13 giugno 2009

Giordani: un sindaco “usa e getta”?


Alle modalità della pratica politica labicana bisogna abituarsi. Non intendo, in questa sede, dare un giudizio su come viene interpretato il ruolo di pubblico amministratore da parte degli esponenti della maggioranza, ma provo ad adeguarmi. Bisogna liberarsi della convinzione che tra i valori della politica ci siano requisiti come chiarezza, trasparenza e informazione.

Per chi amministra questo paese tali elementi non sono solo eventuali, ma anche perniciosi per chi controlla il potere. E così a Labico si può assistere ad una “crisi di governo” di cui non si parla minimamente, né la si porta nella sua sede naturale – ossia il consiglio comunale – come abbiamo chiesto noi dell’opposizione. Si attribuiscono le motivazioni delle dimissioni di un assessore a problemi di salute, quando il diretto interessato sembra aver detto cose ben diverse. Dunque, per provare a capire qualcosa delle vicende politiche labicane, non bisogna affidarsi agli strumenti interpretativi tradizionali, ma è necessario cogliere i “segnali”, che in qualche modo vengono lanciati dai protagonisti. La situazione di crisi della maggioranza è ormai fuori discussione e - al di là dell’ammirevole abnegazione di qualche esponente della stessa, disposto a negare anche l’evidenza nel tentativo di sottrarsi all’imbarazzo – non si cerca neanche più di sostenere la linea del “tutto va bene madama la marchesa”, ma si applica la strategia del silenzio o della minimizzazione. In attesa che i nostri amici riescano a ricomporre i frammenti di quella che era considerata una solidissima coalizione, si assiste ad un altro passaggio importante. Il ruolo di Giordani - formalmente sindaco del nostro piccolo comune, ma la cui reale leadership all’interno della compagine di governo non ha mai goduto di particolare considerazione - si sta via via ridimensionando. Stiamo assistendo ad una progressiva esautorazione, con l’evidente scopo di riportare in auge colui il quale non hai mai digerito il fatto di dover cedere la poltrona al suo vice: Alfredo Galli. Il quale, ricordiamolo, aveva subito chiarito i rapporti di forza spiegando in un’intervista che Giordani faceva il sindaco solo perché lui (Galli) non poteva ricandidarsi. A quanto pare però ormai il ruolo di “vice” sembra vada un po’ stretto a quello che qualcuno più o meno scherzosamente aveva definito il “vero sindaco” e la sensazione è che stia iniziando a riprendersi quello che considera un suo diritto naturale. In molte occasioni pubbliche delle ultime settimane è stato sempre lui a rappresentare l’amministrazione comunale, dalle festività della Madonna del Rovo alla cena organizzata dalla società di pallavolo. Per non parlare degli articoli pubblicati nei giornali locali, nei quali – inspiegabilmente si trovano pressoché esclusivamente i virgolettati del vicesindaco. Non sono in molti a pensare che la maggioranza voglia dare un’altra chance a Giordani, la cui unica funzione sembra essere stata quella di occupare una casella preclusa al vicesindaco (la legge vieta di svolgere più di due mandati consecutivi), ma viene il dubbio che questa improvvisa accelerazione sia finalizzata a cambiare il capitano prima della fine del tempo regolamentare. Una semplice lettura di queste vicende ci permette però di intuire a quali maestri del pensiero politico e filosofico si sia ispirato il nostro intramontabile sommo amministratore: Machiavelli e Bentham. Certo il “fine” di Machiavelli forse era un po’ più alto e nobile di quello di Galli e indubbiamente l’utilitarismo pensato da Bentham non si poteva così disinvoltamente tradurre in una concezione “usa e getta” dei rapporti politici e personali, ma forse sarebbe un po’ eccessivo pretendere qualcosa di più. E poi questo consumismo della politica causa dei dubbi laceranti. Ci fa pensare che qualcuno che è servito venga poi messo alla porta così come se nulla fosse. Ci fa riflettere il fatto che una persona abbia ormai svolto la sua funzione e quindi venga buttata via come un paio di vecchie scarpe. Tutto questo provoca in noi un profondo senso di disagio e ci fa ronzare in testa un drammatico enigma: ma dove si butta un vecchio sindaco in un paese in cui non è ancora partita la raccolta differenziata porta a porta?

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