12 ottobre 2012

Galli: dalle virtù virtuali ai disastri reali


Fare il bilancio di previsione a ottobre è un po’ come dare le previsioni del tempo alle sei del pomeriggio. Guarda che oggi probabilmente piove. Ah, bene, grazie. Peccato che mi sia già bagnato. A Labico usa così. Il bilancio di previsione a ottobre, insieme al rendiconto dell’anno prima (ci sono voluti 10 mesi per far quadrare i conti), agli equilibri di bilancio e alle castagne. Queste ultime faticheranno non poco a levarle dal fuoco. Già immaginiamo che avranno anche fretta di approvare tutto in un paio d’ore, ché loro mica hanno tempo da perdere con la democrazia e non possono certo star lì a dare spiegazioni su come fanno a sperperare i (nostri) soldi senza che i cittadini ne traggano apprezzabili vantaggi. Fatto sta che il bilancio di previsione è finalmente arrivato. E allora azzardo un’ipotesi: il sindaco si guarderà bene dal convocare il consiglio sul bilancio in giorni o orari che consentano un’ampia partecipazione della cittadinanza. Si accettano scommesse.

Vediamo, però, cosa dice il documento contabile così faticosamente prodotto dai nostri illustri statisti, gli stessi che fino all’anno scorso spacciavano come virtuoso il bilancio del comune. Sbugiardati da noi in consiglio comunale, in questo bilancio sono costretti ad ammettere che “il nostro ente figura tra i comuni non virtuosi”. Finalmente ne sono accorti.
Evidentemente, nel guardare i conti, dobbiamo partire da un presupposto innegabile: tutto il bilancio, compresa la lunghezza dei tempi di approvazione, ruota intorno alla questione “depuratori” e sarà, inevitabilmente, il filo conduttore di queste considerazioni.
Un primo dato, tanto per avere un’idea, è quello del confronto tra l’entità complessiva del bilancio di previsione e quella che gli amministratori definiscono – ipocritamente – “emergenza depuratori”. Si parla di 9,7 milioni di euro a fronte di “ingenti spese che si aggirano tra i 2/3 milioni di euro” (testuale dalla relazione previsionale e programmatica). A parte la sconcertante approssimazione con cui ci presentano il conto dei guai di cui hanno una piena responsabilità politica e amministrativa, quello che sconvolge è l’ammontare complessivo dei costi che saremo chiamati a sostenere. Una cifra molto vicina ad un terzo dell’intero bilancio. Come si fa a non andare in dissesto con questi numeri? C’è una sola via, quella di truccarli, nasconderli, mascherarli, camuffarli. Già immaginiamo le reazioni di fronte a questi termini. Ma come vi permettete? Questa è diffamazione. Vi quereliamo!
In attesa delle reazioni, proviamo a guardare alcuni elementi del bilancio con cui argomentare meglio le nostre perplessità. Intanto è ben difficile capire dove si annidino (nelle pieghe del bilancio) i soldi dei depuratori. Non parliamo della – decisamente tardiva – spesa necessaria per l’adeguamento degli impianti di depurazione, che rientrano nella parte investimenti e che dovrebbe essere recuperata con i finanziamenti di regione e provincia. Parliamo dei soldi che stiamo spendendo per portare via i nostri liquami dai depuratori dichiarati fuorilegge dalla magistratura. A luglio Galli, in consiglio comunale, aveva parlato di un milione e mezzo di euro. Adesso siamo ad ottobre e la cifra – come ammesso dalla stessa amministrazione - è ben più elevata. Ma dov’è? A rigor di logica dovrebbe essere nella tabella delle spese per servizi istituzionali, alla voce “Fognatura e depurazione”. Una voce la cui componente in entrata – e quindi ciò che pagano i cittadini - è raddoppiata dal 2009 a oggi (da 123mila euro a 230mila euro). Una voce che, in uscita, è praticamente quadruplicata rispetto agli anni passati (si passa dai 133mila euro del 2009 ai 647mila del 2012), ma la differenza, in valore assoluto, è di “appena” 500mila euro. E gli altri (almeno) due milioni? Dove sono stati messi? Certo, prima ancora dell’approvazione del consuntivo, sono stati messi 150mila euro come avanzo di amministrazione, dei quali è già indicata la finalizzazione di copertura dei debiti fuori bilancio derivanti dal sequestro dei depuratori, ma all’appello mancano ancora un sacco di soldi. Sono in bilancio? E, se ci sono, di grazia, dove li avete ficcati?
A rendere ancora più incerto e fumoso il quadro ci sono una serie di voci “fittizie” di entrata, la cui funzione sembra quella di infiocchettare un po’ un ben magro bilancio, la cui lettura potrebbe causare facilmente l’insorgenza di crisi depressive. A ottobre 2012, infatti, si mettono a bilancio qualcosa come 2,5 milioni di euro di entrate in conto capitale da parte della Regione Lazio (tra cui le risorse destinate al completamento della celebre ciclabile). Una somma che, per ovvie ragioni, dubitiamo che arriverà a destinazione nei prossimi due mesi.
Il resto del bilancio è costellato da inevitabili aumenti della pressione fiscale e tributaria sui cittadini, formalmente destinati a migliorare la qualità dei servizi comunali, ma che in pratica serviranno a pagare ben altro. Il dato numerico è inquietante: il prelievo tributario procapite (ossia quanto paga di tasse ogni cittadino, bambini compresi) passa dai 284 euro del 2009 ai 480 del 2012. Nel giro di tre anni le imposte comunali sono aumentate del 70 per cento. La consapevolezza che con quei soldi si paghino i viaggi dei nostri liquami non sembra essere di alcun conforto.
Perché l’amministrazione non ha prodotto uno specifico quadro economico della cosiddetta “emergenza”, in modo da far capire esattamente come stanno le cose e come si intende procedere? La ragione sembra abbastanza semplice. Si cerca di trovare qualche artifizio contabile per far slittare alcune voci di spesa al 2013 e prendere un po’ di fiato. Qualcuno - ingenuamente, pensando ad un atto di riguardo nei nostri confronti - potrebbe apprezzare il gentile pensiero. Non bisogna farsi illusioni. Cercano solo di guadagnarsi un po’ di sopravvivenza politica e incassare qualche altro stipendio. Peccato che, infilando la testa sotto la sabbia o nascondendo i problemi, questi non solo non si risolvono, ma si aggravano. E l’anno prossimo il conto sarà ancora più salato.

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