7 marzo 2009

Continua (e si infittisce) il mistero della strada scomparsa


Cinque punti all’ordine del giorno. Ancora in approvazione i verbali relativi alle sedute di luglio 2008 (sic!). L’accordo era che li avremmo esaminati prima di portarli in votazione per evitare di bloccare il consiglio su una questione puramente procedurale. Va sottolineato che questa situazione è imputabile alla scarsa propensione della maggioranza a rendere noto quello che succede in consiglio. Altrimenti avremmo da tempo – come suggeriamo dall’inizio della consiliatura – la registrazione delle sedute e la trascrizione puntuale degli interventi. Nel frattempo si va avanti con verbali necessariamente sintetici e non sempre in grado di riprodurre fedelmente i termini del dibattito.
In ogni caso quei verbali non erano stati ancora esaminati dalla minoranza e il Sindaco decide di ritirarli per ripresentarli la settimana successiva. Il Sindaco chiede poi una modifica dell’ordine dei lavori perché, a quanto pare, è stato convocato in Regione per discutere proprio uno dei punti all’esame del consiglio. La lettera di questa convocazione è arrivata lunedì, ma ovviamente si sono guardati bene dall’avvisare la minoranza.
Tutto nella norma. Lascio a Maurizio le considerazioni in merito. Il punto successivo è la nomina del revisore dei conti del Comune. Ancora una volta la questione viene gestita in modo autoritario e nel più totale disprezzo della minoranza e delle sue prerogative. Il revisore dei conti è uno dei ruoli di garanzia previsti dall’ordinamento degli enti locali e correttezza e buonsenso vorrebbero che la scelta di una persona che deve svolgere un compito in modo imparziale debba essere condivisa tra maggioranza e opposizione. Serve l’individuazione di qualcuno che goda della piena fiducia di tutti. Non bisogna stupirsi che, invece, si sia preferito imporre un proprio nome e senza neppure farci conoscere la persona designata. Abbiamo già avuto modo di verificare la prassi “casareccia” di gestire i soldi pubblici. Quindi meglio evitare di dover rendere conto a troppa gente di quanto avviene negli uffici del comune. Contestiamo quindi il metodo, ma non abbiamo elementi di giudizio sulla persona interessata e quindi ci asteniamo.
Si passa al punto successivo: permuta di terreni tra T.A.V. S.p.A. e Comune di Labico. Credo sia utile un breve riassunto della “puntata precedente”. Il Sindaco aveva portato, con procedura d’urgenza, una delibera per uno scambio di terreni tra T.A.V. S.p.A. e il Comune. Circa 5000 metri quadrati di strade da T.A.V. S.p.A. al Comune. E circa 240 metri quadrati dal Comune a T.A.V. S.p.A.. L’illustrazione del Sindaco era stata piuttosto vaga e confusa. Si parlava di un non meglio precisato atto dovuto, ma non se ne spiegava bene il contenuto. Noi, pur avendo ricevuto con grande ritardo gli atti, abbiamo visto che c’era qualcosa di poco chiaro e le omissioni del Sindaco non aiutavano la comprensione della questione. Perché, ad esempio, il terreno si trovava nel bel mezzo della proprietà del Sindaco? Perché IRICAV (la società che ha realizzato l’alta velocità) non aveva espropriato direttamente anche quel pezzettino, così come aveva fatto per il resto del tracciato ferroviario? Forse perché ci passava una strada pubblica? Il Sindaco sosteneva che non c’era nessuna strada. Il vicesindaco ricordava di sì. Idee poche e confuse nella maggioranza. A fronte dei dubbi sollevati e della irregolarità procedurale seguita il Sindaco decideva di ritirare il punto. Due settimane dopo eccoci di nuovo ad affrontare l’argomento in consiglio.
In assenza del Sindaco presiede il vicesindaco. Anche questa volta chiedo di illustrare la proposta di delibera. Anche questa volta l’illustrazione non è particolarmente approfondita, ma emerge finalmente che la strada c’era. Lo dice il vicesindaco, lo conferma convintamente l’assessore Scaccia. L’unico a non averne la più pallida idea è l’assessore alla viabilità.
Del tutto insoddisfatti della relazione introduttiva proviamo noi ad esporre quanto siamo riusciti a capire, pur nella difficoltà ad avere tutta la documentazione (inutile dire che due settimane prima avevamo fatto protocollare una richiesta di tutti gli atti relativi alla questione, a cui non abbiamo avuto risposta…). E proviamo anche a chiedere ai consiglieri di maggioranza quanto sappiano sulla vicenda. La risposta è sempre quella: praticamente niente. Non hanno la minima idea di cosa andranno ad approvare. Eppure basta leggere la delibera per accorgersi di questioni di grande rilievo. La prima è che il terreno oggetto della permuta è in tutta evidenza un tratto di strada “comunale ad uso pubblico” e che tale strada risulta “dismessa e sottratta alla sua originaria destinazione”. Perché – chiediamo ai nostri solerti amministratori – non viene inserito nella documentazione l’atto di dismissione di questa strada? Chi ha la responsabilità politica di aver sottratto alla collettività un bene pubblico? Quando è successo? Nessuno ci sa rispondere. Qualche buontempone della maggioranza prova a farfugliare la parola “usucapione”. Probabilmente è una battuta – siamo sempre sotto carnevale – ma ci preme sottolineare che gli articoli 822 e seguenti del Codice Civile, che regolano i beni pubblici, escludono in modo categorico che un qualunque privato (compresi i sindaci) possa appropriarsi di una proprietà demaniale. Inoltre l’atto di permuta allegato alla delibera parla di una presunta “viabilità alternativa” che sarebbe stata realizzata, consegnata ed aperta al traffico per garantire la “continuità di passaggio”.
Balle. Non c’è nessuna viabilità che va a sostituire la strada di Centogocce che congiungeva Carchitti a Labico. In pratica con la delibera il Consiglio Comunale avrebbe “regalato” di fatto circa un chilometro di strada pubblica al proprietario del terreno attraversato, che, guarda la combinazione, è anche il Sindaco.
Ammirevole l’intervento del cosiddetto assessore alla viabilità. Mi chiede come faccio ad essere sicuro che lì ci fosse una strada e che quello sia un terreno pubblico. Lui non ha elementi per fare una simile affermazione e quindi, suppongo io, giudica un po’ troppo affrettate le mie affermazioni. Sottolineo, con malcelata ironia, che sarebbe stato più logico invertire le parti: il consigliere di minoranza che chiede lumi all’assessore alla viabiltà. Tra l’altro la risposta è davvero semplice. Bastava fare una visura catastale (e l’ufficio tecnico del Comune è abilitato in tal senso) e verificare che la particella di terreno chiesta dall’IRICAV è di proprietà pubblica. Per completezza di informazione chiedo di allegare agli atti copia della visura.
A questo punto nella maggioranza sono in molti a so- stenere la necessità di ripristinare la viabilità, eventualmente realizzando cavalcavia o sottopassi. E’ lecito chiedersi se, in assenza del nostro approfondimento, avrebbero votato a favore della delibera. In ogni caso adesso le idee sono più chiare e qualcuno vede nella TAV S.p.A. il principale responsabile della situazione. Noi ci teniamo a precisare che la T.A.V. S.p.A. – che è soggetto privato – ha tutto l’interesse a ridurre al minimo le proprie incombenze e che c’è invece un’enorme responsabilità – e non solo politica – di chi ha gestito la vicenda in nome e per conto del Comune, che è soggetto pubblico, e che come tale ha come “ragione sociale” la tutela degli interessi della collettività.
Alla fine siamo tutti d’accordo sulla necessità di rivedere l’atto di permuta in modo da garantire che la vecchia viabilità venga ripristinata in qualche modo e che è necessario predisporre un incontro tra la commissione urbanistica e l’IRICAV per studiare la revisione dell’intesa. E così l’atto “urgente” e “dovuto” viene rinviato nuovamente. Chissà che il Sindaco si sia pentito di aver lasciato la “sua” maggioranza a gestire la vicenda. Il giallo della strada scomparsa continua.

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