16 gennaio 2020

Colle Fagiolara, una voce fuori dal coro


Sono davvero contento che nel nostro territorio, con la chiusura della discarica di Colle Fagiolara, si sia chiuso positivamente un pezzo di storia, a coronamento di un impegno di alcuni - pochi, determinati e coraggiosi, ai quali vanno i miei sinceri complimenti - che sono diventati molti e che hanno permesso un cambiamento quasi insperato per un territorio che qualcuno aveva definito “a bassa reattività sociale”, ossia incapace di opporsi a scelte di pianificazione ed infrastrutturali giudicate sbagliate. Con questa premessa potrei limitarmi a salire sul carro festante dei vincitori (forse con qualche ragione) e fare il mio piccolo post (auto)celebrativo.
Invece no. Non perché abbia cambiato idea, tutt’altro. Vorrei soltanto aggiungere un elemento di riflessione, perché l’eliminazione di una discarica (che costituisce il più basso gradino nella gerarchia europea della gestione dei rifiuti) è indubbiamente un ottima notizia, ma se non è accompagnata da politiche adeguatamente virtuose, rischia di essere solamente lo spostamento di un problema. In pratica se siamo stati abbastanza bravi -  grazie ad una serie di misure di “economia circolare” (riduzione “a monte” dei rifiuti, recupero, differenziata, riciclo) - a non avere più bisogno di quella discarica, allora abbiamo ottenuto un vero successo. Ma se l’equivalente dei rifiuti che venivano conferiti in quella discarica dovrà andare da qualche altra parte (un termovalorizzatore, una discarica in un altro comune, in un’altra regione o, peggio, all’estero) l’entusiasmo dovrebbe essere accompagnato da qualche attenta considerazione sull’efficienza del sistema.
In questo momento il sistema rifiuti in Italia è inadeguato. E lo è con livelli di inefficienza variabile a seconda della latitudine e degli ambiti territoriali (in genere va meglio al Nord, ma non mancano situazioni apprezzabili al centro e al sud). Nel Lazio la situazione è senz’altro critica - anche se ci sono regioni che stanno peggio (ma questa è una magra consolazione) - e al momento non mi sembra che si possa parlare di “autosufficienza” nella gestione dei rifiuti (e quindi qualcun altro se ne dovrà fare carico).
Per quanto riguarda il nostro ambito territoriale (diciamo Valle del Sacco e Monti Prenestini), sarà il caso di farsi un esamino di coscienza per capire quanto (e se) siamo bravi. Quindi mi pongo alcune domande. Gli enti locali del nostro comprensorio pubblicano regolarmente i dati della raccolta differenziata? E questa raccolta differenziata quanto è efficiente? Ci sono, tra noi, comuni virtuosi (con percentuali superiori all’80%)? E quanti sono al di sotto del limite del 65% imposto dal quadro normativo? Come siamo messi con il principio di autosufficienza e di prossimità? Spero di conoscere le risposte, ma non troppo presto, non vorrei sciupare questo bel momento.

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