12 agosto 2019

Crisi di Governo e lessico della politica


Nel linguaggio che viene usato da giornalisti e politici si trovano frequentemente termini che contengono una connotazione di giudizio sulle scelte fatte (inciucio, tradimento), soprattutto per quel che riguarda accordi e alleanze che, da sempre, sono l’essenza dell’organizzazione dei poteri dello Stato disegnata con l’attuale Carta Costituzionale. E se, almeno in parte, un sistema elettorale che aveva l’ambizione di essere maggioritario (ma che non lo era a tutti gli effetti) poteva in qualche modo aver creato dei vincoli (politici, non giuridici) degli accordi pre-elettorali, un sistema sostanzialmente proporzionale riporta tutto all’alveo costituzionale, nel quale la formazione del Governo è frutto degli accordi che si riescono a costruire sulla base dei “numeri” in Parlamento (che infatti è chiamato ad esprimere la propria fiducia all’esecutivo al momento del suo insediamento). Certo, le modalità, le forme e i toni della comunicazione politica durante la campagna elettorale rendono più complesse le trattative per individuare un progetto di governo, ma tecnicamente ogni maggioranza è possibile dopo il responso delle urne. Saranno poi gli elettori a giudicare le scelte dei propri partiti. Il Governo Lega-5 Stelle (la cui gestazione è stata la più lunga della storia delle Repubblica) è nato proprio con queste difficoltà iniziali ed è stato frutto di un lungo lavoro di costruzione di un programma condiviso. Del resto, all’epoca, non c’erano le condizioni per nessun’altra coalizione, vista l’indisponibilità del secondo partito a formare qualsivoglia alleanza. Come spesso succede, però questa difficile alleanza è durata poco e l’azionista di minoranza (forte di un potenziale di consensi doppio dell’anno precedente) ha legittimamente pensato di “andare all’incasso” e togliere l’appoggio al Governo. Sin qui tutto bene. La forzatura è quella di pretendere di dettare tempi e modi della crisi. Perché se il desiderio della Lega è quello di andare a nuove elezioni, questo non significa che si dovrà fare necessariamente così. Saranno il Parlamento e il Presidente della Repubblica a stabilirlo. Così come non si possono dare giudizi sulle scelte degli altri partiti in termini di accordi e alleanze. Era stato legittimo il patto Lega-5 Stelle, è stato legittimo rompere quel patto, sarà altrettanto legittimo – una volta azzerato tutto con l’apertura della crisi – fare qualunque altra scelta, compresa ovviamente quella di andare a nuove elezioni. Saranno gli attori in campo a decidere. Si spera nell’interesse del Paese. Si teme per gli interessi di bottega o, peggio, personali.

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