Fare il bilancio
di previsione a ottobre è un po’ come dare le previsioni del tempo alle sei del
pomeriggio. Guarda che oggi probabilmente piove. Ah, bene, grazie. Peccato che
mi sia già bagnato. A Labico usa così. Il bilancio di previsione a ottobre,
insieme al rendiconto dell’anno prima (ci sono voluti 10 mesi per far quadrare
i conti), agli equilibri di bilancio e alle castagne. Queste ultime faticheranno
non poco a levarle dal fuoco. Già immaginiamo che avranno anche fretta di
approvare tutto in un paio d’ore, ché loro mica hanno tempo da perdere con la
democrazia e non possono certo star lì a dare spiegazioni su come fanno a
sperperare i (nostri) soldi senza che i cittadini ne traggano apprezzabili
vantaggi. Fatto sta che il bilancio di previsione è finalmente arrivato. E
allora azzardo un’ipotesi: il sindaco si guarderà bene dal convocare il
consiglio sul bilancio in giorni o orari che consentano un’ampia partecipazione
della cittadinanza. Si accettano scommesse.
Vediamo, però,
cosa dice il documento contabile così faticosamente prodotto dai nostri
illustri statisti, gli stessi che fino all’anno scorso spacciavano come
virtuoso il bilancio del comune. Sbugiardati da noi in consiglio comunale, in
questo bilancio sono costretti ad ammettere che “il nostro ente figura tra i
comuni non virtuosi”. Finalmente ne sono accorti.
Evidentemente,
nel guardare i conti, dobbiamo partire da un presupposto innegabile: tutto il
bilancio, compresa la lunghezza dei tempi di approvazione, ruota intorno alla
questione “depuratori” e sarà, inevitabilmente, il filo conduttore di queste
considerazioni.
Un primo dato,
tanto per avere un’idea, è quello del confronto tra l’entità complessiva del
bilancio di previsione e quella che gli amministratori definiscono –
ipocritamente – “emergenza depuratori”. Si parla di 9,7 milioni di euro a
fronte di “ingenti spese che si aggirano tra i 2/3 milioni di euro” (testuale
dalla relazione previsionale e programmatica). A parte la sconcertante approssimazione
con cui ci presentano il conto dei guai di cui hanno una piena responsabilità
politica e amministrativa, quello che sconvolge è l’ammontare complessivo dei
costi che saremo chiamati a sostenere. Una cifra molto vicina ad un terzo
dell’intero bilancio. Come si fa a non andare in dissesto con questi numeri?
C’è una sola via, quella di truccarli, nasconderli, mascherarli, camuffarli.
Già immaginiamo le reazioni di fronte a questi termini. Ma come vi permettete?
Questa è diffamazione. Vi quereliamo!
In attesa delle
reazioni, proviamo a guardare alcuni elementi del bilancio con cui argomentare
meglio le nostre perplessità. Intanto è ben difficile capire dove si annidino
(nelle pieghe del bilancio) i soldi dei depuratori. Non parliamo della –
decisamente tardiva – spesa necessaria per l’adeguamento degli impianti di
depurazione, che rientrano nella parte investimenti e che dovrebbe essere
recuperata con i finanziamenti di regione e provincia. Parliamo dei soldi che
stiamo spendendo per portare via i nostri liquami dai depuratori dichiarati
fuorilegge dalla magistratura. A luglio Galli, in consiglio comunale, aveva
parlato di un milione e mezzo di euro. Adesso siamo ad ottobre e la cifra –
come ammesso dalla stessa amministrazione - è ben più elevata. Ma dov’è? A
rigor di logica dovrebbe essere nella tabella delle spese per servizi
istituzionali, alla voce “Fognatura e depurazione”. Una voce la cui componente
in entrata – e quindi ciò che pagano i cittadini - è raddoppiata dal 2009 a oggi (da 123mila euro
a 230mila euro). Una voce che, in uscita, è praticamente quadruplicata rispetto
agli anni passati (si passa dai 133mila euro del 2009 ai 647mila del 2012), ma
la differenza, in valore assoluto, è di “appena” 500mila euro. E gli altri
(almeno) due milioni? Dove sono stati messi? Certo, prima ancora
dell’approvazione del consuntivo, sono stati messi 150mila euro come avanzo di
amministrazione, dei quali è già indicata la finalizzazione di copertura dei
debiti fuori bilancio derivanti dal sequestro dei depuratori, ma all’appello
mancano ancora un sacco di soldi. Sono in bilancio? E, se ci sono, di grazia, dove
li avete ficcati?
A rendere ancora
più incerto e fumoso il quadro ci sono una serie di voci “fittizie” di entrata,
la cui funzione sembra quella di infiocchettare un po’ un ben magro bilancio,
la cui lettura potrebbe causare facilmente l’insorgenza di crisi depressive. A
ottobre 2012, infatti, si mettono a bilancio qualcosa come 2,5 milioni di euro
di entrate in conto capitale da parte della Regione Lazio (tra cui le risorse
destinate al completamento della celebre ciclabile). Una somma che, per ovvie
ragioni, dubitiamo che arriverà a destinazione nei prossimi due mesi.
Il resto del
bilancio è costellato da inevitabili aumenti della pressione fiscale e tributaria
sui cittadini, formalmente destinati a migliorare la qualità dei servizi
comunali, ma che in pratica serviranno a pagare ben altro. Il dato numerico è
inquietante: il prelievo tributario procapite (ossia quanto paga di tasse ogni
cittadino, bambini compresi) passa dai 284 euro del 2009 ai 480 del 2012. Nel
giro di tre anni le imposte comunali sono aumentate del 70 per cento. La
consapevolezza che con quei soldi si paghino i viaggi dei nostri liquami non
sembra essere di alcun conforto.
Perché l’amministrazione
non ha prodotto uno specifico quadro economico della cosiddetta “emergenza”, in
modo da far capire esattamente come stanno le cose e come si intende procedere?
La ragione sembra abbastanza semplice. Si cerca di trovare qualche artifizio contabile
per far slittare alcune voci di spesa al 2013 e prendere un po’ di fiato.
Qualcuno - ingenuamente, pensando ad un atto di riguardo nei nostri confronti -
potrebbe apprezzare il gentile pensiero. Non bisogna farsi illusioni. Cercano
solo di guadagnarsi un po’ di sopravvivenza politica e incassare qualche altro
stipendio. Peccato che, infilando la testa sotto la sabbia o nascondendo i
problemi, questi non solo non si risolvono, ma si aggravano. E l’anno prossimo
il conto sarà ancora più salato.
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