28 settembre 2008

Cronache dal consiglio comunale

Resoconto del consiglio comunale del 26 settembre 2008

Terminata la pausa estiva l’attività consiliare sembra voler riprendere con una certa regolarità. La principale ragione di questa convocazione è il rispetto della norma che prevede la presentazione dello stato di attuazione del programma e degli equilibri di bilancio entro il 30 settembre di ogni anno. I punti all’ordine del giorno però sono ben sette ed è chiaro sin dall’inizio che questo consiglio non sarà breve.
Il primo punto dell’ordine del giorno reca un generico “approvazione verbali sedute precedenti”, formulazione che andrebbe bene in un qualunque comune d’Italia dove i verbali vengono approvati nella seduta immediatamente successiva o, al limite, in quella dopo. Non a Labico dove l’approvazione dei verbali è puramente incidentale e dove i verbali si approvano con una certa discontinuità. Tra i verbali da approvare ci sono infatti quelli relativi alla correzione ed integrazione di due verbali risalenti a febbraio e marzo di quest’anno. Verbali fatti talmente male, nonostante i molti mesi trascorsi, da risultare non approvabili. E’ stato sufficiente segnalare alcune delle numerose incongruenze per indurre il sindaco a ritirare i due verbali incriminati. Cogliamo l’occasione per ricordare che da circa un anno e mezzo stiamo chiedendo la registrazione delle sedute, in modo che nessuno abbia dei dubbi sull’andamento dei consigli comunali. Parole che sono sembrate al vento per lungo tempo, ma che sembra siano riuscite a creare una breccia. Anche il segretario comunale ormai sembra condividere le nostre posizioni e chi aveva comicamente parlato di “violazione della privacy” (si tratta dell’assessore Scaccia) in merito alla registrazione delle sedute è servito. Gli altri quattro verbali registrano un evidente eccesso di sintesi, ma, alla luce delle rassicurazioni sulle buone intenzioni per il futuro, decidiamo di non sollevare eccezioni, salva la richiesta di integrazione del verbale relativo ad un atto ritirato con le motivazioni per le quali si disponeva il ritiro. L’atto in questione era la convenzione con un centro per l’infanzia privato, che peraltro veniva riproposta proprio nell’attuale seduta. Si approvano quindi quattro verbali con l’astensione del gruppo dell’opposizione.
Il secondo punto riguarda l’obbligo, previsto dal Testo Unico degli Enti Locali, di approvare in sede consiliare lo stato di realizzazione dell’attività programmata e la verifica degli equilibri di bilancio. Il documento all’esame si compone quindi di due parti, la prima – relativa agli equilibri di bilancio – di carattere meramente contabile e che fotografa lo stato dei conti con l’obiettivo di evitare ogni possibile squilibrio tra i saldi, la seconda, con una valore indubbiamente più politico, perché permette di farsi un’idea sullo stato dell’arte di quanto previsto dai programmi dell’amministrazione. Apre la discussione l’assessore Scaccia che legge una soporifera relazione che mette a dura prova anche i più volenterosi. Per fortuna i volenterosi si erano letti il documento e avevano quindi le idee sufficientemente chiare. Per le questioni dubbie è bastato interpellare il responsabile del settore che ha fornito con competenza le necessarie spiegazioni. Nel dibattito siamo intervenuti tutti per contestare il dato “politico” che è emerso dalla lettura del documento, visto che, al di là della salvaguardia formale degli equilibri di bilancio, si è registrato un preoccupante livello di incertezza sulle entrate, con conseguente riduzione della capacità di spesa ed investimento dell’amministrazione, ma soprattutto il modo in cui le risorse vengono investite. Ed è proprio sotto questo aspetto che concentro il mio intervento, scorrendo la parte che riguarda l’analisi dei singoli programmi ed evidenziando come il settore di maggior rilievo economico, quello relativo al funzionamento della macchina amministrativa, preveda quasi due milioni di euro di spesa, senza prevedere alcunché per garantire ai consiglieri di opposizione lo svolgimento del proprio lavoro, come chiediamo dall’inizio della consiliatura. Mi soffermo anche sul problema dell’istruzione pubblica, ricordando che, nonostante i toni trionfalistici del documento, la questione della scuola è tutt’altro che risolta e che, a causa della mancanza di programmazione da parte dell’amministrazione, l’erogazione dei pasti partirà con un mese di ritardo rispetto all’inizio delle lezioni, con decine di ore di lezione perse e con inevitabili difficoltà per il rispetto dei programmi scolastici. Affronto la questione della cultura, che, a leggere il documento, sembra uno dei principali pensieri della giunta municipale. Questione talmente importante da non aver neppure istituito un assessorato alla cultura e da non prevedere quasi nessuna iniziativa culturale. Per non parlare dello stato di abbandono della biblioteca, per la quale il bilancio prevedeva fino allo scorso anno una cospicua cifra per il pagamento del personale addetto. La biblioteca però non funzionava lo stesso e nel bilancio di quest’anno la cifra è stata semplicemente cancellata. Anziché decidere di far funzionare la biblioteca si è deciso di ufficializzare la sua inesistenza, azzerando completamente i fondi (salvo poi, come vedremo, approvare un regolamento…).
Continuo ricordando che anche sullo sport i nostri amministratori non brillano per sensibilità e ricordo la questione del mancato adeguamento del campo di calcetto, ragion per cui la squadra locale non è riuscita ad iscriversi al campionato. Parlo anche della viabilità e del problema della sicurezza stradale, di cui forse bisognerebbe preoccuparsi un po’ di più e per il quale abbiamo presentato una mozione con la richiesta di avviare un serio programma di prevenzione. Anche sul programma relativo alla gestione del territorio e dell’ambiente ho molto da dire, visto che il nostro territorio è preso in considerazione dai nostri amministratori solo quando può essere utile per spalmarci qualche tonnellata di cemento. Ricordo che il consigliere delegato all’ambiente aveva preso l’impegno di aumentare, per frequenza di svuotamento e quantità, le campane per la raccolta differenziata, ma che di questo impegno non si è vista traccia. Il dubbio è che i nostri amministratori la raccolta differenziata proprio non la facciano, altrimenti si sarebbero resi conti dello stato in cui versano i contenitori. Per non parlare – ma ne parlo – delle discariche abusive disseminate sul territorio, di cui lascio da mettere agli atti una documentazione fotografica, sottolineando la presenza di un considerevole quantitativo di eternit, invitando il sindaco a provvedere immediatamente alla sua bonifica. Termino il mio intervento ricordando che anche sotto l’aspetto quantitativo l’attenzione dell’amministrazione su temi come lo sport e la cultura è davvero modesta: circa lo 0,5 per cento del bilancio per ognuno dei due settori. Questo è un caso in cui i numeri parlano da soli.
Il terzo punto riguarda l’approvazione dello schema di convenzione con un centro per l’infanzia ritirato ad agosto. La delibera e lo schema di convenzione sono scritti “male”, caratterizzati da eccessiva vaghezza, mancanza di principi chiari, formulazione ambigue (non si sa se e quanto volutamente). Interviene subito Maurizio Spezzano che fa notare alcuni degli aspetti più controversi, anche per quanto riguarda il profilo contabile. Il sindaco ed alcuni membri della giunta cominciano a scambiarsi sguardi di preoccupazione. Il sindaco chiede subito una sospensione di dieci minuti. Viene accolta. La pausa dura oltre venti minuti. Sembra che l’argomento abbia creato qualche problema nella maggioranza. Si rientra in aula. Qualcuno nella maggioranza cerca una semplificazione della questione che sfocia nella sua banalizzazione: da una parte c’è un atto che prevede interventi di solidarietà per i meno abbienti, dall’altro c’è chi vuole contestare quell’intervento. Sono costretto ad un intervento preliminare e chiarificatore per evitare facili strumentalizzazioni. Al di là delle questioni di merito dell’atto – su cui c’è molto da dire – rilevo un’anomalia nella procedura seguita. Stiamo esaminando un atto, del quale avevamo contestato vizi di forma già due mesi fa. L’atto era stato ritirato, ma non si è cercato di affrontare insieme i nodi della questione. Addirittura la giunta ha approvato una delibera per l’utilizzazione di 1500 euro dei fondi di riserva da destinare alla materia. Di quella delibera noi abbiamo chiesto conto già nella seduta di quindici giorni prima, ma il sindaco ha pensato bene di non portarla all’attenzione del consiglio, nonostante i fondi di riserva debbano essere utilizzati per ragioni di urgenza e il cui uso andrebbe quindi fatto con molta cautela. Ho lamentato l’assoluta mancanza di trasparenza nel metodo e la volontà di imporre al consiglio un atto solo con la forza dei numeri, senza tenere conto della correttezza del contenuto. Colgo l’occasione per esprimere la stima nei confronti del lavoro e dell’impegno dei privati che sono parte in causa, chiarendo che non siamo contrari all’intervento di sostegno delle famiglie bisognose, ma che desideriamo che le scelte che vengono fatte rispondano a criteri di trasparenza e di equità.
Nel prosieguo della discussione vengono sottolineati i principali elementi di critica da parte nostra. La scelta di una sola fascia oraria destinataria del beneficio, privando quindi dell’opportunità proprio chi probabilmente ne ha più bisogno perché ha orari di lavoro più lunghi. La mancanza di criteri per l’individuazione dei possibili beneficiari dell’incentivo. La mancanza di chiarezza sull’erogazione dei pasti che, leggendo la delibera, sembrerebbe già a carico del comune, senza che nessuno ne sapesse niente. Sul punto in questione, nonostante una puntuale e diretta richiesta di chiarimento, il Sindaco preferisce non rispondere. Ormai ci siamo abituati. La maggioranza chiede una nuova sospensione. Al rientro propongono di eliminare tutte le parti dubbie della delibera e lasciarla “in bianco” e di nominare una commissione per decidere i criteri. La toppa peggio del buco. La delibera diventerebbe ancora più vaga. Chiediamo noi una sospensione. Al rientro la nostra proposta: formale ritiro della delibera, un atto di indirizzo con le finalità condivise e l’affidamento alla commissione consiliare competente (ancora non istituite da un anno e mezzo, nonostante le nostre continue sollecitazioni) della predisposizione dell’atto, da portare di nuovo in consiglio. A quanto pare le commissioni statutarie provocano l’orticaria alla maggioranza. Vogliono una commissione ad hoc. Su questo cediamo. Il Sindaco “per l’imbarazzo creato”, ritira la delibera. Si approva l’atto di indirizzo. Si nomina la commissione ad hoc. I membri della maggioranza sono sempre i soliti, onnipresenti in tutte le commissioni (Giordani, Galli, Di Stefano, Scaccia), quelli della minoranza sono il sottoscritto e Giovannoli. Al voto tutti a favore tranne Spezzano, che si astiene.
Quarto punto. Regolamento della biblioteca. Sul principio siamo d’accordo. Anzi proviamo a proporre alcune modifiche ed integrazioni con l’obiettivo di migliorare l’impianto. Così come eravamo d’accordo nell’affidare la gestione della biblioteca ad un’associazione come “Bambini senza frontiere” che si era già distinta in passato per l’impegno e la capacità nel programmare iniziative ed attività di interesse culturale per i ragazzi. Però ci chiediamo e, soprattutto, chiediamo al sindaco, perché la biblioteca sono anni che non funziona? Come si può pensare che cambi qualcosa solo per l’adozione di un regolamento, senza stanziare un solo centesimo per il funzionamento? Chiediamo che non ci si limiti alla realizzazione del contenitore, ma che si lavori anche e soprattutto sui contenuti. Attendiamo (non troppo) fiduciosi. Al voto, per la cronaca, si registra l’unanimità.
Ormai è tardi e alcuni esponenti della maggioranza hanno degli impegni (ma non se lo possono tenere libero il giorno del consiglio?). Il Sindaco vuole proporre il rinvio della seduta. Spezzano ricorda che Giordani si era impegnato a discutere dell’interrogazione su un presunto abuso edilizio. Si crea un po’ di confusione e si comincia ad entrare nel merito della questione. Io chiedo che, se si passa ad affrontare l’argomento, si formalizzi l’inversione dell’ordine del giorno. Nel frattempo il responsabile dell’ufficio non c’è e Di Stefano se ne va. Rimane il Sindaco che, con tutta probabilità, non è a piena conoscenza della questione. Prova a forzare la mano chiedendo di votare il rinvio della seduta. La maggioranza stavolta non è compatta e la proposta non passa. Il Sindaco si accascia preoccupato sulla sedia. Spezzano incalza. Propongo una conciliazione. Si rinvia la seduta con l’impegno del Sindaco a mettere l’interrogazione al primo punto della prossima seduta. Il Sindaco accetta, ma vuole che l’argomento sia trattato a porte chiuse. E sia. Si vota il rinvio all’unanimità. Tutti a casa. Qualcuno ha l’aria preoccupata.

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