Comincia una nuova avventura. Si lasciano alle spalle problemi
ed errori – e ne abbiamo fatto più di qualcuno – e si parte per una nuova
campagna elettorale. Il clima è positivo, molte persone ci conoscono e
conoscono il lavoro che abbiamo fatto come opposizione in questi cinque anni.
Un’opposizione dura e determinata là dove erano in gioco ingiustizie,
violazioni di diritti, abusi di potere e saccheggio del territorio, ma
disponibile a collaborare quando si trattava di migliorare interventi e
proposte a favore del paese e dei cittadini. Spesso la nostra collaborazione
non era gradita, ma qualche volta non si è potuto fare a meno di prendere in
considerazione proposte concrete e frutto di studio e di impegno. Pur nello
scontro – talvolta feroce – che ha spesso caratterizzato i rapporti con la
maggioranza, siamo riusciti a guadagnare il rispetto – e qualche volta, forse,
la stima – dei nostri avversari politici. La nostra continua pressione ha
permesso di raggiungere qualche piccolo risultato e, ad esempio, siamo riusciti
ad imporre modalità di gestione della macchina amministrativa che tutelassero
maggiormente l’interesse pubblico. Dopo aver assistito a discutibili procedure
d’appalto per opere pubbliche, in cui le ultima priorità erano il risparmio dei
soldi pubblici e la qualità degli interventi, anche per quanto riguarda bandi
ed appalti c’è stato un piccolo cambio di rotta: più trasparenza, correttezza
delle procedure, vantaggi tangibili per l’amministrazione (e, quindi, per tutti
noi). Purtroppo solo alla fine della legislatura siamo riusciti ad aprire una
breccia anche nel settore più controverso dell’amministrazione: quello dell’urbanistica,
il più esposto ad appetiti ed interessi. Il consiglio comunale ha istituito una
commissione speciale sull’urbanistica che, con la guida di Maurizio Spezzano,
ha iniziato ad affrontare – tra le altre cose - i tanti problemi delle
lottizzazioni, causati da costruttori senza scrupoli e da un’amministrazione
incapace di assolvere al proprio ruolo. Convenzioni scadute, fideiussioni
scomparse, certificati di agibilità fantasma. Il panorama delle magagne
edilizie ed urbanistiche labicane è tanto ricco quanto desolante. Ovviamente ci
sarà molto da lavorare per riportare tutto alla regolarità, ma il lavoro è
stato instradato e, se anche nella prossima consiliatura ci sarà lo stesso
senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, potremmo riuscire a
regolarizzare la maggior parte delle situazioni, togliendo ai tanti labicani,
vecchi e nuovi, che si sono avventurati nell’acquisto di una casa nel nostro
comune, quello sgradevole senso di precarietà a cui sono stati costretti per
troppi anni. E questa è una delle ragioni che ci spinge a continuare la nostra
azione politica: la consapevolezza che questo paese ha bisogno di amministratori
slegati da interessi economici e che vedano la politica come servizio e non
come opportunità di carriera. “Costretti a fare politica” era stato l’azzeccato
e riepilogativo titolo di un articolo di Stefano Simonelli di qualche anno fa.
In attesa di tempi (e amministratori) migliori di questi, siamo ancora in prima
linea.
30 marzo 2012
28 marzo 2012
A Labico la politica è immobile (nel senso cementizio del termine)
![]() |
L'indiscreto Magazine |
Il giorno prima. L’indiscreto magazine?. Ah, no. Non l’avevo
mai sentito. Mensile di approfondimento. Bello. Interessante. Io? Un
editoriale? Certo, volentieri. Grazie… Su? Sulla politica labicana??? Ah. Ehm.
Sì, sì. Ok. Per domani. Va bene. Il giorno dopo. No, scusa. Volevo essere sicuro. Un editoriale sulla politica labicana.
Ne sei certo? Io? L’editoriale non è cronaca asettica, presuppone un’opinione,
un giudizio, una valutazione. Io sono parte in causa… Sì, un po’ di
autocritica, certo. Va bene. Ci provo.
Dunque, eccomi qui a scrivere un
editoriale sulla politica labicana (l’ho già detto, vero?). Sì, proprio io. Un
po’ come se ad uno studente si chiedesse di esprimere un giudizio sulla propria
interrogazione. Come se la Gazzetta dello Sport proponesse a Totti di dare un
voto alla propria prestazione agonistica. Come chiedere ad uno scrittore di
recensire la sua ultima fatica letteraria. Se continua su questo binario il
giornale di approfondimento di strada ne farà pochina, ma tant’è, proviamo a
parlare del quadro politico a Labico, ad un mese dalle elezioni. Non dalle
tribune, ma dal terreno di gioco, dove, è noto, la visuale è un tantino
circoscritta.
La politica labicana è sempre
stata caratterizzata da una certa staticità. Ci sono alcuni nomi ricorrenti
nell’agone politico. Talvolta si intrecciano. Ogni tanto si modificano gli
accordi e cambiano le alleanze. Ma il quadro sembra improntato ad un
sostanziale immobilismo. E questo, presumibilmente, per la felice etimologia
della parola, ché a Labico l’immobile, nell’accezione cementizia del termine, è
il baricentro di tutti gli interessi economici e – di conseguenza – politici.
Pensiamo alla storia politica recente, diciamo dal 1995. I nomi dei
protagonisti politici dell’epoca erano Scaccia (sindaco), Marcelli, Zelli,
Galli, Tulli. Nel 1997, dopo la caduta di Scaccia – grazie al fuoco amico di
Marcelli e Zelli –, sindaco è diventato Galli, con Giordani vicesindaco e Tulli
assessore. mentre Marcelli, Zelli e Scaccia sono passati all’opposizione (un
parolone, se vogliamo). Nel 2002 si replica con la stessa squadra. E’ una
consiliatura importante, perché si lavora ad uno dei più orrendi piani
regolatori mai visti nella storia dell’urbanistica. Viene presentato al
pubblico per la prima volta nel 2004. Fa già abbastanza schifo (ma i nostri
infaticabili amministratori sono riusciti a peggiorarlo in due successivi
passaggi), ma nessuno dei membri della giunta sembra accorgersene. Anche
l’opposizione (chiamiamola di nuovo così) è in gran parte entusiasta (3 su 4
voteranno a favore e Marcelli si mette persino a disposizione per coordinare il
lavoro della commissione nominata ad hoc). Nel 2006 Tulli lascia la maggioranza
a sua insaputa. Pare che se ne sia accorto quando ha visto che avevano
sostituito la targhetta del suo ufficio. Nel 2007 c’è il rinnovo del consiglio
comunale. La maggioranza si presenta compatta e forte della gestione dell’iter
della variante al piano regolatore (si invertono solo i ruoli di sindaco e
vicesindaco), mentre l’opposizione decide di puntare su un rinnovamento, totale
sui contenuti e parziale sulle persone (ecco, un po’ di autocritica, meno
male). Il risultato è lusinghiero ed è la premessa per la costruzione di
un’alternativa politica, fatta di credibilità e di competenza. Lo testimoniano
l’enorme quantità di lavoro svolto, sul piano amministrativo, della
comunicazione, dell’informazione. Lo testimonia l’enorme difficoltà in cui
viene messa puntualmente la maggioranza su ogni singolo atto amministrativo. Lo
testimoniano i piccoli, ma incoraggianti, cambiamenti positivi di una macchina
amministrativa pigra e indolente.
Arriviamo al 2012. A bocce ferme
questa opposizione ha tutte le credenziali per mandare a casa giunta,
maggioranza e metodo della politica labicana. E questo non va bene. Mandare a
casa la maggioranza, sì, ma non si può correre il rischio che cambino anche davvero
le cose. Soprattutto su temi caldi, come edilizia e governo del territorio. Ed
ecco dunque pezzi della maggioranza uscente unirsi a pezzi dell’opposizione,
con l’obiettivo di alterare gli equilibri e dare vita ad un’opposizione più
docile, meno conflittuale, più accomodante. Un’opposizione in cui non c’è più
spazio per chi è ancora convinto della bontà del progetto originale. Il marchio
vincente – il “brand”, come direbbero gli anglofili – era troppo appetitoso per
lasciarlo nelle mani di qualche ingenuo idealista (che magari avrebbe potuto
davvero tutelare il territorio e anteporre i diritti dei cittadini agli
interessi ed alle speculazioni). E così si è dato vita a quella che – prendendo
il termine in prestito dal linguaggio dell’economia – possiamo definire una
“scalata”, attraverso la quale è cambiata non solo la guida del progetto politico,
ma soprattutto il suo indirizzo. Ne è cambiato lo stile, i contenuti, la
pulsione ideologica. E’ rimasto il marchio, ma è cambiata la ragione sociale. A
chi quel progetto l’aveva ideato, costruito e realizzato sono state date due
possibilità: accettare il cambio di rotta con la promessa di ruoli e incarichi
oppure levare il disturbo. Gli interessati, per deplorevole coerenza, hanno
preferito rinunciare ad incarichi e prebende e levare il disturbo. Roba da
matti.
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27 marzo 2012
Eleonora Fioramonti: I perché del mio NO a questa Cambiare e Vivere Labico
Pubblico l'ottimo articolo di Eleonora che ricostruisce in modo impeccabile cinque anni di politica labicana e spiega le ragioni di una scelta difficile, ma inevitabile.

Nel 2007 ero una ragazzina. Si può dire? Sì, perché a 24 anni si è
ancora ragazzini. Benedetto
Paris mi coinvolse nella politica labicana - che da sempre
guardavo con interesse ma a una certa distanza - chiedendomi di “lavorare” per
la candidatura di Tullio Berlenghi. E chi
è? Mi e gli dissi. Accettai. E ne fui felice. Da subito. Ed è nata, così,
per me, Vivere Labico. Un progetto nuovo, fresco e giovane. Rischioso, per il
cambiamento che prospettava nei contenuti e per la scelta del candidato
sindaco, di fatto sconosciuto, ma forse proprio per questo la persona che
meglio poteva rappresentare la nostra idea (mia, ma prima ancora di Benedetto Paris , Sergio Ginnetti , Angelo Saulini , Maurizio Picchio e
altri….): sganciarsi dalle vecchie
dinamiche della politica labicana, a cominciare dalle persone, e dare vita a
qualcosa di alternativo, sin dalle sue fondamenta. Una vera sfida per un
paese ormai immobilizzato da 15 anni in una stessa amministrazione,
rappresentata da Alfredo Galli e co.. Bello,
mi piace. Si va avanti per qualche mese, poi, a poche settimane dalle
elezioni (aprile 2007), sono iniziate le trattative per fondere Vivere Labico
con un altro progetto (Cambiare
Labico – Maurizio
Spezzano , Armando
Zelli ) e con altri “indipendenti” (Nello Tulli , Danilo Giovannoli )
votati alla causa di “mandare a casa” Galli. Ho espresso con forza le mie
perplessità, i miei dubbi, i rischi che potevamo correre. Ma non ero in grado
di imporre alcuna decisione. E la maggioranza del mio gruppo scelse di
accordarsi… e nacque Cambiare e Vivere Labico.
Con Tullio
Berlenghi candidato sindaco e un programma condiviso che
aveva come base una radicale idea di cambiamento per Labico.
È bene ricordare che al tavolo di quella trattativa sedevano anche i
fratelli Marcelli, Attilio ed Agostino (da poco “cacciati” dai DS di Labico),
che poi decisero di lasciare la partita, anche, ma non solo, per una
incompatibilità con il candidato sindaco, per appoggiare (pubblicamente) la
candidatura dell’attuale sindaco, Andrea Giordani. Con unanime soddisfazione di
tutto il neo gruppo Cambiare e Vivere Labico.
Da quel momento è iniziata una
bellissima campagna elettorale. Non facile, visto che l’accordo – tra anime
anche molto diverse - era fresco, ma bella, appassionante, viva. Giornali,
manifestazioni, iniziative, volantinaggi, comizi. Poi le elezioni, la
prevedibile (anche se comunque dolorosa) sconfitta e l’inizio del lavoro vero
per Labico.
Non era detto che si riuscisse a
costruire un’opposizione così forte ed
unita. In grado di portare avanti le battaglie che, sin dalla nascita del
progetto, ci eravamo prefissati. E invece è stato sorprendente – ed in parte
emozionante per chi, come me, ha vissuto da vicino molti consigli comunali - scoprire
di essere in grado di dare grande filo da torcere a questa maggioranza. Tre
anni duri. Consigli comunali interminabili, interrogazioni, mozioni, comunicati
stampa, esposti, denunce, botte e risposte durissime con la maggioranza. Tutto
mosso da un grande entusiasmo. Tullio – determinato, capace, competente,
come ha, sin da subito, dimostrato di essere, ma soprattutto libero nell’azione
poiché sganciato da qualsiasi logica di famiglia, rapporto o pregiudizio
labicano (nel senso peggiore di questo termine) - alla guida del gruppo e gli
altri quattro consiglieri, ognuno con le proprie peculiarità, a seguire ed
arricchire il progetto. Un progetto che stava finalmente entrando a far
parte di Labico, che stava crescendo, che si stava consolidando, che
abbandonava la strada dell’assoluta novità per divenire una realtà riconosciuta
da molti, moltissimi cittadini labicani.
La battaglia più importante è
stata certamente quella sulla politica
urbanistica e sulla gestione del territorio labicano. In particolare, sulla
scandalosa variante al piano regolatore – approvata a gennaio 2007.
È bene ricordare che, pur trovandosi allora (gennaio 2007) nella
posizione di consiglieri di opposizione, nello specifico Agostino Marcelli
(presidente della commissione per il PRG), furono, in qualche modo, gli
estensori di questa variante. Alla quale, allora, solo Armando Zelli , anche lui
consigliere di minoranza, e Nello
Tulli , appena fuoriuscito dalla maggioranza, si opposero.
Tutto bello, dunque. Poi nel
2010, il vento inizia a cambiare. La percezione che si vogliano modificare
degli assetti nella squadra di opposizione (per
me una vera assurdità) diventa una certezza. Nel maggio 2010, Tullio Berlenghi scrive
una lettera al gruppo in cui esterna le sue perplessità e chiede trasparenza
nelle decisioni interne al gruppo, avendo percepito nettamente che la sua
figura non è più quella scelta da una parte del gruppo per continuare a
rappresentarlo nelle elezioni del 2012. Praticamente:
se non vi vado più bene ditemelo chiaramente, ditemi chi volete al mio posto e
perché ed iniziamo a lavorare in quest’altra ottica. Da allora qualcosa si
è incrinato. La richiesta di trasparenza non è stata soddisfatta e, anzi, il
clima è diventato sempre più teso. La figura di Nello Tulli come nuovo
leader della colazione iniziava a prendere piede, senza mai essere affermata chiaramente.
Non ho mai trovato una spiegazione logica
a questa scelta per un motivo forse banale: se la nostra idea di cambiamento
nasceva anche da un cambiamento di volti e nomi della politica labicana perché
scegliere quale nostro rappresentate primario chi, di quella politica, in un
modo o nell’altro, fa parte dal 40 anni? Questione di numeri, pare. Non
starò qui a ripetervi ciò che per settimane e mesi ho ascoltato come
spiegazione del cambiamento di rotta dai miei “compagni”, mi limito a dire:
questione di numeri.
Il dialogo interno si interrompe.
La tensione contamina, a lungo andare, ogni cosa… rapporti politici, rapporti
personali. Fino ad arrivare alla – disastrosa,
secondo me – decisione di fare delle primarie per far scegliere al popolo
il nostro candidato sindaco. Una
colossale idiozia. Il candidato sindaco – naturale – lo avevamo già. Tullio
Berlenghi. Che in questi anni ha smesso di essere sconosciuto e soprattutto ha
dimostrato – ai cittadini per primi – di essere il vero “osso duro” per questa maggioranza
scellerata.
Le primarie del 18 dicembre 2011
hanno però dato un altro responso. Per soli 70 voti, Nello Tulli sarà il nuovo
candidato sindaco di Cambiare e Vivere Labico. Confesso di fare molta fatica ad
accettare l’idea. Per le motivazione scritte sopra. Tuttavia non importa.
Accetto il risultato – straordinario ed imprevedibile il numero dei votanti,
che ringrazio tutti (quasi tutti) - e vado avanti. In fondo, mi dico, 70 voti sono pochi ed entrambi i candidati/gruppi di
sostegno, avranno capito che c’è una sostanziale parità. Quantomeno un pari
peso decisionale. Ma si capisce subito che così non è.
È bene ricordare che, a ridosso delle primarie, si è concretizzato un
riavvicinamento dei fratelli Marcelli e del loro erede, Marco Aurelio Marcelli,
al gruppo Cambiare e Vivere Labico. Un riavvicinamento, nella mia ottica,
impossibile anche solo da immaginare. Padre, madre, figlio, zio, poco importa. “I
Marcelli” rappresentano, con il loro modo di fare politica, tutto quello che il
mio progetto non può rappresentare. Non ho niente contro di loro come persone,
perché non abbiamo sostanzialmente un rapporto personale, ma ho molto contro di
loro come “politici”. E che nella mia eventuale lista ci sia uno di loro due o
il figlio o il nonno, poco importa. Non è concepibile. Se hanno avuto un
ripensamento rispetto al 2007, ben venga. Facciano un’altrettanto pubblica
campagna elettorale per Cambiare e Vivere Labico e poi il resto verrà da sé. Per
spiegare meglio questo nodo (l’unico vero nodo) è bene ricordare che – e questa
non può certo essere una colpa – i fratelli Marcelli si occupano di
progettazione edilizia e, vuoi o non vuoi, da un piano regolatore, di qualunque
colore esso sia, tendono a trarre dei benefici per il proprio lavoro. È
evidente che neanche questa è una colpa, ma un dato di fatto, in buona parte
incompatibile con il progetto Cambiare e Vivere Labico: una politica
urbanistica che vada nel solo interesse del cittadino, del suo benessere
e della tutela dell’ambiente labicano. Ovviamente non tutti coloro che si
occupano di edilizia sono uguali e non farò di tutta l’erba un fascio, ma chi
contribuisce allo scempio rappresentato in alcuni punti dell’ultima variante al
prg labicano – che prevede, a regime, altri 400mila
metri cubi di cemento da spalmare sul territorio – qualche problema di
incompatibilità con il mio progetto ce l’ha. Su Marco Aurelio non ho
particolari motivazioni da addurre per la sua non candidabilità (a parte
qualche critica alle sue poco razionali esternazioni), ma so che in questi
cinque anni non è stato presente nelle nostre battaglie come un giovane che ci
crede avrebbe potuto fare (e come in molti hanno fatto). Quindi non vedo una
particolare motivazione neanche per la sua candidabilità se non quella – per
chi lo vuole per forza in lista – di essere il figlio di Attilio Marcelli.
Il clima che si crea subito dopo
le primarie non è armonioso. Il candidato sindaco diviene improvvisamente colui
che decide (le sue decisioni sono superiori a quelle dell’assemblea) e che
decide che il nome di Marco Aurelio Marcelli nella lista della coalizione da
lui guidata è imprescindibile. Punto.
C’è qualcosa che non mi torna. E
soprattutto c’è qualcosa che non mi piace. A parte nei “nuovi” nomi anche e
soprattutto nel modo di gestire le cose. Troppi sotterfugi, troppe assurde
strategie, troppi compromessi a cui scendere, troppe promesse, troppe
chiacchiere. E per cosa? Vincere a tutti i costi contro Galli, racimolando voti
ovunque. Ok, anche io voglio vincere contro Galli, o meglio contro il modo di
fare politica rappresentato da Galli, ma a quale prezzo? Compromettere la
credibilità di quanto sono andata raccontando ai cittadini labicani negli
ultimi 5 anni? Compromettendo il mio progetto? Quello in cui ho creduto
dall’inizio e che volevo mantenere tale, inasprendolo, se necessario, per
rimarcare di più e meglio la sua diversità dall’attuale maggioranza, e non
certo appiattendolo con qualcosa che di radicale non ha più nulla?
Mi sento spaesata. Amareggiata.
Delusa. Sconcertata dal fatto di dovermi trovare, nonostante il duro lavoro,
praticamente al punto di partenza. Digerire, capire, accettare, ingoiare, turarsi il naso (espressione che troppe
volte ho sentito nelle ultime settimane). Non lo avevamo superato già questo
passaggio? Io credevo di dover fare una
campagna elettorale grintosa ed energica. A testa alta e fiera di rappresentare
l’alternativa – VERA – a questa maggioranza scellerata. Invece, forse
troppo tardi, mi sono accorta che chi mi circonda – non tutti ovviamente, ma
molti (Nello Tulli ,
Danilo Giovannoli ,
Benedetto Paris ,
Angelo Saulini ,
Sergio Ginnetti ,
Maurizio Picchio …..)
– hanno altro in testa. Anzi, in molti trovano sciocche le mie idee ed inutili
i miei ideali. Però, gli ideali, quando ci sono, vanno al di là delle poltrone
(quella di vicesindaco e assessore all’urbanistica “concesse” a Maurizio e Tullio dal
neo candidato sindaco) ed io, e noi, siamo ancora disposti a credere che
qualcosa di diverso per Labico sia possibile. Senza contaminazioni troppo
contaminate. Senza appiattire il nostro ideale. E – nonostante questo scritto
sia comunque incompleto e manchino ancora molte cose da dire - mi accorgo che è
solo una la ragione del mio NO a questa Cambiare e Vivere Labico: io, come nel
2007, continuo ad essere convinta che bisogna cambiarlo davvero, Labico, per
poterlo vivere come sogniamo. Qualcun altro, evidentemente, ha cambiato idea.
25 marzo 2012
In carrozza, si parte.
Comincia una nuova avventura. Si lasciano alle spalle problemi ed errori – e ne abbiamo fatto più di qualcuno – e si parte per una nuova campagna elettorale. Il clima è positivo, molte persone ci conoscono e conoscono il lavoro che abbiamo fatto come opposizione in questi cinque anni. Un’opposizione dura e determinata là dove erano in gioco ingiustizie, violazioni di diritti, abusi di potere e saccheggio del territorio, ma disponibile a collaborare quando si trattava di migliorare interventi e proposte a favore del paese e dei cittadini. Spesso la nostra collaborazione non era gradita, ma qualche volta non si è potuto fare a meno di prendere in considerazione proposte concrete e frutto di studio e di impegno. Pur nello scontro – talvolta feroce – che ha spesso caratterizzato i rapporti con la maggioranza, siamo riusciti a guadagnare il rispetto – e qualche volta, forse, la stima – dei nostri avversari politici. La nostra continua pressione ha permesso di raggiungere qualche piccolo risultato e, ad esempio, siamo riusciti ad imporre modalità di gestione della macchina amministrativa che tutelassero maggiormente l’interesse pubblico. Dopo aver assistito a discutibili procedure d’appalto per opere pubbliche, in cui le ultima priorità erano il risparmio dei soldi pubblici e la qualità degli interventi, anche per quanto riguarda bandi ed appalti c’è stato un piccolo cambio di rotta: più trasparenza, correttezza delle procedure, vantaggi tangibili per l’amministrazione (e, quindi, per tutti noi). Purtroppo solo alla fine della legislatura siamo riusciti ad aprire una breccia anche nel settore più controverso dell’amministrazione: quello dell’urbanistica, il più esposto ad appetiti ed interessi. Il consiglio comunale ha istituito una commissione speciale sull’urbanistica che, con la guida di Maurizio Spezzano, ha iniziato ad affrontare – tra le altre cose - i tanti problemi delle lottizzazioni, causati da costruttori senza scrupoli e da un’amministrazione incapace di assolvere al proprio ruolo. Convenzioni scadute, fideiussioni scomparse, certificati di agibilità fantasma. Il panorama delle magagne edilizie ed urbanistiche labicane è tanto ricco quanto desolante. Ovviamente ci sarà molto da lavorare per riportare tutto alla regolarità, ma il lavoro è stato instradato e, se anche nella prossima consiliatura ci sarà lo stesso senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, potremmo riuscire a regolarizzare la maggior parte delle situazioni, togliendo ai tanti labicani, vecchi e nuovi, che si sono avventurati nell’acquisto di una casa nel nostro comune, quello sgradevole senso di precarietà a cui sono stati costretti per troppi anni. E questa è una delle ragioni che ci spinge a continuare la nostra azione politica: la consapevolezza che questo paese ha bisogno di amministratori slegati da interessi economici e che vedano la politica come servizio e non come opportunità di carriera. “Costretti a fare politica” era stato l’azzeccato e riepilogativo titolo di un articolo di Stefano Simonelli di qualche anno fa. In attesa di tempi (e amministratori) migliori di questi, siamo ancora in prima linea.
12 marzo 2012
Lettera aperta a Danilo Giovannoli
Caro Danilo,
rispetto la tua decisione di
appoggiare la scelta di Nello come candidato sindaco e – implicitamente – di
sostenere l’oggettivo cambio di rotta impresso coattivamente alla linea
politica della coalizione. Quella di Nello, e di conseguenza la tua, è una
scelta legittima. Sia le forze politiche, sia le coalizioni hanno tutto il
diritto di cambiare idea. Anzi, nella storia della politica potrei citare molti
casi di ripetuti dietro-front, anche prima in un verso e poi in quello opposto,
per poi tornare alla posizione originale. Convinti antinuclearisti sono
diventati sostenitori dell’atomo, grintosi forcaioli sono diventati strenui
garantisti. E’ tutto lecito, concesso, comprensibile.
Così com’è altrettanto legittimo che qualcuno non abbia voglia di seguire la
nuova strada tracciata dal cambio di leadership. E’ comprensibile che ci sia
chi non si sente più rappresentato. E bisogna concedere a chi vuole mantenere
il progetto iniziale, il diritto di andare altrove e, se necessario, di dare
vita ad un soggetto diverso, che meglio colga le proprie istanze. Abbiamo
trascorso insieme cinque anni all’opposizione e abbiamo lavorato molto bene,
con rispetto e stima reciproci. E vorrei che questo rispetto rimanesse anche
adesso che abbiamo deciso di intraprendere strade differenti. Tu quella delle
alleanze a tutti i costi pur di vincere, io quella della continuità sui
contenuti. Non c’è bisogno che tu ricorra ad una metafora inutilmente volgare e
violenta come la “pugnalata alle spalle” per descrivere ciò che io giudico, semplicemente, “coerenza”. Come sai, so essere molto duro e determinato nella
critica politica nei confronti dei miei avversari, che non considero mai nemici. Sarò altrettanto
duro e determinato in questa campagna elettorale, ma non intendo ricorrere ad
insulti o a categorie che non fanno parte della dialettica politica. Il mio
vuole essere un invito e, in qualche misura, anche un suggerimento. Se la
replica alla critica dovesse sfociare in scomposte - e magari offensive –
locuzioni verbali slegate dal contesto, qualcuno potrebbe sospettare che in
questo modo si stia cercando di mascherare l’oggettiva fragilità di una
coalizione, fatta da un’arida sommatoria di numeri, ma priva di un sostrato
comune. Per tutto il resto ti auguro buona fortuna. Immagino ne abbiate
bisogno.
7 marzo 2012
La giustizia può attendere
Sono appena stato all’udienza per
la causa civile intentatami da Alfredo
Galli per una – presunta – diffamazione nei suoi confronti.
E’ buffo notare che proprio quelli che disprezzano il ricorso alla magistratura
– considerata un’arma “politica” impropria – decidono di avvalersene quando
iniziano a soffrire la pressione del proprio avversario politico. Era già successo
per la diffusione di un bollettino informativo da parte dell’opposizione, per
il quale il Sindaco decise persino di fare una denuncia penale (il reato
sarebbe “stampa clandestina”). Tra i denunciati c’era persino “Leo Vitro” (un
simpatico pseudonimo del quale, a quanto sembra, gli esponenti della
maggioranza non avevano colto l’ironia), ma mancava colui il quale è diventato
il candidato sindaco di Cambiare e Vivere. Un po’ perché, probabilmente, non era
considerato realmente un “nemico”, da combattere attraverso la via giudiziaria,
un po’ perché non avevano avuto la pazienza necessaria di scorrere le centinaia
di pagine delle pubblicazioni per trovare una sua firma. Con un po’ di pazienza
una l’avrebbero trovata. Magari una sola, ma c’era. Ne sono (quasi) sicuro. In
quella circostanza la polizia giudiziaria si era trovata costretta ad avviare
una penosa indagine per accertare se i denunciati avevano realmente commesso il
gravissimo reato ereditato dal ventennio fascista e rimasto quasi per caso nel
nostro ordinamento giuridico.

In questa, come in altre
battaglie per la legalità, sono rimasto praticamente solo (non del tutto, per
fortuna, e sono grato a chi mi è stato vicino). C’era stato un impegno unanime
a sostenere le spese legali per i procedimenti giudiziari in cui – in nome e
per conto del gruppo - ero coinvolto – sono anche parte civile e testimone in un
processo penale in cui Alfredo Galli è imputato per reato contro la pubblica
amministrazione –, ma la nuova linea politica di Tulli e dei suoi pochi
sostenitori che si sono appropriati di Cambiare e Vivere Labico sembra essere
più orientata a fare nuove promesse che a mantenere quelle vecchie.
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1 marzo 2012
Viva la privacy
Onore al merito. Il primo fine
umorista a sfruttare l’argomento era stato Giorgio Scaccia , colui
che, per la cronaca, sedeva nei banchi dell’opposizione quando Nello era
assessore nella giunta guidata da Alfredo Galli. Scaccia fu autore di una
memorabile battuta in replica alla nostra richiesta sul motivo per cui – ad
avviso della sua maggioranza – non era possibile fare registrazioni (audio o
video) dei consigli comunali. “Per la legge sulla privacy”. Fu la sua esilarante
risposta. Pochi secondi dopo le risate si sentivano dalla Casilina e un paio di
camionisti si fermarono per capire cosa stesse succedendo. Qualcuno dei
presenti, con le lacrime agli occhi, riferì l’ineguagliabile trovata comica. Si
narra che, ancora adesso, la battuta si diffonda attraverso le onde radio dei
baracchini degli autotrasportatori.
Ovviamente se una cosa funziona,
merita di essere riutilizzata, rielaborata, riciclata (termine ambivalente, ma
in questo caso la connotazione è positiva). E a farlo ci ha pensato proprio
Nello, il quale è responsabile (in solido) di aver negato gli elenchi dei partecipanti alle
primarie a chi, guarda caso, a quelle primarie aveva concorso. Non entro
neppure nel merito delle patetiche motivazioni addotte per giustificare questo
comportamento. Prendo atto, però, di un paio di questioni. Qualora ce ne fosse
bisogno, questo episodio ha dimostrato che Nello sia convinto di essere
diventato il padrone di un progetto politico. Padrone al punto tale da poterlo
persino snaturare e fare le scelte che vuole, senza considerare chi, quel
progetto, l’ha fondato, promosso e costruito. La seconda questione riguarda due
elementi fondamentali in quella che sarebbe dovuta essere l’alternativa (anche
nel modo di fare politica): fiducia reciproca e clima sereno e accogliente.
Purtroppo mancano entrambi e non ci sono né la voglia né l’intenzione di
recuperarli. Anzi la sensazione è che i “nostalgici” del progetto originale
siano considerati un intralcio per la nuova rotta disegnata da Nello, più
pragmatica, più realista, più concorrenziale sui temi forti
dell’amministrazione. Perché – e questo
sarà il mantra delle prossime settimane – quello che conta è vincere. Gli
ideali e i principi sono un’altra cosa e, come le parole, se li porta via il
vento. Non quello del cambiamento. Quello della restaurazione.
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