19 dicembre 2008

Un anno di opposizione

Il 2008 è stato il primo anno “intero” di consiliatura. Un anno importante, durante il quale sono emerse alcune indicazioni utili per capire il quadro politico locale e per fare qualche utile riflessione. Intanto va sfatato un luogo comune che andava tanto per la maggiore prima delle elezioni: “chi va all’opposizione può solo stare lì a guardare gli altri decidere, perché non ha strumenti per condizionare le scelte”. Le cose non stanno esattamente così.
Gli strumenti sono pochi e non del tutto efficaci, ma con un po’ di impegno e di determinazione si può incidere anche dai banchi dell’opposizione e noi lo stiamo dimostrando.
Non è il caso di fare l’elenco della spesa dei risultati ottenuti, ma solo il fatto che nel 2008 si sia battuto ogni record di convocazione di consigli comunali la dice lunga sul fatto che l’opposizione c’è e fa sentire la sua voce. Noi ci studiamo gli atti e cerchiamo sempre di capire cosa c’è dietro le scelte della maggioranza e se c’è qualcosa che non quadra chiediamo chiarimenti. Non è un caso che più di una volta abbiamo costretto il sindaco a ritirare delibere o ad apportare modifiche sostanziali agli atti. Non con la forza dei numeri, ma con la forza delle nostre argomentazioni. Certo, la tentazione di sfruttare la superiorità numerica ogni tanto l’hanno avuta, ma noi abbiamo sempre fatto valere le nostre ragioni utilizzando tutte le opportunità che la legge ci consentiva.
Magari ci abbiamo messo un anno e mezzo, come per la costituzione delle commissioni consiliari, ma alla fine siamo riusciti a vincere l’arroganza di chi pensa che, una volta vinte le elezioni, si comanda. Invece si amministra. E sempre nel quadro di un confronto democratico.
Anche sul piano regolatore pensavano di poter gestire la partita delle osservazioni portandone in consiglio trenta o quaranta per volta e approvarle nel giro di poche sedute. Peccato che noi invece abbiamo chiesto un metodo e un confronto sulle questioni, cercando di avere come punto di riferimento l’interesse del paese e non le dinamiche dello scambio che invece sembrano animare l’operato di questa giunta. La conseguenza è stato un confronto serrato che ancora non ha visto la parola fine. Alcune osservazioni le hanno portate in consiglio quattro o cinque volte, compresa quella “personale” del sindaco (che avrebbe voluto aggiudicarsi l’intera zona turisticoricettiva) sulla quale, di fronte alla minaccia di un eventuale ricorso al TAR, alla fine hanno dovuto cedere al buonsenso. Abbiamo avuto modo di fare luce su vicende di dubbia regolarità, come l’erogazione a spese della collettività di pasti gratuiti ad una struttura privata decisa dall’attuale vicesindaco e senza l’ombra di uno straccio di atto amministrativo. Abbiamo ottenuto qualche piccolo risultato anche in materia di bilancio comunale, tra cui l’istituzione delle borse di studio per gli studenti più meritevoli e maggiori finanziamenti per settori legati al sociale, alla cultura e allo sport. Stiamo dimostrando di essere una forza di governo, seria e responsabile quando si tratta di fare proposte politiche, ma dura e intransigente quando bisogna arginare un malcostume amministrativo che per troppo tempo si è affermato a Labico. Nel bel messaggio di auguri pubblicato su questo giornale c’è una frase di enorme valore, tratta dal Concilio Vaticano II - “Non avvenga che si offra come dono di carità qualcosa che è già dovuto a titolo di giustizia” – il cui profondo significato dovrà essere ben chiaro a tutti i labicani: da quando ci siamo noi non bisognerà più chiedere come cortesia ciò che è un diritto. Se questo diritto qualcuno proverà a negarlo noi ci prenderemo carico di garantire il rispetto della legalità. Ed è stata sufficiente questa nostra azione politica, così cristallina e così incisiva, a mandare in corto circuito il “sistema”. Per carità un meccanismo di potere di tale portata non è facile da scalfire, ma anche le strutture più solide, sottoposte ad un’azione continua, prima o poi danno segni di cedimento.
E qualche segnale si comincia a vedere. Per ben due volte sono stati sconvocati consigli comunali di cui era arrivato l’avviso ai consiglieri, come per il consiglio previsto per il 19 dicembre e che è stato sconvocato in gran fretta per non meglio precisati motivi. Per non parlare dello spostamento degli equilibri tra gli assessorati con il passaggio del bilancio da Scaccia a Di Stefano. Il quadro è sin troppo evidente. Il potere a Labico è in mano soprattutto ai due assessorati “di serie A” (Di Stefano e Galli), col sindaco sempre più in balia di una maggioranza che fa fatica a controllare. Poi ci sino gli assessorati minori (attribuiti a Prestipino e Scaccia), il cui ruolo si andato progressivamente ridimensionando. Infine ci sono i consiglieri, la cui principale competenza sembra essere quella di alzare la mano in consiglio comunale, i quali, pur accusando qualche maldipancia, sembrano ancora allineati e coperti. L’opposizione invece – sulla cui tenuta in pochi avrebbero scommesso – gode di ottima salute e sta portando avanti un progetto politico di grande respiro. Ci sono questioni che vedono tra noi posizioni diverse, ma sulle quali non abbiamo problemi a confrontarci pubblicamente e serenamente. Quello che ci unisce invece è una diversa visione della gestione di una pubblica amministrazione, improntata alla correttezza, all’imparzialità ed alla trasparenza, nonché la volontà di avere un paese vivibile, in cui gli interventi vengono realizzati nell’interesse e a beneficio di tutti. Questo è il nostro progetto politico, sul quale contiamo di trovare nuovo consenso e, ci auguriamo, anche nuova partecipazione.
E questo augurio non può che unirsi a quello di un felice 2009 a tutti i labicani.

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