In una situazione normale la dialettica politica si limiterebbe ad un confronto tra differenti visioni su “come” governare, sulle priorità, sul modello di sviluppo economico ed urbanistico, su come utilizzare le risorse per il settore sociale, la scuola, la cultura e via dicendo. In una simile situazione ogni scelta sarebbe pienamente legittima e i cittadini deciderebbero da chi essere governati sulla base del tipo di proposta avanzata. A Labico la situazione normale non è e l’unica certezza programmatica della nostra amministrazione è quella della speculazione sul territorio. Per il resto le idee sono poche e confuse. Basti pensare alla rapida retromarcia sull’area di sviluppo industriale, la cui creazione sarebbe stata una svolta epocale (in negativo dal mio punto di vista) per un comune che, fino a pochi anni fa, aveva una vocazione spiccatamente agricola.
L’anomalia labicana però sta in buona parte nell’incapacità amministrativa di una maggioranza che non riesce a pianificare la propria attività e si ritrova, costantemente, con l’affanno a gestire situazioni che diventano inesorabilmente indifferibili, perché è mancata la capacità di affrontarle nei tempi dovuti. Gli equilibri di bilancio, approvati alla fine di novembre, hanno evidenziato in modo lampante i limiti di una compagine che vivacchia perché la macchina amministrativa va avanti quasi esclusivamente grazie al lavoro degli uffici. Ma dove c’è bisogno dell’impulso della politica ecco che si finisce nel pantano. E il paradosso è che i conti del Comune si salvano proprio grazie all’inerzia dell’amministrazione che, riuscendo a fare una minima parte di quanto promette, lascia molti residui nei capitoli di bilancio, che il ragioniere “rastrella” per evitare di andare in deficit. Il vero guaio è che si risparmia sulle cose importanti, come la scuola, la cultura, il sociale per bilanciare gli enormi sprechi a cui questa amministrazione ci ha abituato. Sprechi piccoli e grandi, la cui somma però incide sensibilmente sulle casse di un’amministrazione che non naviga certo nell’oro. Il nostro comune, ad esempio, non è nemmeno in grado di dirci quale sia la consistenza del proprio patrimonio, la cui gestione – ancorché molto approssimativa – ha un costo per la collettività, mentre in qualche caso potrebbe rappresentare un possibile gettito. Pensiamo, solo per fare un esempio, alla zona dei cerchi, il cui locale è stato affidato per una somma irrisoria (peraltro nemmeno pagata) ad un gestore che ha lasciato l’area nel degrado e nell’incuria. E se non fosse stato per un’interrogazione dell’opposizione la situazione sarebbe rimasta immutata. Adesso dovrebbero fare un nuovo bando per l’affidamento. Quanto ci metteranno? Il capitolato sarà tarato sull’interesse del privato (come nel bando precedente) o sarà più equilibrato? Nel frattempo continuiamo ad avvertire una sgradevole sensazione di irrispettosa indifferenza nei confronti del ruolo che gli amministratori sono chiamati a svolgere.
Un altro fulgido esempio del pressapochismo dei nostri amministratori riguarda un servizio, di competenza comunale, fino ad ora affidato ad un soggetto privato: le pubbliche affissioni. Negli ultimi anni la gestione del servizio è stata a dir poco fallimentare. Completamente disattesi sia il regolamento comunale che il precedente capitolato d’appalto, qualità del servizio inadeguata, assoluta mancanza di informazione e di trasparenza, mancanza di controllo delle infrazioni (soprattutto se commesse dagli esponenti della maggioranza, per i quali l’affissione selvaggia era considerata lecita), introiti ben al di sotto delle potenzialità. Di fronte ad uno scenario così ci si sarebbe aspettato l’impegno a cercare di avere garanzie di miglioramento, nell’interesse della pubblica amministrazione (penalizzata per le mancate entrate) e dei cittadini. L’impegno invece ce l’ha messo solo il responsabile dell’ufficio competente che ha predisposto nei tempi il capitolato d’appalto sul quale si sarebbe dovuto lavorare. Peccato che le priorità della maggioranza siano sempre altre e, soprattutto, i consiglieri di maggioranza hanno così tanti impegni da non poter protrarre i consigli comunali oltre l’ora di pranzo. Ed è così che, rinvia oggi, rinvia domani, sono venuti a mancare i tempi per l’approvazione dell’atto prima della scadenza dell’attuale concessione. Questa superficialità porterà l’ennesimo danno economico al bilancio del Comune. Per non farci mancare nulla la maggioranza ha infine deciso di sperperare, ancora una volta, qualche altro migliaio di euro (2500 solo per redazione e stampa) per il giornalino di propaganda della maggioranza, spacciato per informazione amministrativa. Noi, anche alla luce delle evidenti difficoltà economiche in cui versa l’amministrazione, abbiamo chiesto di rinunciare alla pubblicazione dell’inutile bollettino autocelebrativo e utilizzare quelle risorse per uno dei settori più trascurati dalla nostra amministrazione: la scuola. Proposta ovviamente bocciata. E, per restare in tema di cultura, l’ultima dimostrazione di sciatteria l’hanno data con l’organizzazione di una fantomatica “mostra del libro” nei locali di Palazzo Giuliani, gli stessi locali che ospitano l’altrettanto fantomatica biblioteca comunale, della quale, periodicamente, gli esponenti della maggioranza promettono l’imminente apertura. Ecco, questa volta la biblioteca l’hanno aperta nel vero senso della parola e ce ne siamo accorti proprio andando a visitare la “mostra del libro” pubblicizzata con i manifesti stampati e affissi dall’amministrazione comunale (sempre tutto a nostre spese). Siamo entrati a Palazzo Giuliani e abbiamo trovato porte aperte, luci accese e tutti i locali della biblioteca completamente accessibili, con i libri mezzi ammuffiti accatastati a casaccio sui tavoli. L’unico problema era che non c’era nessuno e chiunque avrebbe potuto approfittare della situazione per sottrarre qualcosa. I locali lasciati in stato di desolante abbandono sono gli stessi che vengono concessi con disinvoltura alle associazioni vicine alla maggioranza, come nel caso della precedente mostra, organizzata dall’assessorato alla cultura (in quel caso noi cittadini abbiamo anche dovuto sborsare 1780 euro), ai cavalieri templari per il nuovo gioco di ruolo del sindaco, ma che invece sembrano preclusi proprio alle associazioni culturali labicane, le quali possono solamente sperare in una gentile concessione da parte di chi gestisce il potere. Resta la desolante immagine del più importante palazzo storico del paese trascurato e abbandonato a sé stesso a simboleggiare l’indifferenza di questa giunta e di questa maggioranza per la cultura, per Labico e per i suoi abitanti. Non è un bello spettacolo: speriamo di arrivare in fretta ai titoli di coda.
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