13 ottobre 2007

Cronache dal consiglio

Prima ancora dell’appello chiediamo di ricordare Sandro Pignalberi, l’operaio della Simmel Difesa, morto martedì scorso in seguito alla violenta esplosione avvenuta nella fabbrica in cui lavorava. Il Sindaco si unisce alla nostra proposta e propone un minuto di silenzio.

Si comincia, come di consueto, con l’approvazione dei verbali della seduta precedente. Questione di routine, si era già detto. Certo, purché i verbali diano una fedele rappresentazione di quanto avvenuto in consiglio. Invece il verbale relativo al punto di modifica dello statuto, nella parte conclusiva, è del tutto difforme dai fatti. I fatti sono che il sindaco aveva dichiarato “non approvato” un atto e il verbale asserisce l’esatto contrario. Proviamo a far presente, prima ancora di dare inizio al dibattito vero e proprio, la gravità della situazione e suggeriamo di rettificare all’istante il macroscopico “errore” ed evitare ulteriori discussioni. Niente da fare. La tesi è che nessuno si ricorda dell’affermazione del sindaco. Da notare: nessuno è graniticamente sicuro (a partire dal sindaco che chiede di mettere a verbale di non ricordare di aver pronunciato quelle parole) che la frase non sia stata pronunciata. Un interessante caso di amnesia collettiva. Un preoccupante episodio di black out di gruppo. Eppure si trattava di qualcosa di un certo “peso”, visto che si era a lungo dibattuto sul concetto (fino ad allora ignoto ai nostri amministratori) di maggioranza qualificata. Io ho fatto presente che una siffatto cambiamento del contenuto di un atto configura una fattispecie prevista dal codice penale che prende il nome di “falso in atto pubblico”, reato che viene punito con la reclusione da uno a sei anni. Faccio presente che ci sono articoli di giornali locali che attestano il risultato della votazione. Da incorniciare la replica del vicesindaco “Si sa che i giornalisti scrivono solo puttanate.

Loro scrivono solo quello che gli si dice di scrivere”.

Evviva la sincerità. La categoria ringrazia per la stima accordata. Nel frattempo tiro fuori “Cinque” e “La Notizia”.

Uno dei consiglieri di maggioranza, alla vista de “La Notizia” cambia espressione. Delle Cese invece tira fuori il nostro foglio informativo come “prova” della scarsa credibilità dei giornalisti. Sulla differenza tra un giornale (teoricamente indipendente) e un organo di informazione dichiaratamente di parte ci soffermeremo in altri momenti. Il sindaco ad un certo punto ha un barlume di buonsenso. In fondo – facciamo notare – avete i numeri per cambiare le regole come e quando vi pare (anche se correttezza vorrebbe che le modifiche statutarie si facessero di comune accordo), che bisogno avete di irrigidirvi su questo punto. Il sindaco prova quindi ad agire autonomamente. Manifesta l’intenzione di uscirne il più elegantemente possibile, trovando un modo per invalidare l’atto. Immediata sospensione dei lavori.

Quando torna in aula il sindaco ha cambiato idea. Anzi è parso persino pentito di averne avuta una. Non si fanno prigionieri. Se volete proporre una modifica, fate la proposta e noi ve la bocciamo. Ok, facciamo la proposta.

Prontamente bocciata. L’atto falso è approvato. Si astiene uno della maggioranza. Lo stesso che aveva mutato espressione.

Punto numero due. Nomina della commissione per la modifica dello Statuto. Su questo punto la proposta della maggioranza è di due consiglieri della maggioranza e uno dell’opposizione, con il sindaco membro di diritto.

Noi proponiamo di aggiungere due persone esterne, una indicata dalla maggioranza, una dall’opposizione.

L’idea è quella di attingere a competenze e capacità anche al di fuori del consiglio comunale.

La proposta non piace. Proviamo a chiedere comunque un allargamento della commissione, magari ridimensionando le proporzioni tra maggioranza ed opposizione.

L’allargamento passa, le proporzioni rimangono.

Nasce una commissione composta da quattro esponenti della maggioranza (Giordani, Alfredo Galli, Prestipino, Di Stefano) e due dell’opposizione (Berlenghi e Paris). Coi numeri meglio stare tranquilli.

Quindici favorevoli, Spezzano contrario.

Proviamo a chiedere di anticipare l’esame delle interrogazioni, affidandoci alla disponibilità del Sindaco. Niente da fare. Paris ricorda che sono inadempienti. Giordani replica “E’ colpa vostra”. La tesi dominante è che non abbiano nessuna intenzione di rispondere e si usa come alibi il fatto che i consiglieri di minoranza osino esercitare il proprio diritto/dovere di eletti nell’aula consiliare.

Si passa quindi al punto più importante dell’ordine del giorno: la variante alla lottizzazione “La rondine” in zona Vignole-Santa Maria. Su questo punto evito di duplicare l’ottimo resoconto di Spezzano, che evidenzia ancora una volta che l’amministrazione comunale quando deve scegliere tra profitto di pochi e salute di tutti non ha esitazioni e sceglie il profitto. Segnalo solo qualche perla del dibattito. Ad esempio sindaco e assessore competente lamentano di “non aver avuto notizia di un decreto legge” (il virgolettato è d’obbligo) che prevedeva l’innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici.

Faccio sommessamente notare agli astanti che l’atto a cui si fa riferimento (che è un DPCM e non un decreto legge) viene pubblicato (come tutti gli atti di normativa statale) sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e preoccupa l’idea che il sindaco e l’assessore stiano lì ad aspettare che qualcuno li avvisi quando cambiano le norme. Segnalo anche che la legge quadro in materia di elettrosmog è anteriore a tutti gli atti della lottizzazione ed era sufficiente leggerla per sapere che ci sarebbero stati provvedimenti attuativi.

Ricordo anche un’amministrazione che si preoccupa della salute dei cittadini non sta a vedere il centimetro in più o in meno della norma, ma si informa sulle possibili conseguenze patogene dell’esposizione alle onde elettromagnetiche e, se del caso, si applica ciò che la normativa comunitaria ci impone: il principio di cautela. Leggo qualche dato su casi di tumori e leucemie infantili legate all’elettrosmog. Giovannoli giudica immorale la scelta di anteporre interessi economici alla salute delle persone.

Parole al vento. Si vota prima un pannicello caldo: mettiamo i parcheggi sotto i cavi dell’alta tensione. Gli altri standard vedremo (col binocolo probabilmente). Ci sembra una presa in giro e votiamo contro (persino qualcuno della maggioranza si astiene). La delibera invece passa con i voti di tutta la maggioranza, tranne i Galli (Luciano e Alfredo) che attendono dietro la porta. La stessa porta che vede innumerevoli passaggi del sindaco proprio durante il dibattito sulla lottizzazione (misteri delle umane vesciche).

Il quarto punto riguarda l’uscita del comune di Labico da una società che, per ammissione del vicesindaco che illustra la delibera, non ha fatto nulla di utile per la città di Labico. Tutti d’accordo sul fatto che è opportuno uscire dalla società. Noi rileviamo semplicemente che bisognerebbe fare attenzione nel decidere la partecipazione del comune a progetti senza una approfondita analisi dei costi e dei benefici. Peccato che il vicesindaco non ricordi neppure quanti soldi fossero. Fatti due conti il comune ha buttato al vento quasi seimila euro. Niente di grave, per carità. Però un po’ di attenzione in più non guasta. Sul voto, per una volta, siamo tutti d’accordo.

Il quinto punto riguarda la nomina dei rappresentanti del comune in seno all’assemblea dei Castelli della Sapienza. Uno della maggioranza ed uno dell’opposizione. La maggioranza indica Angelo De Martino Noi scegliamo Nello Tulli. Ci sarebbero altri due punti e poi le interrogazioni. Non c’è tempo. Tutti a casa. Le interrogazioni possono aspettare.

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