile, perché priva di una funzione di collegamento, ma anche non terminata e rimasta in una situazione di degrado e abbandono, in attesa che dal cielo piovano finanziamenti per un completamento del quale manca finanche il progetto. E questo monumento allo spreco ci costerà 200mila euro. E di dissipazioni di soldi pubblici ne abbiamo viste e denunciate tante. Grandi e piccole. I 20mila euro dell’ambizioso e devastante progetto di polo logistico a Colle Spina, le poche migliaia di euro letteralmente buttate per responsabilità del sindaco e vicesindaco nella gestione di un contenzioso sul pagamento dei lavori di pavimentazione degli impianti sportivi e impropriamente classificati come debiti fuori bilancio in modo da farli pagare a noi e non – come sarebbe stato giusto – a chi aveva causato il danno economico per l’ente. E’ lungo l’elenco delle anomalie che abbiamo riscontrato e segnalato, ma ogni volta che abbiamo criticato questo modo sciatto di amministrare, la reazione è sempre stata di boriosa e annoiata indifferenza.
L’ultimo nodo venuto al pettine, proprio in questi giorni, riguarda il sequestro, da parte della magistratura, dei due depuratori del paese. Un fatto gravissimo, sia in termini ambientali e sanitari - perché se un giudice ha ritenuto necessario bloccare gli impianti, lo avrà fatto proprio per evitare di avvelenare il nostro territorio - sia in termini economici, perché i 40/50 mila euro al giorno che questo scherzetto ci costerà (la fonte è l’on. Aracri, uno degli “sponsor” di Galli e Giordani), potrebbero mettere in seria crisi le nostre casse. Io e Maurizio Spezzano stiamo segnalando inutilmente da alcuni anni i molti problemi legati alla gestione del servizio idrico integrato, che dovrebbe essere una delle priorità di un’amministrazione, visto che l’acqua è l’elemento essenziale del ciclo vitale, dalla sua distribuzione al suo smaltimento. Invece a Labico, poiché l’unica esigenza degli amministratori è sempre stata quella di far costruire (e vendere) case, non ci si è mai preoccupati di adeguare la rete di approvvigionamento idrico (in alcuni quartieri l’acqua non è sempre disponibile), di realizzare una rete fognaria funzionale (in molti casi la rete delle acque chiare e quella delle acque scure si uniscono, con poco piacevoli “esondazioni” di liquami in caso di forti piogge e inutile aumento del carico di lavoro dei depuratori) e di mettere a norma gli impianti di depurazione. A nulla sono serviti i nostri continui solleciti e le nostre interrogazioni. A nulla è servito chiedere per quale motivo si pagassero salate consulenze ad esperti, i quali non sono stati in grado di accorgersi che gli impianti erano fuorilegge. Galli e Giordani avevano sempre qualcosa di più importante da fare. E adesso arriverà il conto di questa trasandatezza amministrativa. Per loro, a quanto pare, il problema non si pone, visto che, a pagare ci pensano sempre i cittadini. Questa volta, però, non saranno soli, perché io, Maurizio e l’intera lista civica Legalità e Trasparenza faremo di tutto per evitare che i labicani scontino colpe che non hanno.

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