Amministrare un paese non è cosa
semplice. Servono sicuramente impegno, dedizione, capacità e competenze. A
completare il quadro ci vorrebbe un’assoluta mancanza di interessi, diretti o
indiretti, sull’attività della pubblica amministrazione e – soprattutto - sul
governo del territorio. Sappiamo che ai nostri amministratori attuali (e non
solo a loro) l’ultimo requisito manca in modo sin troppo evidente e le
conseguenze per la pessima politica urbanistica la stiamo pagando tutti sulla
nostra pelle. Il problema è che – a quanto pare – non brillano neppure per le
altre qualità. Certo non si può definire apprezzabile l’impegno di un sindaco
assenteista, che, pur percependo per intero l’indennità da primo cittadino, ha
sempre anteposto la sua azienda alle incombenze di amministratore. Né si
possono apprezzare capacità e competenze dell’intera giunta uscente, che hanno
spesso e volentieri, manifestato una sconcertante superficialità e conoscenza
delle più elementari questioni di cui si sono dovuti occupare.
Non ci si può certo stupire,
dunque, se le cose non funzionano. Il problema è che – fino a pochi anni fa –
difficilmente qualcuno se ne accorgeva. Infatti, in assenza di un’opposizione
che si leggesse gli atti e notasse le “magagne”, si poteva avere solo il
sospetto di una certa approssimazione amministrativa. Negli ultimi cinque anni,
grazie a noi, questo sospetto è diventato certezza. Lo è diventato, ad esempio,
per gli appalti pubblici, che sono stati troppo frequentemente affidati con
procedure tali da renderli molto vantaggiosi per il contraente privato, ma un
po’ meno per l’amministrazione pubblica e, quindi, noi cittadini. Qualche volta
per superficialità, qualche altra per vere e proprie irregolarità. In altri le
scelte sono state semplicemente prive di logica progettuale. Pensiamo alla
pista ciclabile, opera non solo inutile, perché priva di una funzione di
collegamento, ma anche non terminata e rimasta in una situazione di degrado e
abbandono, in attesa che dal cielo piovano finanziamenti per un completamento
del quale manca finanche il progetto. E questo monumento allo spreco ci costerà
200mila euro. E di dissipazioni di soldi pubblici ne abbiamo viste e denunciate
tante. Grandi e piccole. I 20mila euro dell’ambizioso e devastante progetto di
polo logistico a Colle Spina, le poche migliaia di euro letteralmente buttate
per responsabilità del sindaco e vicesindaco nella gestione di un contenzioso
sul pagamento dei lavori di pavimentazione degli impianti sportivi e
impropriamente classificati come debiti fuori bilancio in modo da farli pagare
a noi e non – come sarebbe stato giusto – a chi aveva causato il danno
economico per l’ente. E’ lungo l’elenco delle anomalie che abbiamo riscontrato
e segnalato, ma ogni volta che abbiamo criticato questo modo sciatto di
amministrare, la reazione è sempre stata di boriosa e annoiata indifferenza.
L’ultimo nodo venuto al pettine,
proprio in questi giorni, riguarda il sequestro, da parte della magistratura,
dei due depuratori del paese. Un fatto gravissimo, sia in termini ambientali e
sanitari - perché se un giudice ha ritenuto necessario bloccare gli impianti,
lo avrà fatto proprio per evitare di avvelenare il nostro territorio - sia in
termini economici, perché i 40/50 mila euro al giorno che questo scherzetto ci
costerà (la fonte è l’on. Aracri, uno degli “sponsor” di Galli e Giordani),
potrebbero mettere in seria crisi le nostre casse. Io e Maurizio Spezzano
stiamo segnalando inutilmente da alcuni anni i molti problemi legati alla
gestione del servizio idrico integrato, che dovrebbe essere una delle priorità
di un’amministrazione, visto che l’acqua è l’elemento essenziale del ciclo
vitale, dalla sua distribuzione al suo smaltimento. Invece a Labico, poiché
l’unica esigenza degli amministratori è sempre stata quella di far costruire (e
vendere) case, non ci si è mai preoccupati di adeguare la rete di
approvvigionamento idrico (in alcuni quartieri l’acqua non è sempre
disponibile), di realizzare una rete fognaria funzionale (in molti casi la rete
delle acque chiare e quella delle acque scure si uniscono, con poco piacevoli
“esondazioni” di liquami in caso di forti piogge e inutile aumento del carico
di lavoro dei depuratori) e di mettere a norma gli impianti di depurazione. A
nulla sono serviti i nostri continui solleciti e le nostre interrogazioni. A
nulla è servito chiedere per quale motivo si pagassero salate consulenze ad
esperti, i quali non sono stati in grado di accorgersi che gli impianti erano
fuorilegge. Galli e Giordani avevano sempre qualcosa di più importante da fare.
E adesso arriverà il conto di questa trasandatezza amministrativa. Per loro, a
quanto pare, il problema non si pone, visto che, a pagare ci pensano sempre i
cittadini. Questa volta, però, non saranno soli, perché io, Maurizio e l’intera
lista civica Legalità e Trasparenza faremo di tutto per evitare che i labicani
scontino colpe che non hanno.
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