Mi dicono che sulla bacheca del presidente dell'ordine dei giornalisti è apparso un appello per raccogliere dati sulle querele e citazioni in giudizio per diffamazione.
Ho deciso di mandargli questa mail.
Gent.mo Enzo Iacopino,
Su internet gira un suo appello
per raccogliere dati di querele/citazioni per diffamazione. Mi piacerebbe
rispondere alla sua richiesta. Nei miei confronti è stata annunciata, a mezzo
stampa, una querela (peraltro mai vista) e sono stato citato in giudizio per
una richiesta di risarcimento danni. E’ successo per aver scritto un articolo
su un foglio di informazione locale (tra l’altro denunciato per “stampa clandestina”) in merito al rilascio di un permesso di costruire, sulla cui
legittimità avevo espresso alcune perplessità. La controparte è il potentissimo
sindaco di un piccolo comune e ha pensato bene di chiedermi 50mila euro. Impensabile
fare politica a livello locale con simili “minacce”. Temo, però, che il mio
caso possa non interessarle. Non ho scritto su una testata giornalistica (del
resto non è facile trovare giornali registrati che si occupano di alcune
questioni locali) e non sono un giornalista. Quindi, la sacrosanta battaglia
per la difesa di alcuni principi potrebbe, paradossalmente, diventare
classista. Anzi - se dovesse passare il meccanismo che tutela i giornalisti
professionisti escludendo per loro l’ipotesi di pene detentive, ma solo
sanzioni pecuniarie - le “classi” diventerebbero tre. Al livello più basso i
semplici cittadini, magari impegnati in difficili lotte su temi ambientali,
sociali, culturali e per i diritti, che sarebbero privi di ogni forma di
tutela. Poi ci sarebbero i giornalisti “sfigati”, quelli che scrivono per
piccole testate oppure portano avanti faticosamente giornali locali di
approfondimento e inchiesta. Senza sponsor e senza finanziatori. Loro non
potrebbero certo permettersi contenziosi legali e risarcimenti milionari e
sarebbero costretti ad una certa cautela. Infine ci sarebbero i giornalisti
alla Sallusti (mi perdoni la semplificazione antonomastica). Con le spalle
coperte da ricchi editori, non avrebbero problemi a portare avanti campagne realmente
denigratorie. Qualcuno disposto a pagare il “disturbo” lo troverebbero
sicuramente. Mi piacerebbe che la vostra battaglia – che condivido e appoggio a
prescindere – fosse a tutto tondo per la difesa dell’articolo 21 della
Costituzione. Se desidera, le mando i miei “dati” per la sua indagine.
Altrimenti, grazie comunque per l’attenzione.
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