8 marzo 2008

Riflessioni sul consiglio

Peccato che a Labico i consigli comunali si tengano così di rado. Sono invece estremamente interessanti ed istruttivi e ogni volta che il Sindaco decide di ricorrere a questo fondamentale momento di partecipazione democratica si ha la possibilità di imparare cose nuove. Proviamo a fare una breve analisi degli episodi più significativi del consiglio comunale del 28 febbraio. Il consiglio prevedeva originariamente solo quattro punti, nonostante Benedetto Paris avesse fatto notare che fosse necessario approvare gli atti presentati sull’ufficio Informagiovani e sul Consiglio dei giovani per non rischiare di far slittare di un anno l’opportunità di avviare questi strumenti amministrativi (finanziati dalla regione) che rappresentano un’importante opportunità per le nostre ragazze e i nostri ragazzi. Non c’era una ragione particolare che impedisse di mettere i due punti all’ordine del giorno, ma - e questo deve far riflettere - non ce n’era una “a favore”. Ossia, per i nostri amministratori qualcosa che fosse semplicemente “utile” per il paese e per i cittadini non suscitava alcun interesse, quindi perché preoccuparsene e, soprattutto, perché occuparsene? Solo a consiglio convocato e dopo le reiterate pressioni di Benedetto - e l’impegno ad approvare i due punti in poco tempo (insomma non ci si può trastullare con queste sciocchezze?) - i due punti sono stati inseriti.
Poi accolti all’unanimità e riducendo al minimo il dibattito sugli argomenti.
Secondo elemento di riflessione. Il Consiglio comunale non è - nella testa dei nostri amministratori - il luogo “principe” del dibattito politico locale e il luogo dove si affrontano le questioni più delicate ed importanti che riguardano la nostra collettività. Il consiglio comunale è un passaggio (purtroppo obbligato dalla legge sugli enti locali) di alcuni atti amministrativi. Si prega quindi di limitarsi a quelli e senza disturbare troppo il manovratore. Il nostro era solo un dubbio. Ma il dubbio è diventato certezza quando Danilo Giovannoli ha sollevato un problema di grande importanza come la situazione scolastica nel nostro paese. In particolare Danilo ha denunciato il mancato ottenimento dell’autonomia scolastica da parte di Labico. Una questione importante quindi. Una questione che forse avrebbe dovuto sollevare autonomamente l’amministrazione o, almeno, la maggioranza (il capogruppo è tra l’altro consigliere delegato competente) e avviare di sua sponte il dibattito politico in consiglio. Invece la disarmante risposta del vicesindaco (a cui si è immediatamente conformata l’opinione del sindaco) è stata: “non è all’ordine del giorno”. Ossia una questione per essere importante deve essere prevista dal burocratico elenco di questioni, altrimenti non è argomento di discussione.
Faccio un parallelo per rendere l’idea. Seduta parlamentare (Camera o Senato non importa). All’ordine del giorno c’è la ratifica del trattato bilaterale con Malta sulla etichettatura delle palline colorate. Nottetempo c’è stato un terremoto di vaste dimensioni che ha interessato diverse regioni. Un parlamentare (deputato o senatore, di maggioranza o di opposizione, è del tutto irrilevante) esprime preoccupazione, chiede un’informativa del Governo, apre in buona sostanza un dibattito. Secondo voi come risponderà il presidente di quel ramo del Parlamento? Dirà: “Non è all’ordine del giorno”, come gli illustri statisti nostrani o riterrà l’argomento meritevole dell’attenzione dell’assemblea? Terzo spunto di riflessione. L’interminabile saga della pianificazione urbanistica. Le puntate precedenti recavano i seguenti titoli: “La variante trappola. Chi ci casca è perduto” Anno di uscita 2004. “La variante prelettorale.
Si aprono le danze”. Anno di uscita 2007. Memorabile.
Subito seguito da “Il mercato delle osservazioni. Come intascare soldi e consensi da alcuni e garantire il profitto ad altri”. Sempre 2007. Nel 2008 abbiamo “I buoni e i cattivi. Le osservazioni approvate è merito nostro, quelle respinte è colpa degli altri”. Questo film sta venendo meno bene, perché il nostro impegno per chiedere la massima trasparenza e chiarezza nelle valutazioni e, soprattutto, la richiesta di un criterio uniforme ed un metodo razionale di esame, stanno sparigliando le carte alla maggioranza. Su questo punto non intendo dilungarmi, visto che Maurizio Spezzano, che, insieme a Danilo Giovannoli, ha presidiato la commissione ad hoc sulle osservazioni, ha spiegato in modo chiaro quali siano le dinamiche che regolano la questione. Vorrei soffermarmi però su alcuni aspetti. Intanto la confusione che viene fatta sul significato del termine “collaborazione”, che noi continuiamo ad offrire alla maggioranza e alla giunta per confrontarci con la massima correttezza. Il vicesindaco (e di conseguenza il sindaco) si è lamentato perché, a suo avviso, non abbiamo rispettato “gli accordi” e mantenuto l’impegno alla collaborazione. Credo sia utile chiarire un aspetto. Collaborazione - sul piano istituzionale - non significa accettare supinamente quanto stabilito dalla maggioranza. Collaborazione per noi significa evitare inutili ostruzionismi e dilazioni dei lavori, ma quando le questioni di merito giustificano richieste di approfondimento e di chiarimenti, non vogliamo sentire ragioni. Prima di approvare o bocciare un qualsiasi atto vogliamo sapere cosa c’è scritto e cosa comporta. E se vi sono dei dubbi se ne discute. Senza considerare che buona parte del tempo utilizzato per l’esame delle osservazioni è stato utilizzato dagli stessi membri della maggioranza.
Più che legittimamente. Anzi, personalmente, considero un segnale positivo e di autonomia il tentativo da parte di alcuni di “capire” quello che succede e di non accettare acriticamente le decisioni prese dai maggiorenti della coalizione.
Peccato che tutto ciò sfugga ai nostri amministratori che considerano i consigli comunali inutili perdite di tempo e se una seduta si protrae oltre i tempi da loro giudicati equi, ecco che arriva puntuale la “rappresaglia”. Non si dà risposta alle interrogazioni, lasciando in primo luogo i cittadini senza risposta su quesiti, spesso suggeriti proprio da loro e si minacciano ulteriori provvedimenti di tipo “punitivo”. Uno di questi è la mancata costituzione delle commissioni consiliari. Organo ritenuto inutile (nella scorsa consiliatura nessuno si è preoccupato di attivarle) e che il Sindaco avrebbe permesso di costituire quasi come se fosse una cortesia nei confronti dell’opposizione, a patto che, ovviamente, i suoi componenti si comportassero bene, altrimenti niente commissioni, anzi, si cancella anche quella creata per esaminare le osservazioni sul prg. Così imparate.
La manfrina poi, sulle difficoltà a portare a termine i punti all’ordine del giorno, è sempre quella: l’ostruzionismo dell’opposizione. Peccato però che noi siamo disponibili a proseguire i lavori consiliari e loro hanno sempre “impegni più importanti” che li portano a dover chiudere prematuramente il dibattito. Perché, invece di accusare l’opposizione di voler bloccare i lavori non dedicano un po’ più del loro tempo al consiglio comunale? Si convoca il consiglio alle otto di mattina (possibilmente di sabato o domenica come abbiamo chiesto più volte) e si prosegue fino alla sera, invece di convocarlo alle 15 e di chiuderlo alle 20, oppure convocarlo alle 9 e chiuderlo alle 13. Tutti noi abbiamo preso un impegno con la cittadinanza e allora cerchiamo di svolgerlo al meglio, senza considerarlo un’attività marginale, da inserire, nell’ordine delle priorità tra la briscola e il corso serale di origami.
Noi, come sempre, siamo disponibili a garantire il nostro massimo impegno, purché sia chiaro che questa “disponibilità” è a lavorare e a confrontarsi, ma non certo ad assistere remissivamente alle scelte dell’amministrazione.

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