30 gennaio 2009

Il re è nudo - prima gli affari, poi la fuga


Neanche a dirlo il consiglio comunale inizia con quasi un’ora di ritardo.


Noi prendiamo subito la parola per chiedere ai consiglieri di prendere posizione in merito alla grave aggressione di cui era stata vittima la vigilessa nei giorni precedenti. Pubblichiamo il testo dell’ordine del giorno in modo da rendere più chiaro possibile quello che era il nostro proposito: esprimere solidarietà alla persona interessata, censurare l’episodio e chiedere all’amministrazione di dare un sostegno a chi aveva subito gravi offese solamente per aver svolto il proprio lavoro nell’interesse della collettività. Pensavamo di cavarcela in pochi minuti con la lettura dell’atto e il voto unanime del consiglio. Invece non è andata così. L’assessore Di Stefano ha cominciato ad argomentare la sua non condivisione dell’ordine del giorno. Solidali sì, ma solo fino ad un certo punto. Alfredo Galli ha giudicato “strumentale” l’iniziativa. Il consigliere Giuliani ha preannunciato la sua non partecipazione al voto per una forma di correttezza istituzionale (sembra per legami familiari) salvo poi insinuare dubbi su come siano andate effettivamente le cose. Il meglio di sé l’ha dato la capogruppo Ricci che, pur esprimendo solidarietà nei confronti della vigilessa, ha pensato bene di rivolgersi a noi dicendo “fate schifo!”, in riferimento alla nostra ultima pubblicazione. Evidentemente il problema non è la gravità dei fatti, ma parlarne.


Al secondo punto c’è l’esame di un po’ di verbali delle sedute precedenti.


Noi evidenziamo che uno dei verbali non riporta in modo corretto lo svolgimento della discussione e le affermazioni del vicesindaco cambiano di significato. Il segretario si inalbera e si sente attaccato personalmente. Cerchiamo di spiegare che non è così ed è lo stesso vicesindaco ad ammettere che in effetti aveva detto qualcosa di sostanzialmente diverso. Il segretario minaccia di lasciare la seduta. Il sindaco chiede la sospensione. Si svolge una riunione di maggioranza alla quale viene chiamato anche il segretario (soggetto super partes del consiglio, sic). Al rientro si propone di ritirare il verbale e di farlo correggere da Spezzano, Alfredo Galli e il segretario. In un altro verbale chiedo un’integrazione delle mie dichiarazioni (su cui tutta la maggioranza si astiene).


Si passa alle osservazioni. La prima riguarda una richiesta di revisione della viabilità di piano in zona circonvallazione Falcone. La preoccupazione dei cittadini che l’hanno presentata è più che fondata e l’impatto della viabilità prevista rischia di essere piuttosto pesante. Il problema, spieghiamo noi, è a monte. Una mancanza di programmazione e pianificazione urbanistica comporta conseguenze di questo tipo. Se non si ha la capacità di realizzare la rete stradale (e tutte le opere di urbanizzazione primaria) “prima” di costruire le case il rischio è che “dopo” non ci si riesca più. A Labico abbiamo il record mondiale di vicoli ciechi, di strade chiuse, Abbiamo quartieri di nuova edificazione con viabilità e parcheggi del tutto insufficienti. E tutto perché si è sempre fatta programmazione urbanistica guardando solo gli interessi dei costruttori e non la qualità della vita di chi sarebbe andato a vivere nelle nuove case. Parole al vento. L’osservazione viene accolta e noi ci asteniamo. Sulla seconda osservazione lascio il testimone a Maurizio.


Si passa quindi all’osservazione n. 103, elaborata dall’ufficio tecnico e finalizzata a trasformare circa 84mila metri quadrati di territorio da verde pubblico attrezzato in zona commerciale, per ospitare la cosiddetta “Città dell’Arte”, e dove verrebbe collocata la struttura metallica che qualcuno è convinto sia opera di Gustave Eiffel. In pratica si potrà costruire con un indice di 1,5 mc/mq su otto ettari di terreno che fino a due anni fa era agricolo. Rinviando ad altro articolo un tentativo di ricostruzione di tutta la vicenda, mi limito a rievocare alcuni degli episodi più salienti di un dibattito durato circa tre ore. L’illustrazione del sindaco è stata piuttosto sintetica ed è stato necessario integrarla con una nostra relazione che ha messo anche i consiglieri di maggioranza nella condizione di conoscere nel dettaglio tutta la vicenda. Da parte nostra ci si soffermava soprattutto sull’esigenza di agire, in quali- tà di amministratori, nell’interesse pubblico e dell’ente locale, mentre tutta l’operazione aveva l’aria di essere finalizzata ad una speculazione che avrebbe compromesso pesantemente gli equilibri territoriali del paese. Gli elementi di perplessità riguardavano sia le procedure – spesso di dubbia legittimità – sia i contenuti, visto che gli atti approvati sono a nostro avviso troppo penalizzanti nei confronti dell’- amministrazione comunale e di una genericità tale per cui non si sa con esattezza a cosa si andrà incontro. In più denunciamo che ci hanno tenuto nascosti molti degli atti relativi alla vicenda e consideriamo molto grave questo atteggiamento dell’amministrazione. Chi governa onestamente e rispettando le regole non ha certo il timore di rendere pubblica la propria azione politica e, anzi, è ben lieto di utilizzare tutte le forme possibili di comunicazione per dare a tutti i cittadini la possibilità di conoscere il proprio operato. Da noi questo non succede (a fatica stiamo riuscendo a far mettere in internet qualche atto) e vige la regola contraria: meno cose si fanno sapere meglio è. Quasi come se avessero qualcosa da nascondere. Per fortuna, attraverso una ricerca sul protocollo informatico del Comune, veniamo a conoscenza di alcuni atti che – casualmente? – erano stati esclusi dal fascicolo “Eiffel”. Molti sono i punti oscuri ed è del tutto fuori da ogni regola l’arrivo – durante il consiglio - di una lettera del rappresentante legale della società Arte & Sponsor ad integrazione della convenzione stipulata nel 2005. Assolutamente inammissibile. A parte la modesta valenza giuridica dell’atto. A parte il fatto che il regolamento comunale (e, con tempi più ampi, il testo unico sugli enti locali) dichiarano in modo esplicito che la documentazione deve essere messa nella disponibilità dei consiglieri almeno 48 ore prima dell’inizio della seduta. La cosa più scandalosa è che ne circolano due versioni, una protocollata e l’altra no, con contenuto differente. Ma sembra che la seconda sia quella “giusta”. In una confusione vergognosa in cui un segretario comunale corretto ed imparziale avrebbe dovuto dichiarare irricevibili simili atti. In linea teorica il voto dei consiglieri avrebbe potuto essere influenzato dalla lettura di un documento diverso da quello poi inserito ad integrare l’atto posto in votazione (e di conseguenza giuridicamente vincolante).


Esprimiamo una grande preoccupazione per la superficialità con cui si è proceduto e si sta procedendo. La famosa opera di Eiffel sembra una bufala, ma anche qualora fosse davvero attribuibile al celebre architetto avrebbe un valore decisamente modesto.


Eppure le stime dello studio di fattibilità parlano di ottomila visitatori al giorno, con punte di ventimila. Facciamo presente – dati dell’Ufficio Statistica del Ministero dei beni culturali alla mano – che opere di ineguagliabile valore storico-artistico-architettonico come il Tempio di Paestum, gli scavi di Ercolano, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova e il complesso museale di Piazza San Marco a Venezia si attestano attorno ai mille visitatori al giorno: la metà della metà della metà di quanto dovrebbe attirare il capannone industriale accatastato nella tenuta del sindaco. Cifre più alte si ottengono solo attraverso altre “proposte”. E allora, affermiamo, si dica chiaramente se si vuole fare un centro commerciale! Ricordandoci però che anche quel tipo di offerta è ormai vicina alla saturazione, visto che qualcuno sta cominciando a licenziare e a chiudere. Proviamo anche a fornire qualche dato sulle variazioni di valore fondiario che il “pacchetto Eiffel” comporta. Ad esempio i terreni di proprietà del rappresentante legale di Arte & Sponsor, piazzati nel bel mezzo della zona degli impianti sportivi (per non toccare i quali hanno preferito espropriarne altri molto meno adatti), aumentano il proprio valore di circa un milione di euro. Il terreno destinato alla “Città dell’- Arte” aumenta di 20 milioni di euro il proprio valore. Anche un consigliere comunale vede aumentare il valore dei terreni di qualche familiare per qualcosa che supera il milione di euro.


Dopo una lunga discussione, che ci auguriamo abbia fatto sorgere qualche dubbio a qualche consigliere di maggioranza, si decide di passare al voto. Al termine di una brevissima pausa di riflessione si torna in aula. Spezzano pronuncia la dichiarazione di voto a nome del gruppo. Durante l’intervento formula una domanda (retorica) del tipo “cosa stiamo votando?”. Il sindaco, con nonchalance, tira fuori un foglietto scritto a penna dicendo “stiamo votando questo”. Siamo sconcertati.


In pratica avevano deciso – non sappiamo dove, non sappiamo quando – di integrare l’osservazione n. 103 con una sorta di norma aggiuntiva di cui però non si erano premurati di informarci. La nostra indignazione è assoluta. Denunciamo l’assoluta illegittimità della procedura.


Chiediamo ancora una volta al segretario di esprimersi. Niente da fare. Forse bisognerebbe uscire dall’aula e andare a denunciare tutta la vicenda. Ci appelliamo al nostro senso di responsabilità. Chiediamo la lettura dell’integrazione e la doppia votazione (prima la modifica, poi l’atto modificato). Intervengo per la dichiarazione di voto sulla proposta di integrazione (un nonsenso giuridico). Si vota l’integrazione, che viene accolta. Poi Spezzano fa la dichiarazione di voto contrario a nome del gruppo sull’osservazione come modificata. Nello Tulli ne fa una per spiegare la sua astensione. A favore dello scempio Eiffel ci sono nove consiglieri (sui 17 eletti), compreso il consigliere con i legami familiari beneficiati dal “pacchetto”. Probabilmente la correttezza istituzionale viene fornita in misura limitata ed era stata utilizzata tutta per essere super partes in altre vicende. Il sindaco aveva preso il solenne impegno di concludere tutti i punti all’ordine del giorno. Peccato che, incassata l’osservazione, si ricorda di avere altri impegni.


Appena terminata la votazione sulla 103 dice “Metto in votazione la sospensione della seduta”. Qualcuno (della maggioranza) alza la mano.


Io intervengo dicendo che, visto che c’è una proposta di modifica dell’ordine dei lavori, voglio intervenire per dichiarazione di voto. Nel frattempo qualcuno se ne va, ma il Sindaco non ci fa caso. Mi concede svogliatamente la parola. Esprimo tutto il mio rammarico per la mancanza di correttezza del sindaco e per la sua incapacità di mantenere gli impegni presi. Ci sono questioni importanti da affrontare e l’accordo era di esaminare tutto nella seduta odierna. Mi lascia parlare e poi indice la votazione. Io, per correttezza, lo avverto che in caso di mancanza del numero legale la seduta si rinvia al giorno successivo, come da regolamento. Si guarda intorno. Si accorge che della maggioranza ci sono solo sette persone. Cambia idea. “La votazione l’avevamo già fatta” e inizia ad andarsene. Una scena vergognosa. Chiedo al segretario.

Ma non si può mettere contro “i potenti”. E sostiene “a me hanno detto che la votazione era stata fatta” (perché dov’era?). Io chiedo “chi?”. “Gli scrutatori”. Ma forse non ha sentito lo scrutatore della minoranza, Benedetto Paris, che infatti interviene criticando l’atteggiamento del segretario. Noi cominciamo ad accusare i “fuggiaschi” di mancanza di rispetto verso le istituzioni e di preoccuparsi solo degli affari. Il sindaco sa che sta facendo una pessima figura. Per fortuna c’è anche un po’ di pubblico e questo forse lo fa esitare. Qualcuno più pratico (della maggioranza) pensa bene di recuperare i due consiglieri che si erano dileguati anzitempo. Nel giro di qualche minuto sono di nuovo nove. Il sindaco torna indietro si rimette al suo posto e – senza vergogna – con aria gongolante e tronfia si rivolge a noi e dice “allora volete proprio votare?”. La stessa espressione immagino ce l’avesse il celebre imperatore che si pavoneggiava nel suo bel vestito nuovo. Peccato che, tra il pubblico, non ci fosse il disincantato bambino a sottolinearne la nudità

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