9 settembre 2010

La storia infinita del fabbro...



 Ho letto, sul sito "Eccolanotiziaquotidiana", una lettera che mi sarebbe stata inviata (arriverà, ne sono certo) in merito alla lunga vicenda del fabbro nel centro storico, che merita una brevissima replica.


La lettera di Antonio Marrocco non aggiunge molto alla realtà dei fatti. Se l’ASL ha imposto lo spostamento dell’attività vuol dire che aveva ragione chi sosteneva che essa non poteva essere svolta all’interno del centro abitato. Non c’è altro da dire. Vorrei fare solo qualche precisazione:

  1. Il nostro foglio informativo non è un giornale e non ha bisogno di un direttore responsabile. Del contenuto degli articoli si assume la responsabilità civile e penale chi li scrive. Di quelli non firmati e non siglati la responsabilità me l’assumo io.
  2. Bene ha fatto Marrocco a fare riferimento all’inerzia dell’amministrazione comunale (“e alla non risposta del comune”) che è la vera responsabile di quanto accaduto, perché non si può accusare chi chiede semplicemente il rispetto delle leggi mentre chi ricopriva il ruolo di amministratore prima tollerava l’illegalità e poi si rifugiava nel silenzio per evitare di affrontare le proprie responsabilità.
  3. L’affermazione sbagliata la fa Marrocco quando dichiara: “dire che Alfredo Galli abbia fatto chiudere la nostra attività è un’affermazione completamente sbagliata e priva di alcun fondamento”. La frase del mio articolo è invece la seguente “Per completezza di informazione credo sia utile dire chi aveva – ben prima di noi – vietato lo svolgimento dell’attività all’aperto: l’allora sindaco Alfredo Galli, con propria ordinanza, nel lontano 2003.”. Non quindi “regolamentazione” come sostiene Marrocco, ma divieto, che è cosa ben diversa. Poi chiunque è padronissimo di credere qualunque cosa e di negare anche l’evidenza. E non si tratta di opinioni, ma di fatti. Ed è sufficiente leggere il testo dell’ordinanza per sapere come stanno le cose.

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