10 maggio 2008

Labico, l’isola felice (ma non troppo) del centrodestra

Sull’esito delle elezioni politiche nazionali e amministrative di aprile è stato già detto molto. Chiara ed innegabile la vittoria del centrodestra. Perdenti le scelte operate da Veltroni. Preoccupante che una larga fetta del Paese non sia rappresentata in Parlamento. Dal nostro punto di vista è sicuramente più utile fare qualche riflessione sul risultato del voto a livello locale. Che a Labico ci sia una forte maggioranza di centrodestra (che è quella che amministra il Paese da molti anni) non è certo una novità e i numeri, soprattutto per quel che riguarda le elezioni politiche, hanno sostanzialmente confermato questa supremazia.
Sulla base di questa forza nei consensi il nostro vicesindaco ha deciso di candidarsi alle elezioni provinciali.
Una candidatura piuttosto agevole in un collegio in cui tre comuni su quattro sono amministrati dal centrodestra e grazie anche alla semplificazione del partito unico imposto da Berlusconi ai suoi alleati. Ammirevole prova di forza la sua in quella circostanza: non si è nemmeno degnato di fare una telefonata. I suoi dirigenti di partito e i capi delle forze alleate lo hanno appreso dai giornalisti che li intervistavano. L’unico ad avere avuto un briciolo di dignità è stato Casini, che non ha accettato il diktat.
Ma non vorrei divagare.
Insomma la situazione era davvero favorevole e meritava di essere sfruttata. La campagna elettorale è stata fatta con grande spiegamento di forze e ci si è beffati di ogni minima regola di comportamento. Affissione selvaggia di manifesti ovunque (neanche a dirlo inutilmente segnalata al sindaco) e l’attività del consiglio comunale bloccata per oltre un mese e mezzo per poter meglio concentrare le forze sulla promozione del candidato. Si è fatto ricorso anche ad espedienti di qualunque genere, come quello di assoldare un congruo numero di finti rappresentanti di lista al solo scopo di spostarne l’indicazione di voto da un altro collegio.
Incredibilmente finanche la figlia del sindaco si è ritrovata ad essere rappresentante di lista. Peccato che, a parte al momento del voto, nessuno di questi garanti della regolarità si sia visto durante tutte le operazioni ai seggi, in particolare durante gli scrutini, il momento in cui l’azione dei rappresentanti di lista è più delicata e importante.
Anche il sindaco si è dato molto da fare e, incurante del suo ruolo super partes, ha fatto bella mostra del simbolo del suo nuovo partito in qualità di rappresentante di lista, pronto ad accogliere con affettuosi abbracci, baci e sorrisi tutti i cittadini. Insomma ogni cosa studiata fino al minimo dettaglio. Addirittura nel mio seggio gli scrutatori disponevano delle penne con simbolo e nome del candidato Galli. Trovo la cosa un po’ fuori luogo e sostituisco la prima penna con un’altra (mia, tra l’altro). Dopo un po’ ne vedo una seconda. Faccio notare alla scrutatrice che forse non è il caso. Lei replica affermando che la penna le appartiene. Non lo metto in dubbio, però forse non è il caso di utilizzarla in quella circostanza. Mi giro intorno e incrocio lo sguardo di un consigliere comunale di maggioranza, rappresentante di lista come me nonché consorte della scrutatrice in questione. Mi appello al suo buonsenso (e forse pecco di ottimismo) pensando di chiudere la vicenda senza troppo clamore. La reazione invece è del tutto inaspettata. Alza la voce. Infila una serie di frasi del tipo “vi attaccate a tutto”, “più fate così e più per noi le cose vanno bene” (si è visto…) e altre affermazioni del tutto prive di una connessione logica con quanto da me sollevato. Alla fine interviene il segretario di seggio affermando che in effetti quelle penne lì non ci potevano stare. Punto. La cosa divertente è che un rappresentante di lista del popolo della libertà in quel di Arezzo ha fatto togliere un disegno di un bambino raffigurante un arcobaleno, perché – a suo avviso – avrebbe potuto influenzare gli elettori. Applicazione ferrea delle regole (al limite del ridicolo) in alcune circostanze e disprezzo delle stesse in altre. Non che io pensassi davvero che i gadget elettorali di Alfredo Galli avrebbero potuto suggestionare i cittadini, ma ho sempre la sensazione che qualcuno abbia una visione un po’ distorta del ruolo di amministratore. Un ruolo che prevede responsabilità e la consapevolezza di svolgere un ruolo al servizio della collettività, mentre invece qualcuno lo interpreta come un’appropriazione di qualcosa, come un modo per porsi al di sopra e al di fuori delle regole, che continuano a valere per tutti gli altri, ma non per quelli che fanno parte della “casta”. Ed è stato davvero imbarazzante vedere, alle 15 in punto, al momento della chiusura dei seggi per le operazioni di voto, il nostro sindaco, che fino ad allora era stato adibito al lavoro di portineria, levarsi il contrassegno di rappresentante di lista e rimettersi i panni di garante di tutti.
Nonostante tutto questo però il risultato elettorale di Alfredo Galli è stato inferiore alle aspettative. Galli non è riuscito a riconfermare i voti delle amministrative e si è verificata una significativa differenza tra i voti delle politiche e quelli delle provinciali, in barba all’enorme pressione psicologica di tutto il politburo labicano all’ingresso dei seggi. Quando si riprenderanno dalla botta è probabile che il consiglio comunale ricominci a lavorare, ma si sa che gli interessi dei cittadini non sono esattamente il primo dei pensieri dei nostri amministratori.

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