26 ottobre 2017

Il sussidiario della discordia

Ho letto il paragrafo del sussidiario che è oggetto delle feroci polemiche di questi giorni e davvero faccio fatica a cogliere la gravità della questione. Probabilmente è un mio limite e per questo ho deciso di fare una vera e propria “analisi del testo”, proprio come a scuola. Ecco il risultato:

“E’ aumentata la presenza di stranieri provenienti soprattutto dai paesi asiatici e dal Nordafrica”.

E lì’ basta andarsi a guardare il dato sul sito dell’ISTAT, oppure, se non ci si vuole perdere troppo tempo, anche su wikipedia (che usa i dati ISTAT): gli stranieri sono passati da 1,3 milioni del 2002 a 5 milioni nel 2017. Con un supplemento di indagine si possono anche vedere i continenti di provenienza, ma basta considerare che sono stati indicati i due più popolosi (Asia e Africa) per capire, così a occhio, che dovrebbe averci preso. O qualcuno pensa che ne arrivino di più dall’Oceania?

“Molti vengono accolti nei centri di assistenza per i profughi”

“Molti” – non tutti quindi e nemmeno la maggior parte – significa che una quantità significativa di persone viene portata nei centri di assistenza. Mi sembra una ricostruzione abbastanza attendibile.

“e sono clandestini”

Qui l’uso della congiunzione potrebbe forse creare qualche confusione, ma il fatto che “molti” immigrati (presumibilmente non tutti quelli che vengono portati nei centri di assistenza) siano clandestini è un altro dato di fatto. Non è cattivo chi l’ha scritto, che – tra l’altro – ha pensato bene di chiarire il concetto con l’aggiunta della seguente frase: “, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge”.
In sostanza, mica l’ha deciso l’autore del testo che molti immigrati siano clandestini. L’ha deciso il nostro legislatore facendo delle leggi di merda. Ma l’introduzione del reato di immigrazione clandestina – se non erro – è stata fatta per la prima volta dalla Bossi-Fini nel 2002, ossia 15 anni fa. In questi 15 anni i vari governi che si sono succeduti cosa hanno fatto per cambiare le cose? Nulla mi pare. E quale forza politica metterà nel proprio programma la cancellazione di questa norma priva di umanità?

“Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie:”

Non fa una grinza

“non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose”.

Anche qui non siamo molto distanti dalla realtà.

“Perciò la loro integrazione è difficile:”

Tanto facile non mi sembra

“per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti”

Non c’è scritto “sono una minaccia”, c’è scritto che (talvolta) i cittadini li considerano una minaccia. Anche in questa circostanza il concetto si sarebbe potuto esprimere in modo più chiaro, ma il senso non mi pare in discussione e i fenomeni di intolleranza sono drammaticamente veri.


Il problema non è il sussidiario, ma la realtà che il sussidiario ha cercato – forse un po’ superficialmente – di descrivere.Non mi unirò alla battaglia per cambiare le parole del sussidiario: penso sia più importante cambiare queste di parole: “Lo straniero che fa ingresso ovvero si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del presente testo unico nonché di quelle di cui all'articolo 1 della legge 28 maggio 2007, n. 68, è punito…”. Quella violazione è un reato e il suo autore è un “clandestino” da punire. Non è un sussidiario, è una legge dello Stato.







11 settembre 2017

Piove? Governo... il territorio.

Immagine trovata in rete
Piogge, temporali, nubifragi, alluvioni sono eventi atmosferici naturali, in alcuni casi di forte intensità, quindi meno frequenti, ma che rientrano nella norma e sono prevedibili, magari non esattamente nel momento in cui si verificheranno (anche se l’attuale meteorologia ci consente di fare delle ipotesi abbastanza attendibili), ma sicuramente sul fatto che possano avvenire e più o meno si è in grado di immaginare le possibili conseguenze. Il vero problema è che quando si compiono scelte importanti nella pianificazione territoriale si tendono a trascurare  aspetti importantissimi: il consumo del suolo, la fragilità del territorio, la razionale organizzazione dell’abitato, il rischio idrogeologico, il rischio sismico, la qualità complessiva degli edifici anche sotto il profilo energetico. Fattori questi che sono tristemente subordinati a quello che troppo spesso è il vero motore delle scelte urbanistiche: il profitto di (alcuni) privati. Il tutto scende a cascata in una serie di rivoli – metafora particolarmente adeguata – di meschini interessi, che concorrono a formare le scelte: il consenso per l’amministratore, qualche vantaggio (non sempre lecito) per il funzionario comunale, il presunto affare del privato cittadino convinto di aver risparmiato qualcosa, ecc. Il risultato sarà una città vulnerabile e nella quale i costi di gestione per il soggetto pubblico saranno ingenti e spesso insostenibili, con il risultato di non poter fare la dovuta manutenzione e di aumentare l’esposizione al rischio.

Purtroppo le modalità con cui si svolge ormai da qualche anno il dibattito politico – trasformato in scaramucce tra tifoserie antagoniste - rischia di deformare e banalizzare ogni tentativo di riflessione e la regola è quella di attaccare l’amministrazione di segno opposto che si ritrova a gestire la situazione emergenziale e che – con tutta probabilità - dovrà fare i conti con danni enormi. Del resto in molti casi non è semplice attribuire le responsabilità, quando le decisioni che hanno portato alla situazione attuale si sono succedute e stratificate nel tempo, andando presumibilmente ognuna di esse ad indebolire la sicurezza del territorio. Non sarà la deviazione di quel torrente, non sarà nemmeno l’impermeabilizzazione di quell’area verde a monte e neppure l’intubamento di quel canale, non sarà certo l’inadeguatezza della rete fognaria, né la disinvoltura con cui si sarà consentito di realizzare un immobile in un’area a rischio esondazione, né la sciatteria con cui si sarà ignorato quell’abuso edilizio o la faciloneria con cui qualcuno avrà concesso l’agibilità (rendendolo formalmente abitabile, quindi) di un seminterrato (a rischio allagamento per definizione). Non è quella singola decisione, ma la somma complessiva di ogni singolo atto scriteriato che avrà concorso a creare un assetto complessivo così fragile e i danni (e le vittime, purtroppo) conseguenti.

Indubbiamente una buona manutenzione può avere effetti significativi nella “riduzione del danno”, ma potrebbe non essere sufficiente. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il problema è molto più complesso e in molte realtà andrebbe riprogrammata, là dove possibile, la pianificazione urbanistica. Non serve – e soprattutto non serve a chi si candida a governare le città – ergersi a giudici e mettere sullo scranno degli imputati un amministratore che, in alcuni casi, si ritrova a gestire un’eredità scomoda. Anche perché al giro successivo i ruoli potrebbero invertirsi dando futilmente vita al patetico siparietto di accuse e scarichi di responsabilità. Responsabilità che, sia chiaro, ci sono e in qualche caso si possono anche provare ad individuare (punendo, se possibile, comportamenti illegittimi). In qualche caso si possono cancellare gli errori, in altri si può provare ad avviare interventi correttivi. Però sarebbe il caso di cambiare registro. Spendere meno energie per le polemiche “post”, ma dandosi da fare, sin da subito, per tutto quello che bisogna fare “prima”: prevenzione e pianificazione.

28 agosto 2017

L'estate (labicana) sta finendo


L’estate labicana – sì, lo so che non è finita, ma dopo S. Rocco è legittimo tracciare un primo bilancio - è stata un successo straordinario. Per la prima volta dopo tanti anni il paese è tornato ad essere vivo e vitale e i cittadini sono tornati ad essere comunità. Questo è un risultato straordinario per una giunta che si è insediata a ridosso dell’estate e che ha trovato il capitolo di bilancio desolatamente (e, temo, per scelta deliberata) vuoto. C’è stato un cambio di passo indiscutibile e va dato atto al Sindaco ed alla nuova amministrazione di aver saputo costruire un ottimo programma e di aver deciso di coinvolgere le associazioni alle quali è stato riconosciuto, a differenza che nel passato (quando gli eventi si proibivano), un ruolo attivo e propositivo. Le associazioni hanno fatto con impegno e dedizione la propria parte apportando un contributo sostanziale all’ottimo risultato finale.
Ci sono stati (e altri ce ne saranno) davvero troppi eventi per poterli ricordare tutti come meriterebbero. La mia sensibilità personale di ambientalista mi spinge ad esprimere un particolare apprezzamento per un importante cambio di direzione che questa amministrazione sembra che voglia dare sul tema dello “stile di vita”, in particolare per quanto riguarda la produzione dei rifiuti. Sembra che ci sia la ferma volontà di intervenire con un approccio diverso, più attento e preoccupato all’impronta ecologica delle nostre abitudini. Nonostante i tempi stretti, già dal regolamento predisposto dal comitato si è cercato di dare un indirizzo chiaro sulla necessità di eliminare (o almeno ridurre) il monouso in plastica. E la risposta di chi ha organizzato “Labico in Frasca” è stata encomiabile, con quattro fraschette che si sono completamente convertite alle stoviglie tradizionali o al compostabile, azzerando quasi del tutto la produzione di rifiuto indifferenziato. A tutti loro va il mio personale ringraziamento, soprattutto per i gentili pensieri rivolti alla mia persona durante il lavaggio dei piatti ;-).
Quello che appare francamente desolante è la pochezza di argomenti di chi ha deciso di fare un’opposizione preconcetta, scomposta e irragionevole. Mi dicono di una lettera con la quale un autorevole esponente dell’opposizione avrebbe espresso dubbi sulla regolarità degli striscioni degli sponsor che quest’anno, come ogni anno, sono stati affissi in occasione della festa del Santo Patrono. Buffo che non se ne sia accorto prima, ossia quando aveva la competenza e l’autorità per intervenire per sanzionare eventuali illeciti. Per non parlare della patetica polemica sul “mancato invito” alla processione (momento religioso al quale l’amministrazione partecipa per cortesia istituzionale). Ho avuto a che fare in passato con veri e propri sgarbi istituzionali e sarei solidale se non si trattasse di una critica del tutto pretestuosa. In passato l’amministrazione comunale organizzava iniziative istituzionali alle quali non solo non invitava gli esponenti dell’opposizione, ma nemmeno li informava e non se ne scusava certo, visto che l’obiettivo era esattamente quello di cancellare la minoranza dal dibattito pubblico. Penso, ad esempio, all’iniziativa organizzata con l’assessore Di Carlo (PD, tra l’altro, ma all’epoca questo non suscitava scandalo) sul piano casa o alla celeberrima iniziativa pubblica a Colle Spina sulla zona industriale dove Alfredo Galli si era imbufalito perché io e Maurizio Spezzano non solo eravamo andati anche senza invito, ma avevamo osato addirittura prendere la parola ed esprimere la nostra opinione.
L’ultima perla è la decisione di tutti i gruppi di opposizione (compresi i non rappresentati in consiglio) di disertare la seduta di oggi. Ancora una volta con motivazioni abbastanza deboli. Gli assenti lamenterebbero il mancato rispetto della norma (statutaria e legislativa) che stabilisce un termine minimo entro il quale deve essere data la possibilità ai consiglieri comunali di esaminare gli atti all’esame. In pratica, a quanto pare, i consiglieri dell’opposizione vorrebbero poter andare in qualunque momento in comune per visionare gli atti. Qualcuno dovrebbe spiegare loro che non funziona così. Gli atti sono a disposizione dei consiglieri, ma non si può certo pretendere che gli uffici facciano gli straordinari per loro. In questa specifica circostanza gli atti erano stati messi a disposizione diversi giorni prima e sarebbe bastata un po’ di buona volontà per studiarsi tutta la documentazione. A me è dispiaciuto molto vedere un consiglio comunale senza contraddittorio, perché oggi è venuto meno uno dei fondamenti di un consesso democratico e di questo sono gli assenti a doversi assumere l’enorme responsabilità.

Io credo che il ruolo dell’opposizione non possa essere svilito in questo modo. Chi si oppone a questa maggioranza ha il diritto e il dovere di esercitare il suo ruolo in modo severo e imparziale, cercando di valutare e giudicare le scelte amministrative, migliorando e sostenendo quelle condivisibili, cercando di contrastare – nel rispetto delle regole – quelle che si giudicano sbagliate. In alcuni casi, quando le decisioni della maggioranza si ritengono particolarmente negative, sono anche comprensibili tecniche ostruzionistiche e dilatorie, ma utilizzando sempre un briciolo di buonsenso. L’aspetto preoccupante dell’assenza dell’opposizione è che sta assumendo un atteggiamento vittimistico, come se venissero lese le loro prerogative di eletti. Qualcuno ha fatto anche dell’ironia sul fatto che sia saltata la diretta streaming. Ossia quello che chi c’era prima aveva sempre “vietato”, “proibito”, “impedito”, con le scuse più ridicole (la legge sulla privacy, ad esempio). Ora che questo si sta facendo (in modo approssimativo, per carità) partono le critiche, magari da chi in passato non si era mai lamentato della mancanza dello streaming. Vorrei quindi ricordare agli esponenti dell’opposizione che il problema di una democrazia imperfetta ce l’abbiamo avuto fino all’11 giugno e che adesso loro dispongono di tutti gli strumenti per fare opposizione. E li invito a farla. Ma sul serio. Sui contenuti, sulle proposte politiche, sull’urbanistica, sulla cultura. Si facciano portatori di un’idea diversa e alternativa rispetto a quella attuale. Fosse anche la riproposizione di quella cementizia e speculatoria del passato. Almeno sarebbe qualcosa. Abbandonino arzigogoli e sofisticherie giuridiche sulle quali mi sembrano anche un po’ in affanno. Vadano in comune a prendersi le carte, le studino, esprimano critiche, elaborino controproposte. Sono certo che nessuno impedirà loro di farlo. E sono certo che la disponibilità della documentazione sia stata (e lo sarà in futuro) anche al di là del mero obbligo di legge, perché non credo che questa amministrazione abbia alcun interesse a tenere nascoste le carte o, peggio, a violare il munus dei consiglieri comunali. Il giorno che succederà, sarò in prima linea a contestarne l’operato. 

22 giugno 2017

Io sto con Socialmente Donna, senza se e senza ma

A quanto pare il candidato sindaco di Tradizione e Progresso ha presentato una richiesta di accesso agli atti “contro” l’associazione Socialmente Donna. La capziosa furia nomotetica che pervade il testo dell’interrogazione cela un proposito abbastanza evidente: mettere i bastoni tra le ruote ad un’associazione composta da donne coraggiose e determinate che si impegnano da anni per combattere la violenza di genere e per aiutare le donne vittime di abusi e maltrattamenti. L’abnegazione di queste persone – che tutti noi dovremmo ringraziare – è a titolo gratuito ed ognuna di loro spende il proprio tempo e le proprie risorse semplicemente per aiutare altre persone in difficoltà e per promuovere azioni di conoscenza e di sensibilizzazione. Il valore straordinario di tutto questo è stato riconosciuto anche dalla precedente amministrazione che ha sempre aiutato e supportato l’associazione Socialmente Donna nella sua attività.
Tra le iniziative promosse da Socialmente Donna anche negli scorsi anni ci sono stati eventi teatrali e rassegne cinematografiche, che avevano il duplice obiettivo di trasmettere consapevolezza e di raggranellare un po’ di risorse per sostenere i costi dell’attività associativa (manifesti, locandine, ecc.). Queste iniziative sono state patrocinate dall’amministrazione Galli ed esponenti della giunta sono stati spesso presenti (in primis l’ex assessora Nadia Ricci). All’epoca, il consigliere Dell’Omo non aveva trovato nulla da eccepire, mentre adesso firma un atto che ha tutta l'aria di essere finalizzato ad impedire che si svolga la rassegna cinematografica.
Per carità, niente da dire se uno si sveglia la mattina con un improvviso afflato legalitario e decide di controllare con insolito rigore ogni singolo stormir di fronda. Anzi, considerato che nella sua personalissima scala delle priorità di intervento il primo atto sembra quello di “sparare sulla croce rossa” (che purtroppo è una metafora solo fino ad un certo punto), vorrei suggerirgli di farlo almeno in grande stile: attesa la pericolosità dell’oscura compagine perché non attivare i NAS, la Forestale, il KGB, le teste di cuoio, i NOCS, gli alpini, i cavalieri di malta, l’armata rossa, la finanza, la CIA, la NATO, i caschi blu e tutti insieme, armati fino ai denti, circondare la sede della pericolosa cellula eversiva, assicurare alla giustizia le temibili malviventi e riportare finalmente la piena legalità nel nostro piccolo paese?


P.S. – Proprio in queste ore a Sant’Omero si piange la morte di un’altra donna, vittima dell’ennesimo femminicidio. Un altro caso in cui la vittima aveva inutilmente segnalato il pericolo alle autorità competenti. Speriamo che non fossero troppo impegnate ad impedire l’illecita somministrazione di patatine per trovare il tempo di salvarle la vita.

P.S. 2 - Nella prima stesura del post facevo erroneamente riferimento ad un'interrogazione, mentre in realtà si tratta sembra si tratti di una richiesta di accesso agli atti. Mi scuso per l'imprecisione anche se, ovviamente, sul piano sostanziale la questione non cambia di una virgola.



21 giugno 2017

Caro criticone

Caro criticone,

ho scoperto che esisti solo da pochi giorni, ma stai dimostrando un impeto e una determinazione che ti permetteranno di recuperare in fretta il lungo oblio in cui hai vissuto negli ultimi anni. Sì, perché in effetti – e questo forse ti stupirà - la stragrande maggioranza di ciò che adesso ti scandalizza era esattamente così anche prima dell’11 giugno.
Sono certo che nel recente passato sarai stato assorbito da altri impegni e non avrai avuto modo di notare lo sfacelo in cui versava il paese e le moltissime inefficienze che pesavano sull’intera collettività. Il depuratore, tanto per fare un esempio, funzionava poco e male già negli anni passati. Qualcuno – non tu, mi pare – aveva inutilmente segnalato ad un’amministrazione troppo concentrata a spandere cemento sul territorio labicano per pensare che fosse necessario adeguare gli impianti di depurazione al mutato carico antropico. Cinque anni fa – e anche in quella circostanza mi sa che eri un pelino distratto – è intervenuta la magistratura e ha disposto il sequestro dei due impianti, individuando anche alcune gravi ipotesi di reato. Questo scherzetto è costato a noi cittadini alcuni milioni di euro, che stiamo ancora pagando. Dov’eri tu?
Non parliamo dell’espansione edilizia di questa città, che non è stata accompagnata dal necessario adeguamento di tutte le infrastrutture e di tutti i servizi. Qualcuno – non tu, insisto – ha posto il problema, ha segnalato la mancata realizzazione delle opere di urbanizzazione, ha chiesto a gran voce che venissero fatte le opere previste dalla normativa vigente per rendere vivibile una città.
Abbiamo avuto un mucchio di altri problemi, che non sto qui ad elencare completamente, causati dalla cattiva gestione amministrativa. Ti cito solo alcuni casi emblematici: 200mila euro per una ciclabile mai finita, 300mila euro per l’acquisto di un mucchio di ferraglia che non si sa nemmeno dove sia (la presunta opera di Eiffel), altre centinaia di migliaia di euro per una biblioteca non funzionante, decine di migliaia di euro per un progetto di sviluppo industriale a Colle Spina fermato dall’opposizione di allora e dalla cittadinanza (tu c’eri? non ricordo…).
Ecco caro criticone, di problemi nel paese ne avevamo tantissimi e tu eri assente. Comprensibilmente assente, perché in molti avevano un po’ di timore ad esprimere critiche e farlo era sconsigliabile (io ad esempio ho ancora un paio di cause in corso per aver osato esprimere il mio pensiero). Adesso questa enorme mole di problemi l’ha ereditata la nuova amministrazione. Alcuni sono difficilmente sanabili (penso agli errori di pianificazione urbanistica), altri avranno bisogno di tempo e di impegno.
Caro criticone, su una cosa hai ragione: bisogna vigilare sull’operato di una giunta e fai bene a farlo. Però ti invito a riflettere su un primo, importante, cambiamento. Ora l’esercizio della critica non solo sarà possibile, ma sarà uno strumento di dialogo e di collaborazione con l’attuale amministrazione. E’ un bel passo avanti, ti assicuro. Nel frattempo goditi questo nuovo clima di serenità e di propensione all’ascolto. E’ una cosa bella, ti assicuro. Se poi riesci anche a trasformare i tuoi borbottii indistinti in una critica collaborativa e costruttiva, allora avremo fatto tombola. E’ così che funzionano le comunità.


Nota: il personaggio a cui si rivolge il post è immaginario ed ogni eventuale riferimento a persone realmente esistenti e borbottanti è puramente casuale.

9 giugno 2017

S’è girato i monno

Avrei volentieri evitato di entrare nella polemica sollevata dal miserabile volantino anonimo diffuso in lungo e in largo per il paese pieno di veleno nei confronti non solo dei candidati della lista n. 4, ma anche di chi in qualche modo deve avere commesso l’imperdonabile errore di “schierarsi”, più o meno manifestamente, a favore della coalizione guidata da Danilo Giovannoli. Ne avrei fatto volentieri a meno, ma trovo stupefacente che adesso il volantino si trasformi in un pretesto per attaccare ancora una volta proprio la lista Labico bene comune. “Sì, vabbé il volantino – è l’ardita tesi – ma quanto è brutta questa cosa che si facciano collegamenti più o meno espliciti ai propri avversari”. I quali, a quanto pare, si destano ora dal sonno virginale di coloro ai quali Biancaneve “je spiccia casa”. Proviamo dunque a mettere in fila alcune considerazioni.
  1. Il volantino è la sommatoria disgustosa e vomitevole di insinuazioni, allusioni, mistificazioni, insulti, anche squallidamente sessisti, che nel complesso integra senza se e senza ma un chiaro reato di diffamazione.
  2. Dei tre candidati sindaci avversari, uno solo (a quanto mi risulta), Fausta Ledda del Partito Comunista, ha espresso solidarietà nei confronti della lista n. 4, un altro ha semplicemente detto qualcosa tipo “non sono stato io” e il terzo – quello che ci ha tenuto a spiegare il significato della parola “diffamazione” – ha fatto finta o non si è accorto di niente.
  3. Prima ancora dei candidati sindaci, ciò che è davvero inquietante è il silenzio assordante del sindaco attuale, al secolo Alfredo Galli. Il primo cittadino avrebbe il dovere morale di intervenire al verificarsi di quello che giudico un vero e proprio attentato alle regole della civile convivenza democratica. Il nostro, invece, se n’è rimasto tranquillo e beato nel Palazzo. Un vero sindaco sarebbe corso dai carabinieri e avrebbe presentato lui una querela per diffamazione, perché quell’atto ingiurioso ha colpito non i singoli cittadini bersaglio dell’anonimo estensore del volantino, ma un’intera comunità, la “sua” comunità, la comunità di cui lui è – dovrebbe essere – il punto di riferimento e il garante. Perché non è intervenuto? Perché non ha espresso una dura censura nei confronti dell’autore del gesto? Perché ha lasciato che poche settimane prima venissero regolarmente affissi ben due manifesti anonimi finalizzati a screditare la lista Labico bene comune? Per incapacità, indolenza, menefreghismo? Qualcuno potrebbe addirittura leggere nell’inerzia del sindaco un atteggiamento implicitamente collusivo.
  4. Trovo preoccupante che molti – soprattutto tra i candidati e sostenitori di altre liste – tendano a sottovalutare la gravità di quanto avvenuto. Perché questo genere di episodi minano le basi del confronto democratico. Perché non si può parlare di un paese civile, libero e democratico se un cittadino (non dico un candidato consigliere, ma un semplice cittadino) non ha il diritto di esprimere la propria personale opinione a favore di uno schieramento, perché altrimenti rischia di essere messo alla berlina da un infamante foglietto di carta. Perché a quel punto non è importante che quello c’è scritto sia vero, verosimile o falso. Conta che in qualche modo si possa instillare il dubbio che in fondo qualcosa di vero ci sia, soprattutto se si ha l’abilità di mescolare mezze verità o riferimenti a fatti reali, perché una volta che hai mischiato merda e farina, non è che sia facile separarle.

In tutto questo, l’attività prevalente rimane quella di fare le pulci ai candidati e simpatizzanti della Lista n. 4. Come si dice a Labico “S’è girato i monno”. Ma non preoccupiamoci. Alle 23 di domenica 11 giugno succederà davvero.

6 giugno 2017

11 giugno. A Labico si volta pagina

Mancano pochi giorni alle elezioni amministrative in cui i cittadini di Labico sceglieranno la prossima amministrazione. In qualche misura sarà una data storica per la nostra città, che vedrà l’uscita definitiva di chi nel bene o nel male – e il mio giudizio è netto e noto - è stato il principale protagonista della scena politica labicana: Alfredo Galli.
Non sono un assertore della teoria che in politica rinnovamento sia necessariamente sinonimo di miglioramento, ma in questo caso è evidente il bisogno che una classe politica, un metodo politico ed una cultura politica – dei quali il sindaco uscente è l’ineguagliabile incarnazione – chiudano definitivamente il ciclo. Questo cambiamento non sta avvenendo per caso, ma è il naturale epilogo di un percorso, durato dieci anni e costruito da molte persone (inter alios l’impareggiabile passione del vulcanico Maurizio Spezzano) che hanno avvertito la necessità di voltare finalmente pagina e che hanno lavorato con impegno e costanza per dare una proposta davvero alternativa, fatta di contenuti, credibilità e preparazione. Il percorso non è stato facile, ci sono stati problemi, difficoltà, sono stati anche commessi degli errori. E’ il fisiologico limite di un progetto democratico, partecipato e condiviso, ma è anche la sua ricchezza e la sua forza.
Dal 12 giugno Labico avrà l’opportunità di rinascere. Sarà una sfida ardua e decenni di pessimo governo locale peseranno come un macigno sui nuovi amministratori, ma sono convinto che la squadra di Labico bene comune abbia le capacità e le competenze per affrontarla in modo appropriato.

In una lista di persone qualitativamente così elevata non è semplice sceglierne due – una donna e un uomo, per la doppia preferenza di genere – a cui dare la propria fiducia. Io ho deciso di esprimere la mia preferenza per due persone in grado di unire l’entusiasmo della giovane età alla necessaria competenza ed alla sensibilità sui temi che personalmente mi stanno più a cuore, a partire dalla tutela del territorio e dell’ambiente in cui viviamo. L’11 giugno darò il mio voto alla lista n. 4, Labico bene comune, ed esprimerò la mia preferenza per Giulia Lorenzon e Paolo Galli, i quali, ne sono certo, daranno un apporto prezioso all’attività della futura amministrazione comunale. A Giulia e Paolo, a Danilo Giovannoli e a tutta la lista formulo i miei migliori auguri di buon lavoro perché Labico torni ad essere quel “bene comune” di cui noi cittadini abbiamo bisogno.

18 maggio 2017

Il figurone sul manifesto abusivo in 10 mosse

1.               Vedo su via Casilina un enorme cartellone pubblicitario con la propaganda politica a favore di una lista per le prossime elezioni amministrative. E’ chiaro che il cartellone non dovrebbe essere lì. Chi l’ha messo non conosceva la norma, non l’ha capita o l’ha volutamente ignorata.
2.                  Scrivo un post sul mio blog con cui segnalo l’anomalia.
3.                 La lista in questione risponde con un post su facebook nel quale si cita a vanvera la legge e si afferma, in sostanza, che quel cartellone sta bene dov’è.
4.                  Qualche simpatizzante della lista si premura di individuare le screpolature del dito (anche di qualcun altro), ma non si preoccupa di osservare con attenzione la luna (che proprio lì non ci dovrebbe stare).
5.               C’è chi fa presente tutte le violazioni di legge commesse negli ultimi vent’anni in tutto il territorio della Regione Lazio (eh, ma mica ti sei lamentato della locandina fuori posto affissa nel ’97 ad Alatri…). Faccio sommessamente presente che non faccio il carabiniere ed è un mio preciso diritto di cittadino segnalare ciò che ritengo opportuno.
6.             Altri dicono: se pensi che sia un illecito avvisa chi di competenza. Ok, lo faccio, ma era abbastanza visibile e se ne potevano accorgere da soli.
7.                  Replico alla risposta anonima della lista responsabile dell’affissione abusiva spiegando in modo ancora più semplice (forse un disegnetto avrebbe aiutato) le ragioni dell’illecito.
8.           Arriva una controreplica (sempre anonima) un po’ contorta con una simpatica metafora geometrica sull’angolo giro il cui senso sembra proprio di voler girare intorno alla questione. L’ignoto estensore insiste pervicacemente sul fatto che il manifesto sia perfettamente in regola, citando, quasi con saccenteria, la legge violata e altre norme la cui attinenza con la questione sollevata è paragonabile ad un intervento sulla meccanica quantistica molecolare ad un convegno sul simposio di Platone. Molto interessante, ma – citando un autorevole politico – che c’azzecca? La replica, tanto per chiarire ulteriormente l’intenzione di cambiare argomento senza affrontare il problema, termina invitandomi a commentare cose che ho scritto cinque anni fa. Lo ringrazio per l’attenzione ma proprio non credo di essere  la persona più adatta per fare l’esegesi di un testo scritto da me. Però sono sempre disponibile ad un confronto , anche pubblicamente, su qualsiasi cosa (a parte meccanica quantistica e simposio di Platone). Ovviamente il requisito necessario è quello di esistere e non temere il confronto.
9.                  Tolgono il manifesto.
10.               Sipario.




16 maggio 2017

Sì, quel manifesto viola la legge.

“non c’è la firma dell’autore … forse si vergogna?”  Citazione tratta dal sito Rinnovare per Labico


Tradizione e Progresso replica al mio post di ieri sulla propaganda elettorale con un intervento un po’ schizofrenico in cui prima mi dà ragione in pieno e poi mi attacca personalmente. Proviamo a rileggere insieme il post del quale sarebbe interessante conoscere l’estensore.
L’inizio è la riscrittura pedissequa del testo dell’art. 2 della legge a cui io avevo fatto riferimento nel mio post (sì, l’avevo letta grazie) al termine del quale viene scritta la frase “il Comune di Labico non ha definito alcuno spazio”, confermando quindi che alla base di tutto c’è l’inadempimento dell’amministrazione comunale e di un sindaco che governa la città di Labico da tempo immemore, ma che non è stato in grado di dare attuazione ad una legge dello Stato non proprio recentissima (promulgata nel 1956 e modificata nel 1975, come ci ricorda puntigliosamente il post di Tradizione e Progresso).
Subito dopo Tradizione e Progresso ammette implicitamente (e candidamente) di essere in torto, affermando che l’affissione è stata precedente al 33° giorno, come se questo sanasse l’illecito. La legge infatti afferma in modo non opinabile che quel cartello è vietato e non dice che basta fare i furbi e metterlo prima dell’entrata in vigore della disciplina che regola il corretto andamento della propaganda elettorale.
Non ho alcuna voglia di rispondere ad attacchi alla mia persona, però mi piacerebbe sapere chi si assume la responsabilità di scrivere certe amenità. Politicamente ritengo che si debba attribuire al candidato sindaco, Antonio dell’Omo, quanto viene scritto nella pagina di Tradizione e Progresso ed è a lui che vorrei chiedere a che titolo si permetta di attribuirmi l’orientamento politico. Trovo molto grave che dietro ad un post sostanzialmente anonimo si facciano apprezzamenti sulle persone. In ogni caso voglio rassicurare tutti: sono una persona libera e sono abituato a non rendere conto a nessuno delle mie idee e delle mie scelte. Immagino che per qualcuno non sarà facile comprenderlo, ma me ne farò una ragione.
Per quanto riguarda il riferimento all’interrogazione di Storace – che sulla questione c’entra come i cavoli a merenda – posso solo dire che non mi interessano molto le considerazioni di un nostalgico del ventennio che ha regalato una voragine nella sanità del Lazio. L’interrogazione è rivolta a Zingaretti e sarà lui a rispondere.


Sulle ultime due considerazioni davvero sono senza parole. Accostare a me le critiche sulla nazionalità della moglie del candidato o sull’assenza di “labicanità” (di cui sono stato anche oggetto in un recente passato) mi sembra davvero ridicolo. Al limite, ma proprio volendo, si potrebbe parlare dell’impegno sociale e culturale dei candidati a favore di Labico prima della pubblicazione delle liste, ma non vorrei sparare sulla croce rossa.





15 maggio 2017

Più tradizione che progresso

Qualcosa non quadra. C’è una legge nazionale che disciplina le modalità di svolgimento della campagna elettorale. La norma ha l’obiettivo di garantire il più possibile l’equilibrio tra le forze in campo e stabilisce regole ben precise di comportamento a cui tutti si dovrebbero attenere. Il primo onere stabilito dalla legge è in capo all’amministrazione comunale che ha l’obbligo di “stabilire in ogni centro abitato speciali spazi da destinare, a mezzo di distinti tabelloni o riquadri, esclusivamente all'affissione degli stampati, dei giornali murali od altri e dei manifesti, avendo cura di sceglierli nelle località più frequentate ed in equa proporzione per tutto l'abitato”. In questo modo tutti i concorrenti potranno affiggere i propri manifesti negli appositi spazi. Questo evita spreco di risorse e di tempo e contribuisce a mantenere il decoro della città. Inutile dire che la nostra amministrazione comunale non ha ancora provveduto.

La stessa legge impone alcune limitazioni, sempre con la finalità di garantire il massimo equilibrio nella competizione elettorale. Tra queste c’è l’espresso divieto di “ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico”. E chi ha – almeno a mio avviso – violato palesemente questo divieto? Proprio la lista che si è dichiarata in continuità con l’attuale amministrazione, con un mega manifesto decisamente molto visibile. Talmente visibile da destare stupore che nessuno degli organi competenti se ne sia ancora accorto.

In attesa del ritorno alla legalità, c’è qualcuno che trae indebito vantaggio da questa situazione. Per fortuna l’11 giugno si volta pagina.



4 maggio 2017

Non è mai troppo tardi, Alfry.


Caro Alfry,

davvero complimenti. Il video autocelebrativo è proprio ben fatto e di straordinaria efficacia comunicativa. Se non conoscessi abbastanza bene la situazione labicana probabilmente mi sarei lasciato sedurre dall’elegante e a tratti commovente narrazione, accompagnata da immagini impeccabili sotto il profilo tecnico, con sapienti inquadrature ad esaltare il bello (magari appena sistemato dopo anni di incuria) e a nascondere la trascuratezza e il degrado, che, non hai bisogno che te lo spieghi, rimangono purtroppo all’ordine del giorno.
Mi conosci abbastanza bene da sapere che proprio non ce la faccio a resistere alla tentazione di fare qualche doverosa precisazione. Non so se avrò tempo a sufficienza, visto che gli argomenti trattati sono davvero tanti e molti sono quelli non trattati e che meriterebbero di essere citati, però qualcosa proverò a dirla, magari a rate.
Oggi voglio iniziare da quello che vorrei definire “paradosso del verde”. Proprio tu, Alfry caro, che brandisci con orgoglio la tua innata propensione alla cementificazione di ogni centimetro quadrato di suolo, al punto da essere riuscito nella non facile operazione di farti bloccare dalla Regione la variante al piano regolatore (presentata in bozza nel 2004, adottata nel 2007, trasmessa con le osservazioni alla regione nel 2008 e che ancora non vede la luce), ti improvvisi amante della natura e dell’ambiente e decanti orgoglioso le splendide virtù di ben due parchi urbani a Labico, lasciando la parola a cittadine estasiate per la munificenza con cui hai concesso alla popolazione questi due bei fazzoletti di verde.
Ecco, proprio a questo proposito, mi preme farti notare qualche aspetto non marginale della pochezza della tua propaganda. Ci tengo ad informarti che le due paradisiache aree verdi sono rispettivamente di circa 3600 (compreso il campo di calcetto) e 2700 mq. Se ci aggiungiamo tutte le aree sportive del paese (pallone e campo di calcio) dobbiamo aggiungere altri 6800 mq, per un totale di 13.100 mq. Se consideri che il nostro comune ha una popolazione di circa 6300 abitanti possiamo dire di avere circa 2 metri quadrati di aree verdi (e sportive) a testa.
Ora prima di sperticarmi a tessere le tue lodi per questo grande risultato mi sono andato a leggere le norme che disciplinano la pianificazione urbanistica e che tu - che ti vanti di aver dedicato la vita a questo - dovresti conoscere abbastanza bene. Nello specifico il dm 1444 del 1968 (pensa, Alfry, c’era già quando hai iniziato a fare politica) all’articolo 3, lettera c), stabilisce che ogni cittadino ha diritto (diritto, Alfry, non gentile concessione del sovrano) a spazi verdi e per lo sport ad una dotazione minima (minima, Alfry, quindi volendo anche di più) di 9 metri quadrati, ossia il quadruplo di quella dei cittadini labicani. E si ti vai a dare un’occhiata ai dati ISTAT scoprirai che per quanto riguarda i capoluoghi di provincia (quindi ambiti urbani di maggiore concentrazione abitativa) la dotazione media di verde urbano è di oltre 31 metri quadrati, quindici volte quella dei cittadini labicani.

Ecco, Alfry, allora volevo dirti che intendo unirmi al coro di gratitudine che ha animato gli interventi del tuo video. Grazie, Alfry, ma certo non per quei due spicci di verde. Grazie per aver annunciato che levi il disturbo. Come diceva il maestro Manzi, non è mai troppo tardi.


P.S. - Per arrampicatori di specchi, portatori di travi e cercatori di pagliuzze: in effetti all'appello mancano parchi urbani di pregevole consistenza, quali, ad esempio, l'area verde dei cerchi e quella di Colle Spina. L'ordine di grandezza finale non varia (circa 14.400 mq totali) e i 2,1 mq pro capite potrebbero diventare 2,3 (magari andando a cercare qualche aiuoletta). Siamo sempre ad un quarto del minimo previsto dalla legge e ad un quindicesimo della media ISTAT. 

26 aprile 2017

#IOSTOCONRUGGERO

Il fontanone a Labico
Ricordo perfettamente la mia prima “visita guidata” alla scoperta dei tesori nascosti del territorio labicano. E’ stato allora che ho avuto il piacere e il privilegio di conoscere Ruggero, una persona straordinaria, appassionata della storia della nostra piccola comunità e impegnata da sempre in prima linea nella tutela di questo territorio. E’ sempre attivo nell’organizzazione di iniziative culturali e per la valorizzazione del patrimonio storico di Labico. E’ sinceramente e profondamente innamorato di questi luoghi, dei “suoi” luoghi e per questo vive con disagio e frustrazione la devastazione, l’incuria e il degrado.
Mi ricordo della volta in cui organizzò un giro delle fonti, uno straordinario percorso storico-paesaggistico che unisce buona parte del territorio labicano e che lui conosce ed è in grado di illustrare alla perfezione, con dovizia di dettagli e informazioni. L’ho accompagnato nel sopralluogo, durante il quale abbiamo fatto una eccezionale raccolta di rifiuti di tutti i tipi, abbandonati senza ritegno un po’ ovunque. Ricordo un motorino fatto a pezzi, decine di pneumatici, quintali di pane finiti nella zona del Pantano non si sa come, frigoriferi, sanitari, mattonelle… Un lavoro immane, che lui ha svolto con l’abnegazione di chi pensa che sia giusto impegnarsi per “lasciare un mondo migliore di come l’abbiamo trovato” (cit. Robert Baden-Powell).
Tutto questo, Ruggero l’ha sempre fatto in modo del tutto disinteressato. Non ha mai cercato ruoli nella pubblica amministrazione, non ha mai cercato incarichi, non ha mai chiesto candidature. Anzi, ha sempre preferito agire da “uomo libero” (cit. Giorgio Gaber), come del resto è.
E trovo piuttosto miserabile che proprio lui sia oggetto in questi giorni degli attacchi più beceri, più squallidi, più grossolani, in qualche caso rasentando l’insulto o muovendo al suo indirizzo accuse gravissime, al limite della diffamazione. Magari da chi dovrebbe invidiare a Ruggero proprio quell’autonomia di pensiero di cui è portatore.

Ruggero non ha bisogno delle mie parole per difendersi, però sono convinto che sia giusto e doveroso esprimere solidarietà nei suoi confronti. Labico ha bisogno di persone così. #iostoconRuggero

29 marzo 2017

Non servirà a nulla

Non servirà a nulla la morte un ragazzo di vent’anni. Non servirà a nulla la colossale figura di merda di tutte le squallide testate fascistoide e razziste che si sono lanciate come avvoltoi sulla notizia di un “ragazzo massacrato dal branco di albanesi”. Sono bastate alcune indiscrezioni non confermate per trasformare il drammatico episodio in una immediata sentenza di condanna per “gli stranieri”, brutti sporchi e cattivi (cit. Ettore Scola) per definizione, magari infilandoci dentro anche “gli zingari” e non fa niente che siano in realtà italiani (circa l’80 per cento degli zingari che vivono nel nostro paese hanno la cittadinanza italiana) perché il pregiudizio nei loro confronti si sottrae ad ogni considerazione logica.
Non servirà a nulla che per circa 24 ore i social siano stati inondati da affermazione becere, razziste, stupide, intrise di odio e violenza (“bisognerebbe dargli fuoco”, “ammazzateli tutti”, “se ne vedo uno, lo metto sotto con la macchina”) all’indirizzo di questi vigliacchi che vengono in Italia a infastidire le nostre (sì, aggettivo possessivo) donne e dai quali bisogna difendersi in una guerra quotidiana del bene (che siamo noi, orgogliosamente italiani) contro il male (gli stranieri, soprattutto se poveri e disgraziati).
Non servirà a nulla aver scoperto che il “branco” era composto prevalentemente (e forse esclusivamente) da cittadini italiani e che sia miseramente fallito il diffuso bisogno di avere un nemico verso cui riversare le nostre frustrazioni e le nostre miserie. Un (ri)sentimento folle sul quale speculano politici senza scrupoli e media che traggono nutrimento da questa assurda spirale di odio.
Non servirà a nulla neanche provare a chiedere come si faccia a distinguere i buoni dai cattivi. Sono buoni quelli dalla pelle bianca? No, certo, ci sono stranieri bianchi e italiani dalla pelle scura. Sono buoni i cattolici? Anche qui la linea di demarcazione sarebbe difficile da tracciare. Sono buoni quelli che hanno la carta d’identità italiana? E come facciamo con quelli di altre etnie diventati italiani? Sono buoni quelli che pagano le tasse? Oddio, meglio di no, perché spesso sono gli italiani ad evaderle e gli stranieri ad essere in regola. No, non c’è un modo per distinguerli con le etichette, come al supermercato, i buoni dai cattivi, con tutta la buona volontà. E infatti Salvini mica l’ha presentata una proposta di legge per farlo. E non solo perché non sarebbe capace di scrivere un paio di pagine in italiano, figurarsi una proposta di legge, ma proprio perché non sarebbe possibile.
Non servirà a nulla nemmeno ogni altra dannata tragedia in cui qualche italianissimo coglione farà del male ad altri esseri umani, per le più bieche e futili ragioni, magari assalendo col crick l’automobilista che non gli ha dato la precedenza o uccidendo la “propria” donna, colpevole di non essere sufficientemente fedele all’immagine muliebre che si era costruito. Una volta esclusa la presenza di sangue arabo nelle vene del criminale, non resterà che declassare l’episodio a “tragica fatalità” e andare oltre, sempre alla ricerca del mostro da sbattere in prima pagina e da dare in pasto all’insensata ferocia della massa.

Non servirà a nulla neppure esprimere il proprio cordoglio e il proprio sgomento per una morte assurda e atroce. No, non servirà a nulla, ma almeno, rispetto all’indifferenza, è un tentativo, forse ingenuo, di restare umani.

24 marzo 2017

Beep Beep, Willy il coyote ed altri animali fantastici.

Io sono quello a destra.
Sono dell’idea che il dialogo e il confronto siano un elemento vitale in un consesso civile (e democratico), ma sono altresì convinto della necessità che questo straordinario strumento di partecipazione venga utilizzato con la massima trasparenza. Posso dire, con un pizzico di orgoglio, di avere sempre scelto di sottoscrivere i miei pensieri e le mie critiche. Talvolta pagandone un prezzo, con reazioni scomposte e aggressive, insulti, minacce, fino ad arrivare in tribunale. E questa è la ragione per cui non sento alcun obbligo di dare risposte a chi esprime il proprio pensiero celandosi dietro l’anonimato.
Ho avuto modo di leggere un post – che in questi giorni è diventato un manifesto – in cui si affronta il tema della politica labicana e in qualche modo mi chiama in causa, invitandomi sostanzialmente a dare una spiegazione sulle mie (eventuali) scelte in vista delle prossime amministrative. Sono stati esclusivamente i toni garbati a convincermi non tanto ad una vera e propria replica – ma sono disposto a confronti pubblici con chiunque su qualunque tema (sempre che ci sia qualcuno interessato ad ascoltare) – quanto ad alcune precisazioni.
Per una mia inguaribile attitudine ad avere bisogno di un interlocutore proverò ad avvalermi della tecnica di ZeroCalcare e darò un nome e un volto immaginari all’autore della riflessione, che sarà denominato Beep Beep (un po’ per la propensione antonomastica a celare le proprie sembianze con astuti accorgimenti e un po’ perché io in politica - e non solo - mi sento sempre più a mio agio nella parte di Willy il coyote, ossia quello che, per dirla alla labicana, di solito “ce le piglia”).
La riflessione di Beep Beep, dunque, parte da alcune considerazioni critiche sulla lista civica Labico Bene Comune, della quale si sottolinea l’“assenza di contenuti nuovi ed innovatori”. Nuovi rispetto a cosa? All’attuale amministrazione? Ai programmi delle liste di opposizione delle scorse tornate elettorali? Nuovo è sicuramente sinonimo di miglioramento? E, soprattutto, quale proposta, in termini di contenuti, vorrebbe Beep Beep? Io un’idea diversa di città e di amministrazione pubblica ce l’ho e l’ho espressa piuttosto chiaramente nel corso degli ultimi dieci anni. Non è cambiata affatto.
Beep Beep prosegue la sua analisi con un azzardato confronto tra il quadro politico nazionale e la realtà locale. Mi limito ad osservare che il sistema elettorale maggioritario rende più complesse le scelte identitarie e, in ogni caso, prima o poi il momento in cui è necessario trovare – nell’interesse della comunità che ci si candida ad amministrare –un momento di intesa e di mediazione con gli altri soggetti, a meno che non si disponga di un consenso sufficientemente ampio. Nel 2007 questa alleanza che “snatura completamente l’ideologia” c’era stata, nel 2012 non si è trovato un accordo (capita), nel 2017 a quanto pare è prevalso il dialogo. Terrei lontano le ideologie (o quel che ne resta) dalla scelta di unire forze di opposizione con l’obiettivo di amministrare una città che è stata vittima di politiche speculative che ne hanno compromesso gli equilibri sociali, ambientali, territoriali ed urbanistici.
Non spetta a me occuparmi del PD, ma non condivido il tentativo di confondere i voti di partito con il giudizio su una riforma costituzionale. E’ vero che il primo a compiere questa operazione è stato proprio il promotore della riforma (l’ex premier Renzi) – commettendo tra l’altro un enorme errore strategico – e probabilmente qualcuno avrà votato più con la “pancia” che dando un giudizio di merito sulla proposta di modifica del quadro costituzionale, ma i dati non sono assolutamente confrontabili. Conosco elettori (ed eletti) del PD che hanno votato NO ed elettori (ed eletti) di altri partiti che hanno votato SI. Le differenti valutazioni nel merito di una riforma costituzionale non comportano necessariamente visioni inconciliabili di un programma amministrativo, mentre, ad esempio, sono certo di non avere nulla da spartire con qualcuno che come il sottoscritto ha votato NO, come, tanto per fare un esempio, la Lega Nord.
Anche per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle labicano, non sono certo io a poter dare dei chiarimenti, ma mi sembra di capire che non ci sarà una lista certificata alle prossime amministrative (ce ne faremo tutti una ragione). Di più non saprei dire, soltanto non capisco l’esigenza di affibbiarmi per forza un’etichetta e non vorrei che si cercasse di confondere la mia attività lavorativa con le mie scelte politiche.
Al termine della riflessione Beep Beep mi chiede come farò a votare per quello che viene definito “fritto misto labicano”. In effetti non ha tutti i torti: come potrei votare un aggregato eterogeneo che spazia dalla sinistra alla destra estrema, che ha malgovernato il paese e devastato il territorio in questi ultimi decenni? Ecco, vorrei rassicurare Beep Beep su questo. No, non l’ho mai fatto e non ho nessuna intenzione di farlo adesso: Galli non avrà il mio voto!

Cordialmente

Willy



P.S. – qualcuno dirà che la mia non è una vera risposta. Può darsi che sia così. Però una vera risposta ha bisogno di un requisito essenziale: una vera domanda. E una domanda a sua volta, per essere vera, ha bisogno di qualcuno, in carne ed ossa, che la ponga.


P.S. 2 - per completezza di informazione pubblico di seguito il contenuto del post a cui faccio riferimento:

IL FUTURO DI LABICO (?!?!)
Il 2017 e’ stato pronosticato da molti come un anno di novità e di colpi di scena per la scena politica nazionale e mondiale, ed in questo mese di Febbraio la nostra realtà Labicana non sembra essere da meno….. Il 16 Febbraio e’ stata presentata la lista sostenitrice del candidato sindaco Danilo Giovannoli, Lista composta da elementi del Partito Democratico di Labico e denominata appunto, seguendo uno schema già perdente su scala nazionale ( anno 2013 elezioni politiche nazionali la lista del PD era appunto denominata Italia Bene Comune ), Labico Bene Comune, ciò non a voler fare una critica sul nome ( si risparmia pure quella sul simbolo….) , ma sulla sostanza derivante dal nome, ovvero quella che si rileva essere un’assenza di contenuti nuovi ed innovatori per l’amministrazione locale che dovrebbero contraddistinguere, almeno a parole le intenzioni degli esponenti della compagine presentata.

Bhe di nuovo sicuramente c’e’ l’eterogeneità di tale lista……sorprende l’appoggio della compagine “legalità e trasparenza” del consigliere Spezzano a tale lista, non puo’ non sfuggire anche a chi segue poco la politica che mentre sul piano nazionale le distanze tra tutti i blocchi delle sinistre a partire da Sinistra Italiana (proprio il 17.2 al congresso di Rimini gli esponenti di tale partito hanno indicato come assolutamente impercorribile l’alleanza con il PD) sino ad arrivare all’area di ispirazione del nostro consigliere Spezzano ovvero l’area sinistra radicale ( Rifondazione Comunista ed altri )ed il Partito Democratico ( al netto di eventuali scissioni dovremmo vedere cosa ne rimarrà) siano siderali, il consigliere Spezzano abbia sposato in pieno la causa del PD Labicano. Evidentemente avrà seguito troppo alla lettera il consiglio dell’esponente PD Paris, che il 27 Febbraio 2013 ( per i curiosi di constatare ecco il link : http://lanotiziah24.com/…/labico-paris-pd-il-centro-sinist…/ ) lo invitava ad avere “piu’ umiltà e rispetto per gli altri”……ora va bene magari riflettere se eventualmente si possa avere peccato in qualcosa ma da parte del Prof. Spezzano, risulta irreale l’ammissione implicita con tale “alleanza” di tali comportamenti da parte sua, sarebbe un’ammissione nei confronti degli 885 cittadini che alle scorse elezioni comunali gli hanno dato fiducia che l’esperienza politica sin qui dallo stesso condotta non ha prodotto i risultati che l’area di orientamento politico del suo elettorato gli chiedeva, con un’alleanza che adesso ne snatura completamente l’ideologia alleandosi con chi su scala nazionale e’ all’opposto di tale compagine ideologica….

 Ai concittadini inoltre l’idea Partito Democratico proprio non piace, infatti il 4 Dicembre scorso il referendum che ha respinto la riforma costituzionale del PD e di Renzi a Labico ha avuto un voto contrario a tale riforma pari al 71,26% , ovvero 2284 cittadini, ora ci si chiede come i cittadini che hanno espresso forte la loro convinzione contro le politiche del PD e del segretario ex presidente del Consiglio Renzi possano votare in massa ( e’ questa la convinzione che nel paese circola tra i sostenitori del PD ) per chi come Danilo Giovannoli e Benedetto Paris sono la trasposizione diretta di tali politiche sul territorio nonché sostenitori in particolari di Matteo Renzi (http://lanotiziah24.com/…/labico-danilo-giovannoli-invit…/ed ancora https://benedettoparis.wordpress.com “ il mio Si alla riforma ) , va da se che di nuovo, di giovane, di innovatore per la nostra amata realtà locale non si vede granchè….se poi la compagine per accaparrare voti va ad attingere a bacini che fino a qualche giorno prima erano di tutt’altro schieramento ( e non ci si riferisce solo alla sinistra ) il concetto appare ben chiaro a tutti i cittadini.

Una riflessione a parte sulla domanda da “one million dollar” che molti si fanno: che fine ha fatto il MoVimento 5 stelle a Labico ?? ci ricordiamo tutti l’apparizione dell’ On. Frusone, deputato 5 stelle al consiglio comunale del 29 Luglio 2013 e di come l’ex consigliere comunale Tullio Berlenghi sul suo blog (http://tullioberlenghi.blogspot.it articolo sezione 2013 TITOLO “quod erat demostrandum” ) unitamente al consigliere Spezzano parlasse dell’evento come una partecipazione diretta della loro compagine a quanto era avvenuto, segnando una chiara vicinanza d’intenti con il MoVimento, come esaminando l’attività parlamentare del MoVimento appare chiara la collaborazione di Tullio Berlenghi con il MoVimento stesso, ora sarebbe sicuramente molto gradita un’opinione di un illustre cittadino Labicano cosi attivo nella vita politica locale ed in particolare su temi ambientali che a tutti devono essere cari come Tullio Berlenghi, potrà votare per il “fritto misto Labicano” che spazia dalla destra alla sinistra estrema?
..L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. (A. Gramsci )

..ci sono due diversi tipi di persone nel mondo, coloro che vogliono sapere, e coloro che vogliono credere. (F. Nietzsche)

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura