by Matteo Di Cocco |
L’uso, sicuramente temerario, del
doppio gerundio per affermare l’ineluttabile imminenza di una situazione catastrofica
ha il sapore di una capitolazione. Questa paradossale vicenda delle “cartelle
pazze” non è altro che l’imbarazzante epilogo della storia di un paese ostaggio
– in parte consapevole e consenziente – di un potere troppo concentrato su se
stesso per occuparsi concretamente ed in modo imparziale degli interessi della
collettività. Un paese che negli ultimi vent’anni è andato sempre più alla
deriva e nel quale l’inadeguatezza degli amministratori ha prodotto
contemporaneamente disservizi e problemi di bilancio. E’ dal 2006 che
segnaliamo in modo circostanziato ogni singola anomalia (e forse qualcuna ci è
pure sfuggita) incontrando indifferenza e protervia. Dopo la questione dei
depuratori (la cui responsabilità politica è evidente) non è stato difficile
presagire il rischio del dissesto. Anche in quell’occasione la reazione di
Galli fu caratterizzata dalla solita arroganza e, ancora una volta, sono volate
le minacce di querele. Quello delle “cartelle pazze” è stato l’ultimo,
disperato, tentativo di rimettere a posto le cose. E, in coerenza con tutta la
passata gestione amministrativa, ancora una volta la maggioranza e la giunta si
sono mossi con approssimazione e pressapochismo, puntando tutto sulle capacità
salvifiche di un soggetto privato, che ha come obiettivo il proprio profitto.
Il risultato è quello che conosciamo bene e che ha dato vita ad una serie di
atti, missive, comunicati irragionevoli e contraddittori, che non hanno fatto
altro che aumentare sempre più la confusione in una cittadinanza delusa e
spaesata. Forse possiamo dire che l’era Galli si sta avviando mestamente (e non
troppo onorevolmente) alla conclusione. L’implicita ammissione, da parte di
Alfredo Galli, di avere portato il Paese sull’orlo del fallimento è un
cambiamento epocale. Dopo anni di supponenza è arrivato il primo – timido e un
po’ forzato – segnale di umiltà. Se
consideriamo che il termine, sul piano etimologico, viene da humus, terra -
ossia qualcosa la cui cancellazione (attraverso il cemento) è stata alla base
della sua fortuna politica – ci rendiamo facilmente conto della fatica che deve
aver fatto. E non possiamo che apprezzarlo. Bentornato sulla terra, Alfredo.
Aggiungo una bella riflessione di Rosanna Pà in labicano (con tanto di traduzione):
Aggiungo una bella riflessione di Rosanna Pà in labicano (con tanto di traduzione):
La volete sape' la cosa che me piace de meno de tuttu stu bailamme
labbicanu? La cosa che me piace de meno sò i sguardi spaesati della gente
onesta. I sguardi de chi ha sempre pagato senza 'spettà j'urdemu giorno. I
sguardi de chi 'n ci capisce gnente e s'è affidato a professionisti o ai conti
degli uffici comunali. I sguardi de chi ancora non ha capitu se po' continuà a
ritenesse 'na persona onesta o se è passatu dall'atra parte. I sguardi de chi
se fida ancora de chello che dice "chi
commanna" e pensa che ci stau 90 giorni de più pe' remmedia. I sguardi de
chi "Quà sbagliu i saraio fattu, ma chesso è troppo" e de chi pagherà
comunque perché è sempre stato rispettoso delle regole ma "Ssi 3000 euro i
tenea da parte pe' j'urdemu viaggio ". Esso chesso
proprio non me piace. Io i sbagli mié i metto a conto. Co' tutti i 'mpicci che
tengo chisà quante vòti so' pagato tardi ('na vòta pure de più, dice 'na
letterina verde) o me sò piersa 'na bolletta.....
Allora pe' i sguardi io ghiedo le scuse e tanta
assistenza, non tieu da pagà nù centesimo se nonn'è dovuto. Pe' chigli comme mì ghiedo i controlli tutti
j'anni, controlli fatti da gente competente e macara pure dei paese così arméno
i sòrdi remanenu qua. Pe' j'evasori "professionisti "..... Lascémo
perde và.
Volete sapere cos’è che mi piace
di meno di tutto questo bailamme labicano? La cosa che mi piace di meno sono
gli sguardi spaesati della gente onesta. Gli sguardi di chi ha sempre pagato
subito, senza aspettare l’ultimo giorno. Gli sguardi di chi non ci capisce
niente e si è affidato a professionisti e ai conti degli uffici comunali. Gli
sguardi di chi sta cercando di capire se può continuare a ritenersi una persona
onesta è se è passato dall’altra parte. Gli sguardi di chi si fida ancora di
ciò che dice “chi comanda” e pensa che ci sono 90 giorni in più per porre
rimedio. Gli sguardi di chi “qualche errore lo avrò fatto, ma questo è troppo”
e di chi pagherà comunque perché ha sempre rispettato le regole ma “questi 3000
euro li avevo messi da parte per il mio ultimo viaggio”. Ecco, questo proprio non
mi piace. Io i miei errori li metto in conto. Con tutti i miei impegni, chissà
quante volte ho pagato in ritardo (una volta ho pagato anche più del dovuto,
secondo una letterina verde), quante volte ho perso le bollette…
Per gli sguardi spaesati io
chiedo le scuse e l’assistenza per trovare la soluzione; non devono pagare un
centesimo se non è dovuto. Per quelli come me chiedo che i controlli vengano fatti
tutti gli anni, da personale competente, magari anche del paese, così,
perlomeno, i nostri soldi restano qua. Per gli evasori “professionisti”…
lasciamo stare, va’…
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