Qualcosa non quadra. C’è una
legge nazionale che disciplina le modalità di svolgimento della campagna
elettorale. La norma ha l’obiettivo di garantire il più possibile l’equilibrio
tra le forze in campo e stabilisce regole ben precise di comportamento a cui tutti
si dovrebbero attenere. Il primo onere stabilito dalla legge è in capo all’amministrazione
comunale che ha l’obbligo di “stabilire in ogni centro abitato speciali spazi
da destinare, a mezzo di distinti tabelloni o riquadri, esclusivamente
all'affissione degli stampati, dei giornali murali od altri e dei manifesti, avendo
cura di sceglierli nelle località più frequentate ed in equa proporzione per
tutto l'abitato”. In questo modo tutti i concorrenti potranno affiggere i
propri manifesti negli appositi spazi. Questo evita spreco di risorse e di
tempo e contribuisce a mantenere il decoro della città. Inutile dire che la nostra
amministrazione comunale non ha ancora provveduto.
La stessa legge impone alcune
limitazioni, sempre con la finalità di garantire il massimo equilibrio nella
competizione elettorale. Tra queste c’è l’espresso divieto di “ogni forma di
propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo
pubblico”. E chi ha – almeno a mio avviso – violato palesemente questo divieto?
Proprio la lista che si è dichiarata in continuità con l’attuale
amministrazione, con un mega manifesto decisamente molto visibile. Talmente
visibile da destare stupore che nessuno degli organi competenti se ne sia
ancora accorto.
In attesa del ritorno alla
legalità, c’è qualcuno che trae indebito vantaggio da questa situazione. Per
fortuna l’11 giugno si volta pagina.
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