Sotto il profilo penale, il reato
di cui è accusato l’assessore alla casa della Regione Lombardia è indubbiamente
molto grave: si parla di scambio elettorale politico-mafioso. E quando c’è di
mezzo la criminalità organizzata è meglio tenere alta la guardia. L ’idea che
organizzazioni di stampo mafioso esercitino un controllo “diretto” sugli eletti
è oggettivamente inquietante e va combattuta individuando strumenti normativi
specifici ed efficaci. Ma il voto di scambio non è solo quello di tipo mafioso.
C’è un altro tipo di voto di scambio, la cui pratica permea, inquina e altera in
maniera allarmante molte tornate elettorali, a tutti i livelli. Anche questo è
un reato, punito da una legge dello Stato. Chi di noi non ha mai sentito parlare
di voti comprati a 50 euro o con l’equivalente in buoni benzina? Chi di noi non
si è mai imbattuto in promesse di posti di lavoro - per chi non ce l’ha, il
lavoro -, in ricatti occupazionali - per chi il lavoro ce l’ha, ma la cui
continuità dipende dal politico o, che so, da un cognato o un parente -, in
avvisi bonari sui rischi che la propria pratica in comune si areni (se è
legittima) o in promesse di “oliarne” l’iter, quando è priva dei requisiti. In
alcuni casi il reato c’è ed è evidente. In altri il confine tra lecito e
illecito è molto più labile. Magari anche nel lessico. Meglio parlare di
cortesie, piaceri, aiuti. Per i quali però il politico sarà puntualissimo nel
batter cassa al momento del voto. Ormai è difficile trovare qualcuno che dica
“se mi dai il voto faccio questo”. D’altronde ci sono modi impliciti per
esprimere lo stesso concetto, tra l’altro deresponsabilizzando l’autore della
promessa qualora non sia in grado di mantenerla. Stupisce però che ci sia
ancora tanta gente disposta a rinunciare alla propria dignità per poche decine
di euro, per una cena o per accelerare una pratica amministrativa. Per poi
pagare un prezzo ben più alto in termini di cattiva amministrazione, se non addirittura
di aumenti delle tasse dovuti ad una pessima gestione della cosa pubblica. Mi auguro
che, da domani, ognuno di noi ci penserà bene prima di cedere alla proposta di
scambiare il proprio voto e la propria dignità con un “piacere”. Desidero che,
da domani, ognuno di noi avrà la consapevolezza che una proposta così è
offensiva e indecente. Spero che, da domani, ognuno di noi non sia più disposto
a farsi umiliare. Non auspico il ricorso alla magistratura (ché poi mi si
accusa di giustizialismo). Ma, almeno, di fronte ad una proposta indecente, si
può sempre chiamare la buoncostume.
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