5 marzo 2008

Una democrazia di serie B

Il termine democrazia significa, letteralmente, “governo del popolo”. E’ evidente che questo termine, nel corso dei secoli ha assunto sfumature di significato diverse e più rispondenti alle esigenze di una società complessa e con una pluralità di organi politici e amministrativi. Due dei caratteri rilevanti di questa più estesa accezione della parola “democrazia” sono quelli della trasparenza e dell’informazione da un lato e del corretto funzionamento degli organismi elettivi che fungono da raccordo tra la collettività e la macchina amministrativa dall’altro. Con ciò intendendo quell’avvicinamento tra cittadino ed istituzioni che, con i ritmi convulsi che caratterizzano la nostra epoca, diventa essenziale per consentire una reale partecipazione democratica.
Ciò vale, e a maggior ragione, per la politica locale, spesso considerata ingiustamente una “cenerentola” del nostro ordinamento, ma che invece riveste un ruolo cruciale soprattutto perché è quella più vicina ai problemi e alle esigenze dei cittadini. Ecco allora che un’amministrazione illuminata e consapevole dovrebbe fornire ai propri amministrati quegli strumenti necessari per metterli a conoscenza delle scelte prese e delle decisioni assunte che inevitabilmente sono destinate a ripercuotersi sulla loro esistenza.
Questo purtroppo non avviene o avviene in modo insufficiente nel nostro comune e gli strumenti che dovrebbero rafforzare e sviluppare l’assetto democratico sono spesso ignorati o sottoutilizzati.
Proviamo a citarne alcuni e a fare una verifica del loro stato di salute.
- In primis il consiglio comunale, ossia l’organo per eccellenza di confronto democratico e trasparente sui temi e sulle problematiche che interessano una comunità. Per una sua efficace utilizzazione è necessario il rispetto di alcuni requisiti: convocazioni frequenti, esame e valutazione delle più importanti decisioni amministrative, massima pubblicità dei lavori. Nessuno di questi requisiti è rispettato a Labico. Per quanto riguarda la frequenza basti pensare che l’ultimo consiglio comunale risale a prima di Natale, ben due mesi fa, quindi. Sulla competenza c’è poco da dire: passano in consiglio quasi esclusivamente gli atti “dovuti”, ossia quelli per la cui approvazione è la legge stessa ad imporre il passaggio consiliare. Sulla pubblicità dei lavori sindaco e assessori si ostinano non solo a non voler provvedere ad un’adeguata diffusione pubblica dei dibattiti consiliari, ma pretendono di proibire anche ad altri di farlo.
- Un altro strumento è quello delle commissioni consiliari. Sono previste dalla legge e dal nostro statuto. Però, a dieci mesi dalle elezioni, non sono ancora state costituite. Noi abbiamo segnalato la questione al prefetto. Il prefetto ha chiesto spiegazioni e il sindaco – mentendo – ha dichiarato che la colpa era dell’ostruzionismo dell’opposizione. Peccato che nessuno dei consigli comunali convocati fino ad oggi abbia mai avuto tra i punti all’ordine del giorno le commissioni consiliari.
- E, infine, un comune che si rispetti cerca di mettere a disposizione dei cittadini tutta la documentazione possibile, riducendo quella distanza tra amministratori e amministrati che tanto alimenta quella disaffezione che è causa della crisi della politica nel nostro paese. Eppure, nell’anno 2008, è molto semplice e a costi decisamente accessibili anche per un piccolo comune rendere pubbliche – magari attraverso il proprio sito internet – le più importanti documentazioni relative all’attività amministrativa. Tanti comuni lo fanno e i cittadini sono ben lieti di risparmiare inutili viaggi e attese per ottenere molte informazioni. Nel suo piccolo Cambiare e Vivere Labico cerca di mettere in rete tutte le informazioni di cui dispone attraverso il proprio sito internet. Anche il comune ha un sito, pagato con i soldi dei contribuenti. Peccato che non sia proprio il massimo dell’efficienza e della tempestività. Basti pensare che alla pagina “Il saluto del Sindaco”, ad accoglierci è Alfredo Galli. E’ sicuramente una svista, ma si aggiunge a quella messe di piccole e grandi leggende metropolitane che inducono i più maliziosi ad ironizzare sulla differenza tra mandato elettivo e potere decisionale reale.
Sul delicato rapporto tra democrazia e trasparenza la partita più importante si giocherà sull’esame delle osservazioni alla variante al piano regolatore generale. Una variante che è nata nel peggiore dei modi e che, come ha egregiamente spiegato Maurizio nel suo articolo, ha attivato un sistema di interessi e clientele non proprio cristallino. Questo secondo passaggio però non sarà altrettanto semplice e noi metteremo in evidenza tutto ciò che, a nostro avviso, è in contrasto con un corretto governo del territorio e con gli interessi dei cittadini e della collettività. Saranno poi proprio i cittadini a dare un giudizio sulla bontà delle scelte fatte. Noi ci limitiamo semplicemente a metterli in condizione di poter valutare con la massima cognizione di causa.

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