Il 26 maggio i cittadini labicani hanno potuto
assistere all’insediamento del sindaco e del consiglio comunale scelti con le
elezioni del 6 e 7 maggio. La prima evidente differenza rispetto a cinque anni fa
è nel numero dei consiglieri. Scelte molto discutibili di una classe politica
nazionale che spaccia per riduzione dei costi della politica tagli alla
democrazia ed alla rappresentanza hanno portato da 16 a 7 il numero dei
consiglieri comunali: meno della metà. L’altro elemento di rilievo è l’assenza
(anche tra il pubblico) dell’ex sindaco, penultimo della lista e non eletto in
consiglio. Magari avrà avuto qualche impegno dei suoi (istituzionali, di
solito), ma sembra un ulteriore segnale dei problemi della maggioranza. Alfredo
Galli ha, invece, ripreso in mano lo scettro del potere (quello formale, ché
nella sostanza non c’è mai stato alcun dubbio) e ha cancellato l’immagine del
Giordani emozionato, goffo e impacciato che si esibiva nel suo primo discorso
da sindaco. Nonostante l’ostentata sicurezza del politico navigato, Galli non è
riuscito a dissimulare la consapevolezza di avere intrapreso il suo personale
viale del tramonto. Posticipato di qualche anno grazie agli errori di
un’opposizione che era stata così determinata e compatta nella propria azione
di smantellamento del sistema di potere labicano, ma parimenti incapace di
sfruttare l’enorme vantaggio accumulato. Un po’ come quei corridori che
riescono nell’impresa di portare avanti una fuga di cento chilometri, ma che, a
pochi chilometri dal traguardo, vanificano tutto marcandosi a vicenda e
consentendo il recupero del gruppone. Credo sia inutile tornare sulle vicende
preelettorali, sulle quali la mia posizione è sufficientemente chiara. Adesso
siamo nella consiliatura 2012-2017 ed è di quella che ci dobbiamo occupare.
Abbiamo una maggioranza fatta dal solito blocco di potere, con un piccolo
avanzamento di carriera di Scaccia. Uno che in passato aveva fatto finta di
essere all’opposizione, ma che, di fronte ad un posto in giunta, aveva messo in
fretta da parte ogni proposito di autonomia di pensiero. La vera sorpresa è
l’affidamento della delega più delicata, quella sull’urbanistica, al giovane
Mirko Ulsi, alla sua prima esperienza in politica, ma che è riuscito a
raccogliere ben 256 voti di preferenza. La perplessità, giustamente espressa da
Maurizio Spezzano ,
non è tanto nella – presunta – mancanza di competenza, perché non è che in
passato quel ruolo sia stato ricoperto da Astengo o Insolera, tutt’altro. Il
vero problema è che l’urbanistica a Labico è sempre stata decisa dai “poteri
forti”, per poi lasciarne la responsabilità politica e amministrativa a qualcun
altro. Noi non abbiamo mai avuto problemi ad attaccare chi ha assunto la
responsabilità delle scandalose scelte in materia di governo del territorio e
non ci fermeremo certo di fronte a chi, in tutta evidenza, non ha colpe, almeno
al momento. Ma questo non è sufficiente. Chi si prenderà l’urbanistica ne
riceverà gli onori (pochi), ma, soprattutto, gli oneri (pesanti). A meno che
non siano vere le voci su una nomina a scadenza, come le mozzarelle,
finalizzata ad interessi personali e certamente non motivata da ragioni
politico-amministrative. E’ vero che siamo tristemente abituati alla politica
degli interessi personali, ma in questo caso si raggiungerebbe un livello
davvero molto basso. Per fugare ogni sospetto il sindaco ha due strade: quella
di revocare subito la delega ad Ulsi (prima che tragga un indebito vantaggio
personale dal suo ruolo amministrativo) oppure difendere politicamente la scelta,
mantenendo l’assessorato per l’intera consiliatura. Probabilmente, come spesso
avviene a Labico, si opterà per la terza via, quella della salvaguardia di
interessi ed equilibri della maggioranza, anche se rimane l’incognita di chi –
una volta risolte le questioni pratiche - raccoglierà la patata bollente
dell’urbanistica. Dalla parte dell’opposizione si sono registrate due visioni politiche
differenti: una rivolta al passato, con un rancoroso intervento di Nello, che
si ostina a cercare di scaricare su altri la responsabilità di avere affossato,
per ambizione personale, una proposta politica che non aveva bisogno di
scendere a pericolosi compromessi per battere Galli; l’altra rivolta al presente
e al futuro, con Maurizio
Spezzano che, nel suo intervento, ha parlato in positivo, illustrando
idee e programmi e dichiarandosi portavoce in consiglio comunale di una realtà
politica concreta, forte e vitale, fatta di donne e di uomini che hanno voglia
di impegnarsi in prima persona per avere, finalmente, una pubblica
amministrazione competente e disinteressata. Quella realtà politica si chiama
“Legalità e Trasparenza” ed ha tutti i requisiti per portare il nostro paese
fuori dal pantano in cui è stato trascinato in decenni di vuoto politico e
amministrativo.
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