“Ma guarda un po’!”. Queste le
parole che mi sono affiorate alla mente quando ho letto l’articolo 3 del
disciplinare speciale del servizio sperimentale supporto uffici, approvato con
delibera di giunta del 26 luglio e pubblicata il 2 agosto. L’articolo elenca
dettagliatamente le competenze dell’istituendo ufficio di supporto dell’attività
della pubblica amministrazione. Si capisce subito che è un modo per aggirare le
norme che regolano la gestione del personale degli enti locali. In un posto “normale”
se si ritiene di aver bisogno di una qualche figura professionale si rende
pubblica l’esigenza (attraverso un bando pubblico, ad esempio) e si ricorre
alle forme contrattuali stabilite dalla normativa vigente. Con il concreto rischio,
però, di non poter scegliere “chi” verrà assunto. Altrimenti si possono
utilizzare altre strade. Ad esempio quella di affidare all’agenzia speciale
servizi comuni (la trasformazione di ASPER), ossia un soggetto privato esterno,
alcune mansioni legate all’attività dell’amministrazione, in particolare di
supporto agli organi istituzionali (o presunti tali, nel nostro caso). Poi, per
dare un po’ di credibilità a tutta l’operazione, l’Azienda farà riferimento al
centro pubblico per l’impiego della zona per fare l’assunzione. Ovviamente, per
evitare sorprese, hanno preso alcune cautele. La prima è che i requisiti sono
cuciti addosso alla persona prescelta, al punto da incorrere nel paradosso (il
primo) di chiedere “esperienza nella pubblica amministrazione” per un ruolo di
tirocinio. Ed è veramente singolare che una persona esperta abbia bisogno di un
tirocinio. Sempre per non correre rischi il tempo a disposizione per presentare
la domanda sarà di pochi giorni sotto ferragosto. Infine, non si sa mai, meglio
non dirlo a nessuno. E qui ci ritroviamo con il (secondo) paradosso dell’assunzione
di una persona che lavorerà dentro agli uffici comunali, senza che la notizia venga
data sul sito del comune, sul quale – ironia della sorte – campeggia ancora, in
tutta evidenza, l’invito all’incantesimo di una notte di mezza estate. Più che di un
incantesimo però bisognerebbe parlare di magheggio, sempre di mezza estate.
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