Qualcosa che mi
affascina molto è la
sfrontatezza. Ci sono situazioni che andrebbero affrontare
con un certo pudore e con evidente imbarazzo. Si pensi a qualcuno che sta
amministrando una comunità da oltre vent’anni e che non può certo considerarsi
estraneo a tutti i problemi causati proprio dal modo in cui si è deciso di
governare lo sviluppo di quel paese. Quel qualcuno dovrebbe abbassare lo
sguardo ogni volta che incrocia quello di un cittadino che sarà costretto – con
i propri soldi – a pagare gli enormi danni economici (e non parliamo di quelli
ambientali) derivanti da una gestione sconsiderata della cosa pubblica. Quel
qualcuno dovrebbe sentirsi in terribile imbarazzo al pensiero che prima o poi
potrebbe trovarsi a spiegare che, sempre per sanare i guai, si sta pensando di
vendere gli immobili di proprietà del comune, ossia di tutti noi. Quegli stessi
locali che tante volte sono stati negati alle associazioni senza una plausibile
ragione, se non quella di aver voluto amministrare il paese come se fosse una
proprietà privata. Ecco, quel qualcuno dovrebbe, quantomeno, dare piena
disponibilità di dialogo e di interlocuzione con i cittadini e con i loro
rappresentanti, a cominciare dai consiglieri comunali di opposizione. Magari
per spiegare le ragioni di alcune scelte, lo stato dell’arte di determinate
situazioni più critiche (non solo quella dei depuratori). E non per cortesia
istituzionale. Ma semplicemente perché ci sono precise norme di legge – nonché
disposizioni statutarie - che prevedono l’obbligo di rispondere alle
interrogazioni consiliari e di calendarizzare le mozioni eventualmente
presentate. Ebbene il nostro sindaco si è guardato bene non solo dal convocare
un consiglio comunale per ottemperare ai propri doveri, ma quando si è trovato
costretto a convocarne uno per approvare un atto non più differibile (il
rinnovo della convenzione col segretario comunale) ha avuto la sfacciataggine
di inserire un solo punto all’ordine del giorno. Lasciamo perdere il bilancio
comunale che, come avevo facilmente previsto, verrà rinviato il più possibile,
ma almeno avere il senso di responsabilità di confrontarsi sulle numerose
questioni sollevate dall’opposizione. Niente da fare. Non è un caso, infatti,
che Alfredo Galli
abbia deciso di non procedere alla nomina di un presidente del consiglio
comunale. Una figura che non c’era e che era stata imposta, nella scorsa
legislatura, per sistemare gli equilibri interni della coalizione. I maligni
sostengono che servisse anche per togliere la conduzione del consiglio comunale
ad un sindaco così poco stimato dalla sua stessa maggioranza da essere stato
scaricato dai suoi stessi alleati nella consiliatura successiva. Ovviamente Alfredo Galli fa e disfa
come meglio crede e non c’è statuto o regolamento da cui si senta vincolato. Lui
è il sovrano - legibus solutus per
definizione - e quindi non rende conto a nessuno del suo operato. Sarà per
questo che preferisce non rispondere alle interrogazioni, magari è anche
convinto che, non affrontandoli, i problemi scompaiano. Una vecchia e
consolidata tecnica che, forse, funzionava in passato, quando il confine tra
maggioranza ed opposizione era più incerto. Non adesso. Non certo con Legalità
e Trasparenza. E le domande continueremo a farle, anche se scomode, anche se
indigeste. E i cittadini, ormai, non ci mettono molto a capire che, dietro ad
ogni silenzio, non c’è solo l’atteggiamento arrogante di chi diserta il
confronto, c’è ben altro: il nulla.
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