Proviamo a mettere un po’
d’ordine. Questo Parlamento è stato eletto nel 2013. I risultati elettorali
sono stati i seguenti (mi limito, per ragioni pratiche, ad utilizzare le
percentuali della Camera, ma l’approssimazione che ne deriva mi sembra non incida
sul ragionamento complessivo):
Partito
|
Perc.
|
Perc.
corretta
|
Seggi Camera
|
Seggi Senato
|
Totale
|
Perc. seggi
|
Grandi
elettori
|
Perc.
|
Partito Democratico
|
25.4
|
19.0
|
297
|
109
|
406
|
43.0
|
446
|
44.2
|
SEL
|
3.2
|
2.4
|
37
|
7
|
43
|
4.5
|
34
|
3.3
|
CD
|
0.5
|
0,.4
|
6
|
|
6
|
0.6
|
13
|
1.3
|
SVP
|
0.4
|
0.3
|
5
|
|
5
|
0.5
|
|
|
PDL
|
21.6
|
16.2
|
98
|
98
|
196
|
20.7
|
|
|
NCD
|
|
|
|
|
|
|
75
|
7.4
|
Forza Italia
|
|
|
|
|
|
|
142
|
14.1
|
PSI
|
|
|
|
|
|
|
32
|
3.2
|
GAL
|
|
|
|
|
|
|
15
|
1.5
|
Lega Nord
|
4.1
|
3.0
|
18
|
17
|
35
|
3.7
|
38
|
3.8
|
Fratelli d’Italia
|
1.9
|
1.4
|
9
|
|
9
|
0.9
|
10
|
1.0
|
M5S
|
25.5
|
19.1
|
109
|
54
|
163
|
17.2
|
129
|
12.8
|
Ex M5S
|
|
|
|
|
|
|
32
|
3.2
|
Scelta Civica
|
8.3
|
6.2
|
39
|
19
|
58
|
6.1
|
32
|
3.2
|
UDC
|
1.8
|
1.3
|
8
|
|
8
|
0.8
|
|
|
Dallo schema si vede che già la
legge elettorale, definita non a caso “porcellum” e – sempre non a caso –
dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, altera in modo
rilevante il risultato elettorale. Se consideriamo che circa il 7 per cento di
coloro i quali hanno espresso un voto non sono rappresentati in Parlamento per
la presenza di soglie di sbarramento e che circa il 25 per cento dei cittadini
non è proprio andato alle urne, vediamo che le percentuali reali andrebbero ulteriormente
corrette. L’ultima colonna restituisce gli equilibri di potere all’interno del
Parlamento ed è facile vendere quanto siano alterati rispetto alla
distribuzione dei consensi nel corpo elettorale.
Questo quadro, al netto della
legittimità costituzionale della legge elettorale, è comunque quello
determinato dopo le elezioni del 2013. C’erano delle coalizioni, con dei
programmi, con dei leader e che, in qualche modo, avanzavano una proposta politica.
Chi nel 2013 aveva votato per il PD, ad esempio, probabilmente non pensava che
si sarebbe trovato ad allearsi con Berlusconi e gli elettori del Popolo della
Libertà avranno avuto qualche perplessità nel vedere la scissione del proprio
partito, così come quelli di SEL, che si sono ritrovati con un premio di
maggioranza senza far parte della maggioranza e vittime, anche loro, di un’altra
scissione per la fuga dei deputati in “soccorso del vincitore”. Per non parlare
della scelta del Presidente del Consiglio, negli ultimi anni sempre frutto di accordi tra i
partiti e l’ultimo ad avere avuto un’investitura popolare è stato proprio
Berlusconi. Il quadro politico frutto delle “transumanze” di deputati e
senatori, unito agli accordi PD – Forza Italia per la nomina dei grandi
elettori è ancora più sbilanciato rispetto al reale consenso elettorale. Dando
per buoni i dati pubblicati in questi giorni dai quotidiani la situazione è
quella descritta nell’ultima colonna, con il Partito Democratico che, rispetto
ai voti “reali” presi nel 2013, ha il doppio del peso politico. E’ evidente
che, in una situazione così anomala, chi governa dovrebbe puntare ad un
consenso estremamente ampio nel momento in cui affronta temi importanti come la
riforma costituzionale, la legge elettorale o l’elezione dei Presidente della
Repubblica. Sarebbe immorale far valere la forza dei numeri senza tenere conto
della loro effettiva rappresentanza nella società civile. Giudico già
abbastanza grave la prova di forza su singoli provvedimenti di carattere
legislativo (con decretazione d’urgenza, fiducie, contingentamento e tagliole
varie), ma quando si sceglie una figura terza come il Capo dello Stato o quando
si scrivono le regole comuni, imporle con la forza è un segnale di profondo
disprezzo per la democrazia. Il quorum dei 3/5 previsto dalla nostra Carta
Costituzionale dovrebbe essere l’obiettivo minimo a cui aspirare per la scelta
di un Presidente della Repubblica che sia davvero super partes. Spero che in queste ultime ore di frenetiche
consultazioni prevalgano i valori fondanti della nostra Repubblica, il senso
dello Stato e il senso delle Istituzioni. Sarebbe un buon auspicio nella
speranza di fermare una riforma costituzionale che sembra scritta per
scardinare il delicato sistema di garanzie e tutele pensato dai nostri padri
costituenti.
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