29 gennaio 2015

Un Presidente di tutti per salvare la Costituzione

Proviamo a mettere un po’ d’ordine. Questo Parlamento è stato eletto nel 2013. I risultati elettorali sono stati i seguenti (mi limito, per ragioni pratiche, ad utilizzare le percentuali della Camera, ma l’approssimazione che ne deriva mi sembra non incida sul ragionamento complessivo):
Partito
Perc.
Perc. corretta
Seggi Camera
Seggi Senato
Totale
Perc. seggi
Grandi elettori
Perc.
Partito Democratico
25.4
19.0
297
109
406
43.0
446
44.2
SEL
3.2
2.4
37
7
43
4.5
34
3.3
CD
0.5
0,.4
6

6
0.6
13
1.3
SVP
0.4
0.3
5

5
0.5


PDL
21.6
16.2
98
98
196
20.7


NCD






75
7.4
Forza Italia






142
14.1
PSI






32
3.2
GAL






15
1.5
Lega Nord
4.1
3.0
18
17
35
3.7
38
3.8
Fratelli d’Italia
1.9
1.4
9

9
0.9
10
1.0
M5S
25.5
19.1
109
54
163
17.2
129
12.8
Ex M5S






32
3.2
Scelta Civica
8.3
6.2
39
19
58
6.1
32
3.2
UDC
1.8
1.3
8

8
0.8



Dallo schema si vede che già la legge elettorale, definita non a caso “porcellum” e – sempre non a caso – dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, altera in modo rilevante il risultato elettorale. Se consideriamo che circa il 7 per cento di coloro i quali hanno espresso un voto non sono rappresentati in Parlamento per la presenza di soglie di sbarramento e che circa il 25 per cento dei cittadini non è proprio andato alle urne, vediamo che le percentuali reali andrebbero ulteriormente corrette. L’ultima colonna restituisce gli equilibri di potere all’interno del Parlamento ed è facile vendere quanto siano alterati rispetto alla distribuzione dei consensi nel corpo elettorale.

Questo quadro, al netto della legittimità costituzionale della legge elettorale, è comunque quello determinato dopo le elezioni del 2013. C’erano delle coalizioni, con dei programmi, con dei leader e che, in qualche modo, avanzavano una proposta politica. Chi nel 2013 aveva votato per il PD, ad esempio, probabilmente non pensava che si sarebbe trovato ad allearsi con Berlusconi e gli elettori del Popolo della Libertà avranno avuto qualche perplessità nel vedere la scissione del proprio partito, così come quelli di SEL, che si sono ritrovati con un premio di maggioranza senza far parte della maggioranza e vittime, anche loro, di un’altra scissione per la fuga dei deputati in “soccorso del vincitore”. Per non parlare della scelta del Presidente del Consiglio, negli ultimi anni sempre frutto di accordi tra i partiti e l’ultimo ad avere avuto un’investitura popolare è stato proprio Berlusconi. Il quadro politico frutto delle “transumanze” di deputati e senatori, unito agli accordi PD – Forza Italia per la nomina dei grandi elettori è ancora più sbilanciato rispetto al reale consenso elettorale. Dando per buoni i dati pubblicati in questi giorni dai quotidiani la situazione è quella descritta nell’ultima colonna, con il Partito Democratico che, rispetto ai voti “reali” presi nel 2013, ha il doppio del peso politico. E’ evidente che, in una situazione così anomala, chi governa dovrebbe puntare ad un consenso estremamente ampio nel momento in cui affronta temi importanti come la riforma costituzionale, la legge elettorale o l’elezione dei Presidente della Repubblica. Sarebbe immorale far valere la forza dei numeri senza tenere conto della loro effettiva rappresentanza nella società civile. Giudico già abbastanza grave la prova di forza su singoli provvedimenti di carattere legislativo (con decretazione d’urgenza, fiducie, contingentamento e tagliole varie), ma quando si sceglie una figura terza come il Capo dello Stato o quando si scrivono le regole comuni, imporle con la forza è un segnale di profondo disprezzo per la democrazia. Il quorum dei 3/5 previsto dalla nostra Carta Costituzionale dovrebbe essere l’obiettivo minimo a cui aspirare per la scelta di un Presidente della Repubblica che sia davvero super partes. Spero che in queste ultime ore di frenetiche consultazioni prevalgano i valori fondanti della nostra Repubblica, il senso dello Stato e il senso delle Istituzioni. Sarebbe un buon auspicio nella speranza di fermare una riforma costituzionale che sembra scritta per scardinare il delicato sistema di garanzie e tutele pensato dai nostri padri costituenti.

Nessun commento:

Posta un commento

Alle colonne d'Ercole

Alle colonne d'Ercole
La mia ultima avventura